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Autore: Candidate    28/07/2012    11 recensioni
Sesshomaru e Moriko hanno finalmente visto realizzato il sogno per il quale avevano tanto tribolato; la foresta sembra il luogo ideale per ospitare la loro semplice quotidianità spensierata. Il loro legame è così forte che permette loro di affrontare anche le prove più ardue. Ma i nemici di Sesshomaru non sono mai stati pochi: che cosa accade nel mondo quando gli astri imperturbabili si rifiutano di osservare? Alcuni riescono a scorgere la trama del destino, ma solo pochissimi arrivano a intravedere anche l'ordito. Riuscirà Moriko a sorreggere l'enorme peso che il destino le ha gettato sulle spalle? Sulle note delle sue canzoni, un bardo ve lo narrerà.
Sequel di Sigillo, prima storia storia della trilogia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Rin, Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I canti di Realtà, racconti sul destino circolare.'
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Capitolo 30

 

Tutti i grandi viaggi della storia della sua famiglia erano iniziati alla radura del Pozzo Mangiaossa e da lì Moriko e Ryo sarebbero partiti per la loro impresa.

Moriko conduceva Ah-Uh per le briglie e Ryo fu soddisfatto di vedere che i bagagli erano minimi: solo le due borse.

Nessuno era andato alla radura a salutarli e questo per esplicita richiesta del ragazzo, infatti non voleva che la sua gloriosa partenza fosse accompagnata dalle lacrime e dalla tristezza di un addio, preferiva invece uscire dalla porta come fosse un giorno qualsiasi, sapendo di tornare prima del tramonto. Lo considerava un buon auspicio per la fortuna del loro viaggio.

Tuttavia non aveva potuto evitare che tutta la grande famiglia degli zii Miroku e Sango con figli e nipoti si riversasse in casa sua per salutarlo. Aveva abbracciato tutti, dal primo all'ultimo. Aveva sussurrato all'orecchio di Mushin “la affido a te”; aveva cercato di bloccare la mano dello zio Miroku che gli infilava delle monete d'argento in tasca, senza successo; aveva ascoltato la voce melodiosa della zia Sango; aveva guardato gli occhi magnetici di suo padre imprimendo nella memoria il loro ardore; aveva assaporato il profumo di sua madre; aveva ringraziato Haruka con un timido bacio sulla guancia. E tutti gli altri.

Zia Moriko lo aveva preceduto fuori. Ryo si era fermato sull'uscio di casa, si era voltato indietro verso i suoi cari e aveva sorriso:

-Ci vediamo presto.-

Quel brivido di emozione angosciata che guida il primo passo fuori dall'uscio e la tristezza malinconica nel chiudere la porta sapendo che non l'avrebbe più riaperta per mesi. Aveva assaporato ogni sensazione e il battito del cuore eccitato a ogni passo verso la radura, e le contorsioni del suo stomaco nell'ultima luce del tramonto.

-Saliamo. Hai mai volato?-

-No, mai.-

-Allora ricordati solo di non urlare, ad Ah-Uh non piace.-

Ryo assentì col capo e si issò sulla groppa del drago, dietro di Moriko.

-Bene stringiti forte a me, poi ti abitui subito.-

Moriko cercò le mani del ragazzo e le guidò fino a farle poggiare sui suoi fianchi. Ryo guardò in alto imbarazzato e rosso in volto, contento che la zia non potesse vederlo. Ma ogni remora svanì quando ogni appoggio sotto il sedere non fu più stabile e il pozzo divenne sempre più piccolo svanendo dal suo campo visivo. La pressione dell'aria nelle orecchie e il vento improvvisamente fresco a togliergli il cappuccio dalla testa. Strinse le gambe attorno al corpo del drago e si aggrappò alla zia con tutte le sue forze serrando le labbra per non urlare. La foresta non fu più composta di alberi ma solo di piccoli cespugli verdi dalle foglie indistinguibili. Il respiro era pesante e le sue orecchie tappate.

-Più basso Ah-Uh, Ryo non è abituato.-

La foresta sparì dietro di loro lasciando spazio a una pianura blu scuro e torbido di erba bianca che si muoveva sinuosa obbedendo alla legge del vento. Un profumo di sale umido gli invase le narici e la quiete del silenzio sovrastò il rumore del vento.

-Questo è il mare.-

-Il mare? Non lo avevo mai visto! Io pensavo che fosse un campo di erba demoniaca...-

-Ah ah ah! No Ryo, questo è il confine della terra dove siamo nati, lasciamo alle spalle la terra dove nasce il sole. Ah-Uh vai a pelo d'acqua per favore.-

Un principe demoniaco cavalcava un drago che camminava sulle acque, Ryo si sentì il padrone dell'infinito oceano che abitava i suoi occhi. Osservò l'acqua e comprese il turbamento di coloro che lo guardavano negli occhi e non vedevano il fondo della profondità. L'oscurità del cielo avanzava e l'acqua diventava nera e minacciosa.

-Guarda Ryo, guarda il sole sta svanendo. La stella che ci guida comparirà all'ultimo raggio.-

Non dovettero attendere molto: le ultime luci rosse del tramonto nulla potevano contro la stella più lucente della volta occidentale.

-Guardala bene, devi essere in grado di seguirla da solo nel caso mi succedesse qualcosa o se fossimo separati.-

-Rimane fissa come la stella del nord?-

-Sì, ho controllato. Io non credo che quella luce sia davvero una stella, secondo me è un segnale, anche se ancora non so cosa significhi. Purtroppo è visibile solo di notte, per questo dovremo viaggiare con le tenebre spesso.-

Ryo guardò indietro dove l'ultimo lembo della sua terra scompariva all'orizzonte, nuvole nere cariche di pioggia incombevano sulle foreste dal profumo familiare e dai suoni conosciuti. Enormi nubi fischiavano nel corno della carica, minacciando di inseguire i sue eroi fino ai confini del mondo con la loro coltre di pioggia. Il tramonto rosso acceso trasmetteva la sua luce a quelle nuvole di temporale, caricandole di una pioggia sanguigna. Da lontano l'occhio del ragazzo poté notare il muro di fitta pioggia che scrosciava sulla sua terra natia, forse per purificala dalla sua immonda presenza. Ryo si accigliò sentendo le lacrime negli occhi e l'angosciata emozione diventare malinconia disperata: la sua terra lo cacciava ed eliminava ogni ricordo della sua passata presenza.

Si sentì un esiliato.

Immaginò di tornare indietro per impedire a quell'isola di dimenticarlo, avrebbe voluto possedere delle braccia allungabili per abbracciare tutte le coste di quell'isola, avrebbe voluto avere diecimila piedi per creare infinite impronte sul suolo. Marchiare la sua terra nel profondo e sentirla sua. Voltare le spalle al mare e rinchiudersi nella sicurezza nostalgica e infantile di quello che veniva chiamato il Paese delle Radici del Sole, limitarsi nella sua gabbia di mediocrità e vivere sicuro alla giornata, sorridendo timido. Quella vita gli dava sicurezza, gli sembrava d'un tratto la vita migliore che si potesse desiderare. Ryo scosse la testa e si impose di ricacciare indietro le lacrime: quella vecchia vita poteva anche essere bellissima, ma era pur sempre una vita in gabbia e lui aveva deciso che non l'avrebbe tollerata. Rivolse lo sguardo al mare, si costrinse a sfidare la profondità oscura che bloccava le possibilità del suo sguardo. Osservò l'estensione sconfinata e l'orizzonte libero gli diede le vertigini con la sua linea leggermente curva che somigliava a una smorfia di disappunto, quel vuoto a oltranza di acqua insidiosa a non finire, senza nemmeno un lembo di terra. Sembrava che il mare mettesse davanti agli occhi una barriera, che anche il mare volesse intrappolarlo in chissà quale umida prigione lontano persino dai raggi più potenti del sole. Ma non era vero! Una cella è limite e spazi angusti, il mare è infinito per eccellenza! Se l'uomo non riesce a vedere il fondo del mare non significa che il mare sia profondo solo per il tanto che noi possiamo vedere, se l'orizzonte è il limite oltre il quale non possiamo più vedere non possiamo essere tanto superbi da ritenere che non vi sia null'altro oltre quella sottile linea. Può forse un uomo porre dei limiti al mare? Poteva forse il povero piccolo sempliciotto incapace Ryo limitare in qualche modo l'infinito del limpido mare dei suoi occhi? No... quale stolto sarebbe stato colui che ci avesse provato! La sua vita sarebbe stata profonda come l'oceano più pericoloso e chi avesse desiderato conoscerla avrebbe dovuto nuotare con grande sforzo per giungere ormai sfinito solo alla soglia di quella che sarebbe stata l'esperienza di una vita profonda come il mare.

Poggiò il mento sulla spalla della zia e si costrinse a tenere gli occhi aperti nonostante il vento, per sfidare la nuova terra che sarebbe presto giunta al suo sguardo, e fissare la meta del loro viaggio, quella stella che sapeva brillare disperatamente nella decadente magia del tramonto di una tarda estate.

E quella canzone che canticchiavano i soldati quando venivano chiamati alla guerra gli affiorò alle labbra:

 

Ora che sono diventato tuo amante

Maddalena io devo lasciarti.

La tua sirena si è messa a urlare

Mi porta lontano e non posso amarti.

E se lo specchio non mi chiama uomo

Un uomo per primo è chi tiene il denaro,

E il denaro da sempre si fa col fucile

Per questo un uomo si farà col fucile.

 

Meglio che farsi morire in paese,

Magari al bar “Del Lercio” al Corso,

Ingravidare la prima che passa

Che ti dice ti amo e ti si da con poco.

E se la vita è una rosa che punge

Io voglio rubarla quand'è ancora in fiore,

Sia pure si sangue bagnare le mani

Non importa di chi non importa di quali.

 

Quindi mia cara non mi faccio fregare:

Ho muscoli forti, coraggio e vent'anni,

E una democrazia da difendere e esportare

A me importa poco l'importante è che paghi.

Perché se lo specchio non mi chiama uomo

Un uomo per primo è chi tiene un lavoro,

E la guerra è un futuro sul quale investire

Per questo un uomo si farà col fucile.

 

E ora che è tardi e spingo sul bordo

A vedere l'abisso che m'aspetta domani,

C'è solo il disordine in un posto oltre il mare

Un alzabandiera e una divisa da indossare.

Patria famiglia Gesù Cristo salvatore

Vi lascio alla prossima trasmissione!

Ho poco tempo per contemplarvi,

un libro di Lussu per addormentarmi.*

 

-Noi, signore e signori, dopo un'intera giornata di canti e narrazioni non siamo che sulla soglia dell'esperienza di Ryo, invero profonda e infinita come il mare. Anche per noi è giunto il tramonto ed è bene che ognuno torni al proprio focolare. Noi verremo ancora, domani, qui alla piazza del mercato per continuare a cantare dell'indomabile destino circolare. Grazie, signore e signori!-

Il cantastorie estrasse dalla borsa una cassettina quadrata in legno di pino grezzo provvista di una fessura sulla faccia superiore, la posò davanti a sé e strinse le mani a tutti coloro che infilarono una moneta nella fessura. La sua compagna si affrettò a avvolgersi nel mantello e a calare il cappuccio sul viso, non strinse le mani a coloro che dimostravano di aver apprezzato la sua musica, invece regalava luminosi sorrisi che si schiudevano oltre le labbra leggermente tinte di rosso.

La piazza si svuotava velocemente, la gente veniva spinta verso le proprie case dal frizzante vento della sera.

-Signor bardo?-

Un uomo basso, un po' troppo in carne, con folti baffi neri e la testa completamente glabra sorrideva impacciato.

-Ditemi messere.- Rispose il cantastorie.

-Veramente complimenti, era da tempo che non venivo catturato da una storia di piazza e la signora ha una voce magnifica!-

Il bardo sorrise:

-Grazie infinite.-

-Mi chiedevo se aveste un alloggio...-

-In effetti non lo abbiamo... avete forse una locanda da consigliarci?-

-Oh dunque perché non essere ospiti della mia? Le stanze sono piccole, ma graziose e confortevoli. Se gradite vi è la possibilità di fare un bagno caldo. Il prezzo è onesto e se non vi sembrasse tale possiamo sempre discuterne. Inoltre mia moglie è davvero un'ottima cuoca e... vedete signor bardo mia moglie è tanto cara ma oggi mi avete proprio incantato con i vostri racconti e io sono rimasto qui tutto il giorno ad ascoltarvi! Mia moglie sarà su tutte le furie! Se riesco a dimostrarle di aver scansato il lavoro per un valido motivo anziché per... mi intendete?-

-Ma certo messere, intendo benissimo. Quindi noi saremmo il vostro asso nella manica? Oh è da molto tempo che non vedevo un uomo che tiene tanto in considerazione sua moglie da non ricorrere alle mani per farsi rispettare. Saremo volentieri vostri ospiti.-

-Meraviglioso!-

-Fateci strada dunque...-

L'oste soddisfatto sorrise rivelando due denti prominenti e storti sotto i baffi, si sfregò le mani e si mosse in direzione della sua locanda, controllando che i cantastorie lo seguissero.

-Ma chère, monsieur m'a dit que ta voix est magnifique.-

-Il est gentil.-

-Oui il est gentil, mais je savais deja que tu etais un ange de la musique...-

-Une socière, veritablement.-

-Tu ne peux pas m'empecher de concevoir une socière comme un ange, cela dépend des yeux qui la regardent. Moi, je te regarde et je vois une socière, mais qu'est que j'y peux si cette socière est l'ange de ma vie?-

La musicista si voltò verso l'uomo che con il dono della parola sapeva lenire ogni piaga della sua vita. Avrebbe voluto ringraziarlo per quelle parole d'amore ma gli occhi opachi del bardo si persero nella profondità di un pensiero.

-Tu penses à quoi?-

-A lui, ma chère... Demain nous chanterons de lui.-

La cantante comprese: ogni volta che arrivavano a quel punto della storia il suo compagno si rabbuiava e riusciva a dimenticare i suoi pensieri malinconici solo il giorno seguente quando quella dolorosa narrazione era oramai alle spalle. Il bardo osservava la sua cintura in stoffa color blu indaco. Gli prese la mano e la strinse:

-Demain soir tu iras mieux, je sais. Maintenant tu as besoin de manger.-

-Tu as raison, j'ai beaucoup faim et je suis fatigué.-

-Moi aussi.-

Stanchi affamati i nostri cantori si dirigevano verso la locanda, ognuno con i suoi pensieri e i suoi dolori nel cuore, ma felici di aver cantato ancora insieme.*2

 

 

 

 

 

 

  • *Figli di Iubal, dall'album “Un anno sull'altipiano”, Titolo: Partenza per il fronte.

http://www.youtube.com/watch?v=ejPocdgfHVg

 

 

*2 TRADUZIONE

-Noi, signore e signori, dopo un'intera giornata di canti e narrazioni non siamo che sulla soglia dell'esperienza di Ryo, invero profonda e infinita come il mare. Anche per noi è giunto il tramonto ed è bene che ognuno torni al proprio focolare. Noi torneremo domani qui alla piazza del mercato per continuare a cantare dell'indomabile destino circolare. Grazie, signore e signori!-

Il cantastorie estrasse dalla borsa una cassettina quadrata in legno di pino grezzo provvista di una fessura sul piano superiore, la posò davanti a sé e strinse le mani a tutti coloro che infilarono una moneta nella fessura. La sua compagna si affrettò a avvolgersi nel mantello e a calare il cappuccio sul viso, non strinse le mani a coloro che dimostravano di aver apprezzato la sua musica, invece regalava luminosi sorrisi che si schiudevano oltre le labbra leggermente tinte di rosso.

La piazza si svuotava velocemente, la gente veniva spinta verso le proprie case dal frizzante vento della sera.

-Signor bardo?-

Un uomo basso, un po' troppo in carne, con folti baffi neri e la testa completamente glabra sorrideva impacciato.

-Ditemi messere.- Rispose il cantastorie.

-Veramente complimenti, era da tempo che non venivo catturato da una storia di piazza e la signora ha una voce magnifica!-

Il bardo sorrise:

-Grazie infinite.-

-Mi chiedevo se aveste un alloggio...-

-In effetti non lo abbiamo... avete forse una locanda da consigliarci?-

-Oh dunque perché non essere ospiti della mia? Le stanze sono piccole, ma graziose e confortevoli. Se gradite vi è la possibilità di fare un bagno caldo. Il prezzo è onesto e se non vi sembrasse tale possiamo sempre discuterne. Inoltre mia moglie è davvero un'ottima cuoca e... vedete signor bardo mia moglie è tanto cara ma oggi mi avete proprio incantato con i vostri racconti e io sono rimasto qui tutto il giorno ad ascoltarvi! Mia moglie sarà su tutte le furie! Se riesco a dimostrarle di aver scansato il lavoro per un valido motivo anziché per... mi intendete?-

-Ma certo messere, intendo benissimo. Quindi noi saremmo il vostro asso nella manica? Oh è da molto tempo che non vedevo un uomo che tiene tanto in considerazione sua moglie da non ricorrere alle mani per farsi rispettare. Saremmo volentieri vostro ospite.-

-Meraviglioso!-

-Fateci strada dunque...-

L'oste soddisfatto sorrise rivelando due denti prominenti e storti sotto i baffi, si sfregò le mani e si mosse in direzione della sua locanda, controllando che i cantastorie lo seguissero.

-Mia cara, il signore mi ha detto che la tua voce è magnifica.-

-E' gentile da parte sua.-

-Sì è gentile, ma io sapevo già che tu eri un angelo della musica...-

-Una strega, a dire il vero.-

-Non puoi impedirmi di concepire una strega come angelo, ciò dipende dagli occhi che guardano. Io ti guardo e vedo una strega, ma cosa posso farci se questa strega è l'angelo della mia vita?-

La musicista si voltò verso l'uomo che con il dono della parola sapeva lenire ogni piaga della sua vita. Avrebbe voluto ringraziarlo per quelle parole d'amore ma gli occhi opachi del bardo si persero nella profondità di un pensiero.

-A cosa pensi?-

-A lui, mia cara... Domani canteremo di lui.-

La cantante comprese: ogni volta che arrivavano a quel punto della storia il suo compagno si rabbuiava e riusciva a dimenticare i suoi pensieri malinconici solo il giorno seguente quando quella dolorosa narrazione era oramai alle spalle. Il bardo osservava la sua cintura in stoffa color blu indaco. Gli prese la mano e la strinse:

-Domani sera andrà meglio, lo so. Adesso hai bisogno di mangiare.-

-Hai ragione, ho molta fame e sono stanco.-

-Anche io.-

Stanchi affamati i nostri cantori si dirigevano verso la locanda, ognuno con i suoi pensieri e i suoi dolori nel cuore, ma felici di aver cantato ancora insieme.

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI

La prima persona che vorrei ringraziare è colei che, leggendo il racconto di un sogno che avevo fatto, è rimasta rapita dal mio modo di scrivere, lo ha definito un dono, e mi ha chiesto di continuare a scrivere. Se io scrivo, se le mie storie mi danno così tante soddisfazioni, è solo grazie a lei che mi ha invitato a buttare su carta la mia mente. Grazie alla Dottoressa Muroni.

 

 

Un grazie alla mia migliore amica, con la quale condivido in anteprima le trame, consapevole che difficilmente leggerà la storia, ed elaboro dubbi sui meccanismi di significato. Mi da sempre consigli validissimi per rendere le mie storie più speciali.

 

 

Ringrazio Eredel, mia collega all'università e amica, il cui sostegno è sempre preziosissimo. La ringrazio per le sue recensioni sempre ricche di spunti, la ringrazio perché riflette a lungo su quello che scrivo e me lo dimostra ogni volta. Per me è un enorme onore sapere di saper suscitare la riflessione del lettore.

 

 

Un ringraziamento specialissimo a Remedios la Bella che ha recensito ogni singolo capitolo, mi ha segnalato fantastiche immagini attinenti alla storia e ha disegnato per me alcune scene della mia storia. Grazie per tutto questo e, in generale... grazie di esistere.

 

 

Ringrazio Rossanadaipensaciunpotu che ha tradotto dal napoletano all'italiano la canzone “Chi vo' imparà” di Ambrogio Sparagna usata nel prologo. Purtroppo non ha potuto seguire questa storia con la puntualità di sempre e da tanto tempo non la sento. Mi manchi Rossy-chan, non vedo l'ora che la vita smetta di sballottarti! Grazie di essere sempre mia fan.

 

 

Ringrazio AceMoon per aver segnalato questa storia per le storie scelte del sito e per aver avuto l'arguzia per scoprire le carte prima del tempo.

 

 

Ringrazio infinitamente tutti i recensori che continuano a voler scambiare con me un poco di mondo. Io ho l'impressione che questa storia non sia piaciuta quanto Sigillo (credo che sia quasi impossibile ricreare la magia che abitava la pubblicazione di Sigillo e il fervente scambio dietro le quinte tramite messaggi e recensioni), quindi ringrazio ancora più sentitamente tutti coloro che hanno continuato a recensire nonostante la mediocrità di questa storia.

 

 

Grazie a tutti i lettori, indistintamente. Vi ricordo ancora che scrivo per voi, voi siete il sale della mia scrittura. Senza di voi le storie rimangono parole accostate le une alle altre. Le storie possono vivere solo se i lettori prestano i loro pensieri, i loro ricordi, i loro sentimenti e le loro emozioni per vivere densamente quella storia. Solo grazie ai lettori una storia prende vita veramente.

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa misera autrice fra gli autori preferiti:

1 - AceMoon [Contatta]
2 - Angel Devil [Contatta]
3 - aurosessho [Contatta]
4 - Ciacinski [Contatta]
5 - Diosmira [Contatta]
6 - Eredel [Contatta]
7 - iron_misi [Contatta]
8 - ive [Contatta]
9 - JCMA [Contatta]
10 - lain87 [Contatta]
11 - Lao Ma [Contatta]
12 - Mizzy [Contatta]
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17 - s0gn4tr1c3 [Contatta]
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24 - _H i k a r u [Contatta]

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa storiella fra le ricordate:

 

1 - Danda93 [Contatta]
2 - Franky91 [Contatta]

 

 

 

Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa storiella fra le seguite:

1 - AceMoon [Contatta]
2 - Aine [Contatta]
3 - alice cullen88 [Contatta]
4 - Angel Devil [Contatta]
5 - digreg [Contatta]
6 - Elfosnape [Contatta]
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8 - fedelity_angel_92 [Contatta]
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Grazie a tutti coloro che hanno inserito questa storia fra le preferite:

1 - Aryka90 [Contatta]
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18 - the_time_is_over [Contatta]

 

 

Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno in seguito e non potranno avere altro ringraziamento in questa sede.

 

Ringraziamo infine Rumiko Takahashi per averci permesso di conoscere il fantastico mondo di InuYasha.

 

Grazie a tutti.

A presto con la seconda storia della trilogia: “Il principio della Via”

   
 
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