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Autore: HeavenIsInYourEyes    28/07/2012    9 recensioni
Così la strinse piano, trattenendola un po’ di più a sé, sussurrandole a fior di labbra un debole –Resti qui?- che era un po’ come dirle "Ho bisogno di te".
-Quanto vuoi.- la sentì bisbigliare dopo quella che gli parve un’eternità.
E si fece bastare quel "Quanto vuoi", che era un periodo di tempo ragionevolmente lungo visto che spettava a lui decidere quando mandarla via.
Già.
Peccato che in un momento di completo blackout mentale, si disse che nemmeno tutto il tempo del mondo gli sarebbe bastato.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, T.O.P.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4

Vermillion

 

I can be an asshole of the grandest kind,

I can withhold like it’s going out of style,

I can be the moodiest baby

and you’ve never met anyone who’s as negative as I am sometimes”

Everything – Alanis Morisette

 

 

 

Sfigato…
 

Era uno sfigato. Ma di quelli belli grandi, eh. Di quelli che li vedi e non puoi fare a meno di lasciarti sfuggire un ghigno di derisione. E se non fosse stato lui il protagonista di quella situazione, probabilmente avrebbe riso di sé stesso.

E invece Top era lì serio serio, attendendo che il vecchio dietro la scrivania lo degnasse di un briciolo di attenzione. Osceno, si ritrovò a pensare mentre una smorfia si delineava sul viso olivastro, dipintasi nell’esatto istante in cui quello aveva sorriso al seno prosperoso della giovane cameriera ora dissoltasi. Represse uno sbuffo e un’imprecazione, giocherellando con i lacci della felpa nera. Era venuto al Tribeca spinto dal desiderio –d’accordo, animato dal proprio orgoglio piuttosto abbattuto- di mettere nei casini quella lurida straniera che gli aveva rovinato la serata e cosa scopriva?! Che il signor Yoon era in viaggio d’affari e aveva deciso di affidare la baracca al fratello. Un fratello adottato, probabilmente, visto che non c’entravano nulla l’uno con l’altro: occhi piccoli e pieni di perfidia il primo, a palla e colmi di stupidità il secondo. A dir la verità, tutto in quell’uomo un po’ grassoccio emanava idiozia… Dai suoi capelli con riporto, alla sua barbetta ispida e lunga, alla sua risata a intermittenza e la sua memoria a brevissimo termine… Si stropicciò il volto. Possibile che non gliene andasse nemmeno bene una?

-Scusi, può ripetere il motivo della sua visita?- fu quella la domanda che gli rivolse dopo mezz’ora abbondante di attesa. Se non fosse stato un ragazzo controllato, Seung-Hyun si sarebbe lasciato andare ad una sceneggiata isterica in stile SeungRi capriccioso, ma si limitò a massaggiarsi una tempia mentre tirava fuori il sorrisetto più affabile che avesse nel repertorio.

-Devo parlarle di una ragazza che lavora qui, Lindsay Moore. L’ha mandata a chiamare poco fa…-

-Oh, sì, Lindsay… Una ragazza adorabile, lei non trova?- gli aveva fatto l’occhiolino. Inquietante…. –Capisco che ne sia rimasto affascinato. È un tale peperino!- Doppiamente inquietante!

Storse il naso quando l’immagine di Lindsay Moore sfrecciò nella sua mente; decisamente non ne era affascinato. Disgustato, forse –Non ho il gusto dell’orrido- esalò caustico, massaggiandosi il cappello che nascondeva la chioma turchese –Senta, quella ragazza è—

-Figliolo, ma non ha caldo con la sciarpa e il cappello? E perché porta gli occhiali da sole in una discoteca?- seriamente convinto della demenza di quel vecchio, Top si ritrovò a stringere i braccioli della sedia con sempre più forza, cercando di incanalare un minimo di placidità. Quello aveva la straordinaria capacità di mandarlo in bestia!

-Non devo farmi riconoscere. Riguardo la Moore—

-Ma… E perché? E’ forse un ricercato?- a quel punto, comprese che la deficienza umana aveva un nome: Yoon qualcosa, visto che non ne aveva la più pallida idea. Ma era sicuro che se avesse cercato la parola sul vocabolario, la sua immagine sarebbe svettata enorme e con tanto di firma. E non era sconvolto per la sua totale incapacità di ficcarsi in quella sua zucca vuota che lui era Choi Seung-Huyn alias Top dei Big Bang, certo che no! Era solo sconvolto al pensiero che quel siparietto lo avessero svolto esattamente mezz’ora prima! Era assurdo, era un carosello di idiozie quel momento! –Sono in pericolo, per caso?- lo aveva detto con assoluta tranquillità, lasciandolo interdetto per un secondo. Era atterrito di fronte all’aura di indifferenza che quel cretino emanava. Avrebbe voluto dirgli che sì, se andava avanti di questo passo la sua vita si sarebbe conclusa quella sera stessa con una morte violenta, ma si limitò a sostenere il suo sguardo beota, scuotendo la nuca.

-Senta, al posto di parlare di me, potremmo parlare di Lindsay Moore?-

-Oh, certo, certo- si appoggiò sulla scrivania colma di documenti, si sporse e con fare cospiratorio abbassò il tono della voce –Allora, sono i suoi occhi da pantera o le movenze da giaguaro ad averla colpita?-

Un tic nervoso lo colpì all’occhio, la nausea passò a fargli un salutino, soffermandosi a stuzzicargli la gola mentre avvertiva lo stomaco fare le capriole. Cosa aveva appena blaterato quello psicopatico? Ma davvero si aspettava che uno del suo calibro si fosse preso la briga di tornare in quella bettola solo per fare i complimenti ad una tizia che, probabilmente, avrebbe risposto con un sonoro rutto alle sue galanterie? A parte che quel vecchio gli sapeva di perverso, e la risatina acuta fugò tutti i dubbi, si chiese perché mai proprio lui dovesse ritrovarsi invischiato in una conversazione senza capo né coda con un bavoso che, ora, stava decantando le doti non propriamente caratteriali della ragazza… Oh, e per essere sinceri, la Moore era più simile ad un suricata che ad una pantera… Resse con irritazione il suo sguardo curioso che poteva intravedere da dietro quei suoi occhiali a mezza luna assolutamente fuori moda, portando una mano sullo stomaco -La sua simpatia- grugnì, a quel punto decisamente scoglionato, alzandosi –Senta, passerò un altro gio--

Il demente parve rimbecillirsi ancora di più –Oh, ma non c’è fretta! Perché non resta qui? Tra poco daranno lo spettacolo “Capitano, mio capitano”!- un altro occhiolino. Un altro momento inquietante capace di fargli venire i brividi… E come imprigionato dalla sua euforia senza senso, si ritrovò a sedersi pesantemente sulla sedia.

Quella fu la prima volta, da quando aveva avuto il dispiacere di averci a che fare, che desiderò vedere comparire il viso velato di fastidiosa superbia della Moore. Giusto per mettere la parola fine a quel tremendo supplizio. E per vedere finalmente la sua disfatta. E avrebbe riso quando la frase “Lei è licenziata!” sarebbe riecheggiata nell’ufficio finemente decorato, avrebbe gustato l’espressione mortificata che si sarebbe dipinta sul suo volto e sarebbe andato a festeggiare con gli altri al bar.

Un sorrisetto compiaciuto gli increspò le labbra e in quell’esatto istante, come se le sue preghiere fossero state ascoltate, ecco che un leggero bussare interruppe lo sproloquiare di quell’uomo –Avanti!- trillò pimpante, come se un potenziale invitato stesse per unirsi alla loro psicotica seduta. E una sottospecie di sollievo scacciò il malumore: Lindsay Moore, in tutta la sua orrenda simpatia, aveva fatto la propria entrata in scena con la vitalità di un condannato a morte.

Finalmente poteva dire basta ai discorsi imbarazzanti con il vecchio…

Oh, Moore, ben arrivata- l’uomo le scoccò un’occhiata squilibrata, soffermandosi un po’ troppo sulla linea morbida del seno reso ancora più pronunciato dal bustino che la stringeva –E’ favolosa, una perla rara!- Una perla nera! -Non lo trova anche lei?-

O forse no…

Sentendosi chiamato in causa, il ragazzo abbassò gli occhiali da sole, soffermandosi solo in quel momento ad osservare la figura slanciata dell’americana che, chiusasi la porta alle spalle, se ne stava in piedi davanti ad essa come in attesa… Vestita da marinaretta. Una marinaretta da film porno, se doveva essere sincero. E, sempre per essere sinceri, faticò parecchio ad ammettere che quella ragazza non era poi così brutta come continuava a dipingerla…

-Oh, venga, si sieda!-

Ma c’era qualcosa in lei, qualcosa nel suo atteggiamento altezzoso e nei suoi modi fin troppo sfrontati da renderla insopportabile, addirittura brutta. Da fargliela odiare senza riserve e senza un perché apparente… Perché gli aveva solo lanciato della Coca Cola addosso e non gli aveva chiesto scusa e lo insultava in inglese, conscia che non avrebbe colto appieno le sue parole…
 

-E’ successo qualcosa?- Lin  indugiò.

-Oh, non si preoccupi. Coraggio, si sieda!-


E si sentì tremendamente stupido e infantile per essere piombato lì senza un motivo serio che potesse alimentare la sua vendetta. Il rumore dei tacchi della ragazza lo riportarono alla realtà. Lanciò un’occhiata al vecchio che, gongolante davanti alle sue gambe coperte da delle autoreggenti bianche, le faceva segno di raggiungerli. Che covo di gente assurda…

La Moore lo squadrò, biascicò qualcosa, si lisciò la cortissima gonna con delle stampe ad ancore dorate e si sedette sull’unica sedia libera –Sei stato tu a farmi chiamare?- domandò secca, spezzando il silenzio.

L’uomo sventolò l’indice -Moore, suvvia, dovrebbe essere più gentile con chi è venuto a farle dei complimenti!- per poco la mascella di Top non cadde a terra dall’incredulità. Quella discussione stava degenerando e l’entrata in scena di Lindsay non aveva fatto altro che peggiorare le cose! Probabilmente, il cervello grande quanto una noce di quel demente doveva essersi rinsecchito ancora di più nel ritrovarsela in ufficio mezza svestita, facendolo svalvolare –Coraggio, non sia timido!-

Si tolse gli occhiali da sole, stropicciandosi il viso stanco. Di sottecchi, si accorse che Lin lo stava ora guardando con espressione scettica. Diamine, mica si aspettava sul serio dei complimenti da parte sua! –Non farti strane idee. Preferirei sotterrarmi piuttosto che complimentarmi con te.-

La ragazza sbatté le palpebre, perplessa –Ma… Ci conosciamo?- no, decisamente non sapeva a chi conferire il premio di peggior demente dell’Universo. Top ricorse all’ultima spiaggia, sfilandosi la sciarpa e il cappellino, mettendo in mostra la chioma azzurrognola leggermente schiacciata. Fu così che vide il disgusto contrarle i lineamenti delicati –Ah… Tu- avvertì un Che palle appena sussurrato, ma non replicò. Tanto aveva la vittoria in tasca, vederla contorcersi per la sconfitta sarebbe stata una gioia ben più grande che mandarla a quel paese. Lasciò perdere anche il commento borbottante del rincoglionito, un -Ora capisco perché indossava il cappello; anche io mi vergognerei ad andare in giro conciato in quel modo.- nemmeno troppo bisbigliato, concentrandosi sulla nemesi che, impassibile, continuava a guardarsi le unghie smaltate di blu –Vuoi il bis di Coca Cola?- esalò atona, lanciandogli un’occhiata di sottecchi. Probabilmente non doveva essersi resa conto del pericolo incombente o magari quella ragazza era una specie di automa priva di qualsiasi emozione. Altrimenti come avrebbe potuto spiegare quella malsana impassibilità che continuava a farla sembrare una vuota bambola di pezza?

Aggrottò le sopracciglia scure nell’udire quella domanda che, sapeva, non meritava nemmeno una risposta ben ponderata. Avrebbe voluto mandarla a quel paese e basta, se solo fosse stato un cavernicolo. Ma lì, tra i tre, probabilmente era quello con più cervello per abbassarsi a tali livelli. Ma prima che potesse anche solo pensarle, le parole gli sfuggirono colme di ironia -In effetti, un complimento ce l’ho- le rivolse un’occhiata torva –Hai un’ottima mira- solo allora, quando vide un guizzo di apprensione nei suoi occhi nocciola leggermente allargati, si volse verso il capo –Sa, forse dovrebbe dire alla sua perla di non prendere a bevande in faccia i clienti.- esalò al limite della pazienza, ottenendo finalmente l’attenzione del babbeo.

Nel silenzio generale, la sconfitta di Lindsay risuonò stridente, in netto contrasto con la vaga sensazione di essere nel giustp. Con la netta impressione che, forse, avrebbe dovuto lasciar correre per una volta e non appellarsi al proprio orgoglio ferito…

 

-Non l’ha fatto a posta!- Daesung era il solito confetto.

-Sei un bambino, lo sai?- e GD lo stronzo senza peli sulla lingua.

-Oi, vi muovete a vestirvi? Tae ci aspetta in macchina!- e Ri il casinaro fuori luogo.

 

Le parole degli amici riecheggiarono prepotenti nella sua mente corrosa dalla cattiveria, ma proprio quando stava per fare marcia indietro, ecco che un pensiero opprimente e sfiancante, prese il comando di ogni sua lucidità: pur nella sua immensa inutilità, Lindsay Moore sembrava una calamità naturale pronta a portare nient’altro che guai, uno scompiglio che non voleva nella propria già frenetica vita. Quindi, era meglio estirpare ogni conoscenza superflua. A quel punto la vide allargare agli occhi e stringere le mani guantate di bianco sui braccioli della sedia. Probabilmente non si aspettava che avrebbe davvero spifferati tutto o, forse, non sapeva che conseguenze aspettarsi da quella confessione. Fatto stava che per un attimo gli parve spaventata… E il senso di colpa brillò, lucente e sfolgorante nei meandri della propria crudeltà;  la gioia arrivò presto però, impadronendosi di lui, sbaragliando tutto il resto.

Il vecchio tossicchiò -Prende a bevande in faccia i clienti?-

-Solo quelli seccanti.- sventolò una mano; la strafottenza si era impossessata nuovamente di lei. Che faccia da schiaffi!

-Quindi sarei seccante?-

Lin roteò gli occhi –Tu non dovevi nemmeno trovarti lì dietro!- Di nuovo con questa storia?!

-A parte il fatto che non dovresti lanciare Coca Cola in faccia alla gente- sbottò inviperito, trovando il suo punto di vista decisamente grottesco –Delle semplici scuse sarebbero state gradite!-

-Sei qui perché vuoi delle scuse?- le sue sopracciglia formarono un arco prima che un flebile –Patetico- si spargesse nell’aria ora pregna di tensione. E in tutto ciò, il signor Yoon cretino li fissava con gli occhi a palla fin troppo interessato. Non era mica la scena clue di un film, quella! –O vuoi i soldi per la giacca?-

-Come se avessi bisogno dei tuoi spiccioli.-

-Certo, la star qui non ha bisogno dei soldi di un’inutile cameriera.-

-Sull’inutile ti do ragione, mocciosa- la vide portare le braccia sotto il seno mentre volgeva il viso alla parete, apparentemente stufa di continuare quel triste siparietto. E, sinceramente, era stanco pure lui -Forse dovrebbe pensare a prendere delle misure drastiche.- propose infine, mettendosi anch’egli a braccia conserte.

-Forse dovresti farti i fatti tuoi.-

-E tu imparare un po’ di educazione.-

-Ragazzi, suvvia, non litigate! Si può risolvere tutto!- cinguettò l’idiota signor Yoon interrompendoli con un principio di isteria. Top lanciò un’occhiata feroce alla vicina e lei, per risposta, storse il naso e tornò a guardare l’uomo, aspettando silenziosa la sua punizione -Oh, beh…- lo vide massaggiarsi il mento, pensoso. Un ghigno gli spuntò sulle labbra… Finalmente, poteva dirsi vittorioso! –Mi scuso per il comportamento poco elegante della signorina, le prometto che non si ripeterà più. Ma avrà avuto i suoi buoni motivi per agire in maniera tanto deplorevole- Aspetta… Cosa…? -Sicuramente le ci vuole una punizione, signorina Moore- il sorrisetto malizioso sul volto rugoso fu il colpo di grazia. No, decisamente quell’uomo aveva qualche cosa che non andava. Doveva venire dal ramo marcio della famiglia Yoon –Quindi per stasera basta così, torni a casa. Non sia mai che rovini il mio spettacolo con qualche birra volante- Per stasera? Top arcuò un sopracciglio. Non era esattamente il discorso di licenziamento che si era immaginato –Ti do un giorno di punizione.-

-Un giorno?!- esalarono entrambi sorpresi. Top lasciò cadere il capo. Ma che razza di punizione era?! –Ma non doveva prendere seri provvedimenti?!- calcò sulla parola seri, guardandolo con sufficienza. Quell’uomo era proprio un demente…

-E’ quello che ho fatto- scosse la nuca –Figliolo, non spetta a me licenziare il personale. Se lo facessi, mio fratello licenzierebbe me! Io devo solo controllare che non vada a fuoco nulla!- e giù a ridere come il cretino che era; perché gli sembrava di esserne uscito sconfitto da quell’intera faccenda? –Ora, Moore, offra al nostro gentile cliente un bel bicchiere del nostro vino migliore e chiudiamo qui la faccenda!-

-Agli ordini, signore!- cinguettò alzandosi in piedi, portando una mano sulla fronte da brava marinaretta. Top imprecò sottovoce quando scorse il suo ghigno divertito, limitandosi a rimuginare seduto sulla scomoda sedia di pelle nera.

Un boato concitato catturò la loro attenzione; ovattata, la voce del vocalist arrivò sino all’ufficio, dando il via alla serata tanto acclamata dall’alienato; questo si alzò, si aggiustò la cravatta e passò una mano fra i pochi capelli rimastigli, sorridendo loro felice  -Ora, se non vi dispiace, vado a godermi il nostro spettacolo!- indugiò sul corpo della ragazza fasciato dal bustino bianco e si dileguò trillando un felice –Buona serata!- che gli fece cadere le braccia.

A mai più rivederci, vecchio idiota…

 

Realizzò parecchio tempo dopo, udendo le voci concitate dei clienti e il suono della musica giungere ammorbiditi, di essere rimasto solo con quella stupida americana che, dondolante sui piedi, sembrava volerlo deridere con la sola forza dello sguardo -Non ti è andata molto bene- pronunciò quella frase con controllo, un sorrisetto divertito a incresparle le labbra rosse –A me, invece, è toccata una serata di riposto- no, non un sorrisetto divertito… Era un vero e proprio ghigno di vittoria. Perché a giochi fatti, era stata lei a cavarsela. E lui con cosa era rimasto? Con un capriccio nemmeno soddisfatto interamente… -Allora, vuoi del Chardonnay o ti accontenti di una Beck’s?-

-Va al Diavolo, Moore.- si permise di sbottare con malagrazia, superandola alla stessa maniera.

Storse il naso, ricacciò in gola tutti gli insulti corrosivi che gli passarono per la mente e sbatté la porta dietro le spalle. Al diavolo il Tribeca, al diavolo il lurido vecchio e al diavolo la sua nemesi naturale!

 

Schivò qualche ragazza che, complici la sciarpa, il cappello e gli occhiali, non lo aveva riconosciuto e senza nemmeno guardare le ballerine sculettanti sui tavoli si gettò in mezzo alla strada, cercando con lo sguardo l’auto nera di GD. L’aria gelida della notte carezzò i suoi lineamenti contratti in una smorfia di ira, ira che aumentò notevolmente quando vide SeungRi e GD scambiarsi qualche frase prima di ridere come i due scemi che erano, appoggiati al mezzo parcheggiato dall’altro lato.

Attraversò la strada come un lampo. Il leader fu il primo a parlare -Com’è andata?-

-Nh- grugnì asciutto, vedendolo scuotere la nuca. Non si dilungò in ulteriori spiegazioni; era certo che GD fosse contento della sua sconfitta anche solo guardandolo in viso. Spintonò il maknae che continuava a ridersela e aprì la portiera, pronto a fiondarsi al bar per una bella bevuta. Doveva dimenticare –Beh? Non salite?-

-Un momento…- li vide osservare il marciapiede con fin troppo interesse. Seguì la linea del loro sguardo, inorridendo quando vide chi stavano esattamente guardando: la boriosa americana, ora vestita in maniera casta, frugava nella borsa con espressione arcigna. Ji Yong strombazzò, richiamando la sua svogliata attenzione. E quella, senza nemmeno sollevare il capo, si limitò a rifilargli un bel dito medio che, per ragioni a lui oscure, suscitò l’ilarità del leader.

A sorprenderlo però, in quella precisa circostanza, non fu quel bastardo di Ji Yong, bensì Ri -Aspettate qui!- ordinò il maknae attraversando la strada.

-Dove stai andando?- domandò caustico, senza ottenere risposta. E quando lo vide fermarsi a parlare con quello scarto umano della Moore, comprese che sì, al peggio c’era limite –E tu!- Ji Yong, braccia piegate sul tettuccio e labbra arricciate, lo degnò di uno sguardo –Perché non lo fermi?!-

GD lo scrutò e dopo avergli regalato un mezzo sorriso, assottigliò gli occhi –E perdermi tutto il divertimento?- lo fissò serafico e a quel punto comprese come ai suoi amici non importasse nulla della sua sanità mentale che faceva i bagagli quando quella megera si avvicinava troppo.

Vide SeungRi parlarle concitato e proprio quando la cameriera stava per allontanarsi, il ragazzo la prese per un polso, trascinandola verso l’auto. Rabbrividì… Ma che diavolo stava succedendo?

Il più piccolo sorrise –GD, Lin può unirsi a noi?-

Alt, momento, black out total… Che cosa aveva appena detto quel decerebrato del suo amico?! Chi diavolo doveva unirsi a loro? E perché aveva chiesto il permesso solo al leader? Insomma, lui che cos’era, invisibile?! Allargò gli occhi scuri, passando in rassegna il volto rilassato dell’amico e quello velato di sorpresa della ragazza. La vide arcuare un sopracciglio nell’udire quel nomignolo apparentemente così intimo, nemmeno fossero amici di lunga data. Auspicava che quella mentecatta dicesse no, così da lasciarlo in pace per l’intera serata. Ma… Beh, era uno sfigato, no?

-SeungRi— il suo lamento era risuonato cavernoso e stridente nella via.

Lin si divincolò dalla presa –Ma io non voglio unirmi a voi. Buon serata, eh!- diede loro le spalle, ricominciando a ravanare nella borsa. Forse non è poi tanto malvagia… -Non esco con gli sconosciuti.- aggiunse apatica, sbrodolando una seria di insulti alla tracolla che, a quanto pareva, le aveva mangiato l’mp3.

Top fu mentalmente grato all’asocialità della giovane, dando una pacca sulla spalla all’amico che, invece, sembrava essersi offeso per quel diniego secco sprovvisto di scusa plausibile –Avanti, raggiungiamo gli altri.-

Ri tossicchiò –Noi saremmo degli sconosciuti?- borbottò stralunato, guardandolo.

E lei, imperturbabile, alzò le spalle –Non so nemmeno i vostri nomi. Quindi sì, siete degli estranei.- appurò prima di alzare una mano in segno di saluto e rigettarsi in strada. Effettivamente, Top si ritrovò a constatare che si erano scontrati già un paio di volte, avevano respirato la stessa aria nello stesso locale ma mai si erano lasciati andare a convenevoli. Lui, del resto, la conosceva di vista ma solo perché quel soggetto aveva combinato più danni che piaceri e lei, per fortuna, non sembrava intenzionata ad approfittare della situazione per poter socializzare con dei personaggi noti come loro. E quindi sarebbe andata bene così, come dei perfetti estranei che hanno visto le proprie vite collidere per qualche stramba ragione e ora, da bravi, se ne tornavano a camminare sui propri passi cercando di non intralciarsi.

Ma GD, oh, lui non sembrava intenzionato a lasciarla perdere, per motivi che ancora sfuggivano alla sua brillante mente. Perché mentre quella stava per raggiungere il marciapiede, la sua voce celestiale si sparse nell’aria notturna, lasciandolo interdetto:

-Kwon Ji Yong- le fece un cenno con la testa quando tornò a fissarli, vigile –Piacere.-

Il maknae per poco non saltò –Io sono Lee Seung Hyun! Ma puoi chiamarmi SeungRi o Ri, come preferisci!- agitò un braccio.

La ragazza guardò per terra quasi volesse nascondere un sorriso spontaneo che le aveva dipinto le labbra; risollevò il capo dopo qualche secondo, inclinandolo appena –Lindsay Moore.- si accorse di essere fissato. Molto probabilmente, si aspettava una presentazione idiota anche da parte sua, ma l’orgoglio aveva deciso di prendere possesso di ogni sua facoltà e senza nemmeno dar corda a quella scriteriata, grugnì un secco –Seung-Hyun, poco piacere.- prima di ficcarsi in macchina ad imprecare nella solitudine. E intanto fuori il teatrino andava avanti anche senza di lui…

 

-Dai, ti divertirai!- insistette serio serio Ri, ma quella scosse la nuca.

-Ho detto di no.-

-Dai!-

-No.-

-Andiamo!-

-Cosa non ti è chiaro della parola no?-

-Non fare la preziosa! Su, su!- il maknae la prese per un braccio.

-Ri, caricala in macchina.- GD si sedette al posto di guida.

-Cosa?! No, non vengo!-

 

 

Così, seduto in macchina in direzione del bar, la domanda gli sorse spontanea e decise di condividerla con i presenti -Se non volevi venire… Perché diavolo sei salita?!- si ritrovò a domandare fissandola da oltre il sedile, serrando le labbra alla vista delle sue sopracciglia fini arcuate.

-Mi ci ha trascinata.- borbottò indicando Ri che, più canterino del solito, ignorava i due litiganti.

Top imprecò a mezza voce, conscio che l’educazione con quella camionista non sarebbe servita a nulla. E mentre vedeva le luci della città spiegarsi davanti agli occhi, il nervoso montava ad ogni risposta monosillabica della ragazza, sommersa da domande idiote da parte del più piccolo; non poté fare altro se non lasciarsi scivolare sul sedile e starsene per i fatti propri -Avresti dovuto fermarlo.- approfittò del volume alto della radio per colpevolizzare un Ji Yong  tranquillo e beato che correva per le strade della città imbevuta nella notte. Lo aveva visto lanciare un’occhiata allo specchietto per fissare la giovane e per un attimo gli era passato per la testa che al leader potesse interessare quello scarto umano della Moore, un flash capace di fargli accapponare la pelle… Ma poi il suo ghigno perfido era comparso e aveva capito che quello aveva solo trovato un nuovo passatempo: vederlo penare in una gara di sopravvivenza contro un serpente a sonagli.

GD, mani tamburellanti sul volante, lo guardò di sbieco –Te l’ho già detto- i suoi occhi si assottigliarono mentre appoggiava la schiena al sedile –Voglio divertirmi un po’.- serafico ed enigmatico come sempre, il leader si rinchiuse nel proprio silenzio, sfrecciando per le vie di Seoul nemmeno stesse gareggiando contro Vin Diesel.

Rimase in silenzio, indeciso se scendere dall’auto in movimento o buttare giù loro dall’auto in movimento. Fatto stava che le cose non sarebbero cambiate. Voleva andare a bere per dimenticare una scomoda presenza che aveva cominciato ad assillargli l’esistenza e la suddetta scomoda presenza sedeva sul sedile posteriore della sua auto. Per andare a bere con lui…

Sbatté la nuca contro il poggiatesta. Era il re degli sfigati, decisamente…

 

*******

 

La musica era bassa, coperta dal vociare animato dei clienti seduti intorno ai tavoli o a guardare la televisione accesa dal volume praticamente inudibile. Qualche ragazzina che tratteneva a stento urletti e gridolini si avvicinava tremante e idolatrante, di tanto in tanto, al loro tavolo. Al ventesimo –Mi faresti un autografo?!- la voglia di andarsene a casa bussò prepotente al suo cervello che, però, doveva essersi chiuso da qualche parte a guardare la tele. Perché era stanca, ma tuttavia non accennava ad alzarsi.

E come se non bastava, quell’idiota dai capelli blu era dirimpetto a lei e sembrava volerla corrodere con la sola forza dello sguardo…

Lin sbuffò -Posso tornare a casa?-

Taeyang posò una birra –la seconda della serata- davanti al suo naso, regalandole un sorriso affabile. Lo prese per un no. Serrò le labbra e dopo aver biascicato un grazie, si attaccò a bere, giusto per occupare il tempo. Chissà mai che una bella sbronza avrebbe potuto rendere quella folle serata un po’ più godibile!

-Andiamo, la serata è appena cominciata!- squittì Ri senza staccare le labbra dalla cannuccia del suo Mojito.

-Se vuole andarsene, che se ne vada!- soffiò Seung-Hyun con sgarbatezza, rigirandosi il cellulare tra le mani. Probabilmente doveva tenersi occupato, altrimenti l’avrebbe strangolata. Che poi, il desiderio era reciproco, eh. Si massaggiò i capelli corvini, chiedendosi come mai avesse avuto la sfortuna di incontrare quel perdente per tre settimane di fila. Insomma, era uno scherzo del destino! O forse qualcuno le voleva molto, molto male! Magari era un altro piano brillante di sua madre, chi poteva dirlo?

Perché Lindsay aveva smesso di credere in molte, troppe cose e cinica com’era, vedeva tutto velato di un grigio indissipabile. Credeva solamente che certe cose, prima o poi, tornavano nella sua vita, capovolgendola, peggiorandola. Raramente migliorandola. Come Bryan, il fidanzato idiota di sua madre, un cretino di appena trent’anni che stava con lei per i soldi. E tornava sempre con complimenti inappropriati, sguardi languidi e quel Lin un po’ viscido che la portava a rinchiudersi in camera. Tornavano anche i suoi ex, ma quelli non se ne andavano mai realmente. E tornavano le amiche che l’avevano abbandonata per i fidanzati nuovi di zecca o per compagnie migliori… E, new entry, tornava sempre anche quel cretino di un cantante coreano che non aveva niente di meglio da fare se non renderle la vita impossibile. Già le faceva schifo starsene in quel paese, figurarsi come gioiva al solo pensiero di poter mettere piede fuori casa e rischiare di incrociare il suo sguardo affilato e assassino!

-Scusalo, oggi si è svegliato con il piede sbagliato.- mormorò Tae placando gli animi, o almeno provandoci.

La ragazza alzò le spalle. Non gliene fregava niente degli sbalzi umorali di quel cretino. Lei voleva solo andarsene a casa e stare da sola! Roteò gli occhi quando vide la cinquantesima ragazzina avvicinarsi a loro per chiedere una foto ricordo –Ma è sempre così?-

-Praticamente… Sì!- gioì Dae, annuendo –Ma ormai ci siamo abituati.-

Annuì, concentrandosi sul liquido ambrato. Per una che desiderava risultare invisibile anche quando camminava sui marciapiedi, sarebbe stato un supplizio avere a che fare con gente assillante e isterica che ricercava la sua attenzione solo per una stretta di mano, un autografo, uno scatto assieme… Ma loro sembravano a loro agio in quel pub parecchio in periferia, distante dalla caotica città doveva sembravano doversi sempre nascondere. Per esempio, aveva notato solo in quel momento che non indossavano sciarpe, occhiali e cappelli –questi se li sarebbero potuti pure tenere date le acconciature stravaganti- e anche se la gente sembrava fare caso a loro, non li tormentavano. Era così diverso dall’affollato Tribeca…

-Che hai da fissare?- la voce profonda di Seung-Hyun la ridestò. Era velata di scortesia, quasi fosse un martirio dover sedere al suo stesso tavolo. A prescindere dal fatto che fosse un borioso idiota con dei capelli assolutamente osceni e la simpatia di una cartavetrata sulla schiena, quel ragazzo era quanto di più fastidioso potesse esistere sulla faccia della terra. E non perché si fosse presentato al lavoro rischiando di farla licenziare o perché rispondeva sempre con dosi di acido non richiesto… Semplicemente lo considerava un idiota.

Lin scoccò la lingua, stringendo le mani sui jeans pur di non alzare le dita che fremevano –Stavo pensando che hai dei capelli assurdi.- confessò serena, vedendolo storcere il naso.

-Ma ti sei guardata oggi allo specchio, prima di uscire? Simba chiede che shampoo usi.- il sarcasmo che fece ridere i suoi amici fu palpabile, ma Lin incassò il colpo in silenzio, continuando a trangugiare la sua birra fresca. Effettivamente i capelli erano stati più ingestibili del solito quella notte.

 

I minuti trascorsero inesorabili e prima che potesse accorgersene, si era ritrovata a venire sommersa da un mucchio di domande apparentemente idiote da parte degli unici tre ragazzi che sembravano davvero gradire la sua poco simpatica compagnia. Ma lì, in mezzo a quel nuvolo di persone curiose e una incazzosa, ce ne era una che per tutta la serata l’aveva guardata con disinteresse, raramente le aveva rivolto la parole e quasi mai si era preso la briga di interpellarla. L’unica che, per quanto strano potesse sembrare, sembrava crogiolarsi con piacere nella noia…

-Quindi cosa ti porta qui, America?- GD staccò le labbra dalla bottiglia, guardandola con sguardo penetrante.

Lin rimase zitta continuando a fissarsi le unghie mangiucchiate. Top si passò una mano sul viso –Sta parlando con te, sai?- e lei si ridestò. Lo guardò sbattendo le palpebre esalando un pacato –Ma parlava con me?- che fece scoppiare a ridere SeungRi, accartocciato sulla sedia. Top si morse la lingua e la guardò –E chi dovrebbe essere America tra di noi, scusa?-

Alzò le spalle –Che ne so. Voi vi date sempre soprannomi: GD, SOL, D-Lite, Tip

-Top.-

-E’ uguale.-

-No, non è uguale! E poi perché, tra tutti, hai sbagliato proprio il mio? Diamine, sei proprio straziante!-

Fece per lanciargli addosso una manciata di patatine, ma Daesung intervenne a placare gli animi, spingendo via il volto del ragazzo che, fumante come una teiera, tornò a guardare la televisione accesa con sguardo collerico -Stavamo dicendo… Cosa ti porta qui?- appoggiò il mento sul palmo aperto.

Lin scoccò un’occhiataccia al maknae –La sua parlantina instancabile.- sciorinò piatta, vedendolo portare indietro la testa mentre scoppiava a ridere.

-No, no, intendevo qui a Seoul!-

Guardò il soffitto -La sfortuna…?- sbuffò impercettibilmente al pensiero che, da quella banale domanda, ne sarebbero seguite altre migliaia che vedevano lei come protagonista –Sono venuta a trovare mio padre.-

-Oh, ma quindi tuo padre è coreano?- chiese Tae strabuzzando gli occhi.

Lin arcuò un sopracciglio. Il cognome Moore non è propriamente coreano, avrebbe voluto dirgli, ma quello era un tale tesoro di bontà che non se la sentiva di rispondergli sgarbata –No, è del Nevada.-

-E sei qui con tua madre?-

-No, lei è rimasta a New York.- Per fortuna!

-E tua madre sa che sei qui?-

Lin corrugò la fronte alla domanda seria seria di SeungRi; era visibilmente alticcio e l’occhiata scrutatrice che le stava rivolgendo ne era la prova palese. Mi ci ha sbattuta lei! –No, sono una fuggitiva.-

-Aha!- la indicò vittorioso –Lo sapevo! Quei tatuaggi dovevano pur dire qualcosa! Allora, Alcatraz o Azkaban?-

-Sì, Azkaban, in cella con Bella Lestrange.- gli fece notare Ji Yong annoiato, guancia sorretta dal palmo aperto, spaparanzato sulla sedia. Ri gonfiò le guance, indispettito dalle risate degli amici.

-Ti avrebbero cacciata anche da lì col carattere che ti ritrovi.- Top le scoccò un’occhiata malevola, sorseggiando il suo alcolico con molta, molta pazienza. Quello era un borioso idiota, lo aveva già detto? Nh, ribadire il concetto non faceva mai male. E infatti, ecco che le sue labbra cominciarono a muoversi senza che lei ne avesse realmente voglia.

-Sei proprio seccante, lo sai?- le era uscito con naturale indifferenza, come se lui fosse stato una mosca fastidiosa da scacciare, un esserino inutile. E lo vide tremare quando i suoi amici trattennero le risate. I suoi occhi si erano assottigliati, erano diventati più piccoli e iniettati di sangue; probabilmente stava decidendo, tra le tante, quale morte fosse più la più adeguata per farla soffrire. Si aspettava un insulto, un complimento cosparso di ironia… Ma non avvenne nulla. Si limitò a prendere con brutalità il proprio drink dopo essersi passato una mano sul volto, cominciando a berlo con rabbia. Lin cominciò ad avvertire il disagio entrarle sottopelle, bruciandole le ossa, i nervi, tutto… Perché aveva l’assoluta certezza che quella serata sarebbe stata molto più produttiva per tutti se lei fosse stata da un’altra parte, ma non lì con loro. Con gente che non conosceva e che sembrava appartenere ad un mondo troppo distante dal proprio.

Distolse lo sguardo, ritrovandosi a venir inquadrata dal cellulare del maknae –Che fai?!-

SeungRi sventolò il cellulare –Ti scatto una foto! Alla polizia potrà sempre tornare utile!- scherzò, regalandole un enorme sorriso. Avrebbe voluto rispondere con un bel medio alzato, ma si limitò a borbottare qualche insulto in inglese.

-Odio le foto. Vengo male.- biascicò la ragazza

Top ghignò -Non che nella realtà tu sia Katy Perry.-

-Disse Johnny Depp.-

-Mocciosa.-

-Idiota.-

-Quanto amore a questa tavola!- cinguettò Daesung con un sorrisetto carico di ironia, facendoli scoppiare a ridere. Top biascicò qualche imprecazione mangiucchiando la cannuccia del suo White Russian; Lindsay optò per la roteazione degli occhi corredata da un sonoro sbuffo -E dicci, hai fratelli?-

-Una sorella più piccola…- non si dilungò in spiegazioni futili. Lin sapeva infatti che la parola sorellastra avrebbe dato il via libera ad un mucchio di altre domande fastidiose che, quella sera, non voleva proprio sentirsi rivolgere. Non adorava parlare di sé, men che meno con ragazzi del mondo dello spettacolo che sembravano usciti da una rivista di acconciature futuristiche. Ma chi erano i loro parrucchieri?!

-Ed è carina?- cinguettò Ji Yong mostrandosi vagamente interessato, buttando la testa all’indietro.

-… Molto, molto più piccola.- si affrettò a mettere in chiaro, poco lusingata dello sguardo famelico che le aveva prima regalato.

-Niente carne fresca per il nostro leader- mormorò finto affranto Taeyang, facendolo ridere divertito –Come hai fatto a trovare lavoro al Tribeca? Insomma, quel posto è famoso per le dure selezioni del signor Yoon che non lasciano superstiti!- aggiunse sorpreso.

Lin sbatté le palpebre –Fortuna.- troncò lì qualsiasi discorso, pregando che capissero che la sua voglia di parlare era praticamente sotto zero. Per un attimo si sentì come quella cretina di Bella Swan alle prese con i compagni di classe durante la pausa pranzo, ma per fortuna la band decise di lasciarla perdere per un po’, cominciando di nuovo a ciarlare in coreano veloce e stretto. Si accorse di aver finito la seconda birra e le balenò in testa che protrarre ulteriormente la serata sarebbe stata una perdita di tempo. Recuperò la borsa a tracolla, infilandoci il cellulare -Si è fatto tardi. Devo andare.- non attese obiezioni o domande. Si alzò sotto i loro sguardi stralunati, quasi fosse una matta a piede libero.

-Ma è appena mezzanotte!- si oppose Daesung lanciando un’occhiata all’orologio da polso.

-Casa mia è lontana- ribatté pacata, recuperando l’mp3 dalla tasca davanti della borsa marrone scuro –Grazie della serata. È stato un piacere.-

-A mai più.- cinguettò Top rivolgendole un sorriso compiaciuto, beandosi della sua fuoriuscita di scena. Fu solo allora che lui la guardò per davvero, con quei suoi occhi che, per un istante, furono capaci di paralizzarla, lasciandole solo un enorme vuoto a livello dello stomaco. Era una sensazione sgradevole, di disagio, capace di mettere in allarme il suo istinto di protezione.

-Vuoi che ti accompagniamo?-

-No, non ce n’è bisogno.- vide Tae arricciare le labbra, senza però insistere. Lasciò alcune banconote sul tavolo lasciando perdere i lamenti di Taeyang che voleva offrire quella sera.

Alzò una mano in segno di saluto, avvertendo l’aria farsi più respirabile quando si fu avvicinata alla porta nemmeno troppo distante dal loro tavolo. Posò la mano sulla maniglia, ma la voce sonora di GD la fece bloccare -Ehi, America, tra due settimane daremo una festa per il nostro debutto!- giocherellava con il sottobicchiere; solo dopo qualche istante le lanciò un’occhiata –Ti va di venire?-

-Ma è una grande idea! Vieni anche tu!- aggiunse Daesung con allegria, sorridendole sincero.

Top sbarrò gli occhi -Perché deve venire anche lei?!- Stupida testa azzurra…

-Già perché devo venire anche io?-

-E’ per passare una serata in compagnia!- continuò Tae rigirando la cannuccia nel bicchiere.

C’era tanta gentilezza a quel tavolo –almeno, dalla parte destra-, tanta sincera voglia di averla tra i piedi… Eppure sentiva che qualcosa non andava e gli occhi allungati e colmi di risentimento della fata turchese erano un chiaro segnale di pericolo. Ma non aveva paura e nemmeno ne era turbata. Era infastidita più che altro -No. Credo che non verrò.- esalò asciutta, dando voce al primo pensiero che le era passato per la mente. Solo dopo aver visto i loro sguardi corrucciati –no, Top sembrava stranamente felice del suo diniego- si prese la briga di darsi una risposta ponderata: non aveva voglia di partecipare ad una festa dove non conosceva nessuno e in cui avrebbe rischiato la morte, tenendo conto che uno degli invitati avrebbe preferito metterla sotto una macchina piuttosto che averla tra i piedi. Oh, il sentimento era reciproco, certo, ma Lin era più per il quieto vivere che per la guerra. E, conoscendosi, si sarebbe ritrovata seduta in un angolo a vedere gli altri divertirsi. E poi odiava le serate piene di gente che strepitava.

SeungRi sporse il labbro inferiore, agitando le mani –Dai, andiamo, sarà divertente!-

-Come questa serata?- biascicò Top prima di tornare a giocherellare con il cellulare.

-Ho da fare- borbottò Lin dopo qualche istante. Le espressioni mortificate dei tre zuccherini però fecero scattare in lei qualcosa, come se almeno una scusa dovesse essere d’obbligo visto che l’avevano trattata coi guanti quella funesta notte –E poi non conosco nessuno.- aggiunse alzando le spalle, stringendosi nella felpa nera dei Nirvana.

-Conosci noi!- Tae le sorrise, come se fosse un’ovvietà quella appena enunciata. Lindsay titubò alle sue parole, incerta se accettare o meno. Li conosceva da a mala pena due ore scarse! Non era mica così ragazzina adolescente da credere davvero che quelli fossero amici suoi! Erano più delle presenze che, di tanto in tanto, gravitavano nel suo centro di rilassatezza e assoluta indifferenza al mondo esterno!

Ma le idee brillanti si sprecavano in quel gruppo, perché di fronte alla sua incertezza, Ri si ritrovò a sporgersi e fissarla con un sorrisetto -Puoi portare un’amica se ti va!- propose facendole l’occhiolino.

-Sempre se ne ha.- si ritrovò ad esalare il ragazzo dai capelli azzurri, ricevendo una gomitata da parte di Dae.

-Ti ho sentito Tip- pronunciò con assoluta calma, godendo delle sue imprecazioni a mezza voce. GD nel frattempo si era alzato e con pacatezza le aveva infilato nella borsa a tracolla un biglietto. -Se cambi idea, basta chiamare.- la superò, recandosi al bancone con le mani nelle tasche dietro dei pantaloni. Quella era decisamente fuori di testa… Li fissò uno ad uno, sospirando prima di aprire la porta e salutarli con un vago –Ci penserò su.-

 

Respirò a pieni polmoni prima di entrare in casa. Aprì la porta con un gesto secco senza nemmeno premurarsi di non far rumore; dal giardino aveva scorto le luci del salotto accese, probabilmente Mark e Chyoko erano ancora svegli. E infatti, eccoli lì, seduti sul divano a guardare un documentario. Fu la donna ad accorgersi della sua presenza –Oh, Lin, sei tornata presto!-

-Già.- tolse le cuffie.

-Non dovresti essere a lavoro?- roteò gli occhi quando udì il tono accusatorio del padre, limitandosi a sventolare una mano.

-Non c’era molto da fare e mi hanno mandata a casa a inizio serata.- cacciò le chiavi in borsa, pronta a rifugiarsi nella propria stanza.

-L’inizio serata è alle 9.00.- constatò suo padre assottigliando gli occhi. Li vide restare immobili, in attesa, quasi si aspettassero una chiacchierata cuore a cuore o una banale scusa che giustificasse il suo ritardo. Indugiò sotto l’enorme arco, grattandosi la punta del naso prima di mormorare un vago –Sono uscita con della gente- che li fece sussultare. Effettivamente, detta così sembrava quasi una gang da strada –Gente a posto.- aggiunse incerta, chiedendosi se suo padre avrebbe apprezzato tagli alla moicana e capelli dai più disparati colori.

Chyoko le sorrise radiosa -Oh, quindi ti sei fatta degli amici!-

-A quanto pare.- si dondolò sulle punte dei piedi, a disagio.

-E sono simpatici?- chiese Mark distogliendo lo sguardo dal conduttore immerso nell’afosa savana.

Alzò le spalle –No, proprio no.- e senza attendere oltre, gustandosi le loro espressioni sconcertate, si inerpicò per le scale, sbattendo la porta della camera. Gettò la borsa a tracolla sulla sedia della scrivania, scaraventò gli abiti smessi in giro e si lasciò cadere sul letto, sperando che il sonno venisse ad accoglierla il più in fretta possibile così da dimenticare quell’orrenda serata. Serata che sarebbe stata anche gradevole se un certo coglione non avesse fatto altro che punzecchiarla per tutto il tempo…

Sbuffando, prese l’mp3 girando la rotellina per far scorrere le canzoni. Ma poi, perché quel babbeo ce l’aveva così tanto con lei? Insomma, non che le importasse il pensiero di uno stramboide che se ne andava in giro coi capelli azzurri –azzurri!-, ma diventava estenuante ritrovarsi a dover controbattere alle sue parole colme di fastidio. E tutto perché gli aveva lanciato della Coca Cola addosso per errore. Cielo, che moccioso… Ok, lei non gli aveva porto le sue scuse, ma, beh, ormai era tardi per piangersi addosso…

I titoli slittavano con velocità davanti ai suoi occhi stanchi che lenti si chiusero, mentre la mano scivolava sulle lenzuola a fiori. Storse il naso nel constatare che quella notte nessuna canzone sembrava lenire le sue seccature.

Ecco, ora che ci pensava, Seung-Hyun le ricordava tanto Vermillion Pt. 1, la canzone più inascoltabile che avesse mai avuto il dispiacere di inserire nell’mp3 solo perché uno dei suoi ex aveva avuto la delicatezza di dedicargliela –tipo poco romantico, comunque-; la classica canzone che custodisci fedelmente ma, quando ti viene proposta, premi il tasto avanti. Così dura, ostica, quasi stridente alle orecchie… Eppure accattivante, in una maniera un po’ distorta. Come se dietro quella facciata un po’ difficile da sopportare, indigeribile, ci fosse qualcosa per cui valesse la pena, tanto da spingerla a superarla… A stringere i denti, sopportare e vedere oltre il velo.

Si passò una mano sul viso. Probabilmente era la seconda birra che cominciava a fare effetto.

Lasciò che fosse l’aggeggio a decidere una canzone per lei, stanca di cercarne una che la aggradasse. E prima che potesse accorgersene, le note di Vermillion Pt. 1 si sparsero nelle sue orecchie, facendole sorgere una smorfia di disappunto sul volto ovale. Sbuffò. Già… Alla fine, certe cose tornavano sempre a tormentarla.

 

 

 

 

A Vip’s corner:

Questi primi capitoli sono un vero e proprio schifo -.- E se siete rimaste deluse lo capisco :( E’ questo quarto come sempre di transizione, utilizzato più che altro per descrivere un po’ i caratteri di tutti, delinearli, cercando di non dare spazio solo a Top e Lindsay –e cercare di mettere in evidenza quello che è lo stato attuale del loro rapporto-. Spero di esserci riuscita (Impossibile…). So inoltre che risulterà noioso il fatto che al momento si incontrino sempre al Tribeca, ma è per cause di forza maggiore: non voglio che lei abiti nel loro stesso appartamento o diventi subito amica di qualcuno –si è capito che Lin non è un tipo socievole xD- anche perché la mia storia poggia su altre basi, quindi mi devo arrangiare in queste maniere un po’ tirate per i capelli. Vi prego di chiudere entrambi gli occhi e bendarvi, please ç__ç

Poi, no, non facciamoci infinocchiare dal fatto che GD e Ri l’abbiano invitata a bere. Sono solo incuriositi, tutto qua xD. E GD è fondamentalmente un bastardo che vuole solo divertirsi alle spalle di Top xD Comunque ho accennato ad una festa… E chissà mai che le cose si smuovano. Sempre che Lin ci vada, ovvio xD A proposito di Lindsay, il discorso finale sulla canzone non so nemmeno da dove mi sia uscito –forse ero ubriaca è_è-, ma ho cercato di voler dire qualcosa... Chissà se sono riuscita a trasmettere ciò che avevo in mente…

Bom, non ho nient’altro da aggiungere :) Passerei quindi ai ringraziamenti: ovviamente sono rinnovati a YB-Moon, ssilen, lil_monkey, Myuzu e Monster_Vip per aver commentato il precedente (grazie, grazie e ancora grazie! Non immaginate quanto mi rendiate felice *.*) e tutti quelli che hanno aggiunto Something fra le seguite e preferite (vi mando un sacco di baci, sappiatelo U.U). Ovviamente, ringrazio anche chi legge ma resta in silenzio :) Io invito sempre a lasciare un commentino se vi va, non fa mai male e richiede solo un briciolo del vostro tempo ;)

Alla prossima!

HeavenIsInYourEyes.

 

 

P.S. Se mai voleste ascoltare Vermillion degli Slipknot per davvero –se mai ve ne importasse, insomma-, vi consiglio di ascoltare Vermillion part 2. È semplicemente stupenda ♥

 

   
 
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