Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Kim WinterNight    28/07/2012    1 recensioni
Allora, premetto che ero titubante all'idea di pubblicare questa mia bacata produzione, ma mi sono detta che si può sempre provare, c'è sempre qualcuno che potrebbe apprezzare.
Detto questo, vi anticipo subito che i protagonisti saranno componenti di diverse band che amo, che si raggruppano in un'unica formazione chiamata 'Faithless' e che, tendenzialmente, non c'entrano niente gli uni con gli altri. In più, fanno parte del gruppo anche un artista italiano che proprio ci sta a fare come i cavoli a merenda, per intenderci, e una comune ragazza con un passato difficile.
Be', spero di avervi incuriosito.
Allora, leggete e ditemi cosa ne pensate, perché mi piacerebbe capire se sono completamente pazza oppure no, a scrivere certe cose!!!!
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

25

 

 

Il taxi sfrecciava per le vie stranamente poco trafficate di Londra. Erano circa le nove di sera e avevo scoperto che un volo per Milano sarebbe partito circa un’ora e mezza più tardi. Perfetto. Dovevo assolutamente lasciare la città il prima possibile, in modo da non dare la possibilità a nessuno di provare a seguirmi e pregarmi di cambiare idea.

Avevo sbagliato a rispondere a quell’annuncio lasciato dai Faithless, sarei dovuta rimanere nell’ombra e continuare a vivere con mio padre, nel tentativo di sopportarlo finché non avessi trovato un lavoro che mi permettesse di andarmene di casa. Invece avevo risposto a quella loro dannata ricerca e da lì era cominciato tutto. Non ero adatta a vivere in mezzo a delle persone adulte, perché nel mio cervello l’apposita maturità non c’era. Me n’ero accorta non appena Michele aveva cercato di conquistarmi, e allora mi sarei dovuta distaccare, anziché gettarmi tra le sue braccia. Così anche l’ira e la gelosia di Matt si erano scatenate, riversandosi sui Faithless e sul nostro rapporto. In più c’era stata la faccenda di Corey che mi aveva allontanato da Joey, soltanto perché io, come al solito, non avevo capito niente e lo avevo respinto nonostante cercasse di spiegarmi la sua posizione. Poi, sempre a causa mia, la sorella di Max era stata allontanata dalla saletta. Lo scompiglio nel gruppo era sempre stato portato da me, così come l’incrinazione e la tensione dei rapporti tra i componenti.

Ma stavolta non avrei sbagliato, non sarei rimasta a guardare mentre tutto andava a rotoli a causa mia, non l’avrei permesso ancora. Ora stavo facendo soltanto la cosa giusta e non me ne sarei pentita.

Una volta giunta in aeroporto, pagai la corsa e scesi, mentre una leggere brezza mi sferzava il viso.

Mi trascinai dietro il mio trolley e mi avviai all’interno della struttura con l’intenzione di fare il check-in per poi rifugiarmi in un angolo e aspettare l’orario dell’imbarco.

Nessuno mi avrebbe trovato e non avrei permesso che le cose andassero diversamente da come avevo deciso. Quella era stata la scelta migliore che avessi mai fatto in venticinque anni di vita e, nonostante il dolore mi squarciasse il petto, l’avrei portata avanti fino all’ultimo.

Presto mi sbarazzai del pensiero del check-in e mi fiondai in un angolo da cui riuscivo a scorgere soltanto gli orari delle partenze e degli arrivi, mentre tutto il resto mi veniva oscurato da un muro su cui posai la testa, sospirando. Mi sentivo affranta e triste. Mi sarebbe mancato ogni singolo componente del gruppo e questa sarebbe risultata la parte più difficile da sopportare. Serj con il suo ottimismo, Joey con la sua allegria e i suoi consigli, Janne con le sue battute stupide, Max e il suo temperamento latino colmo di vitalità.

E Michele, intelligente, sicuro di sé, riflessivo.

E Matt, bello, impulsivo, passionale.

Calde lacrime presero a rigarmi le guance. Era impossibile, stavo sul serio abbandonando tutto per tornare in Italia a vivere la vita che ormai non ricordavo più di aver vissuto? Chissà come sarebbe andata.

In quel momento mi venne in mente che non sapevo assolutamente dove andare.

Afferrai il cellulare e scorsi la rubrica, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano. Non ero sicura che Anna mi avrebbe risposto. Sperai che non ce l’avesse ancora per me per il fatto che me ne fossi andata senza salutarla, ma era stato mio padre ad opprimermi e a farmi pressione.

Da allora io e Anna ci eravamo sentite saltuariamente e lei mi era parsa un po’ fredda e distaccata.

Il suo era ancora il primo numero della lista. Schiacciai convulsamente il tasto verde e la chiamata partì.

Sentii gli squilli che si susseguivano e il cuore perse un battito quando la sua voce mi arrivò alle orecchie.

Liz?” Il suo tono era sorpreso e leggermente incerto.

Annuccia” mormorai, scoppiando nuovamente a piangere. Non avrei voluto, ma fu inevitabile. Tuttavia sapevo che con lei potevo essere me stessa, senza pensare né riflettere su cosa dovessi dire o fare per compiacerla. O almeno, così era sempre stato in passato e ora il mio desiderio era quello che potesse essere ancora così con la mia vecchia amica.

“Oh, tesoro! Perché piangi?”

“Sto tornando a casa” dissi tra i singhiozzi.

“Cosa?” sbottò. “Perché?”

In quel momento udii la chiamata dell’imbarco del mio volo.

“Ti racconto tutto quando arrivo. Dimmi soltanto se posso stare da te per qualche giorno.”

“Certo che puoi!” dichiarò, alzando il tono di voce. “Non devi nemmeno chiederlo.”

“Grazie” piagnucolai. “Sono felice che tra noi non sia cambiato niente” aggiunsi, riprendendo ad asciugarmi le lacrime.

Presi il trolley e mi alzai.

“Anche io.” Immaginai che stesse sorridendo dal tono della sua voce.

Silenzio.

“Devo andare” dissi.

Mi incamminai verso l’uscita, mentre un sacco di persone mi passavano accanto, quasi di corsa.

“Vuoi che ti venga a prendere?” domandò.

“Prenderò un taxi.”

Ci salutammi e riagganciai, gettando il cellulare dentro una tasca interna del trolley, dopo averlo spento.

Mi diressi dietro a tutti gli altri passeggeri e mi immersi tra la marmaglia.

Non so perché, ma qualcosa mi indusse a voltarmi indietro.

E li vidi.

Michele e Matt, così diversi eppure così uniti dallo stesso amore per me, per la persona sbagliata che non aveva fatto altro che procurargli sofferenza. Stavano là, vicini, con lo sguardo fisso su di me, come se aspettassero che ci ripensassi.

Ma ciò non accadde.

Mi dovetti sforzare immensamente per non correr loro incontro, eppure rimasi con i piedi piantati per terra a guardarli come se non fossero nemmeno là.

Michele era arrabbiato e deluso, sul suo viso teso, le sopracciglia erano inarcate e gli occhi puntati sui miei erano accusatori.

Matt era triste. Sembrava che volesse piangere da un momento all’altro e le sue spalle erano incurvate in maniera strana, come se tutto il dolore che provava si riversasse su di esse. Gli occhi erano sgranati e lucidi.

Il cuore mi si spezzò, fu quasi come se un rumore orribile mi si espandesse per tutto il petto, fino a raggiungere ogni singolo recettore del mio corpo.

A ridestarmi da quella fase di trance fu l’ultima chiamata del volo.

I due ragazzi raddrizzarono le spalle e rimasero immobili a fissarmi intensamente, aspettando una mia mossa, un mio passo verso di loro, un mio ennesimo errore.

Che non avvenne.

Gli voltai le spalle e mi affrettai ad accodarmi agli ultimi ritardatari.

Senza guardare più indietro, camminai velocemente e mi gettai definitivamente il passato alle spalle.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > MultiBand/Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Kim WinterNight