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Autore: maavors    28/07/2012    6 recensioni
Mia Nisi è il nuovo sottotenente dei RIS di Roma. Il suo arrivo porterà molti cambiamenti nel (quasi) tranquillo ambiente romano.
IMPORTANTE: sto aggiornando e modificando i capitoli. 05/01/2016
Genere: Commedia, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Bartolomeo Dossena, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6
 
 
Quanto sei bella Roma quann’è sera
quanno la luna se specchia
dentro ar fontanone
e le coppiette se ne vanno via
Roma Capoccia, Antonello Venditti
 
 
 
Arrivarono in caserma in tempi record e Mia quasi stava per cadere davanti l’entrata – i tacchi non erano decisamente adatti all’occasione.
Nel momento in cui varcarono l’entrata quasi tutti i carabinieri del turno notturno si voltarono per ammirare Mia. Lei abbassò lo sguardo, intimidita, ma non c’era tempo da perdere. Insieme a Bart andarono dritti verso l’ufficio della Brancato, dove stava allegramente chiacchierando con Orlando. Bart si guardò intorno: c’erano solo Ghiro ed Emiliano, e anche loro non avevano l’aria di essere preoccupati, anzi, se la ridevano di cuore. “Perché ridono?” il tono di Bartolomeo era incredibilmente serio e quasi dimenticandosi che Mia si trovava lì con lui si diresse direttamente dai due.
“Ahhhh, ecco dove dovevi andare tutto di fretta!” commentò Ghirelli non appena li vide assieme. “Scusate, ma la scatola?” chiese innocentemente Mia, non capendo cosa stesse succedendo. “A Mia, ma che n’hai capito? Era pe scherzà, pe fasse du risate” disse Emiliano, mandando su tutte le furie Bart “Ma sono scherzi da fare? Poi da te Daniele non me lo sarei mai aspettato” rimasero tutti e quattro a guardarsi e non si accorsero di Orlando e Lucia che si erano avvicinati a loro. “Mia! Stai benissimo, ma come mai sei qui? Ti sei dimenticata qualcosa?” chiese il capitano sorridendole.
“No, è che tornavo da una cena a casa di amici, e non mi hai detto a che ora ci saremmo dovute vedere domani mattina, quindi sono passata” rispose Mia con un sorriso che lasciava intravedere solamente tranquillità. “Hai ragione, scusa, non lo so dove ho la testa ultimamente. Alle nove ti passo a prendere a casa” disse e poi senza aspettare, quasi per evitare domande sul loro appuntamento mattutino, prese Orlando sotto braccio e insieme uscirono dalla caserma.
“Ma fate sempre così con le new entry?” chiese Mia “No, solo con le conquiste di Dossena” esclamò Emiliano. “Io ancora non ci credo. Ci avete fatto venire fin qui per uno scherzo? E poi che scherzo! Scherzare su una cosa così seria. Non ho parole Daniele” Bart era ancora molto arrabbiato per l’accaduto e non aveva tutti i torti, il caso della banda era serio, erano criminali che avevano ucciso molte persone, anche Flavia. “Bart io…” Daniele cercò di scusarsi ma Dossena non gli permise di finire la frase perché prese Mia per il polso e la trascinò fuori dall’edificio.
“Ehy, ma che ti prende?” cercò di protestare Mia, che aveva visto come aveva trattato Eleonora solo poche ore prima e non voleva subire lo stesso trattamento. “È che” fece un momento di pausa poi riprese “quando fanno così, ti giuro, non li sopporto. Poi da Ghirelli non me lo sarei mai aspettato. Flavia è morta a causa loro, Stincone l’ha uccisa, il suo migliore amico! E lui ci scherza” chiuse un momento gli occhi e quando li riaprì quel Bart non c’era più, d’un tratto aveva sbollito la rabbia. “Dai andiamo in macchina. Ti voglio portare da una parte”
 
Per quanto Mia amasse Firenze, Roma era pur sempre Roma. Vedere quel panorama di notte era un’esperienza che toglieva il fiato. “Sembri incantata” commentò Bart, che aveva notato lo stupore di Mia, che non riusciva a distogliere gli occhi dal finestrino. “È bellissima” disse quasi in un sussurro “non penso di riuscire mai ad abituarmi a tutto questo” questa volta il tono della sua voce era più alto.
Mia iniziò a capire dove si trovavano quando lo vide da lontano. “Mi hai portato al Colosseo?” chiese con un sorriso, come un bambino chiederebbe al babbo se gli ha portato le caramelle.
Scesero dalla macchina e iniziarono a camminare finché non si trovarono proprio davanti l’immensità del Colosseo.
Con gli occhi fissi sul monumento Mia iniziò a parlare “Credo che io e te abbiamo corso un po’ troppo. Forse ci hanno fatto un favore prima”
“Per questo ti ho portato qui. Ricominciamo dall’inizio” Bart si mise davanti a lei e le porse la mano. “Ciao, sono Bartolomeo Dossena. Ma gli amici mi chiamano Bart” disse con un sorriso che scopriva i denti bianchissimi. Mia strinse la mano tesa davanti a lei e rispose cordialmente “È un piacere conoscerti Bart, io sono Mia, Mia Nisi. Prendo servizio qui domani”
“Oh davvero? Dove?”
“Tor di Quinto. Lavoro nei RIS”
“Anche io lavoro lì, sai? Vedrai sarà bello. Sono delle persone davvero serie” a quel punto nessuno dei due riuscì ad essere serio e scoppiarono a ridere.
Nel punto dove l’aveva portata c’era un muretto, quindi Mia ci si appoggiò e Bart l’aiutò a mettercisi seduta e dopo imitò la sua posizione. Alle spalle li sorvegliava il Colosseo. Rimasero per un po’ in silenzio, poi spontaneamente Mia appoggiò la testa sulla spalla di Bart e involontariamente iniziò a sentire piccoli brividi correrle lungo la schiena. Lui non disse una parola, poi come risvegliato da un sogno scese dal muretto e aiutò Mia a fare lo stesso.
Non appena poggiò piede a terra lui le prese il volto tra le mani e la baciò. La prese alla sprovvista ma anche quella volta decise di ricambiare il bacio. Sentiva il suo respiro sulle labbra e il suo profumo nei polmoni. Le mise una mano dietro la schiena e con l’altra le accarezzata dolcemente i capelli. Si era ripromesso che non l’avrebbe baciata un’altra volta, ma era impossibile resisterle. Le morse un labbro e Mia sorrise allontanandosi. Senza dire una parola tornarono alla macchina. Lui le aprì lo sportello e la invitò a salire, dopo pochi secondi sale anche lui.
Non parlarono per tutto il tragitto fino a casa di Mia. Non parlavano molto quei due, era una comunicazione silenziosa.
Mia si accorse di essere arrivata solo quando lui fermò la macchina. Si voltò verso Bart, che tamburellava le dita sul manubrio, e gli sorrise, consapevole che lei non l’avrebbe baciato e che anche lui non l’avrebbe fatto. Scese dalla macchina e solo quando entrò dentro il portoncino sentì la sua macchina ripartire.
 
Spensierata salì le scale ed varcò l’ingresso di casa. Era tutto come l’avevano lasciato. La tavola era ancora apparecchiata e i bicchieri di vino erano ancora poggiati sul piccolo tavolinetto davanti il divano. Si tolse i tacchi e fece partire la radio. Iniziò a sistemare e a ripulire la tavola. Non aveva molto sonno quindi decise di lavare anche i piatti invece di farlo la mattina seguente. Quando ebbe finito di pulire tutto si accorse che era incredibilmente tardi e che l’indomani non si sarebbe mai svegliata in tempo per l’appuntamento con Lucia, quindi si sbrigò ad andare a letto. Puntò la sveglia per le otto e chiuse gli occhi.


 

 
aggiornato e corretto 19/01/2016
  
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