CAPITOLO
UNDICI
Linde riattaccò il
cellulare –Bam ha detto che è appena arrivato in aeroporto e che ci raggiunge
appena può.- comunicò.
Gli altri tre componenti
della band annuirono mestamente, Migé era ancora sconvolto dagli avvenimenti
della sera precedente. Erano le 9 del mattino e stavano tutti aspettando il
risveglio di Ville. Il mobile davanti alla sua stanza era stato spostato non
appena era sorto il sole. Erano stati svegli tutta la notte. Sentirono dei
movimenti all’interno della camera e poco dopo Ville bussò alla porta perché gli
aprissero. Non appena la serratura scattò la porta si aprì su un Ville Valo
pallido come un cadavere, con gli occhi gonfi e arrossati, probabilmente aveva
pianto.
Ville non riuscì a guardare
nessuno dei suoi amici negli occhi e aveva distolto lo sguardo rivolgendolo alle
sue converse.
-Ville…- enunciò Burton
bloccandosi senza sapere che parole usare: un “come stai?” gli sembrava
inutile.
-Io non… io non… non ho
scusanti.- biascicò Ville con voce roca senza alzare lo
sguardo.
-Allora ti ricordi cosa…-
cominciò Migé, ma fu interrotto dall’immediata risposta del
cantante.
-Sì, mi ricordo sempre
tutto quello che mi succede quando… mi trasformo. Solo che è come se lo vedessi
dagli occhi di qualcun altro.- disse –Ti devo molto,
Migé.-
Migé si mosse come per
abbracciare consolatorio l’amico, ma questi fece un passo indietro. Non voleva
che lo si toccasse.
-Bam sta arrivando, fra un
po’ ci saremo tutti e cercheremo di trovare una soluzione per queste altre notti
che devi passare. Non è successo niente, fortunatamente.- disse
Linde.
Ville sbuffò contrariato
–Solo perché è arrivato Migé non è successo niente, altrimenti sarebbe successa
una catastrofe!-
-Non è successo niente,
Ville.- replicò piatto Linde facendo incazzare Ville ancora di
più.
-Perché vedi solo quando
vuoi vedere?- sibilò –Nemmeno una porta blindata è riuscita a bloccarmi,
cazzo!!- gridò poi con tutta l’aria che gli era rimasta nei
polmoni.
Linde lo guardò rimanendo
in silenzio –Ville, sto cercando con tutte le mie forze di non incazzarmi con
te, perché se penso che tutto ciò si sarebbe potuto evitare se solo tu ci avessi
dato una mano capire come aiutarti, mi viene una voglia matta di picchiarti.
Quindi, per favore, cerca di non ricordarmi cos’è successo veramente ieri sera
finché non arriva anche Bam.-
La calma con cui Linde gli
aveva detto quelle parole aveva fatto innervosire Ville ancora di più, ma non
avendo armi per rispondergli si era chiuso in un silenzio carico di rabbia. Migé
e gli altri li guardarono intimoriti.
-Vieni, Ville, ti diamo una
mano a riprenderti…- disse Burton cercando di spostare il discorso su un altro
piano. Ville non staccò gli occhi irati da Linde, ma seguì lo stesso Burton
nella stanza. –Per la porta ci penserà Bam, lui con queste cose ci è abituato
ormai.- disse il tastierista.
Ville sentiva un dolore
atroce alla spalla destra e una volta toltosi la maglietta poté notare allo
specchio un ematoma considerevole vicino alla scapola. Doveva essersela fatta
quando aveva abbattuto la porta o quando aveva cercato di fare lo stesso con
quella della sua camera. Era a pezzi, moralmente e fisicamente, non riusciva più
a controllarsi ed era solo alla prima notte della settimana… Qualcosa in lui era
cambiato definitivamente, e non era ciò che Ville aveva pensato fino ad allora:
non si era semplicemente aggiunta a lui un’altra personalità, la sua parte
oscura aveva ormai contaminato anche la sua anima umana.
-Non c’è più niente da
fare…- sospirò distendendosi sul letto mentre Burton gli preparava uno strano
intruglio che avrebbe dovuto rimetterlo un po’ in sesto.
-Non disperare così, Ville,
magari è stata solo la parentesi di una notte.- cercò di consolarlo Gas. Ville
scosse la testa e incrociò lo sguardo di Migé. Lui sapeva, lui aveva visto
tutto, capiva quello che voleva dire Ville con non c’è più niente da
fare.
-Nelle ultime volte sono
andato sensibilmente peggiorando.- disse –E questa volta ho raggiunto il livello
finale.-
-Non parlarne come fosse un
videogioco, Ville, non è una cosa su cui scherzare!- sbottò Migé –Tu non hai
idea di come mi sono sentito ieri a vederti in quello stato! Avevo paura che non
saresti tornato indietro questa volta, quindi non scherzarci su, cazzo!! Per una
volta Linde ha tutto il mio appoggio!!-
Ville lo guardò con occhi
inespressivi –Hai ragione, ma se non sdrammatizzo impazzisco. E’ l’unico modo
per scaricare la tensione.-
-E’ arrivato Bam!- urlò
Linde dall’ingresso. Migé e Ville si scambiarono uno sguardo d’intesa, era
meglio che Linde sbollisse la rabbia prima di sentire il completo resoconto
della notte precedente, quindi Bam avrebbe aspettato.
-Ehi, cos’è successo alla
porta?- domandò l’americano entrando nell’appartamento.
-Ville è scappato questa
notte, e questi sono i risultati.- rispose piatto Linde che tuttavia cominciava
a calmarsi. Bam osservò il danno con aria professionale.
-E’ un bel danno, ma dovrei
riuscire a metterlo a posto…- disse, solo dopo sembrò realizzare ciò che era
successo –Ville è scappato?? Stanotte??-
-Già.- rispose
l’interessato entrando in ingresso –Ciao, Bam.- . Margera lo guardò con gli
occhi spalancati per l’incredulità.
-E come avresti abbattuto
questa porta?- domandò saltando i convenevoli.
-Con questa.- gli rispose
Ville mostrandogli la spalla malconcia. Bam scosse il
capo.
-Avanti, Maciste, bevi
questa!- disse Burton porgendo a Ville l’intruglio che stava preparando
–Dovrebbe tirarti su…-
-O farmi ubriacare.-
rifletté Ville ricordando gli esiti dei famosi cocktail mix di
Burton.
-Non vedo dove sia il
problema per te, Ville!- commentò Gas. Linde ancora non gli aveva rivolto la
parola da quando l’aveva freddato circa un’ora prima. ville trangugiò la
bevanda, faceva veramente schifo, ma sperava avrebbe fatto effetto
subito.
-Mi dite cos’è esattamente
accaduto stanotte, allora?- pretese Bam andandosi a sedere su un
divano.
-Non lo sappiamo ancora,
Bam, lo sa solo Migé. Adesso spero vorranno illuminarci.- replicò Linde
accomodandosi a sua volta sul divano. Migé fissò incerto Ville che però guardava
irato verso Linde che ricambiava lo sguardo.
-Hai intenzione di essere
così acido con me a vita?-
-Non mi piace sentire una
persona commiserarsi 24/7 e poi sentirla fare l’eroe. Quindi sì, sarò così acido
con te a vita, visto che mi pare che la piega che hai preso non accennerà a
cambiare.- rispose il chitarrista senza distogliere i suoi occhi da quelli
sbattuti di Ville. Il cantante lo guardò con sufficienza.
-A te non frega proprio un
cazzo di come sto io! A te importa solo che sia tutto sotto il tuo controllo,
giusto?! Bè, non è così, mi dispiace! Non puoi controllare la mia vita e
soprattutto non puoi controllare l’altro!!- sbottò
furioso.
Linde a quel punto no ci
vide più –No, Ville, no, cazzo!! Non provare a insinuare che me ne sbatto di te
e di quello che stai passando, perché se sono così infinitamente spaccacoglioni
è solo perché sono preoccupato per quello che ti sta succedendo! Se me ne
sbattessi non mi scervellerei ogni santo secondo delle mie giornate per trovare
una soluzione a tutto ciò, quindi fammi il favore di stare zitto quando non sai
di che cazzo stai parlando!!-
La stanza piombò nel
silenzio: Ville e Linde, che era scattato in piedi, si lanciavano occhiate di
fuoco, Bam, Gas e Burton li guardavano senza capire del tutto quello che stava
succedendo e Migé aveva il timore che Linde non fosse ancora pronto per le
rivelazioni di quella notte.
-Diglielo, Migé.- sussurrò
Ville –Diglielo.-
-Io non credo sia…- cercò
di opporsi il bassista.
-Diglielo!!-
Migé trasse un profondo
sospiro preparatorio. –Credo sia il caso che vi sediate tutti,
prima…-
-Sto benissimo in piedi.-
sbottò Linde.
-No, Linde, siediti,
altrimenti ho paura di come potresti reagire.- lo riprese Migé. Linde ubbidì
controvoglia, ma si sedette continuando a guardare Ville adirato. –Quando ieri
ho cercato di chiamare Ville non rispondeva. Mi sembrava strano, di solito si
ricordava di mettere il vivavoce automatico, e invece ieri non l’ha fatto.
Allora sono venuto a vedere se fosse successo qualcosa e ho trovato la porta
abbattuta e la casa deserta.- Migé si fermò chiedendo con gli occhi a Ville il
permesso di continuare che il cantante gli accordò sbrigativo. –Sono andato a
cercare dove poteva essere andato e così sono capitato in uno dei pochi
quartieri di Helsinki ancora attivi dopo le 4h00. All’inizio non lo trovavo e,
in un certo senso, ne ero anche sollevato: magari era solo andato in giro, non
aveva fatto niente…-
-Ma?- domandò Burton. Migé
maledisse quella domanda.
-Ma mi sono accorto ben
presto che le mie speranze erano vane. Ho trovato Ville poco dopo, completamente
impazzito, non era più lui e stringeva a sé una donna…-
-L’ho quasi morsa.- disse
Ville. I quattro ascoltatori ammutolirono all’istante –Se non fosse intervenuto
Migé avrei morso una donna esattamente com’è successo a
me.-
Linde era diventato
bordeaux –Dimmi che stai scherzando, dimmi che è una di quelle tue dannate
battute macabre!-
Ma Ville scosse la testa,
assistito da Migé –No, Linde, il tuo mostriciattolo è uscito allo scoperto e ha
quasi fatto una vittima innocente. Come vedi non è vero che non è successo
niente.-
-Non è il mio mostriciattolo,
Ville.-
-Ah no, giusto… scusami… è
il mio.- si corresse il cantante sarcasticamente.
Linde sembrava sul punto di
replicare quando Burton lo bloccò –Linde, non mi sembra il caso di saltare
addosso a Ville. Mi pare evidente che il nostro amico ha un problema grave e non
lo aiuteremo di certo incazzandoci con lui.-
Linde si morse la lingua,
ma annuì accondiscendente. Ville ne fu sorpreso.
-Ora che sapete, però, vi
chiederei di lasciarmi solo… ho bisogno di stare un po’ tranquillo.- disse il
cantante alzandosi e dirigendosi verso la porta scardinata per far loro strada.
Uscendo, Migé lo guardò con l’espressione più infelice che gli avesse mai
rivolto. Forse fu quello sguardo a fargli capire cos’avrebbe dovuto
fare.
Una volta rimasto solo,
Ville si mise a mettere meticolosamente in ordine quello che aveva in giro, come
gli capitava quando era estremamente sottopressione, fumando una sigaretta
dietro l’altra. Dopodiché tirò giù da un armadio una sacca da viaggio e cominciò
a riempirla.
Verso le 6 di sera, Bam era
tornato a casa di Ville per vedere come rimettere in sesto la porta e per
verificare lo stato dell’amico. Fu immediatamente sorpreso dall’ordine e dal
silenzio che vi regnavano: non fosse stato per l’inconfondibile porta
d’ingresso, avrebbe creduto di aver sbagliato
appartamento.
-Ville!- chiamò, ma non gli
giunse risposta. Riprovò, ma ancora niente.
Giunto in cucina vide,
attaccato al frigo con del nastro isolante, un biglietto scritto nella
calligrafia del suo amico.
Sono giunto alla
conclusione che no c’è più nulla da fare:
non tornerò mai normale e
d’ora in poi diventerò sempre più il mostro che temo.
Dite a Rebekka che mi
dispiace, ma che non posso immischiarla
In questa vita. Non
cercatemi
Ville
Bam non ci pensò due volte
a chiamare gli altri che arrivarono immediatamente.
Migé rilesse il messaggio
più e più volte, poi parlò –Gas, prenota i primi quattro posti che trovi diretti
in Transilvania.-
-Transilvania?- chiese
Gas.
-Se conosco abbastanza
Ville è là che è andato.- rispose il bassista.
-E’ andato all’origine del
problema…- commentò Linde.
-Allora partiamo subito?-
domandò Burton.
-Serve qualcuno che rimanga
qui a portare informazioni a Rebekka, non possiamo tenerla all’oscuro di tutto.-
disse Migé.
-Ma lei sa?- domandò
Bam.
-No, ma possiamo inventarci
qualcosa. Solo non possiamo lasciarla qui senza sapere che fine ha fatto quel
coglione del suo ragazzo!-
-Allora resto io, così
faccio da ponte.- disse Bam –E intanto rimetto a posto la porta
dell’appartamento.- . Tutti furono d’accordo con la
decisione.
-Il primo aereo parte
domani alle 8h00.- annunciò Gas.
I quattro HIM rimanenti si
scambiarono uno sguardo d’intesa.
-Facciamo le valige,
allora.- disse Burton.
FINE PRIMA
PARTE
eheh, non uccidetemi, non vi mollerò qui, avrà un seguito...ma quando vorrò io! muahahahahah! intanto ringrazio tutti per le recensioni!
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