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Autore: Pwhore    28/07/2012    3 recensioni
Come chiamare un senso d'apatia al contrario?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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recklessly desensitized E come posso chiamarla questa? Apatia?
Ma no, andiamo, non è apatia; io sono felice, felice come non sono da tempo; mi sento leggera, libera, spensierata, come se mi fossi liberata all’improvviso di un grande peso e fossi pronta per volar via verso il futuro.
Mi sembra tutto così vivace e pronto ad essere esplorato, messo a nuovo apposta per me; ho come l’impressione che qualcosa di grande sia cambiato nel profondo della mia anima e in tutto quello che mi circonda, e anche se non capisco esattamente cosa ne sono felice.
E’ come se stessi indossando uno scudo, una veste protettiva che mi tiene lontana da ogni guaio, da ogni tristezza, da ogni pensiero negativo; è come se tutto a un tratto qualcuno si fosse reso conto che in vita mia ho già sofferto abbastanza e che, cavolo, era ora di piantarla e andare avanti; come se all’improvviso non ci fosse più niente di cui preoccuparmi e andasse tutto perfettamente.
E tutto mi scivola addosso come l’acqua, i problemi che avevo prima si sciolgono come neve al sole e prendono posto tra le cose che ho superato e di cui non ho più bisogno, tutta la sofferenza scivola via da me e si trova un’altra sistemazione, lasciandomi sola con il mondo.
E non mi ero mai resa conto di quanto fosse bello, il mondo. Di quanto meritasse di essere guardato più attentamente; di quanto brillasse la luce del sole a dopo una giornata di pioggia e vento; di quanto toccante fosse l’alba; di quanto semplicemente tutto fosse stato creato con una minuziosità spaventosa per garantire a tutti noi un’esistenza migliore.
Ogni giorno mi sembra più vivo, più significativo, più importante, e faccio fatica a mettere da parte questo mio ottimismo per pensare un attimo al peggio, perché semplicemente non ci riesco, è come se avessi perso la capacità di concentrarmici per più di qualche minuto.
Mi sembra tutto così lontano, così sciocco, così passeggero, quasi non fosse fatto per me preoccuparmi; e mi viene da chiedermi se sarà così per sempre, se tornerò a pensare al futuro con riluttanza e un senso d
’oppressione, se ritornerò a sentire la pesantezza del mondo sulle mie spalle.
Eppure ora come ora non ci riesco; mi sento benedetta, liberata, rinata; niente mi appanna, niente mi pesa, niente mi tocca e niente mi tira più giù di morale.
Mi sento strana, a dirla tutta, quasi intoccabile; e a volte mi sembra che tutto questo non sia giusto, che non sia davvero positivo come penso, che sia solo l’inizio di un periodo assurdo e indescrivibile; ma dopo pochi istanti tutti questi pensieri opprimenti semplicemente spariscono dalla mia mente e si accantonano da qualche parte a me sconosciuta, a far compagnia a tutto il dolore che ho soppresso, ignorato, sminuito durante questi anni; e mi viene da deglutire se penso a quando torneranno fuori, più forti e decisi di prima, per riconquistarsi il loro posto nella mia vita e riportarmi coi piedi per terra.
Ma allo stesso tempo non riesco a soffermarmi troppo su queste cose: mi sembrano troppo catastrofiche e esagerate per essere vere, e mi trovo troppo spesso a dubitare di me, dei miei sentimenti, di questa calma costante e troppo surreale, e a domandarmi se non stia solo cercando d’ingannarmi.
Ma poi, ingannarmi in cosa?
Io amo la vita, lo faccio davvero; amo svegliarmi la mattina e spararmi la musica nelle orecchie; amo fare colazione e lasciare la tazza sporca nel lavello perché tanto la pulirà qualcun altro; amo lavarmi i capelli e lasciar correre le gocce d’acqua lungo il mio collo, fino a bagnarmi la schiena, e amo mettermi la prima cosa che trovo nell’armadio, senza dover passare ore a scegliere cosa indossare.
Amo poter fare le mie scelte; amo potermi impegnare il mio futuro giorno dopo giorno; amo far valere le mie idee e poi confrontarmi con quelle degli altri; amo studiare quel che mi aiuterà e amo essere costretta a farmi il culo per ottenere qualche buon risultato nella vita.
Amo tornare a casa da scuola in compagnia; amo poter parlare con i miei amici; amo non dover essere costretta a rimanere a casa tutto il tempo e amo poterci rimanere quando ne ho voglia; amo poter disegnare; amo poter scrivere; amo poter ridere e amo poter urlare.
Amo potermi scatenare a un concerto; amo poter passare dei pomeriggi con gli altri; amo guardare il cielo di notte; amo avere il permesso di leggere quel che mi pare e amo poter essere me.
Amo tutto, si potrebbe dire, perché ogni singolo particolare rende la nostra esistenza speciale e ogni piccola cosa può cambiarla radicalmente, che lo vogliamo o no, e perché tutto questo trasforma la vita in un mistero, una sfida da risolvere, una partita da portare a termine in bellezza.
E tutta questa voglia di lottare, di mostrare al mondo che posso ancora essere utile a qualcosa, non andrà sprecata, non andrà perduta, ma rimarrà sempre qui, nel profondo del mio cuore, ed uscirà ogni volta che devo prendere una decisione, che devo confrontarmi con qualcuno; perché si sa, con la violenza non si ottiene niente, è con le parole e le buone azioni che si cambia il mondo.
E potete dire quel che vi pare, potete pensare quel che volete, ma alla fine rimarrà sempre così; la nostra sarà sempre una generazione di sognatori costretti a crescere troppo velocemente per far parte di qualsiasi categoria, ma che non smetterà mai di sognare e credere che il mondo si possa cambiare, che le cose possano migliorare e che tutto possa prendere una piega diversa se solo ci s’impegna abbastanza; e sarà proprio questo a salvarci, saranno proprio i nostri sogni a tenerci lontani dal baratro.
Perché, diciamocelo, un uomo non è niente senza i suoi sogni, un uomo non è niente senza il suo pensiero, un uomo non è niente senza la sua personalità; ed è per questo che esiste l’arte, è per questo che ultimamente ci sono così tanti artisti, è per questo che nessuno vuole dar via il proprio io, ed è per questo che in tanti prendono in mano uno strumento.
Se tagli le ali a un uccello, lui continuerà a volare con il pensiero, e così facciamo noi: non importa quello che c’impone la società, non importa quello che pretende il nostro capo, non importa quello che gli altri si aspettano, nel nostro cuore rimarremo sempre gli stessi e niente potrà mai impedirci di credere in ciò che vogliamo e conservare la nostra originalità, perché semplicemente nessuno potrebbe mai farlo.
E forse quest’ottimismo surreale è solo un’altra prova del fatto che non voglio arrendermi, precipitare in uno stato di buio e false speranze e rinunciare a tutto ciò che fino ad ora mi ha sempre fatto tener duro; è solo l’ennesimo rifiuto da parte della mia mente di cadere in uno stato che farebbe tanto comodo agli altri, in cui tutti si aspettano di trovarmi dopo quello che mi è successo in quest’ultimo mese e che mi ha chiamato per così tanto tempo, anche se io non gli ho mai risposto; è solo un altro modo per dire: "fanculo, non ho intenzione di fare un piacere a tutti voi e scavarmi la tomba con le mie stesse mani per la seconda volta in un anno solo per vedervi sorridere un po' di più", e forse è la cosa più giusta da fare, quella che otterrà più risultati, quella che mi darà più soddisfazioni.
Perché si sa, una volta assaggiato il gusto acre del buio, non lo si vuole provare di nuovo.
O almeno così dovrebbe essere.
Avete mai provato a non sentire niente, a diventare comodamente insensibili e intoccabili da tutto, a lasciarvi alle spalle ogni tipo di cosa che avrebbe potuto ferirvi e farvi sentire stupidi, inadatti?
Una volta fatto, una volta gustato il nulla, diventa così difficile affrontare la realtà, scontrarsi ogni giorno con ciò che potrebbe farci del male, essere costretti a sfidare il mondo ogni santa volta; e a peggiorare il tutto c’è il fatto che nella tua mente non scompare mai l’eco di quel conforto, di quel vuoto, di quella specie di protezione cucita su misura; e diventa così dannatamente difficile starne lontani, rifiutare il suo calore e la sua tranquillità, ripetersi che non ne hai bisogno e che andrà tutto bene, alla fine.
E tante persone si arrendono, tante persone tornano a trovare rifugio nel buio, tante persone rinunciano alla propria libertà per smettere di soffrire, con il solo risultato d’isolarsi, di essere costretti a vivere in un mondo soltanto loro, di perdere ogni contatto con la realtà, diventando allo stesso tempo vittime e carnefici delle loro nuove vite e dei loro istinti, amplificati e portati all’esasperazione.
Il buio non aiuta, il buio uccide lentamente.
E proprio quando stavo per ricascarci, quando mi sarei affidata volentieri al non sentire più nulla, quando la voglia di lottare stava venendo meno, ho reagito e qualcosa è cambiato dentro di me.
Mi sento più grande, più matura, più pronta ad affrontare gli altri, ma non ne capisco il perché; non so cosa sia successo, non so cosa mi abbia svegliata, non so cosa mi abbia tenuta a galla e strappata dalle grinfie della corrente della disperazione, ma non posso far altro che ringraziarla.
Quando ci penso mi viengono in mente dei volti amici, persone che ci sono sempre state nonostante tutto, e mi sento scoppiare il cuore di gratitudine, perché ci sono state davvero fino all’ultimo e non mi hanno mai abbandonata, neanche quando le cose si sono fatte davvero difficili per me.
E ora che sono così, ora che sono benedetta, ora che tutto è cambiato, non posso lasciare che questo miracolo venga sprecato e rovinato dalla merda che mi accade attorno, devo essere lì e proteggere ciò che mi circonda, costi quel che costi, e devo essere pronta a superare tutto quello che mi si porrà davanti.
Perché sì, me ne rendo conto solo ora, tutto questo è come una guerra, e questo periodo di cambiamento, d’improvvisa pace con tutto, è solo temporaneo e nasconde un attacco da qualcos’altro, da qualcosa di peggiore, da qualcosa che è necessario sconfiggere, e non devo mostrarmi impreparata quando questo qualcosa irromperà nella mia vita e cambierà tutte le carte in tavola.
Questa è come una pausa tra una battaglia e l’altra, un momento di stallo durante il quale i due eserciti si rifocillano e si rimettono in sesto prima di tornare a uccidersi l’un l’altro, e non devo farmi cogliere di sorpresa dal nemico; devo tenere alta la guardia e aprire bene gli occhi, perché non ci si può mai fidare della pace e la storia insegna che in ogni grande squadra c’è sempre un tradimento; ma soprattutto non devo crogiolarmi in questo senso d’intoccabilità e felicità, perché a lungo andare sarà proprio lui a distruggermi e farmi soffrire maggiormente.
E ora che le mie pile si sono ricaricate quasi completamente, sono pronta ad abbandonare questo nulla positivo che la mia mente ha creato per me e a tornare nel mondo reale, dove ogni cosa dev’essere ottenuta col sudore e dove niente è regalato; sono pronta a reagire a tutto ciò che mi si porrà davanti, sotto qualsiasi forma esso sia, e sono pronta a dimenticare e superare tutto ciò che ha rischiato di distruggermi in questo ultimo periodo, come sono pronta a rinascere e aprirmi al nuovo.
E’ ora di alzarmi ed essere un cazzo di qualcuno, per quanto difficile possa essere.
Niente è mai regalato in questa vita, e ho aspettato fin troppo per tornare in campo a combattere.
E’ giunto il tempo di risorgere e affrontare tutti i miei demoni, prima che vadano a colpire qualcun altro.
Perché è vero, non mi libererò mai di loro, ma li controllo, non il contrario.
E sarà così per sempre.
   
 
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