Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: My Vanya    28/07/2012    4 recensioni
Tredici storie e tredici canzoni.
Giuro che ho fatto del mio meglio.
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"Ogni sera mi fermo a guardare quella ragazza. È come un magnete. Più la guardo più la guarderei, e solo quando lei mi guarda a sua volta mi scappa un sorriso.
Sembra un angelo con quel viso pallido e le labbra scolorite dal freddo, le labbra che sembrano aver baciato solo altre labbra con l'abitudine di mordere."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-U. N. I.-

 

Inciampo, cado.

Mi gira la testa, troppo dentro di me da gestire.

Non so se è più il dolore, la droga o l'alcool che mi destabilizza così.

Forse è solo il tuo ricordo.

Osservo il mio letto, sopra di me, sono stato fortunato a non rompermi l'osso del collo.

Sul materasso c'è ancora uno dei tuoi fermacapelli, e vorrei bruciarlo, romperlo e poi ricostruirlo per tenerlo nella teca di tutti i ricordi più belli.

Mi scappa da piangere mentre mi rigiro quel fermaglio tra le mani, e fingo di non sentire la tua mancanza, ma i miei occhi sono come tsunami, e non si asciugano mai.

Ho anche finito i fazzoletti, o gli asciugamani puliti.

Chiudo gli occhi ed è giù giovedì.

Eppure ieri era solo domenica.

Mi sono forse bevuto il tempo insieme al caffè stamattina?

È notte ed esco, la felpa larga sulle spalle e qualche soldo da spendere nei bar.

Mi bevo il mio anestetico personale.

E ti vedo, lì, seduta al bancone di una discoteca delle tante.

Sei bellissima, ed io mi accorgo di essere vicino a te in questo momento.

Mi tiro su il cappuccio anche se soffoco di caldo, ma tu mi noti, mi saluti, vieni da me.

“Come stai Ed?”

“Bene”

Sorridi ma sai che mento. Sei l'unica che se ne è sempre accorta.

Guardaci, sembriamo due sconosciuti. Come se il concetto di “io e te” si fosse accartocciato su se stesso e fosse diventato un misero “I e T”

Le tue amiche mi salutano da lontano e la luce illumina il mio sorriso falso ma non le mie lacrime reali.

Un cenno è tutto ciò che riesco a riservare loro. Erano quelle che guardandoci dicevano parole come “per sempre”. Ma noi l'abbiamo mandato a puttane, eh, il per sempre.

Torno a casa e a fine serata sono di nuovo sballato.

Mi perdo in un valzer improvvisato con i miei desideri, le mie visioni e le mie risate impastate.

Non sono mai stato un bravo ballerino in effetti.

Il tour bus è troppo piccolo, non c'è spazio nemmeno per pensare.

Ma sono contento ad immaginarti nel tuo bell'appartamento. Grande ed accogliente.

Guardami, io ho milioni di ragazzi e ragazze che darebbero non so cosa per incontrare i miei occhi ma vivo in un autobus e sono sempre più giù.

Tu hai una decina di amici, vivi in una casa e sei sempre più su.

C'è qualcosa di incredibilmente sbagliato nel vivere come una star.

Anzi, c'è qualcosa di incredibilmente sbagliato nel vivere senza di te.

Ti ricordi il nostro ultimo bacio amore? Io sì.

Eravamo nervosi, tesi come corde di violino.

Come se già sapessimo che era l'ultimo e non volessimo nemmeno darcelo, ma dentro eravamo semplicemente felici di congedarci in quel modo.

Io non avevo paura.

Ed ora mi ripeto che nonostante tutto questo dolore, ne sia valsa la pena.

Anche se è stato soltanto un fottuto mese di noi, non mi importa.

Ne è valsa la pena dalla prima all'ultima volta in cui le nostre labbra si sono incontrate. Quando timide e quando irruenti e vogliose. Non c'è stato nessuno sbaglio.

Domani riparto e sarò presto lontano anche se l'unico luogo in cui vorrei essere è al tuo fianco.

Correrei da te se solo me lo chiedessi.

Ti stringerei tra le braccia per tenerti al riparo da tutti gli errori che ho fatto, che faccio e che farò. Non posso impedirli ma posso tenerteli lontani.

Assieme a stringersi come la prima volta.

Ma poi ti vedo con quel ragazzo, nel parco dove passavamo le giornate a scrivere pezzi di canzoni con la tua voce e la mia chitarra.

Lo vedo che ti guarda come se il parco nemmeno esistesse, lo vedo che ti ama meglio di quanto ti amassi io, che credevo non fosse possibile.

“Come stai Ed?”

“Bene”

E sorrido, per davvero stavolta, perché alla fine la tua felicità è l'unica cosa che conta.

























 

Buondalve di nuovo!
Eccoci al terzo capitolo.
Spero vi piaccia come gli altri. Diciamo che è quasi un continuo di Drunk, anche nel testo.
Stavolta non ho parlato dei capelli di Ed, mi sento fiera di me stessa.
Ma torneranno presto all'attacco, non illudetevi.
Grazie per tutte le recenzioni.
Un bacio,
Maylene

 

  
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