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Autore: Princess Kurenai    28/07/2012    2 recensioni
La pioggia si abbatteva crudelmente sui dorati palazzi di Asgard, specchio dell'umore del loro tormentato Principe che, con movimenti nervosi, si aggirava nei pressi della Casa dei Guerrieri. Non era solo l'ira quella che lo faceva camminare lungo i corridoi con passo inelegante e celere, era più che altro irritazione dovuta alla poca fiducia che il Re, suo Padre, riponeva in lui e nelle sue doti di guerriero.
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Laufey, Loki, Odino, Thor
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Chronicles of Thunder and Ice
Titolo del Capitolo: 3. I bordi prendono una forma indistinta
Fandom: Thor
Personaggi: Thor Odinson, Loki Laufeyson
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Avvertimenti: What if? (E se…), Alternative Universe
Conteggio Parole: 1277 (FiumiDiParole)
Note: 1. Partecipante alla challenge indetta da 500 Themes Italia con prompt: 235. I bordi prendono una forma indistinta
2. Si tratta di una Alternative Universe dove mi baso un po’ sui comics della Marvel ed un po’ sulla mitologia norrena. In questa fic Loki non è stato adottato da Odino e né quest’ultimo né Thor lo conosco. Thor è ancora un adolescente guerrafondaio e ad Asgard non sono state costruite le mura per proteggerla dai Giganti. Inoltre, Asgard e Jotunheimr – secondo le mie informazioni - sono separati da un fiume: l’Iving. Questo per via dell’assenza delle mura.
3. Capitolo più che altro di transizione! Utilizzo il termine Áss ad un certo punto, si tratta del singolare di Aesir (abitante di Asgard). Spero vi piaccia!
4. Dedicata alla mia dolce metà ç///ç grazie di esistere amore. Ti amo!



{ Chronicles of Thunder and Ice ~
- 3. I bordi prendono una forma indistinta -



L'attacco era giunto senza che Thor potesse tentare di fuggire – cosa che, in un’altra occasione, avrebbe accuratamente evitaro.
Tutti i sensi del giovane Dio erano addormentati dal freddo e dal torpore del sonno, e solo dopo essere stato ferito dagli artigli di un gigantesco lupo di Jotunheimr sentì l'adrenalina invadergli il corpo come un'ondata di calore.
Erano la voglia di vivere ed il suo smisurato orgoglio a farlo muovere, e anche se dalla ferita al petto gli causava non pochi problemi - insieme al sangue che stava andando ad imbrattare i suoi indumenti e la neve -, avrebbe continuato a tenere la sua arma in mano e a difendersi dai predatori.
Aiutato dalla luna appena sorta, riuscì a uccidere due bestie decapitandole con la spada, ma si rese presto conto di essere ancora in pericolo.
I lupi erano troppi, e nonostante le perdite quegli animali sembravano aver voglia di giocare con lui prima di tentare di divorarlo. Si divertivano nell'attaccarlo e nel vedere la sua difesa diventare sempre più goffa, a ferirlo e ad attendere una sua mossa successiva.
Rapide nuvolette d'aria condensata uscivano dalle sue labbra socchiuse e la rabbia, seguita poi dall'adrenalina, iniziò presto a scemare lasciandolo in ginocchio sulla neve scarlatta.
Dov'era finito il suo vigore? La forza che tanto ostentava?
Thor era il più grande guerriero di Asgard... come poteva essere sconfitto da quegli animali?
" Fatevi sotto!", gridò, sollevandosi ancora con orgoglio. " Non mi farò battere da degli esseri di Jotunheimr!"
Si difese ancora, incapace di attaccare, ma ogni suo movimento gli causava delle fitte e ben presto la sua vista si appannò, rendendogli impossibile riconoscere le sagome dei lupi.
Era stato aiutato dalla luna fino a quell'istante... ma ormai sentiva di non poter fare niente.
L'attacco che ne seguì gli causò una nuova ferita al braccio che gli strappò un urlo di dolore.
Non riuscì a fermare le lacrime che iniziarono a scorrere sul suo viso, guidate dall'umiliazione e dal timore della morte che sembrava essere ormai prossima.
Non poteva morire. Non voleva morire!
Cercò ancora di sollevarsi e di guardare i lupi, ma non ci riuscì e si ritrovò quasi a pregare suo padre affinché apparisse proprio in quel luogo per salvarlo. A quel punto, Heimdallr doveva averlo sicuramente avvistato e avvertito il Padre degli Dei… quindi, perché non era già lì?
“ P-padre…”, ansimò ma non accadde niente.
Che Heimdallr non riuscisse a vederlo in quella maledetta foresta?
Gli sfuggì un gemito e una voce – improvvisa ed insperata - gli fece trattenere il respiro.
" Fermi!", non sapeva chi avesse parlato, né riusciva a vedere il possessore di quella voce - giovane, eppure così fiera e forte.
Ansimò, assottigliando gli occhi per cercare di capire chi fosse - amico o nemico? -, senza riuscirci. I bordi dell'essere che avanzava verso di lui erano indistinti.
" C-chi...", cercò di parlare, ma la sua voce suonò flebile e debole.
L'essere non rispose - o forse non lo sentì -, attaccando invece uno dei lupi che si era fatto avanti.
Avvertì la colluttazione senza poterne vedere l’esito poi, con le forze che lo abbandonavano, chiuse gli occhi perdendo i sensi con la totale incertezza del suo futuro.


Loki bloccò l'attacco del lupo con la lancia, scivolando leggermente nella neve e resistendo con tenacia all'impeto dell'animale.
Non era forte fisicamente, e visto che era solo contro un intero branco, sapeva di non poterli sconfiggere in combattimento… tuttavia, poteva sempre spaventarli utilizzando proprio la superiorità numerica.
Si concesse un sorriso e mosse le dita, mormorando poche parole nella lingua degli antichi. Un incantesimo semplice ma utile, e quando accanto a lui apparvero delle sue copie perfette - stessa pelle blu, occhi scarlatti e capelli corvini - comprese di aver vinto.
Erano tante e superiori al numero dei lupi che, come aveva previsto, preferirono perdere la preda piuttosto che uscirne sconfitti.
Le fece sparire quando non avvertì più la loro presenza, e si volse verso l'essere che aveva salvato.
L'aveva degnato di un solo sguardo al suo arrivo e quello era bastato per fargli capire che si trattava di un abitante di Asgard.
Non era un adulto, forse era più grande di lui di pochi anni, ma di una cosa Loki era certo: si trattava di uno sprovveduto.
Era solo, sperduto nella foresta... che pensava di fare?
Si avvicinò a lui, senza nascondere uno sguardo superiore anche se in cuor suo era incuriosito dal singolare aspetto dell'Áss.
In vita sua era il primo straniero che vedeva e che non fosse raffigurato nei suoi libri.
Aveva la pelle di uno strano colore – forse causato dal malore che l’aveva sicuramente colto - ed i capelli di un affascinante color oro - segno distintivo della sua stirpe.
Per un attimo fu tentato dall'allungare la mano e toccarlo, ma la sua natura di Gigante di Ghiaccio avrebbe causato altri danni al giovane, che era già in pessime condizioni anche senza venire bruciato dalla sua pelle gelida.
Si morse le labbra e, raccogliendo uno degli indumenti dell'Áss lo utilizzò per fasciarsi le mani e farlo voltare senza causargli ulteriori ferite.
Era più pallido del previsto, e perdeva tanto sangue... non poteva curarlo lì.
Decise quindi di aiutarsi con la magia per sollevarlo dal gelido terreno ed iniziò a trasportarlo verso il suo rifugio il più velocemente possibile.
Non era certo di quanto giuste potessero essere quelle azioni, gli Aesir erano i nemici giurati dei Giganti del Ghiaccio e lui ne stava portando uno a casa sua – il suo unico rifugio che lo celava dagli occhi di suo padre e dei nemici - con l'intento di curarlo.
Non aveva senso, ma gli sembrava la cosa giusta da fare.
Forse… voleva davvero solo un po' di compagnia, ed anche scoprire qualcosa sugli Aesir che i libri non potevano insegnargli.



Lentamente il suo corpo iniziò a riprendere coscienza, lasciandosi guidare da un rassicurante calore.
Cercò di muoversi, ma scoprì presto di non riuscirci.
I suoi muscoli erano come ancora addormentati e non poté non emettere un lamento nel capire di essere quasi paralizzato.
" Sta fermo."
Una voce lo bloccò. La riconobbe subito come quella appartenente alla persona che l'aveva salvato – se era vivo era ovvio che quello fosse il suo salvatore -, e con non pochi sforzi riuscì ad aprire gli occhi.
" C-chi sei?", domandò, cercando di mettere a fuoco il volto dell'altro.
Stranamente non ci riuscì.
I bordi erano sempre indefiniti e sentì di provare parecchia fatica anche nel tenere gli occhi aperti o a parlare.
" Loki. E devi riposare. Le ferite hanno creato una sorta infezione ed hai la febbre. Quindi vedi di stare buono se non vuoi morire.", dichiarò Loki con tono autoritario, intriso però di concentrazione e preoccupazione.
Thor aprì bocca ma non fiatò, sentiva che l'altro aveva ragione... e in tutta sincerità non aveva neanche voglia di discutere.
Chiuse quindi gli occhi fidandosi completamente di Loki, il suo salvatore.



Dopo che l’Áss – ancora senza nome – si addormentò di nuovo, Loki continuò a curarlo con la sua magia e con delle erbe per tutta la notte.
Se non riusciva a far abbassare la febbre, non poteva intervenire sulle ferite. Rischiava di indebolirlo troppo e… di perderlo.
Sua madre gli aveva insegnato poco delle arti mediche, tutto ciò che conosceva era opera dei suoi studi solitari e di esperienze personali, quindi diede il meglio di sé per far sì che l'altro sopravvivesse almeno alla notte.
Sentiva di non potersi permettere di perdere un’altra persona, anche se non conosceva quel giovane né sapeva ancora il suo nome.
Attese paziente e solo quando vide il viso dell’Áss assumere una colorazione più sana – per la sua stirpe ovviamente – e smettere di sudare, Loki poté concentrarsi sulle ferite.
Solo all'alba il pericolo parve essere scampato e ormai i suoi occhi erano così stanchi da fargli vedere tutto sfocato. Se li stropicciò e, sbagliando, si distese con le braccia incrociate accanto al suo paziente... sperando che andasse tutto bene.



   
 
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