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Autore: Siyah    11/02/2007    8 recensioni
"...Tuttavia anche se non me l'avesse detto, si leggeva nel suo sguardo che ora il tempo era scaduto."
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gashes
Your living like a machine





– … Una palla al piede sarebbe un problema. –

Ecco, questa è la definizione che mi ha affibiato Ed tanto leggermente e sensibilmente.
Tanto sinceramente.
Ma anche se non me l’avesse detto si leggeva nel suo sguardo, tutti i giorni, tutte le ore, ogni secondo…
Perché?
Certo è stata una sorpresa, non credevo l’avrebbe mai rivelato, pensavo…
(…sapevo…)
…che fosse una specie di patto momentaneo, forse una ricompensa per avergli sempre costruito gli auto-mail.
Quindi, timido come sempre con le ragazze, le aveva permesso di vivere, di spiare insidiosamente la sua…
(…loro…)
vita, il suo dolore, il suo sangue…
(…a cui era abituata…)
il suo stupido colpevolizzarsi. Continuamente.
Fastidiosamente.
Ora il tempo era scaduto.
Perché?
Eppure non mi era sembrato di essere così ingombrante. Ho sempre cercato di capire, comprendere, di mallearmi a piacere, di soffrire per gli altri…
(…senza identità…)
Ma quando, su quel trabiccolo resuscitato…
(…grazie a me…)
…verde ramarro, le sue parole mi sono arrivate controvento, quando si sono infiltrate pungenti nelle orecchie avevano prodotto un suono sordo, ovattato, nella testa e…
(…un altro squarcio si era aperto…)
…e quel treno aveva assunto tutta un’altra immagine, l’avevo già visto in lontananza e non avevo prestato la minima attenzione alle urla degli altri…
(…non le sentivo…)
Quel treno era la fine ed il suo soffiare acuto sembrava un invito.
Un incantevole invito.
Un invito a morire velocemente.
Ma poi il grido di Ed l’aveva risvegliata e la sua bocca aveva articolato le parole istintivamente.
Ancora un ripensameto e poi la vita degli altri aveva prevalso. Ancora. Aveva piantato i denti nella tenera carne del labbro inferiore, sterzato bruscamente e mentre il treno le sibilava vicino e le scintille schizzavano dalle rotaie contava l’ennesima ferita ricevuta involontariamente. Incurante di quanto ancora la situazione fosse pericolosa.
E in bilico.
Sì, perché ormai si sentiva la pelle martoriata da tanti piccoli squarci rossi. E più cercava di richiuderli più questi aumentavano.
Beffandosi del suo dolore.
Fino a quel momento la forza di vivere, il buon umore, la speranza avevano vinto.
Stronzate.
Ma ora, ora che che un'altra incisione aveva raggiunto le altre sperava che il numero sarebbe bastato per morire.
Velocemente.
Ogni cosa le stava sfuggendo dalle mani come sabbia e anche se piangeva così tanto da essere patetica e così intensamente da vomitare i polmoni non serviva a niente e rimaneva sempre sola. Abbandonata.
Cominciava ad essere stanca.
Eppure non le sembrava di aver scritto sulla fronte giocattolo.
Bambola.
E nonostante sapesse che i suoi genitori l’avevano abbandonata perché era giusto aiutare gli altri e salvare altre vite, una parte di lei…
(…piccola, infima, minima…)
…continuava a domandarsi…
(…egoisticamente…)
perché avevano lasciato indietro ciò che più avrebbe dovuto essere importante.
Un figlio.
Sangue del tuo sangue, carne della tua carne.
Comunque non importava.
Anche se ricordava ancora il lamento stridulo della bambina che era dieci anni fa, non odiava i suoi genitori.
Per questo voleva vendicarsi di Roy Mustang.
La rabbia sorda, l’ira, il dolore.
Voleva sfogare tutto questo.
Voleva punirlo e fargli molto, molto male.
Vendetta!
Troppi, però, lo amavano, troppi lo proteggevano e lei, davanti a tutte quelle persone, era sola.
Edward…
Lui cosa avrebbe fatto? E Alphonse?
Se avesse ucciso l’Alchimista di Fuoco cosa avrebbero pensato?
Al diavolo!
La verità era che non gli interessava veramente la loro opinione.
Dopotutto lei era l’amica d’infanzia.
Niente è più legato al passato di questa definizione.
E il passato è forse più doloroso del presente. Soprattutto per quei due.
Non torna mai indietro.

“Da bambini eravamo così uniti che avremmo celebrato un matrimonio a tre.”

Stupidi ricordi.
Ora che la vista era offuscata dalle lacrime.
Ora che i singhiozzi frustavano le spalle davanti alle foto di quell’uomo melenso e straordinario che era Maes Hughes, le vennero in mente gli occhi di Ed.
Provati, dorati, scintillanti.
Gli occhi di un animale selvatico.
Che a volte la osservavano in modo strano.
Si riempivano di sentimenti e la sondavano quasi di nascosto.
Era uno sguardo che sorprendeva raramente su quel volto infinitamente triste.
Eppure era terribilmente piacevole sentirselo addosso e anche se non sapeva a che sentimento collegarlo, per adesso non voleva scoprirlo.
Per paura e perché aveva altre cose da fare, prima fra tutte telefonare a sua nonna.
Lei non voleva dimenticare.



I don't know your thoughts these days
We're strangers in an empty space
I don't undertand your heart
It's easier to be apart

Keane – We might as well be strangers





Note dell'autrice: passiamo alle dovute spiegazioni; penso che come ogni anime tratto dal manga (tranne pochissime eccezioni) anche quello di FMA non superi l'originale. Uno dei personaggi che hanno rovinato è stato proprio Winry, che non ha l'enorme profondità presente nel manga. Perciò dopo aver visto l'episodio 36 questa ff mi è uscita di getto per cercare di renderle giustizia, in qualche modo, dato che gli sceneggiatori se la sono presa con lei XD Essendo la mia seconda ff è uscito ciò che è uscito. Mi raccomando recensite^^!
  
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