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Autore: TheOnlyWay    28/07/2012    3 recensioni
Che situazione assurda. Non ci posso credere che io, Morgan Anderson, vent’anni, sia costretta a fare da baby-sitter a un’accozzaglia di cinque ragazzine di tredici anni, tra le quali ho il dispiacere di annoverare anche mia sorella Ellie. Io, quando avevo tredici anni, non mi sarei mai invaghita di qualcuno che ai miei occhi sembrava tanto vecchio.
Ellie invece sì, e come lei tutte le duecento persone assiepate nello studio. L’attore in questione, se ve lo state chiedendo, è proprio lui. Sì, lui: Ben Barnes. Non lo nego, è bello, però mi sembra davvero assurdo che qui dentro non ci sia nessuno in grado di mantenere un po’ di contegno.
Vi stupirà saperlo, ma Ben Barnes risulta nella categoria degli esseri umani, non delle divinità.
Spero davvero che vi piaccia! Con affetto, TheOnlyWay.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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VI.

 

Se non fossi consapevole del fatto che i prossimi minuti saranno in tutta probabilità i più difficili della mia vita, giurerei di trovarmi in un film. La sera, a Roma, non è tanto fredda quanto quella londinese e il cielo è stellato, di un blu intenso e quasi magico. È un vero peccato sprecare una serata del genere e un panorama così mozzafiato, per uno stupido litigio scatenato da un’idiota.

Ben ha spalancato le finestre della camera degli ospiti e si è rifugiato in balcone: tiene i gomiti appoggiati alla balaustra e lo sguardo è lontano, quasi assente. Chissà, probabilmente sta già pensando al modo più giusto per lasciarmi.  Mi sembra di essere finita in una terribile commedia-tragedia romantica: ancora non so, però, come finirà. Credo dipenda tutto da Ben e da quello che uscirà dalla sua bocca. Quando è sotto pressione, o nervoso, tende a dire una marea di cavolate.

Con l’agilità di un bradipo zoppo, mi isso sul cornicione, in modo da poter vedere Ben in faccia. Lui, in una sorta di riflesso automatico, afferra il mio braccio e mi tira un po’ in avanti. Probabilmente teme che potrei sfracellarmi al suolo da un momento all’altro. Non che abbia torto, in effetti. Con l’equilibrio che mi ritrovo, rischio sul serio di cadere. Quando mi sono stabilizzata, Ben si stacca, quasi come se si fosse scottato. Siamo arrivati già a questo punto?

Spero di no, perché non ho intenzione di diventare la Bella Swan della situazione. Si, ho letto Twilight e mi piace, ma io non sono così sfigata. Non mi ridurrò uno straccio solo perché Ben ha deciso che è troppo vecchio, per me.

Cielo, Edward ha novant’anni e Bella non ne fa mica una tragedia! Perciò, non ho intenzione di sentire una sola parola in merito. Se non sapessi che quando Ben ha intenzione di portare avanti un discorso, di solito lo fa fino alla fine, gli impedirei proprio di cominciare.

Ma, siccome so quanto gli piace fare il tragico, resto zitta, in attesa che trovi il coraggio di dire quello che pensa, evidentemente, dal primo momento in cui ci siamo conosciuti. Merda, perché prevedo che non finirà affatto bene?

«L’Italia è bella. Sai, ci sono già stato.» esordisce poco dopo, in tutta tranquillità. Inarco un sopracciglio, senza capire dove voglia andare a parare, e non replico. O almeno ci provo, visto che le parole mi salgono alle labbra prima che io riesca a ricacciarle indietro.

«Non girarci intorno, Ben.» lo supplico. Mi guarda intensamente per qualche istante, poi sospira.

«Non ha tutti i torti, sai?» con un cenno della testa indica l’interno della casa. Visto? Lo sapevo io che quel deficiente avrebbe rovinato tutto. Maledetti italiani e maledetta la loro lingua lunga e biforcuta. Se Ben mi lascerà per colpa delle insinuazioni di Alessandro, giuro che questa notte lo impicco con le lenzuola. Giuro.

«Senti, Ben…»

«No, Morgan. Stammi a sentire tu: sono troppo grande per te.» mormora. Non mi guarda neanche. E io sento il cuore sprofondare sempre più in basso, lo stomaco contratto per il nervoso e un vago senso di vertigine mi assale.

Ora, non so se sono semplicemente stanca per il viaggio in aereo o se, cosa molto più probabile, sono vicina ad un’incazzatura coi fiocchi. Non posso credere che Ben metta in dubbio tutto ciò che siamo per un’insinuazione tanto stupida fatta da qualcuno che, tra le altre cose, non ha alcuna voce in capitolo.

Non rispondo, troppo presa dal nervoso e dalla delusione. Se parlassi adesso, sono certa che finirei con il dire qualcosa di troppo.

«Dieci anni sono tanti. Troppi…» continua Ben, imperterrito. Adesso, però, mi guarda. Cosa si aspetta, che scoppi a piangere qui, così? e dargli questa soddisfazione?

«Non la pensavi allo stesso modo, quando siamo andati a letto insieme.» replico, maligna. Vuole lasciarmi? Bene, allora diciamo le cose come stanno.

«Sono troppo piccola quando si tratta di presentarmi ai tuoi, o quando si tratta di farci vedere insieme, ma quando hai voglia di fare sesso i miei vent’anni non sono un problema. È così, Ben? Dimmelo, avanti.» incrocio le braccia sotto il seno, in attesa di una sua risposta. Che, puntualmente, non arriva.

Ahi. Ora si, che mi viene da piangere. È così, quindi: la differenza d’età era il pretesto per lasciarmi. Non posso credere di esserci cascata. E con entrambe le scarpe, poi!

Come sei stupida, Morgan. Illusa. Ecco la verità.

«Si può sapere che cazzo dici, Morgan?» sbotta Ben, qualche istante dopo. Eh, certo, fa anche l’incazzato, adesso. Come se avesse ragione lui! Come se non fossi io, quella che ha appena scoperto di essersi innamorata di uno stronzo.

«Stronzo.» farfuglio, passandomi rabbiosamente un pugno sulla guancia. Quando ho iniziato a piangere? Non me ne sono neanche accorta.

«Che pezzo di stronzo. Io ci ho creduto, sai? Quando Brian mi diceva che mi avresti preso in giro, che mi avresti spezzato il cuore, non gli ho mai dato ascolto. Che stupida.»

«La vuoi piantare di dire cazzate, per piacere?» mi blocca, tappandomi la bocca con una mano. Lo scosto bruscamente, poi continuo nel mio isterico monologo.

«Che deficiente. Ci credi? Io, che porto avanti tutta ‘sta stronzata del pirata! Io! Mi sono fatta fregare come una cazzo di principessa rincoglionita. Che cretina. Morgan il pirata. Ma dove? Cielo, neanche Bella Swan sarebbe tanto idiota. Beh, forse lei si. No, neanche lei. Deficiente.»

«Hai finito?»

«Non ho neanche iniziato! E tu, brutto stronzo che non sei altro, come ti sei permesso di illudermi in questo modo? Ti vorrei buttare giù da questo cazzo di balcone, se non fosse che è troppo basso e che non ti faresti niente! Ah, quanto vorrei picchiarti!» inveisco totalmente fuori controllo.

Non posso credere di essere stata tanto stupida. Dico davvero. Sono una gran deficiente. Innamorarmi di Ben Barnes. Ma dai, a chi volevo darla a bere? È durata anche fin troppo, per i miei gusti. E anche per i gusti di Ben, evidentemente, perché altrimenti non mi lascerebbe.

Se penso a tutto le storie che mi ha fatto affinché non venissi a Roma, mi viene da ridere. Lui, che fa storie a me! E poi viene apposta a Roma per lasciarmi. Ci credo che è incazzato, ha anche speso i soldi del biglietto. Ci godo. Se lo merita. La prossima volta me ne vado in Messico. Ma quale maledetta prossima volta?

Ancora tutta presa dal mio interessante sfogo psicopatico e vagamente isterico, mi accorgo che Ben ha cominciato a ridere e mi interrompo.

«Mi prendi anche per il culo?»

«Ti rendi conto delle stronzate che stai dicendo?» ride, forte. Lo ammazzo. Davvero. Ora lo afferro per quella camicia del cavolo – che bella, è la mia preferita – e lo butto giù. Forse se cade di testa si fa abbastanza male, no?

«IO?»

«Non voglio lasciarti, Morgan.»

Ecco, ora mi spezzerà il cuore e… cosa? Non vuole lasciarmi? E allora si può sapere perché ha fatto tutto questo maledetto teatrino del balcone, con l’espressione tragica, assorta, affranta o come cavolo si dice, facendomi partire le coronarie?

«Scusa?»

«Pensi davvero che quello che dice quell’idiota potrebbe indurmi a lasciarti?»

«Ma tu hai detto che…»

«Non mi hai fatto finire di parlare, come al solito.»

«Quindi non mi vuoi lasciare?»

«No.»

Oh, questo cambia decisamente tutto. Ed improvvisamente, non so perché, mi sento parecchio deficiente. Secondo voi lo sono davvero? Deficiente, intendo. Secondo me si. E parecchio. Beh, tecnicamente Ben avrebbe potuto essere chiaro sin da subito. Essere un attore non lo autorizza mica a fare di tutto una tragedia. O no?

Non ci capisco più niente. Mi strofino gli occhi, probabilmente sbavando quel poco trucco che ho usato e che ha resistito al pianto. Poi tiro un pugno sul braccio di Ben, sperando di fargli male. Vana speranza, visto che comincia a ridacchiare senza ritegno. Ma si, tranquillo. Prendimi pure per il culo. Cosa vuoi che sia?

«Cos’era?»

«Doveva essere un pugno, ma evidentemente non ha avuto l’effetto sperato.» borbotto, risentita. Poteva almeno fingere che gli avessi fatto male. Insomma, non dev’essere poi così difficile, no?

«Mi dispiace. La prossima volta fingerò di essermi fratturato il braccio.»

«Davvero divertente, Benjamin. Dico sul serio.» sarcasmo allo stato puro, ecco cosa sono. Ancora una volta, Ben non riesce a prendermi sul serio, e si mette a ridere. Mi lascia un bacio sulla fronte, poi mi abbraccia forte. Gli avvolgo i fianchi con le braccia, e nascondo il viso nell’incavo tra il suo collo e la sua spalla.

«Quindi non vuoi lasciarmi…» ripeto, per l’ennesima volta. Proprio non mi capacito di questa cosa. Se non vuole lasciarmi, allora cosa vuole? Non che mi dispiaccia stare ancora con lui, eh! È l’uomo che amo, e per quanto io finga di essere forte, sono esattamente come Bella Swan: una stupida mollacciona.

«Ancora? Non ho nessuna intenzione di lasciarti. A dire la verità, volevo chiederti una cosa…» accenna Ben. Ogni traccia di divertimento è sparita, sostituita da un tono serio e vagamente emozionato.

Il mio cuore perde un battito. Questa volta, anziché scendere nello stomaco, balza in gola. Non vorrà mica chiedermi di sposarlo?

Vero?

Non so neanche cosa potrei dirgli. Certo, ovviamente direi di si, perché lo amo e tutto il resto. Ma io, sposata? A vent’anni? Come lo dirò a Brian? E a mamma e papà? Oh, merda. Non ce la posso fare. No, assolutamente. È troppo, per il mio povero, piccolo cuore. Ho sempre pensato che sarei rimasta zitella a vita. Insomma, non è che sperassi per davvero di trovare un uomo abbastanza pazzo da condurmi all’altare.

«Si, lo voglio.» rispondo, in automatico. Ben sorride.

«Vuoi cosa? Non ho neanche parlato!» protesta, poi. La sua voce è di nuovo divertita. Non è che anche questa volta vuole prendermi per il culo? No, perché lo uccido sul serio, adesso.

«Non lo so, cosa vuoi chiedermi?» rispondo, confusa. Non ci capisco più niente, mi sento così frastornata, da tutto quello che sta succedendo. Oh, mamma mia, che faccio? Non so neanche più dove sono.

«Cosa pensi che voglia chiederti?»

«Non lo so! Cosa?»

«Dimmelo tu.»

«Ben, non capisco più niente. Ti prego, parla chiaro.»

«D’accordo…»

Un ultimo respiro, poi Ben si inginocchia e dalla tasca dei pantaloni tira fuori una scatolina in velluto rosso.

«Morgan Anderson, vuoi sposarmi?»

E adesso lo so per certo: Bella Swan, al mio confronto, è una povera sfigata.




***

Signore, ci siamo. Questo è il penultimo capitolo. Personalmente, non credo che sia un granché, ma mi sono davvero divertita, a scriverlo. E un pò mi sono anche emozionata. Spero che non vi abbia deluso, o che la proposta non vi sia sembrata stupida, o troppo avventata. Nel prossimo capitolo, che sarà l'ultimo, avrete tutte le dovute e meritate risposte. 
Davvero, spero che non vi abbia deluso, perchè mi dispiacerebbe moltissimo, ecco. Ho anche pensato di tirare la storia per le lunghe, ma non ce l'ho fatta. L'ho pensata così, corta, e così sarà. Niente, spero che vi sia piaciuto. 
Fatemi sapere che ne pensate, ci conto! 
Grazie mille alle ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e anche a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate. E a chi legge soltanto. Grazie di cuore. 
Con affetto, 
Fede.
   
 
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