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Autore: NovemberDelane    28/07/2012    6 recensioni
Niente si crea, niente si distrugge, tutto cambia.
È la legge della natura.
Draco/Hermione sul Mondo Magico dopo la sconfitta di Voldemort.
«[...] Ricordo distintamente di come in disparte, lontana dal via vai confusionario, si trovasse una famiglia, madre, padre e figlio. Mi era bastato uno sguardo per capire che loro dovevano essere personaggi di spicco dell'alta società magica.
I modi impeccabili, i vestiti eleganti, ero rimasta affascinata dalla classe che i tre lasciavano trapelare. Ma soprattutto chi mi aveva colpita era il ragazzino. [...]
[...] Il fisico slanciato,il portamento regale, il viso da statua greca, marmoreo nel colore, le labbra sottili. E i suoi occhi.
Quegli occhi che tutti credono azzurri.
E invece no.
Sono grigi.
Grigi.
Nessuno ha gli occhi grigi.
Testarda come al mio solito, avevo osservato attentamente quelle pozze argentate per buona parte del primo anno, fino ad arrendermi all'evidenza.
Nessuno ha gli occhi grigi.
Ma lui sì. [...]»
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da VII libro alternativo
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Spazio autrice

Avevo iniziato questa storia come song-fic, ma alla fine di “song” è rimasto molto poco, e ne ho tratto un'idea per una più-o-meno-long (:

Ditemi che ve ne pare, non vi costa niente, bastano 30 secondi per scrivere due righe, ma mi fareste molto felice (:

un bacio

Chantal93



Where is the moment we need it the most
You kick up the leaves and the magic is lost
They tell me your blue sky's fade to grey
They tell me your passion's gone away
And I don't need no carryin' on

* * *

Dov'è il momento di cui abbiamo più bisogno?
Dai un calcio alle foglie e la magia è persa
Mi dicono che il tuo cielo blu tende al grigio
Mi dicono che la tua passione se ne è andata
Ed io non ho bisogno di continuare


* * *


Autunno.


Ritorno con la mente al primo giorno di scuola di sette anni prima.

Quell'anno l'autunno era arrivato decisamente presto. Il vento freddo, il paesaggio che mutava velocemente, ricordo come avevo avuto l'impressione che la natura mi stesse dicendo che anche nella mia vita qualcosa sarebbe presto cambiato. Sentivo qualcosa nell'aria.

Cerco di ricordare il binario 9 e ¾, affollatissimo, persone vestite in modo strano che spingevano in ogni direzione, tutte armate di carrelli pieni di libri, scope, gabbie per civette.

Ricordo distintamente di come in disparte, lontana dal via vai confusionario, si trovasse una famiglia, madre, padre e figlio. Mi era bastato uno sguardo per capire che loro dovevano essere personaggi di spicco dell'alta società magica.

I modi impeccabili, i vestiti eleganti, ero rimasta affascinata dalla classe che i tre lasciavano trapelare. Ma soprattutto chi mi aveva colpita era il ragazzino. Avrà avuto la mia età, ma sembrava fosse già adulto. Il volto imperscrutabile. Le labbra serrate. Lo sguardo altero. Quell'aria superiore.

Se non fosse stato così freddo nei modi, avrei creduto fosse un angelo.

Con il tempo, conoscendolo, mi ero vergognata di aver pensato una cosa del genere.

Tanto come l'etichetta che gli avevo affibbiato mentalmente.

Bello e impossibile.

Il fisico slanciato,il portamento regale, il viso da statua greca, marmoreo nel colore, le labbra sottili. E i suoi occhi.

Quegli occhi che tutti credono azzurri.

E invece no.

Sono grigi.

Grigi.

Nessuno ha gli occhi grigi.

Testarda come al mio solito, avevo osservato attentamente quelle pozze argentate per buona parte del primo anno, fino ad arrendermi all'evidenza.

Nessuno ha gli occhi grigi.

Ma lui sì.


* * *


Passeggio per il parco di Hogwarts, sento il rumore che fanno le foglie secche sparse sul sentiero al mio passaggio, e vengo scossa dai miei pensieri. Arrossisco al ricordo del nostro primo incontro. Controllo l'ora. 18:13. Ho ancora tempo.

Ron ed Harry sono alla partita di Quidditch, come tutto il resto della scuola d'altronde. L'anno prima, a causa della battaglia nella quale era stato sconfitto Voldemort, il campo di Quidditch era andato distrutto e non si era potuta disputare la finale, Grifondoro contro Serpreverde.

L'intera scuola aveva quindi accolto di buon grado la proposta della nuova Preside, la professoressa McGranitt, di dare la possibilità alle due Case di disputare la partita tanto agognata.

A quanto pare sono io l'unica a non essere per nulla attratta dalla prospettiva di dover restare seduta ad osservare impotente i miei amici rischiare di rompersi l'osso del collo. Per cosa, poi.

La gloria, suppongo. Deve essere allettante il fatto di essere ricordato nella storia per qualche impresa particolamente eroica, ma dubito che un riconoscimento del genere potrà mai derivare da un'esaltante partita di Quidditch.

Perciò, preferisco restarmene da sola a contemplare in silenzio e tranquillità la natura fare il suo corso. L'autunno ha sempre scatenato in me emozioni contrastanti. Mi piacciono i colori di cui si dipingono le foglie degli alberi, ma puntualmente colgo nell'immagine degli alberi spogli una nota malinconica, triste. Come se nonostante tutto sia impossibile cambiare veramente le cose.

Ad una prima occhiata le foglie variopinte tinte di colori rassicuranti mi ricordano me, i miei amici, e tutti quelli che hanno combattuto contro le ingiustizie, contro Voldemort, che hanno provato a creare un mondo migliore e inizialmente ci sono riusciti, ma sotto uno sguardo più attento il gesto della foglia che inesorabilmente cade per lasciare l'albero spoglio in vista dell'inverno sembra ammonirci sul fatto che quella che abbiamo vinto era una battaglia, non la guerra, sembra volerci dire che il Male non scompare mai del tutto, ed è inutile riposare sugli allori.

Niente di più vero.

Pochi mesi fa il Mondo Magico ha festeggiato la morte di Voldemort, il Mago Oscuro più potente degli ultimi anni, sconfitto dal giovane Harry Potter.

Oggi, in occasione della finale della Coppa di Quidditch, noto come i pregiudizi siano semplicemente cambiati, e non scomparsi.

Quelli che una volta offendevano i compagni Mezzosangue, sono adesso vittima di altrettanti scherni, sono dei “luridi figli di Mangiamorte”.

Niente si crea, niente si distrugge, tutto cambia.

È la legge della natura.

   
 
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