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Autore: CyanideLovers    28/07/2012    2 recensioni
sentire di provare qualcosa per una ragazza che non fosse Jenny era....come una sbornia.
Lo aveva completamente sconvolto;
quella sensazione....quella sensazione era diventato amore;
un amore bruciante che avvolte lo lasciava senza fiato.
Anche un povero diavolo ha diritto ad un'altra chance.
Julian, l'affascinante demone innamorato di Jenny, è tornato. dopo anni dalla sua morte è riuscito, neanche lui sa come, a tornare sulla terra. Trasformato in un essere umano si innamore di una misteriosa ragazza da gli ipnotici occhi viola. intanto una nuova minaccia è pronta a distruggere la pace che si è creata. un nuovo uomo ombra vuole vendicarsi per il tradimento di Julian e un nuovo gioco sta per iniziare.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dark Wood Circus



With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
But there's nothing in it
And you'll ask yourself:
Where is my mind?
[Con i tuoi piedi in aria e la tua testa sul pavimento/ provi questo giochetto e giri, si/ La tua testa collasserà/ ma non c'è niente in essa/ e chiederai a te stesso:/ Dov'è la mia mente?]
Where is my Mind? -Yaov & Emily Browing


-Le foreste non mi piacciono.- sentenziò nervosamente Audrey guardandosi intorno.
-Lo hai già detto Audrey. Ma ti invito a riflettere di più su quello che potrebbe capitarci se continui a parlare e attiri i miei amorevoli familiari.- Rispose ironico Julian. Davvero, con tutto quello che poteva capitargli, una stupida foresta era il minimo. Sapeva bene che quella non era una foresta normale. Era la foresta. Simile a quella dei sogni di Audrey ma molto più interessante.
Il nomignolo che le aveva affidato, nel mese in cui era rimasto intrappolato per una scommessa con Leanan, era ''Foresta delle fantasie perverse'' e neanche lui sapeva come funzionava. Davanti ai suoi occhi c'erano ombre danzanti, di specchi più reali delle immagini che che riflettevano, di volti senza dimora e pianure vegliate da divinità senza occhi.
-Tutto ok, Julian?- sussurrò Dee vedendolo un po' pallido.
-Sono solo stanco.- sussurrò -Dobbiamo stare attenti a non finire nella trappola.- rispose spostando un ramo per poter meglio passare.
-Quale trappola?-
-Oh, la conosco molto bene, perchè ci sono caduto svariate decine di volte.-
-Ce ne puoi parlare? Anche se, dalla tua espressione, non sembra essere una cosa molto piacevole.- domandò Zack incerto.
-Si narra che in questa foresta ci siano dei piccoli demoni servi e figli di Leanan. Sono le anime dei bambini morti prima della nascita. Ma neanche io so cosa faranno questa volta, tutte le volte che ci sono caduto hanno preso forme differenti.Con voi nel labirinto non so proprio cosa potrà fare.- Confuso, continuava a spiegare tutto quello che sapeva, tuttavia non finì la frase che la selva, fitta ed intricata,si aprì in una pianura verdeggiante, quasi paradisiaca, e poco più in là una fiorente città.
Non c'erano cancelli questa volta, così il gruppetto si addentrò nei vicoli larghi e prosperosi della cittadina incantati da tanta bellezza. Erano così affascinati da quelle mura che trasudavano felicità che per un momento fatale dimenticarono il labirinto, Leanan, Jean. I loro sensi erano appagati dalla sicurezza che la città infondeva in loro.
Un piccolo, tuttavia sostanzioso, gruppo di cittadini si erano accerchiati intorno ad una bambina si e no di dieci anni. Aveva capelli neri come il fondo di una tomba e occhi del medesimo colore, la pelle così bianca da sembrare carta pronta a strapparsi. Distribuì alla piccola folla dei fogli, volantini, nei quali la figura di Audrey si stagliava silenziosa, di profilo. Sembrava una modella in quella foto in bianco e nero, con il suo corpo simile ad una bambola abbandonata sulla sedia, eppure con qualcosa di seducente nel modo di tenere la bocca socchiusa,  lo sguardo intenso e perso ad ammirare qualcosa di distante,  la spallina leggermente abbossata di una sottoveste nera.
-Michael! Dov'è Audrey?!- Esclamò Dee guardando la foto.
-Chi?- domandò il ragazzo che sembrava più interessando alle lusinghe che una giovane gli stava facendo.
-Magnifico. è già iniziata.- commentò ironico Julian strappandolo, con una vena di nervosismo che gli pulsava sul collo, dalla bellissima donna.
-Stupido ammasso di carne. Svegliati!! Dobbiamo andare a prendere Audrey prima che quei demonietti la trasformino in un tappeto, in una bambola o in un posacenere. Mi hai capito?!?!- Urlò Julian scrollando il povero Mickey con tale forza da farlo barcollare.
-Scusa, scusa. Non so cosa mi sia preso.-
Julian non lo degnò di uno sguardo, come un lampo di luce che si staglia nel cielo carico di pioggia così era apparsa una dolce, rapace, crudele,ammaliante, piccola, indifesa bambina. Aveva i capelli neri come le ali di un corvo, la veste di un rosso tanto simile al tramonto da sembrare eterea, e gli occhi... difficile descrivere gli occhi della piccola creatura. Erano dello stesso colore di un rubino appena estratto dalla fredda roccia, brillante e madido delle fatiche di chi lo aveva estratto dalla sua prigione.

Oh, sei qui, sei qui!
Questa sera assisteremo...
Al triste destino che il mondo ha donato ad alcuni,
Che Dio ha abbandonato,
Strisciando via, senza sosta dalle loro vite.
Bambini che possono solo trascinarsi sulle loro membra storpie,
Scuotendo le loro lingue e gridando.
La loro mente è attraversata da nuvole oscure.
Sorridono, sognando un abbraccio dalla propria madre.
Vieni a dare un'occhiata!

 La sua voce sferzò l'aria: era più pura del vento che danza tra le foglie. Ma come il vento è volubile, anche l'anima della bambina era fuggente come una foglia nella tempesta. Sparì in un soffio, o anche meno, lasciandoli a bocca aperta, riuscendo solo a vedere qualche sbuffo del suo vestito che fluttuava verso gli alberi della foresta. Non appena mossero un passo verso la foresta, intorno alla città, che gli spettatori si gettarono addosso al piccolo gruppetto che riuscì ad allontanarsi solo grazie a Dee e ad una delle sue mosse di kung fu. Il bosco era sempre più oscuro man mano che vi si addentravano, le piante d'ebano avvolgevano il cielo nascondendo la luce della luna. Ogni tanto il piccolo esserino si fermava ad osservare i suoi inseguitori, attendendoli, invitandoli con sguardo malizioso a seguire i suoi passi.
Il fruscio del suo vestito rosso ricordava il suono dolce e melodioso del mare ingannatore, come fuoco primordiale che danza al centro della terra. Appariva veloce come un’apparizione ma era talmente reale da bruciare ogni corteccia che toccava, ed ogni impronta annerita era una traccia.
Julian si sentì per un momento di nuovo l’antico e temibile cacciatore, per lui era una sensazione così forte che gli sembrava di essere sommerso da un’onda di ricordi, di essere spazzato via da un vento d’empia libertà, arso dal fuoco dei peccati per poi rinascere dalla terra in cui il grande albero della vita affonda le sue radici.*
Oh, se solo avesse la più piccola possibilità che creare di nuovo i sogni!
Scapperebbe da li, portando tutti i suoi amici il più lontano possibile.
Quando raggiunsero il centro della foresta si ritrovarono davanti un enorme tendone colorato. Tutto potevano immaginare, men che meno di trovarsi davanti ad un carosello di pagliacci che uscivano in festa, eseguendo uno dopo l’altro una moltitudine di salti e capriole. E poi, trapezisti, domatori, mangia fuoco, donne barbute e donne cannone, equilibristi e giocolieri. Sembrava d’essere proprio davanti al circ du soleil.
-Un circo? Chi ha paura dei pagliacci?- domandò con un velo d’ironia Tom. Julian strinse le spalle, in fondo doveva aspettarsi che Audrey fosse finita in un posto così caotico visto che era un’amante dell’ordine e dell’eleganza. I circhi erano nati proprio per contrastare il lusso e l’eleganza, portava una ventata di follia nelle corti, perché nei circhi tutto era concesso.
-Ad Aud non piacciono per niente. Ha il terrore dei pagliacci.- rispose Michael facendo un passo avanti. 
-In somma, che paura stupida, perchè si dovrebbe aver paura di uomini che si truccano?- esclamò Tom sbuffando sonoramente.
-Non è per nulla una paura stupida, in realtà la trovo una paura molto saggia. 

-Saggia? Proprio non capisco- Dee si fermò per un momento. Era diventata così bella negli ultimi anni da somigliare sempre più a Nefertiti, la pelle olivastra sembrava non sentire la fatica del gioco, lo sguardo sicuro e coraggioso, tanto da infondere un po' di coraggio anche a chi gli stava intorno.

-Per voi umani può sembrare una paura stupida ma raramente riflettete sulle cose semplici ed essenziali. Osservate questi uomini baldanzosi e allegri eseguire scialbi numeri di magia con un sorriso finto, eppure e come se fin da bambini sapeste che quel trucco, quelle risate, quei giochi, sono solo una farsa. I pagliacci sono impenetrabili un po' come l'oscurità. Un pagliaccio è la chiara conferma che ci può essere qualcosa di cattivo anche nella luce.- Aveva pronunciato quelle parole con uno sguardo così vitreo e serio che, per un momento, tutti sentirono dei brividi di paura scorrergli lungo la schiena. 
-Se non ti conoscessi potrei pensare fanno paura anche a te.- disse Dee avvicinandosi a lui, scrutandolo con un’aria divertita.
-Ah- si liberò per un momento della tensione accumulata per tutto il gioco con una piccola risata, più simile a un sospiro - Come vorrei avere paura di una cosa così facile da sconfiggere! Ma se voi foste vissuti quanto ho vissuto io, se aveste visto ciò che ho visto io, smettereste di tremare difronte a delle maschere, e anche se ammetto di non amarli in modo particolare mi sento vicino a loro- Serrò le labbra aspettando che qualcuno parlasse, ma nessuno riuscì a proferire parola. L'aria distesa si era gelata e Julian si sentì per un momento a disagio.
– la bambina si sta muovendo, Andiamo.-
L’interno della tende era quello di un normalissimo circo ma, continuando a camminare, si accorsero che era molto più grande di quel che sembrava dall’esterno; c’erano strade e stanze, gabbie e recinti, corridoi immensi che si snodavano in ogni direzione. L'aria era rovente, ogni respiro era come se nei polmoni loro polmoni entrasse lava incandescente.
Oh, e poi le persone di quel circo erano particolarmente stravaganti: Jenny quasi svenne dalla paura quando vide due bambini cuciti insieme. Avevano entrambi i capelli biondissimi, gli occhi spagliati, uno rosso come il sangue e uno azzurro come il cielo. Camminavano in modo goffo perché erano cuciti la metà di uno con la metà dell’altro: avevano il busto attaccato ed ad entrambi mancava il braccio che avrebbe dovuto essere tra di loro, così come le gambe. Le teste erano vicine ed intorno ai loro colli erano visibili le cuciture nere e grossolane. Eppure ridevano con la bocca spalancata cantando in lingue sconosciute. Un’altra ragazza dai capelli lunghissimi e castani era seduta in un angolo con aria malinconica, il lungo vestito beige nascondeva a malamente le gambe da capra. Lo sguardo che gli rivolse gelò loro il sangue, era tremendamente rassegnato, erano occhi che desideravano solo la morte. Camminarono ancora, ma ogni passo era un’agonia perché davanti a loro si incamminavano sempre più bambini mutilati e deformi. Tutti con sguardi folli, di chi non capisce neanche cosa stia succedendo al proprio corpo.
-Julian, ma chi sono questi bambini?- Domandò Summer spaventata.
-L’ho già detto: sono i figli di Leanan, bambini morti alla nascita nel vostro mondo. Lei arriva di soppiatto nella notte e tocca il ventre della donna a cui è appena morto il figlio. Così diventa di sua proprietà.-
Tutti furono pervasi da un brivido, era orribile immaginare che un mostro del genere che di soppiatto, nella notte, avvolta nell’oscurità che viene a prendere l’anima del tuo bambino.
-Non c’è un modo per liberarli?- domandò Jenny
-Vuoi ripetere quello che è successo nel nostro ultimo entusiasmante gioco? Non ho nessuna intenzione di rischiare, ormai sono anime perdute- rispose duramente Julian. Era stato un brutto colpo quello di ricordarle cos’era successo l’ultima volta che lo avevano sfidato. Lui non aveva mai capito perché avesse voluto rischiare la sua vita pur di liberare il nonno e due ragazzi che la volevano solo derubare. Tuttavia non c’era tempo per quelle domande, se aveva fatto quelle cose orribili a quei bambini di sicuro stava progettando qualcosa di davvero speciale per un’umana come Audrey.
Un brivido gli scivolò lungo la schiena, aveva torturato e ucciso molte persone in passato ma aveva il difetto di essere troppo buono,così da donare occasioni succulente ai suoi fratelli: lasciava che osservassero il piccolo, inesperto, strano, bizzarro Julian che liberava i bambini da un padre feroce, che uccideva un prigioniero condannato ad una tortura eterna e quando gli chiedevano giustificazioni lui riusciva sempre a trovarne di nuove-Quei bambini non sopravviveranno una settimana al mondo umano.- oppure - Infondo le nostre torture non sono niente a confronto di quelle che subirà all'inferno. Gli uomini sono strani, si aggrappano a quell'appiglio che chiamano fede...- E loro erano contenti, divertiti dal perfetto uomo ombra che avevano creato.
Era quasi un puro in confronto ai loro crimini. Ma non pensava mai a tutti i delitti che aveva compiuto per noia, a tutti i caduti nei suoi giochi. Pedine inutili, messi su una scacchiera truccata, a cui venivano affidati indovinelli impossibili. Chissà perchè invece aveva affidato a Jenny e ai suoi amici una casa così facile, perchè si era curato di tenere lontano da loro i suoi consanguinei, perchè non aveva corso più veloce. Perchè non aveva ucciso Summer? Si era risposto che non lo aveva fatto solo perchè, altrimenti, Jenny l'avrebbe odiato ancora di più, e poi perchè era una ragazzina insulsa e che vederla morire non gli avrebbe fatto ne caldo ne freddo. Infine guardandola dopo la sua morte aveva trovato un'altra domanda: ''Perchè avrebbe dovuto ucciderla?'' 
Lo spettacolo a cui stavano assistendo era qualcosa che aveva già visto prima, In altri volti e in altri luoghi. Una piccola bambina dai capelli ricci e ispidi cantava mentre intorno a lei ridevano. Si portava le mani alle orecchie e stringeva gli occhi cantando sempre più forte, come a voler sopraffare quelle voci. Bastò quel momento di esitazione per farsi accerchiare da quelle creature infelici, li presero per le braccia e per le gambe, stringendoli con una forza inumana, portandoli ognuno in una direzione diversa. Si dimenavano e scalciavano, urlavano senza che nessuno potesse udirli. 
Julian!- urlò Elly mentre perdeva i sensi. Il suo grido si era tramutato in un attimo in un sussurro inudibile, e anche lui sentiva il corpo che si abbandonava, eppure cercava in ogni modo di rimanere vigile non poteva perdere proprio ora...




-Con i tuoi piedi in aria e la tua testa sul pavimento
provi questo giochetto e giri...-

Una voce soffice come una carezza del paradiso sfiorò la sua mente, facendo ritornare indietro un po' di coscienza. Sentiva il suo corpo stretto da corde e catene, ma in quel momento non gli sembrava così importante. Chi sei? Sembri così triste, perchè sei nella mia testa? Il cervello rischiava di esplodergli, ma c'era qualcosa dentro di lui che gli intimava di scoprire chi stesse contando. Non sapeva perchè ma era importante, come se ne dipendesse la sua stessa vita.
Apri gli occhi, si comandò. Ma erano ancora troppo pesanti, come se fossero stati cuciti con del filo d'argento.
-
La tua testa collasserà
ma non c'è niente in essa
e chiederai a te stesso:
-
La canzone si interruppe per una frazione di secondo, lenta e impenetrabile, come se volesse concedergli il tempo di analizzare affondo quelle parole, gelando l'anima dell'uomo ombra. Doveva aprire gli occhi, ma erano così pesanti, e anche se fosse riuscito ad aprirli non sarebbe di certo riuscito a fuggire. Solo ora era riuscito a percepire il freddo dell'acqua che gli arrivava fino alle ginocchia.
-Dov'è la mia mente?-
A quelle parole, come se fosse stato colpito da una scarica elettrica, alzò di colpo la testa e spalancò gli occhi. L'acqua saliva, e saliva e più cercava di liberarsi più sentiva le corde che premevano nella carne.
Leanan mi ucciderà. Perchè sono stato così stupido? Me lo sarei dovuto aspettare!
Sentiva il cuore battere così forte che sembrava volesse uscire dal petto. Si agitava in fretta, cercando di allentare le corde, guardandosi intorno cercando una via d'uscita.  Intanto l'acqua era arrivata al busto.
-Leanan!- ringhiò verso la donna che era comparsa su una sedia proprio davanti a lui. Portava la stessa sottoveste che aveva Audrey nella foto, la pelle candida in bella vista, come il segno della bruciatura sopra il cuore, i capelli bianchi come la prima neve arricciati in modo sobrio ed elegante. Era davvero meravigliosa, con i suoi glaciali occhi azzurri lo fissava muoversi in modo tormentato.
-Ti starai chiedendo: Perchè l'acqua?- Posò sul piattino la tazzina da tè che teneva in mano, il suo tono tranquillo e distaccato, il suo modo altezzoso di posare le mani in grembo, come se nulla di strano stesse succedendo, faceva impazzire Julian.
-No, ho già capito tutto. Mi stupisci, tu non sei il tipo da usare questi mezzucci.-
-Infatti non sono io, i tuoi fratelli ti hanno rintracciato.- rispose con grande serietà lei. Lo guardava apprendere la notizia con una nota di terrore nel volto.
-Bene, che farai ora? Li conosci bene, sai che non scherzano. Aspetterai che mi uccidano o mi salverai e continueremo con il nostro gioco?-
-Sono stanca della loro presenza. Ogni volta interrompono i miei giochi, come se avessero paura di me! Sono stanca anche di te.- Si alzò innervosita guardandolo con odio, si avvicinò a lui premendo la mano contro la sua spalla che iniziò a bruciare. Urlò di dolore, le gambe erano completamente congelate dal freddo dell'acqua che continuava a salire e aveva l'impressione che la spalla gli stesse per andare a fuoco.
-Arrenditi. I tuoi amici sono già tutti morti, non farti uccidere.- Julian la guardò per un momento, la sentiva contro la pelle, la sensazione fisica di qualcosa che si lacerava dentro di lui. Respirava a fatica, ma ormai riusciva ad ignorare ogni tipo di dolore, l'acqua gelida gli accarezzava il volto, sentiva la mano di Leanan che gli prendeva il viso tra le mani, che si sedeva su di lui che, con stupore della donna, rimaneva immobile con gli occhi aperti di un blu impenetrabile.
-Julian.-
Niente aveva senso ormai, aveva fallito. Si era giurato a se stesso che li avrebbe salvati, aveva promesso ad Elly che avrebbe riportato a casa suo fratello...
-Julian...Julian-
Aveva fallito, fallito. Avrebbe preferito morire in quel modo che continuare quel gioco.
-Ju..lian... svegliati forza.-
Alcune gocce gli tamburellarono in testa, non sapeva perchè ma aveva come l'impressione che non fossero acqua. TIC-TAC, TIC-TAC, TIC-TAC, il suono era simile a quello di un orologio. Poi due gocce gli finirono sulla fronte ed iniziarono a scivolare lungo il viso. Respirò velocemente, quella sensazione era così simile al suo sogno, aprì gli occhi con un nodo alla gola e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata non appena vide l'acqua molto più bassa ma macchiata di sangue. Leanan era sparita ma continuava a sentire una presenza alle sue spalle.
-Ju...Julian.- La voce affaticata di Tom gli fece rizzare i capelli in testa, teneva una mano sulla spalla (Proprio la spalla che mi ha bruciato Leanan, che fosse stato tutto un inganno?) Non riusciva a vederlo, ma sentì il rumore della sua mano che affondava nell'acqua e che lo liberava. Si alzò immediatamente guardandolo, dall'alto al basso. Aveva il corpo piegato su se stesso, con una mano si teneva lo stomaco, copiosi rivoli di sangue sgorgano dalla ferita.
-Tom! Cosa è successo?!- urlò preoccupato facendolo aggrappare a lui, un po' come aveva fatto lo stesso ragazzo per lui, uscendo dalla porta che aveva varcato lui.
-Ero in una stanza e...quella donna ha detto che Jenny era morta...io credo di aver perso la testa, non lo so. So solo che mi sono svegliato per terra così e che ti ho sentito gridare.- Spiegò stancamente.
-E sei venuto ad aiutarmi?- domandò stupito Julian. Non se lo sarebbe mai aspettato, non da lui.
-Siamo amici, non è vero?-
-Credo che tu abbia battuto la testa troppo forte e che ora non riesci a ragionare.- Rispose Julian con un lieve sorriso scherzoso mentre lo trascinava fuori da li. Stava cercando di rassicurarlo in qualche modo ma sembrava stesse andando tutto a rotoli: La ferita allo stomaco probabilmente lo avrebbe fatto morire dissanguato in pochi minuti, Gli altri sembravano spariti e sentiva ancora le parole di Leanan turbinargli in testa.
-E questo che posto è?- domandò Tom, esausto.
-Credo che dovremmo scegliere quale porta aprire.-
-Oh, ti prego. Non ne posso più!- Imprecò il ragazzo esasperato.
-Non parlare, ci penso io qui.-
Senza neanche rifletterci, guidato dal puro istinto che aveva sempre caratterizzato la sua razza, l'uomo ombra spinse la prima porta. Si ritrovarono in una stanza grande e simile alla stanza dove era stato lui, con le pareti ricoperte di rocce e il pavimento scuro, come se fosse stato bruciato.
-Jenny, Elly!- esclamò sorpreso  e felice.
Le due ragazze corsero verso di loro, erano chiuse in una gabbia dorata e sembravano stanche come non mai, anche loro, come Audrey nella foto e Leanan, indossavano una sottoveste nera e leggera.
-Tom! Oddio, che ti è successo?- urlò nel panico Jenny, notando solo ora le grossa macchia di sangue che si estendeva per tutto il busto del ragazzo, poi guardò Julian con qualcosa negli occhi come se volesse chiedergli ''Puoi salvarlo, vero?'' ma il punto era quello: avrebbe potuto salvarlo?
-Julian, puoi fare qualcosa?- domandò lei attraverso la gabbia, reggendosi a malapena alle sbarre d'oro, le gambe le tremavano per la paura di perdere l'unico uomo che avesse mai amato.
-Non sono un guaritore- La vide trattenere a stento le lacrime accovacciandosi su se stessa, disperata. -Ma... forse, c'è qualcosa che posso fare.- aggiunse infine con un finto sorriso. Elly sussultò a quella vista, quel sorriso, era tutta una bugia.
Julian abbassò la testa, i capelli nivei gli accarezzarono gli occhi blu e appoggiò il ragazzo per terra, doveva far uscire prima loro da li.
-Abbiamo bisogno di una chiave...- riflettè guardando le serratura al lato, infilò la mano nella giacca, estrasse la chiave d'oro e la serratura scattò all'istante. Aprì la porta e fece uscire le ragazze, entrambe corsero da Tom, preoccupate.
-Devo andare a cercare gli altri.- disse Julian guardandole.
-No. To prego, aiutalo.- lo supplicò Jenny, inginocchiata accanto a lui.
-Stai tranquilla, devo anche cercare delle...cose.- rispose uscendo da li, il cuore gli batteva all'impazzata. Doveva essere proprio impazzito per fare una cosa del genere, ma se proprio doveva farlo la prima cosa da trovare era del sale. Aprì la seconda porta e trovò Dee e Summer: erano in piedi accanto alla sala, quello che Julian poté identificare come uno zombie le stava per aggredire.
-Da questa parte!- urlò lui facendole girare. Con uno scatto felino Dee si tuffò fuori dalla porta, trascinando con se Summer.
-Oh, almeno questa volta sono uscita.- sussurrò la biondina, respirando a pieni polmoni.
-Buon per te. Dovete aiutarmi.- Disse Julian, constatando che stavano entrambe bene.
-Come?- domandò Dee, l'unica che sembrava ancora piena di energie.
-Tom è ferito. Ho bisogno di sale e un coltello d'argento per aiutarlo.- Le due si guardarono interrogative, avevano sentito bene?
-A cosa serve?- domandò Summer timorosa, non rivolgeva quasi mai la parola a Julian. Era una ragazza piena di paure e la maggior parte di esse riguardavano lui.
-Capirai dopo.- Rispose, misterioso.
-Tieni,questo è un coltello d'argento- disse Dee porgendogli la lama intagliata con simboli africani, allo sguardo stupito di Julian la leonessa rispose con un sorriso di sfida. -Lo porto con me da quando siamo tornati dal mondo delle ombre.-
-Capisco.- rispose Julian. Quella ragazza era quantomeno bizzarra, non pensava che potesse conoscere quelle vecchie magie.
Entrò nella terza stanza dove Zach e Michael si stavano alzando, proprio in quel momento, da un tavolo di pietra riccamente imbandito di ogni pietanza.
-E qui... che succede?- domandò Julian avanzando nella stanza guardando i due ragazzi e osservando il tavolo di pietra.
-Julian? Leanan ha detto che eri morto.- disse Michael guardandolo, come si guarda un cadavere all'obitorio, il ragazzo, invece, era più interessato alla caraffa di sale sul tavolo,proprio accanto ad una ciotola di insalata con le foglie così lucenti da risplendere sotto la luce artificiale della lampada.
-Voi avete visto Leanan?- domandò in allarme, come se si aspettasse di vederla spuntare fuori dalla penombra.
-Si- lo sguardo di Zach era scuro e preoccupato - Ha detto a Michael che Audrey sarebbe morta da li a poco.-
Julian prese la caraffa di sale e la tese a Dee perchè gli e la tenesse, non doveva perdere un solo minuto di tempo, ogni secondo era prezioso. Non capiva perchè ma l'idea che Tom morisse lo disturbava, quasi come l'immagine di Jenny così spaventata, quasi più di quando aveva preso il ragazzo e suo cugino.
Entrò correndo nell'ultima stanza. Era grande, ma risultava claustrofobica per via dell'oscurità che avvolgeva tutto, tranne la fragile figura di Audrey che rimaneva immobile sotto un fascio di luce. Julian si avvicinò a lei, si accovacciò facendo arrivare il suo viso alla stessa altezza di quello della ragazza, le accarezzò i capelli osservando gli occhi ormai diventati inespressivi: Era rimasta li troppo allungo.
-Cosa le è successo?- domandò Michael preoccupato.
-Questa stanza è così simile alla mia casa...- sussurrò lui più a se stesso che al ragazzo accanto a lui -Posso vedere tutte le paure di Audrey che ruotano intorno a noi. Sei rimasta qui troppo a lungo, non è vero? Ora la tua mente è annebbiata dalla paura.- Audrey rimaneva in piedi retta su se stess, con gli occhi vitrei come specchi appannati.
-Dobbiamo portarla via da qui.- disse prendendola in braccio, come una bambola senza vita, e la portò nella prima stanza.
-Julian, presto!- urlò Elly, spaventata, mentre lei e Jenny premevano le mani sulla ferita aperta del ragazzo per terra.
-Uscite da qui.- ordinò appoggiando Audrey accanto al muro e trascinando in bruno al certo della stanza, quando sentì la porta chiudersi incerta corse a prendere il sale e l'argento. Disegnò intorno a Tom un cerchio con in lare, poi uno più grande, con il rossetto di Audrey disegnò quattro occhi, tutti opposti tra loro
-Il sale: protezione; Gli occhi: nord, sud, est, ovest, per lo scambio.*- sussurrava a mezza voce conpiendo movimenti frettolosi ma precisi.
-Poi...qualcosa di entrambi le parti- disse tagliandosi una ciocca i capelli e spargendoli lungo il cerchio, i fili del colore della foschia ondeggiarono prigamente nell'aria per poi sparire tra il sale.
-Julian, ma che fai?- La voce di Tom era un lievissimo sussurro, e Julian non avesse avuto un udico così sviluppato non lo avrebbe mai sentito.
-Ti faccio stare meglio.- rispose continuando ad aggiungere ingredienti: con il coltello tracciò la runa Uruz e poi altri simboli che Tom non riuscì ad identificare.
-Ma hai detto di non essere un guaritore.-
-Infatti non lo sono, ma posso comunque fare qualcosa.- Tom per un momento vide balenare negli occhi del ragazzo che era stato il suo nemico, rivale, incubo e adesso amico(?) una scintilla di preoccupazione che, con finta noncuranza, cancellò subito dal viso.
-Ho quasi finito, fa silenzio. Devi cercare di rilassarti.- disse entrando nel cerchio a sua volta. Si chinò su di lui e apoggiò la mano sulla ferita lasciando che il sangue sporcasse la sua mano e fu pervaso scarica elettrica che percorse tutto il corpo, era come se in milliando di ragni gelidi
(topi, pensò con una nota di disgusto)
gli camminassero ovunque.
Pose uno sguardo sul ragazzo davanti a lui, piccole goccioline di sudore gli bagnavano la fronte, il suo respiro spezzato evidenziavano la fatica di quella magia. Poi, con sua grande sorpresa, iniziò a sentire sempre meno quel dolore che gli attanagliava lo stomaco ma, con una nota di allarme, vide una macchia sembre più grande color bordeux che si apriva nella camicia di mussola binca di Julian. Non riuscì a parlare, tutto il rituale durò pochi minuti, quando lui staccò la mano dal ventre, Tom vide la sua pelle sporca di sangue ma completamente integra. Era guarito ma con una evidente condizione: Julian ora era ferito.
-Cosa mi hai fatto?!- urlò facendolo sdraiare.
-è uno scambio- sussurrò -Non potevo curarti così ho fatto in modo che la tua ferita si spostasse sul mio corpo. Ora con la runa Nauthiz chiudo temporaneamente la ferita.-
-Temporaneamente?- ripeté lui preoccupato.
-Si, probabilmente quando saremo di nuovo a casa si riapriaranno- con finta, perchè nei suoi occhi era visibile la sofferenza e lo sforzo di quel gesto, si incise la runa con il coltello d'argento. Tutta la ferita si accese di una luce blu, come se fosse illuminata da una colata di zaffiro liquido. Poi la luce si spense, la pelle di Julian tornò perfetta e intatta come quella di una statua. Ci mise diversi secondi per alzarsi, sembrava stanchissimo. Ma prima di uscire dalla stanza si accovacciò su Audrey e le remette le mani contro le tempie: ora che vedeva dall'alto in basso quello che succedeva poteva capire meglio, dagli occhi della ragazza fuoriusciva uno strano fumo rosso che si insinuò nelle vene delle mani di Julian per poi arrivare fino alle tempie. Con un'ultimo sbuffo il rosso era divetato dello stesso colore degli occhi dell'uomo ombra, che si alzò impiedi sicuro e leggermente barcollante.
Audrey sbattè finalmente gli occhi
(Occhi vivi e non vitrei come prima, come se fosse tornata a vivere)
guardandoli sorpresa.
-Tom, Julian. State bene?- domandò indugiando sul loro visi spossati e sulle loro cammicie sporche di sangue.
-Si, non ti preoccupare. Ricordi qualcosa?- domandò Julian, ignorando Tom che stava per rispondere '' No, Julian non sta bene. Quando torneremo nel nostro mondo lui morirà dissanguato''
-No, ricordo solo la città e una bambina bellissima che mi chiedeva di seguirla.-
-Ok. Non ti preoccuapre ora usciamo da qui.- disse aprendo la porta. Audrey corse incontro a Michael e lui, come se la vedesse per la prima volta in vita sua, la baciò delicatamente.
-Julian tu...-
-Ok, devi pomettermi una cosa.- disse Julian senza farsi sentire, tirandolo in disparte. -Non devi dirlo a nessuno, almeno finquando non torneremo a casa. Conosco fin troppo bene Jenny per sapere che andrebbe in crisi all'idea che sto per morire e credo che Elly non me lo permetterebbe mai. Per favore, non dire niente.- Sussurrò senza farsi sentire da nessun'altro se non da lui.
-Daccordo.- annuì con un nodo in gola.
-Tom!- Anche Jenny era corsa verso di lui abracciandolo e baciandolo non appena erano usciti dalla stanza poi, senza nessuna protesta da parte di Tom, aveva abbracciato Julian e gli aveva regalato un casto bacio sulla guancia -Grazie-
Julian abbozzò un sorriso, Elly gli sorrise, il primo vero sorriso da quando erano li dentro, e lo abbracciò.
-Perchè lo hai salvato?- Gli domandò avvicinandosi a lui.
-Siamo amici, non è vero? e poi... tu volevi che io lo salvassi.- rispose dopo averci pensato un po'.
-Lo hai fatto per me?- rimase stupita da quella affermazione, lei voleva bene a Tom ma si aspettava che lo avesse fatto per Jenny, non per lei.
-Sempre.- disse sicuro, e aggiunse -Farei qualsiasi cosa per te.- Non ebbe il coraggio di sfiorarle le labbra anche se il desiderio era fortissimo, ma si limitò a stringerle la mano, suggellando il loro precario, ma fortissimo, legame.









Oddio ** non posso credere di aver finito questo capitolo!
buona sera a tutti!
So che volete lanciarmi cavoli, pomodori e tutta lafrutta sul bancone del fruttivendolo ma vi prego perdonatemi per il mio ritardo!!! *Cyanide si prosta ai piedi dei lettori* come ho già detto a chi è stato così carino da commentare l'altra storia, sono stata un mese su una nave, in mezzo all'oceano, senza internet, e con il mal di mare che mi faceva avere visioni mistiche!
per quanto riguarda questo capitolo: l'ho scritto tre volte! e tutte le tre volte non mi piaceva, non me lo aspettavo così difficile da realizzare. ma... ce l'ho fatta!!
allora: il rituale di guarigione è preso dal film ''the skeletron key'' anche se li non era di guarigione ma di passaggio da un corpo all'altro, mi sembrava tuttavia adatto. Piccola precisazione: Julian si incide sulla pelle la runa Nauthiz (la ricorderete perchè è la runa che il nonno di Jenny incide sulla porta dello sgabbuzzino per tenere gli uomini ombra) Questa runa rappresenta la maturazione delle idee e dei propositi o, della nascita, dell'attesa e del destino, che da i suoi frutti purchè si abbia pazienza. La runa Naudiz è la metafora di colui che regge un fardello scomodo e pesante. Quindi non è solo una runa di contenimento. D'ora in avanti Julian porterà sulle sue spalle il fardello di un segreto e, come mi ha fatto riflettere Davide98, capirà mglio Elly per qusto.
Il circo, il titolo e la filastrocca della bambina sono ispirati alla canzone ''Dark wood circus'' dei Vocaloid.
all'inizio ho scelto la canzone where is my mind? perchè Julian non sa dove si trova (fate attenzione perchè uesta canzone ha diversi significati e ritornerà spesso nella storia, capirete più avanti il perchè)
spero di aver scritto un bel capitolo -bello lungo sopratutto-
un salutone,
baci
Cyanidelovers :)

   
 
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