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Autore: Dafne    11/02/2007    9 recensioni
Una ragazzina appena investita con il nome di " Silver Saint di Linx " e con il desiderio di diventare maestra viene assegnata a Milo, portando una ventata di allegria al Grande Tempio... o meglio, un tornado di istinti omicidi. Ma è davvero tutto così allegro? Chi sta tramando nell'ombra, mietendo vittime a non finire? Nuovi personaggi, nuovi combattimenti, nuovi nemici. E stavolta, la posta in gioco è davvero troppo alta, persino per i Gold Saint.
Genere: Romantico, Comico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La scura volta celeste si schiarì appena sotto i primi raggi arancioni dell’alba, pronta a lasciare che il sole rischiarasse lentamente i visi di coloro che, dopo una notte insonne trascorsa completamente alla tredicesima –causa assemblea-, si erano trascinati sui gomiti fino alle proprie Case.

Marin ed Aphrodite si erano offerti di portare June in infermeria, nonostante le proteste della bionda, mentre Saori, con fare noncurante, si era già preoccupata di curarsi il polso con il suo potere divino.

 

Shaina sbuffò appena, spostando lo sguardo su uno dei pochi Cavalieri rimasti nella sala: Shura, con un volto visibilmente stravolto, barcollava appena, mostrando un volto talmente spaventoso che qualcuno lo scambiò per Samara di The Ring.

 

“Ehm… Capricorn?”

 

Quello voltò solo la testa verso di lei, soffocando uno sbadiglio; poi, tornando a barcollare, continuò il suo lento incedere.

 

“Stai zitta, Shaina…” borbottò, con gli occhi ormai chiusi dal sonno. “Non voglio sentire la tua ramanzina. Io ho detto ciò che pensavo, perciò non rompere.”

 

“Aspetta, fermati!”

 

“No.”

 

Shaina alzò gli occhi al cielo, scotendo la testa, senza preoccuparsi minimamente di ciò che pensavano gli altri Cavalieri rimasti a fissare quella scenetta.

 

“Incredibile, tu hai la testa più dura di…”

 

“Di?”

 

“Uhm… Non mi viene in mente niente di più duro della tua testa.”

 

Capricorn represse a malapena l’istinto omicida che provava per la Sacerdotessa; trascinò i piedi lontano, continuando a tenere gli occhi chiusi.

Shaina non demordeva.

 

“Ti ho detto di fermarti!”

 

“Tsk!”

 

“SHURA, DANNAZIONE, FERMAT-”

 

Troppo tardi: Shura non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi rabbioso verso la Sacerdotessa per dirgliene quattro che centrò in pieno la colonna portante della Tredicesima, incrinandone la levigata superficie di marmo.

 

“Oh cielo!” mormorò Aioria, preoccupatissimo, dirigendosi verso il compagno. “Shura, ma lo sai quanto costa una colonna del genere??”

 

Il fatto che Capricorn non l’avesse mandato a quel paese era il chiaro segno che fosse svenuto.

 

Shaina sospirò appena mentre deviava i suoi passi, allontanandosi dalla Tredicesima e lasciandosi alle spalle quei due; ora, il suo unico desiderio era dormire.

 

Cercò di distogliere lo sguardo dalle pozze di sangue che ancora coprivano la scalinata, puntando le iridi smeraldine dritto innanzi a sé.

Le socchiuse appena solo quando provò ad identificare la figura che le veniva incontro, tentando di allontanare il senso di spossatezza ed assumere un portamento sicuro.

 

Camus…

 

La Sacerdotessa affrettò il passo, mantenendo uno sguardo indifferente man mano che il Cavaliere, senza Cloth addosso, le si avvicinava.

 

Cinque metri.

Due.

Uno.

 

“Ophiuc-” iniziò Aquarius, inarcando il sopracciglio; lei non lo degnò di uno sguardo, limitandosi a passargli accanto stringendo appena i pugni.

 

Cos’è questa sensazione?

 

“Aspetta.”

 

Non era un invito, era un ordine; Aquarius si voltò verso la ragazza, riuscendo ad afferrarle il polso e costringendola a fermarsi.

I passi di lei si arrestarono all’istante, giusto qualche gradino più sotto rispetto alla posizione del Gold; Shaina sentì il proprio corpo irrigidirsi in modo innaturale, cosa che le impedì di voltarsi e tirare un ceffone a Camus solo per aver osato sfiorarla.

 

“Ho bisogno di parlarti.”

 

“…”

 

“Quella è la mia battuta.” Commentò il Gold, senza alcun sentimento nella voce; attese, mentre le dita della sua mano stringevano ancora il polso della Sacerdotessa con fermezza.

 

Sei proprio come il ghiaccio, Camus.

Perfino il tuo tocco trasmette un qualcosa di pungente, arido.

 

“Mi fai male.” Fu l’unica risposta che diede lei, voltando il capo indietro per incrociare gli occhi di Aquarius; lui non aggiunse altro, ma la sua presa era ancora salda.

 

Poi, lieve, la voce di Shaina gli giunse alle orecchie con un velo di amarezza.

 

“Perché mi trattieni? Ti diverte forse vedermi in questo stato pietoso?”

 

Ophiucus ritrasse il braccio con un movimento brusco, continuando a fissare il Gold con uno sguardo pericoloso; non voleva mostrarsi debole proprio di fronte a lui, mai e poi mai un altro uomo l’avrebbe vista piangere!

 

“Come può una strage del genere lasciarti indifferente, Camus?” sibilò, stringendo i pugni talmente forte che le unghie le penetrarono nella carne, ferendole i palmi.

“Perfino Mur all’assemblea sembrava scosso. Ma tu no, tu hai continuato ad ascoltare tutto senza la benché minima traccia di rimpianto! Mi fai davvero schifo!”

 

Il Gold non abbassò lo sguardo, si limitò ad ascoltare, almeno in apparenza, tutto il veleno che la Sacerdotessa gli stava sputando addosso; sembrò non curarsene, però, e questo fece perdere alla ragazza anche l’ultima briciola di pazienza che non aveva.

 

“Sei solo una stupida macchina da guerra, come d’altronde tutti noi! Mentre uccidevi qualcuno, non ti sei mai chiesto il perché lo stavi facendo?”

 

Non si curò minimamente di abbassare la voce, nonostante fosse consapevole che oramai l’avevano udita sino in Siberia; quella sera, poco prima dell’assemblea, Saori l’aveva mandata a chiamare Marin ed Aioria.

 

E grande fu la sorpresa nell’udire i discorsi di quella che un tempo era la sua più acerrima nemica, tanto che non rivelò subito la sua presenza: ascoltò parola per parola, quasi stupendosi della debolezza che Eagle aveva dimostrato in quel momento.

 

Così forte e allo stesso tempo così fragile; incredibile quanto tu sia simile a me, Marin, dietro la maschera.

Perché, nonostante non portiamo più niente per coprire il volto, la nostra mascherata continua ancora adesso, assieme a tutti gli altri.

 

Siamo solo donne e uomini che si nascondono dietro un velo d’ apparenza, celando i sentimenti e le emozioni che altrimenti ci renderebbero fragili.

Siamo prigionieri in questo mondo che noi stessi abbiamo creato, rifiutando una vita normale per dedicarla a qualcun altro.

 

Siamo solo macchine da guerra, Camus, ma vorrei davvero che tu cercassi di negarlo.

  

Eppure lui non accennava ad aprir bocca; al contrario, sembrava non volerla fermare, spronandola a sfogarsi ed a gettare la maschera che Shaina aveva così faticosamente costruito e dietro cui si era nascosta.

 

Vaffanculo.

 

“Non startene lì impalato…” sibilò lei, ansimando appena per lo sforzo nell’urlare.

 

Silenzio.

 

Sul volto di Shaina apparve una smorfia di disgusto, mentre la Sacerdotessa continuava a fissare il cavaliere dinanzi a sé.

 

“Neanche dopo tutto quello che ti ho detto reagisci, eh? Mi dai proprio sui nervi!”

 

“…”

 

“CAMUS, DANNAZIONE, DI’ QUALCO-”

 

“Grazie…”

 

“-sa…” la sillaba le morì in gola, senza neanche sforzarsi di uscire. Shaina ora guardava disorientata il Cavaliere, come a voler capire quello che egli voleva dire.

 

“Eh?”

 

“Questa è la seconda volta che esprimi chiaramente i tuoi sentimenti.” Mormorò Camus, con appena l’ombra di un sorriso sulle labbra.

Shaina pareva sempre più confusa.

 

“La seconda?”

 

“Durante la battaglia, nonostante combattessi con tutte le tue forze, tu piangevi.”

 

“N-no! Non è vero!” si apprestò a negare lei, con voce flebile.

 

Lui scosse la testa. “Non hai versato lacrime, questo no. Ma dentro di te versavi quelle stille salate che tutt’ora cerchi in tutti i modi di combattere.”

 

“Ti sbagli! Io non-AH!”

 

La ragazza si portò le mani al petto, notando solo ora le gocce di sangue che le scorrevano dal palmo destro fino ad andare lentamente a ricoprire tutto l’avambraccio braccio di rivoli vermigli; non era una ferita grave, ne aveva avute di ben più gravi, eppure non riusciva a sopportarne il dolore.

 

Era davvero quella ferita a farle male? O forse era solo il suo cuore a sanguinare?

 

Non trovò risposta a quegli interrogativi, non ne ebbe il tempo: Camus le prese la mano e si portò il palmo di lei dinanzi al viso, posando le labbra su quelle piccole ferite per arrestare il flusso di sangue.

 

La Sacerdotessa non si ritrasse, troppo shockata da quella situazione per muoversi; rimase immobile, continuando ad osservare il fare del cavaliere finché questi non interruppe il contatto, lasciandole andare la mano.

 

“Ah…”

 

è il mio ringraziamento per avermi aiutato, oggi.” Fece lui, con fare indifferente, portando le mani in tasca.

 

Dovrei aiutarti un po’ più spesso, allora…

 

Shaina non rispose, continuando a fissare Camus con fare stralunato; si accorse solo dopo che lui le stava porgendo un pacchetto.

 

“Personalmente non me la sono sentita di accettare il tuo regalo senza ricambiare.” Spiegò il cavaliere, voltandosi. “E nonostante tu abbia cercato di rompermi due costole con il tuo calcio, ho deciso di essere magnanimo…”

 

Lei aprì bocca come per dire qualcosa, ma niuna parola le uscì dalle labbra; si limitò a ricambiare il “ci vediamo” di Camus, prima di vederlo sparire nell’Undicesima Casa.

 

Ora, sdraiata sul letto della propria camera, Shaina continuava a tenere gli occhi fissi sulla piccola sfera di neve posata sul comodino, non curandosi di aver perduto il sonno solo per quella contemplazione.

 

“Tipico di te.” sussurrò lei, sorridendo appena. “Direi che ti sei fatto perdonare… Camus…”

 

 

 

 

In un’altra Casa, sdraiato sul letto, Milo tentava inutilmente di prendere sonno, riverso su un fianco.

 

Oramai era già mattina, ma lui non se ne curò minimamente, troppo stanco persino per alzarsi: aveva trascinato un Kanon praticamente andato all’altro mondo fino alla Terza, poi si era di nuovo fatto tutti gli scalini in salita fino all’Ottava ed era crollato sul letto, sfinito, abbandonando l’armatura lì vicino.

 

“Che razza di Natale…” continuava a pensare, ricordando gli avvenimenti di poche ore prima.

Il Cavaliere dell’Acqua gli aveva dato parecchio filo da torcere e, nonostante Saori avesse detto che la sua forza deriva dall’unione di più Dei, Milo non riusciva a non irritarsi per non essere riuscito a toglierlo di mezzo.

 

Come un cacciatore che non è riuscito ad uccidere la sua preda.

 

Il Gold scacciò via quel pensiero, mentre le palpebre iniziavano a diventare pesanti; il suo unico desiderio, ora, era riposarsi.

 

Evidentemente, però, il destino non era d’accordo con lui, dato che un vaso da comodino lo colpì forte in testa, procurandogli un piccolo bernoccolo; Milo si tirò immediatamente su, mentre quel poco sonno che aveva spariva del tutto.

 

“Cris…” sibilò lui, sgranchendosi le dita. “Vuoi forse ammazzarmi???”

 

“Oh, scusami, cucciolo!” rispose la ragazzina, sbucando da dietro una montagna di indumenti ed oggetti che aveva appena tirato fuori. “Sai com’è, il trasloco è una brutta cosa…”

 

Brutta per te, semmai.

 

Lasciando perdere il modo in cui Cris l’aveva chiamato, Milo si portò una mano alla tempia, massaggiandosi il bernoccolo. “Non dovevi andare da Kanon?”

 

“Ci sto andando, ci sto andando!” esclamò lei, di rimando, continuando a gettare cose alla rinfusa. “Ho già portato tutta la mia roba… Solo che non trovo una cosa.”

 

Evitando i vari oggetti volanti, Scorpio inarcò un sopracciglio, notando come la sua ex allieva fosse di colpo diventata triste; ma durò un attimo, perché lei si voltò e gli gettò le braccia al collo, rischiando di ucciderlo sul colpo.

 

“Miluccio!” gridò lei, sfondando il timpano al Cavaliere. “Non essere triste, ti verrò a trovare tutti i giorni!”

 

“Oh, no, per carità, piuttosto sbarro le porte!” ribatté lui, tentando di scollarsela di dosso. Gli occhi da cucciolo bastonato di Cris si fecero lacrimosi.

 

“Cattivooo!!”

 

Milo sospirò pesantemente, alzando gli occhi al cielo; la Cris versione “mocciosa frignante” non gli sarebbe mancata per niente.

 

“Comunque…” riprese lei, estraendo dalla tuta un qualcosa di non identificato e porgendolo al ragazzo con una delicatezza tale che il cavaliere dovette nuovamente spostarsi per evitare di rompersi il naso. “Questo è per te!”

 

Scorpio afferrò l’oggetto con una mano, portandoselo dinanzi agli occhi. “Ehm… Grazie.” Mormorò, scrutando per bene la cosa. “Che cos’è?”

 

Cris mise immediatamente il broncio, incrociando le braccia al petto. “Un pacchetto.” Rispose, offesa, mentre Milo realizzava che quella cosa deforme era solo un involucro di carta.

 

Lo sfasciò con un gesto quasi curioso, ritrovando poi tra le mani un caleidoscopio con su inciso il simbolo dello scorpione.

 

“Quello l’ha fatto aggiungere dal nobile Mur…” spiegò la ragazzina, indicando il simbolico dorato. “Ti piace?”

 

“Dev’essere un oggetto costoso…” commentò lui, chiedendosi come mai avesse fatto Linx a permetterselo; lei arrossì soltanto, ma Milo sembrò non farci caso.

 

“Certo che hai sprecato un sacco di carta per fasciarlo… dovresti imparare ad impacchettare i regali…”

 

Cris spalancò la bocca in modo davvero poco femminile. “Brutto…” imprecò, stringendo i pugni, ma si bloccò non appena sentì la mano del cavaliere accarezzarle la testa.

 

“Grazie, piccola peste.” Disse lui, sorridendo. Poi, prima che la ragazzina ebbe il tempo di capire cosa stesse succedendo, Milo portò le mani dietro il collo di lei, lesto, per poi ritirarle quasi subito con un gesto meccanico.

 

Pochi secondi dopo, Cris sentì un peso leggero picchiettarle il petto e lei abbassò lo sguardo per vedere cosa fosse.

Si ritrovò a fissare uno strano ciondolo argentato, al cui centro spiccava una pietra azzurra.

 

“Prima stavi cercando questo, vero?” chiese il Gold, con fare indifferente.

 

Linx non riusciva a credere ai propri occhi: quello era il ciondolo che le aveva donato sua madre!

 

“Ma come…?”

 

“Nel momento in cui me lo facesti vedere all’ospedale, la pietra era totalmente distrutta ed il ciondolo si era piegato.” Spiegò Milo, con voce atona.

“Così ho pensato che fosse un peccato lasciarlo in quello stato e, quando sono venuto a prenderti, te l’ho sfilato dalla tasca senza che tu te ne accorgessi. L’ho portato da un orefice, ho fatto sostituire la pietra e raddrizzato il ciondolo.”

 

Appena il cavaliere ebbe finito, tra i due cadde il silenzio; Cris portò entrambe le mani a stringere il ciondolo, lo sguardo ancora abbassato nascosto dai capelli.

All’inizio non disse nulla.

 

Poi, scintillante come l’acqua, una piccola lacrima le scivolò lungo la guancia e lei l’asciugò subito, sperando che Milo non se ne accorgesse.

 

“Stupida.” Disse lui, posandole nuovamente la mano sulla testa. “Non c’è bisogno di piangere…”

 

La voce di Cris era rotta e quasi spenta, ma giunse comunque alle sue orecchie.

 

“I-io diventerò forte, Milo.” Mormorò la ragazzina, alzando lo sguardo senza più alcuna traccia di lacrime. “Diventerò forte e tu potrai essere fiero di me! Lo prometto!”

 

Milo non si aspettava una reazione del genere e lì per lì non sapeva come rispondere; poi, sorridendo, incrociò le braccia al petto. “Allora datti da fare, piccola peste! Fa’ vedere a tutti quanto vali!”

 

Lei si alzò, mostrando il segno di vittoria. “Certo! E per non farti sentire solo, potrei anche tornare qui appena finiti gli allenamenti con Kanon!”

 

Un grosso gocciolone scivolò lungo la testa di Milo, mentre osservava l’ex allieva saltellare per la stanza come un coniglio. “Ora però esageri con l’entusiasmo…”

 

Poi, ripensando a ciò che aveva detto all’inizio la ragazzina, Scorpio si bloccò, come paralizzato.

 

“Cris?” chiese, con voce atona. Lei, che stava tentando di andarsene in punta di piedi dopo essersi accorta che il suo maestro doveva aver capito qualcosa, s’immobilizzò con una gamba a mezz’aria.

 

“S-sì?” mormorò, sorridendo come un ebete, voltando la testa verso il maestro.

 

“Questa è la mia camera.”

 

“Lo so.”

 

“E allora perché stavi buttando all’aria la mia camera, se hai detto di aver già traslocato da Kanon?”

 

“…”

 

Oh cazzo!

 

 

Al Santuario, quella mattina, non fu il canto del gallo a destare gli apprendisti, ma una sveglia ben più dolce, che riecheggiò per tutto il Grande Tempio:

 

“CRIS DI LINX, FERMATI SUBITO E MOLLA QUELL’ALBUM DI FOTO SE NON VUOI CHE TI AMMAZZIII!”

 

 

ab

 

 

 

Era una mattina di Gennaio più fredda di quelle precedenti; Kanon rabbrividì appena nonostante il pigiama ed aprì faticosamente un occhio, sentendo uno strano brusio di sottofondo.

 

Uno strano presentimento s’impossessò di lui: nella Terza non regnava il solito silenzio inquietante che accompagnava il suo risveglio.

 

Il Cavaliere s’alzò con un colpo di reni, rabbrividendo appena quando i suoi piedi nudi toccarono il pavimento di marmo; la camicia del pigiama era sbottonata, ma non se ne curò più di tanto.

 

Si diresse velocemente verso la stanza accanto, spalancandone la porta con fare davvero poco delicato; all’interno, però, non vi era nessuno.

 

“Devono essere uscite…” pensò Gemini, continuando a guardarsi attorno con sguardo sospetto. Poi, dopo un momento di smarrimento, si rilassò, convincendosi del fatto che era davvero solo.

 

O quasi.

 

“AHHHHHH!!! Che diavolo stai combinando, racchia???”

“Sto mangiando, non vedi?”

“Sputa subito quella frittata, non è per te!!”

“Non preoccuparti, con la fame che ho riesco a mangiare anche le schifezze più assurde, al massimo rimedio un mal di pancia…”

“COME TI PERMETTI, ASSE DA STIRO?? TI AMMAZZO!”

“PROVACI, OCA ISTERICA!”

 

Codeste voci soavi femminili provenivano dalla cucina, dall’altra parte della Casa; sospirando con fare depresso, Kanon ciabattò fino in quella direzione, passandosi una mano fra i capelli scompigliati e soffocando un altro sbadiglio.

 

Quando arrivò sul campo di battaglia, si rese conto che le due pulzelle avevano completamente distrutto la cucina, risparmiando solo il tavolo.

Seduta per terra, Cris era intenta a spiaccicare un bignè in faccia ad Ashanti, la quale da parte sua stringeva amorevolmente il collo di Linx.

 

Quel bignè l’ho preparato con tanto amore!” stava sibilando Ashanti, dimenticandosi temporaneamente della frittata. “Lo rivoglio indietro! Riparalo subito!”

 

“Come faccio ad aggiustare un bignè?” ribatté Cris, tentando di allontanare le mani della contessina dal suo collo. Inutile.

 

Kanon fece il suo ingresso in cucina, evitando per un pelo di scivolare su un uovo rotto. “Che diavolo state facendo, voi due?” chiese, avvicinandosi.

 

Entrambe le ragazze si voltarono verso di lui, sostituendo l’espressione da indemoniate con una poco definita: Cris continuava a fissare il Gold a bocca aperta, soffermandosi soprattutto sulla camicia sbottonata e sui capelli scompigliati.

 

“Ah, però!” mormorò, mentre un piccolo rivolo di saliva le scendeva dal lato destro della bocca.

 

Ashanti, invece, mollò immediatamente la presa, continuando a guardare fisso il suo maestro; poi, cinque secondi, si portò entrambe le mani a coprire naso e bocca e corse in bagno ad una velocità notevole, sotto lo sguardo perplesso di Cris e Kanon.

 

“Mah.” Fu l’acuto commento di Gemini, accompagnato da una scrollatina di spalle. Poi, decidendo di saltare la colazione, diede le spalle a Linx, ben intenzionato ad andarsene.

 

“Cristal, ripulisci questo disastro e fatti trovare con Nasser nella sala principale.” Ordinò, con tono che non ammetteva repliche.

 

“Mh.” Rispose Cris, evidentemente soprappensiero.

 

“Ed evitate di scannarvi ogni mattina, per favore! Sono già passati cinque giorni e io non vi ho ancora insegnato nulla…”

 

“Mh?” chiese lei, fingendosi sorpresa.

 

Kanon voltò la testa indietro, nella sua direzione, irritato da tutti quei monosillabi. “Insomma, mi stai ascoltando?”

 

E lei forse non ascoltava, ma lo guardava di sicuro, nonostante i suoi occhi indugiassero un po’ più in basso del dovuto.

 

“Uh, scusa, hai detto qualcosa?”

 

“…”

 

 

 

Dieci minuti più tardi, Sala Principale della Terza Casa.

 

Cris era seduta a gambe incrociate, lamentandosi del nuovo bernoccolo che faceva bella mostra di sé sul suo capo.

 

“Ah, incredibile, ha le stesse identiche abitudini di Miluccio!” mormorò, dolorante.

 

Ashanti, in piedi innanzi a lei, sembrava trattenersi dal strozzarla di nuovo.

“Te lo meriti, non dovevi fare una cosa così… sfacciata!”

 

Cris alzò lo sguardo, scoccandole un’occhiata indolente. “Non è colpa mia se i pigiama di oggi sono così aderenti, contessina…”

 

“Fallo di nuovo e ti ammazzo sul serio!”

“Non sei molto minacciosa con quel naso tappato per fermare il sangue…”

 

L’egiziana arrossì appena, ma non ebbe il tempo di ribattere che udì uno strano sibilo alla sua destra; Cris fece appena in tempo a tirarla giù che Kanon sferrò un semplice colpo con la mano a mo’ di spada.

 

“Ahi…” gemette la ragazza, senza capire cosa fosse successo.

 

Gemini, senza armatura, mi massaggiava il mento con fare pensoso. “Non ci siamo…” mormorò. Spostando lo sguardo dapprima su Cristal e poi su Ashanti.

 

Ci fu un momento di silenzio totale, durante il quale le due ragazze avevano ripreso a litigare sottovoce (“Sei una schiappa, neanche i riflessi hai buoni!”  “Ma sta’ zitta, maniaca depravata! Scommetto che ti sei accorta di quel colpo perché sbirciavi Kanon di nascosto!”); poi, dopo pochi minuti, il Cavaliere riprese a parlare.

 

“Linx.” Chiamò, costringendo l’interpellata a voltarsi. “Hai dei buoni riflessi, tuttavia devi migliorare le tue arti marziali…”

 

Cris inarcò un sopracciglio, come cercando di capire dove il Gold stesse andando a parare: Kanon sembrava stranamente sollevato.

 

“Perciò… penso che sia meglio prepararti per qualche tempo con le Sacerdotesse, prima di incominciare l’addestramento vero e proprio.”

 

Linx s’alzò di scatto, attaccandosi al braccio del cavaliere.

 

“Nuuuu!! Non voglio!” esclamò, senza la benché minima intenzione di mollare la presa.

 

Ashanti, alzandosi anch’ella, afferrò l’altra per le spalle e piantò i piedi per terra, tentando di scollare quella sottospecie di polipo dal suo maestro.

 

Kanon rimase perfettamente in equilibrio, mentre una piccola venetta iniziò a pulsare sulla sua tempia; poi, voltandosi verso Cris, iniziò ad espandere il Cosmo di Gemini un po’ troppo violentemente.

 

“Tu-farai-come-dico-io!” sillabò il cavaliere, non appena entrambe le dolci pulzelle ebbero mollato la presa.

 

Nessuna delle due osò fiatare e Cris si precipitò fuori dal Tempio, sbattendosi il portone alle spalle per paura di essere disintegrata.

 

Un grido disumano comunicò a Kanon che la ragazzina, nella troppa foga di allontanarsi, era di nuovo inciampata sui gradini.

 

“Ora veniamo a noi.” Gemini spostò lo sguardo su Ashanti, che lo osservava con fare compiaciuto: di sicuro il cavaliere aveva fatto in modo di stare solo con lei perché l’amava!

 

Nella mente della fanciulla si fecero strada melodie di violini con tanto di petali di ciliegio danzanti, ma quei pensieri mielosi furono subito interrotti non appena notò che Kanon le porgeva un peso.

 

è il più leggero che ho, possiamo iniziare da qui.” Fu l’atono commento del Cavaliere, mentre si sforzava di soffocare un altro sbadiglio.

 

Ashanti, allungando una mano verso il peso, fu praticamente sicura di farcela a tenerlo su; purtroppo, quando lui mollò la presa, il suo braccio saettò verso il basso, non riuscendo a sostenere oltre quel fardello di metallo.

 

Un rumore sordo si propagò per tutta la stanza non appena il peso cozzò contro il pavimento, tirandosi dietro la povera miliardaria.

 

Kanon si sbatté una mano sul volto, più depresso che mai; poi, dopo essersi fatto coraggio, s’inginocchio per essere all’altezza della ragazza.

Lei alzò lo sguardo, arrossendo di vergogna.

 

“Uhm… Mi sa che dovrò iniziare proprio da capo…”

 

“Già.”

 

“Beh, cosa facciamo?” chiese ancora, distogliendo lo sguardo. “Comincio con qualcos’altro?”

 

“No.” Fece lui, trattenendosi dal sospirare. “Iniziamo con un peso adatto al tuo fisico.”

 

Così dicendo, tirò fuori un peso formato da due palline di plastilina infilzate da uno stuzzicadenti; Ashanti non seppe se ridere o piangere.

 

 

 

Poco lontano, precisamente al campo d’addestramento, Cris incontrò diversi apprendisti –i pochi sopravvissuti alla strage- tra i quali, lei lo riconobbe subito, lo svizzero che le aveva chiesto di ballare.

 

“Ehi!” lo salutò, sorridendo, avvicinandosi a lui con fare allegro.

 

Il ragazzo si voltò, puntando le iridi azzurrissime su Cris.

 

“Sì, sei proprio tu!” continuò la ragazzina, felice di conoscere qualcuno tra gli apprendisti. “Ti ricordi di m-…”

 

“Scusa.” Fece l’altro, con fare confuso. “Ma tu chi sei?”

 

Cris si esibì in una perfetta caduta stile manga, attirando l’attenzione dei presenti.

 

“M-ma come??” chiese, rialzandosi e massaggiandosi la fronte con fare dolorante. “Mi hai pure chiesto un ballo!”

 

Lui rimase a fissarla, un po’ stralunato; poi, ripensando alla cena di Natale, le puntò un dito contro con fare stupito.

 

“Sei tu!” esclamò. “Non posso crederci!”

 

Cris stava quasi per rallegrarsi del fatto che l’avesse riconosciuta, quando quello aggiunse: “Cavoli, ma sei davvero così brutta vista da vicino?”

 

La ragazzina stava nuovamente per cadere a terra, ma le gambe stavolta la sorressero. “Come ti permetti???” sibilò, indispettita, iniziando a bruciare il proprio cosmo; ma non fece in tempo a scagliarsi sul ragazzo e dargliene di santa ragione che una mano le si posò sulla spalla, fermandola appena in tempo.

 

“Non voglio chiasso nella mia lezione!” tuonò la voce di June, così diversa da quella che Cris era solita sentire; tuttavia, la ragazzina sorrise all’amica, calmandosi immediatamente ed andando a mettersi in fila.

 

Era sinceramente contenta di avere iniziato dalla bionda, Shaina e Marin erano sicuramente simpatiche, ma facevano davvero paura in combattimento. Molto meglio June, così dolce, così carina, così…

 

Gli elogi di Cris si interruppero non appena notò la ragazza dinanzi a sé tremare come una foglia.

 

“Che hai?” chiese, sinceramente sorpresa da quella reazione.

 

L’interpellata si voltò, senza smettere di tremare. “Ma come? A te non fa paura?”

 

La ragazzina soffocò una risatina, scotendo la testa. “Paura di June?” ripeté, con tono incredulo. “Impossibile, non farebbe male ad una mosca!”

 

Ma si dovette ricredere quando, con una freddezza degna di Camus, la Sacerdotessa bionda estrasse la propria frusta irta di arpioni, facendo segno a Cris di avvicinarsi.

 

“Vieni avanti….” Disse, sorridendo in modo malvagio; Linx deglutì appena, iniziando a sudare freddo.

 

Si voltò dunque verso la ragazza di prima, con occhi sbarrati.

 

aiuto…”

 

 

Sarebbe stato un lunghissimo addestramento…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aiuto, sto diventando matta, credevo di aver aggiornato da poco ed invece sono di nuovo in ritardo! Ma uffa!

Chiedo scusa se questo capitolo facesse un po’ schifo (sia dal punto di vista “comico”, sia per la stesura), ma ultimamente le cose non mi vanno per niente bene in famiglia…

 

Beh, non importa, mi rifarò nei prossimi capitoli, anche se ormai la fic è agli sgoccioli… Uhm, facendo un calcolo approssimativo, ci sono ancora cinque o sei capitoli.

 

Beh, effettivamente non è proprio agli sgoccioli, questa storia… ^_^;;

Ma non ho alcuna intenzione di lasciarla andare, la finirò ad ogni costo *_*

 

RINGRAZIAMENTI:

 

-         Natsuki Uzumaki: shi, shi, povero Kanon! XD e pensare che è solo all’inizio, poverino, chissà come sarà ridotto tra due mesi!

-         Killkenny: tranquillo, penso che due furie scatenate come Ashanti e Cris siano fin troppo sufficienti XD e se poi ci aggiungiamo anche Elise… Basta, sennò spoilero! ^^;;;

-         Synnovea: oh beh, penso che una piccola idea dei disastri che combineranno quelle due te la sarai fatta con questo capitolo, vero? XD

-         lord Martiya: non credo proprio, anche perché i soli che ci rimetterebbero sarebbero i Gold ^_^;; (Ehy! ><; ndSaori)

-         Bel Oleander: oh, la prima recensione sul pezzo tra Marin e Aioria *_* ti ringrazio, ci tenevo molto a quel pezzo *_*

-         Kiki90: anche a te, grazie infinte per aver recensito la parte su Marin e Leo, non ero sicura di averlo scritto bene nonostante fosse in realtà il pezzo principale ^_^; Quanto a Milo, vedrai, Cris non gliela farà passare liscia XD

-         Ombra: penso che dal prossimo capitolo in poi ci saranno indizi sparsi qua e là… tu continua a recensire, eh? ^_^?

-         Tutti quelli che hanno letto: grazie per non esservi stancati di me XD

 

 

Oh beh, sono distrutta e ho la schiena a pezzi… e domenica è già finitaaaa ç____ç

 

Vabbè, a presto con il nuovo capitolo (dedicato un pochetto a san Valentino ^_^) e tanti auguri alle coppie innamorate ^O^! (wah, stavolta sono in anticipo con gli auguri, non potete rinfacciarmi niente!!! XPPPP)

 

 

Bacioni a tutti!

 

 

Dafne

  
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