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Autore: musicaddict    11/02/2007    4 recensioni
Da quando era successo, le notti di luna piena si doveva chiudere in casa. Non poteva uscire, avrebbe rischiato di fare del male a qualcuno e questa era l’ultima cosa che voleva. Migé, Linde, Burton e Gus erano sempre pronti a dargli una mano in caso di bisogno, ma Ville preferiva lasciarli fuori da questa storia, se ,lui non fosse stato in grado di controllarsi avrebbe fatto qualcosa di cui si sarebbe pentito amaramente. Alla stampa avevano dichiarato che Ville aveva contratto una strana malattia durante un viaggio, per spiegare alcuni strani comportamenti del cantante.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO UNDICI

 

Linde riattaccò il cellulare –Bam ha detto che è appena arrivato in aeroporto e che ci raggiunge appena può.- comunicò.

Gli altri tre componenti della band annuirono mestamente, Migé era ancora sconvolto dagli avvenimenti della sera precedente. Erano le 9 del mattino e stavano tutti aspettando il risveglio di Ville. Il mobile davanti alla sua stanza era stato spostato non appena era sorto il sole. Erano stati svegli tutta la notte. Sentirono dei movimenti all’interno della camera e poco dopo Ville bussò alla porta perché gli aprissero. Non appena la serratura scattò la porta si aprì su un Ville Valo pallido come un cadavere, con gli occhi gonfi e arrossati, probabilmente aveva pianto.

Ville non riuscì a guardare nessuno dei suoi amici negli occhi e aveva distolto lo sguardo rivolgendolo alle sue converse.

-Ville…- enunciò Burton bloccandosi senza sapere che parole usare: un “come stai?” gli sembrava inutile.

-Io non… io non… non ho scusanti.- biascicò Ville con voce roca senza alzare lo sguardo.

-Allora ti ricordi cosa…- cominciò Migé, ma fu interrotto dall’immediata risposta del cantante.

-Sì, mi ricordo sempre tutto quello che mi succede quando… mi trasformo. Solo che è come se lo vedessi dagli occhi di qualcun altro.- disse –Ti devo molto, Migé.-

Migé si mosse come per abbracciare consolatorio l’amico, ma questi fece un passo indietro. Non voleva che lo si toccasse.

-Bam sta arrivando, fra un po’ ci saremo tutti e cercheremo di trovare una soluzione per queste altre notti che devi passare. Non è successo niente, fortunatamente.- disse Linde.

Ville sbuffò contrariato –Solo perché è arrivato Migé non è successo niente, altrimenti sarebbe successa una catastrofe!-

-Non è successo niente, Ville.- replicò piatto Linde facendo incazzare Ville ancora di più.

-Perché vedi solo quando vuoi vedere?- sibilò –Nemmeno una porta blindata è riuscita a bloccarmi, cazzo!!- gridò poi con tutta l’aria che gli era rimasta nei polmoni.

Linde lo guardò rimanendo in silenzio –Ville, sto cercando con tutte le mie forze di non incazzarmi con te, perché se penso che tutto ciò si sarebbe potuto evitare se solo tu ci avessi dato una mano capire come aiutarti, mi viene una voglia matta di picchiarti. Quindi, per favore, cerca di non ricordarmi cos’è successo veramente ieri sera finché non arriva anche Bam.-

La calma con cui Linde gli aveva detto quelle parole aveva fatto innervosire Ville ancora di più, ma non avendo armi per rispondergli si era chiuso in un silenzio carico di rabbia. Migé e gli altri li guardarono intimoriti.

-Vieni, Ville, ti diamo una mano a riprenderti…- disse Burton cercando di spostare il discorso su un altro piano. Ville non staccò gli occhi irati da Linde, ma seguì lo stesso Burton nella stanza. –Per la porta ci penserà Bam, lui con queste cose ci è abituato ormai.- disse il tastierista.

Ville sentiva un dolore atroce alla spalla destra e una volta toltosi la maglietta poté notare allo specchio un ematoma considerevole vicino alla scapola. Doveva essersela fatta quando aveva abbattuto la porta o quando aveva cercato di fare lo stesso con quella della sua camera. Era a pezzi, moralmente e fisicamente, non riusciva più a controllarsi ed era solo alla prima notte della settimana… Qualcosa in lui era cambiato definitivamente, e non era ciò che Ville aveva pensato fino ad allora: non si era semplicemente aggiunta a lui un’altra personalità, la sua parte oscura aveva ormai contaminato anche la sua anima umana.

-Non c’è più niente da fare…- sospirò distendendosi sul letto mentre Burton gli preparava uno strano intruglio che avrebbe dovuto rimetterlo un po’ in sesto.

-Non disperare così, Ville, magari è stata solo la parentesi di una notte.- cercò di consolarlo Gas. Ville scosse la testa e incrociò lo sguardo di Migé. Lui sapeva, lui aveva visto tutto, capiva quello che voleva dire Ville con non c’è più niente da fare.

-Nelle ultime volte sono andato sensibilmente peggiorando.- disse –E questa volta ho raggiunto il livello finale.-

-Non parlarne come fosse un videogioco, Ville, non è una cosa su cui scherzare!- sbottò Migé –Tu non hai idea di come mi sono sentito ieri a vederti in quello stato! Avevo paura che non saresti tornato indietro questa volta, quindi non scherzarci su, cazzo!! Per una volta Linde ha tutto il mio appoggio!!-

Ville lo guardò con occhi inespressivi –Hai ragione, ma se non sdrammatizzo impazzisco. E’ l’unico modo per scaricare la tensione.-

-E’ arrivato Bam!- urlò Linde dall’ingresso. Migé e Ville si scambiarono uno sguardo d’intesa, era meglio che Linde sbollisse la rabbia prima di sentire il completo resoconto della notte precedente, quindi Bam avrebbe aspettato.

-Ehi, cos’è successo alla porta?- domandò l’americano entrando nell’appartamento.

-Ville è scappato questa notte, e questi sono i risultati.- rispose piatto Linde che tuttavia cominciava a calmarsi. Bam osservò il danno con aria professionale.

-E’ un bel danno, ma dovrei riuscire a metterlo a posto…- disse, solo dopo sembrò realizzare ciò che era successo –Ville è scappato?? Stanotte??-

-Già.- rispose l’interessato entrando in ingresso –Ciao, Bam.- . Margera lo guardò con gli occhi spalancati per l’incredulità.

-E come avresti abbattuto questa porta?- domandò saltando i convenevoli.

-Con questa.- gli rispose Ville mostrandogli la spalla malconcia. Bam scosse il capo.

-Avanti, Maciste, bevi questa!- disse Burton porgendo a Ville l’intruglio che stava preparando –Dovrebbe tirarti su…-

-O farmi ubriacare.- rifletté Ville ricordando gli esiti dei famosi cocktail mix di Burton.

-Non vedo dove sia il problema per te, Ville!- commentò Gas. Linde ancora non gli aveva rivolto la parola da quando l’aveva freddato circa un’ora prima. ville trangugiò la bevanda, faceva veramente schifo, ma sperava avrebbe fatto effetto subito.

-Mi dite cos’è esattamente accaduto stanotte, allora?- pretese Bam andandosi a sedere su un divano.

-Non lo sappiamo ancora, Bam, lo sa solo Migé. Adesso spero vorranno illuminarci.- replicò Linde accomodandosi a sua volta sul divano. Migé fissò incerto Ville che però guardava irato verso Linde che ricambiava lo sguardo.

-Hai intenzione di essere così acido con me a vita?-

-Non mi piace sentire una persona commiserarsi 24/7 e poi sentirla fare l’eroe. Quindi sì, sarò così acido con te a vita, visto che mi pare che la piega che hai preso non accennerà a cambiare.- rispose il chitarrista senza distogliere i suoi occhi da quelli sbattuti di Ville. Il cantante lo guardò con sufficienza.

-A te non frega proprio un cazzo di come sto io! A te importa solo che sia tutto sotto il tuo controllo, giusto?! Bè, non è così, mi dispiace! Non puoi controllare la mia vita e soprattutto non puoi controllare l’altro!!- sbottò furioso.

Linde a quel punto no ci vide più –No, Ville, no, cazzo!! Non provare a insinuare che me ne sbatto di te e di quello che stai passando, perché se sono così infinitamente spaccacoglioni è solo perché sono preoccupato per quello che ti sta succedendo! Se me ne sbattessi non mi scervellerei ogni santo secondo delle mie giornate per trovare una soluzione a tutto ciò, quindi fammi il favore di stare zitto quando non sai di che cazzo stai parlando!!-

La stanza piombò nel silenzio: Ville e Linde, che era scattato in piedi, si lanciavano occhiate di fuoco, Bam, Gas e Burton li guardavano senza capire del tutto quello che stava succedendo e Migé aveva il timore che Linde non fosse ancora pronto per le rivelazioni di quella notte.

-Diglielo, Migé.- sussurrò Ville –Diglielo.-

-Io non credo sia…- cercò di opporsi il bassista.

-Diglielo!!-

Migé trasse un profondo sospiro preparatorio. –Credo sia il caso che vi sediate tutti, prima…-

-Sto benissimo in piedi.- sbottò Linde.

-No, Linde, siediti, altrimenti ho paura di come potresti reagire.- lo riprese Migé. Linde ubbidì controvoglia, ma si sedette continuando a guardare Ville adirato. –Quando ieri ho cercato di chiamare Ville non rispondeva. Mi sembrava strano, di solito si ricordava di mettere il vivavoce automatico, e invece ieri non l’ha fatto. Allora sono venuto a vedere se fosse successo qualcosa e ho trovato la porta abbattuta e la casa deserta.- Migé si fermò chiedendo con gli occhi a Ville il permesso di continuare che il cantante gli accordò sbrigativo. –Sono andato a cercare dove poteva essere andato e così sono capitato in uno dei pochi quartieri di Helsinki ancora attivi dopo le 4h00. All’inizio non lo trovavo e, in un certo senso, ne ero anche sollevato: magari era solo andato in giro, non aveva fatto niente…-

-Ma?- domandò Burton. Migé maledisse quella domanda.

-Ma mi sono accorto ben presto che le mie speranze erano vane. Ho trovato Ville poco dopo, completamente impazzito, non era più lui e stringeva a sé una donna…-

-L’ho quasi morsa.- disse Ville. I quattro ascoltatori ammutolirono all’istante –Se non fosse intervenuto Migé avrei morso una donna esattamente com’è successo a me.-

Linde era diventato bordeaux –Dimmi che stai scherzando, dimmi che è una di quelle tue dannate battute macabre!-

Ma Ville scosse la testa, assistito da Migé –No, Linde, il tuo mostriciattolo è uscito allo scoperto e ha quasi fatto una vittima innocente. Come vedi non è vero che non è successo niente.-

-Non è il mio mostriciattolo, Ville.-

-Ah no, giusto… scusami… è il mio.- si corresse il cantante sarcasticamente.

Linde sembrava sul punto di replicare quando Burton lo bloccò –Linde, non mi sembra il caso di saltare addosso a Ville. Mi pare evidente che il nostro amico ha un problema grave e non lo aiuteremo di certo incazzandoci con lui.-

Linde si morse la lingua, ma annuì accondiscendente. Ville ne fu sorpreso.

-Ora che sapete, però, vi chiederei di lasciarmi solo… ho bisogno di stare un po’ tranquillo.- disse il cantante alzandosi e dirigendosi verso la porta scardinata per far loro strada. Uscendo, Migé lo guardò con l’espressione più infelice che gli avesse mai rivolto. Forse fu quello sguardo a fargli capire cos’avrebbe dovuto fare.

Una volta rimasto solo, Ville si mise a mettere meticolosamente in ordine quello che aveva in giro, come gli capitava quando era estremamente sottopressione, fumando una sigaretta dietro l’altra. Dopodiché tirò giù da un armadio una sacca da viaggio e cominciò a riempirla.

Verso le 6 di sera, Bam era tornato a casa di Ville per vedere come rimettere in sesto la porta e per verificare lo stato dell’amico. Fu immediatamente sorpreso dall’ordine e dal silenzio che vi regnavano: non fosse stato per l’inconfondibile porta d’ingresso, avrebbe creduto di aver sbagliato appartamento.

-Ville!- chiamò, ma non gli giunse risposta. Riprovò, ma ancora niente.

Giunto in cucina vide, attaccato al frigo con del nastro isolante, un biglietto scritto nella calligrafia del suo amico.

Sono giunto alla conclusione che no c’è più nulla da fare:

non tornerò mai normale e d’ora in poi diventerò sempre più il mostro che temo.

Dite a Rebekka che mi dispiace, ma che non posso immischiarla

In questa vita. Non cercatemi

Ville

Bam non ci pensò due volte a chiamare gli altri che arrivarono immediatamente.

Migé rilesse il messaggio più e più volte, poi parlò –Gas, prenota i primi quattro posti che trovi diretti in Transilvania.-

-Transilvania?- chiese Gas.

-Se conosco abbastanza Ville è là che è andato.- rispose il bassista.

-E’ andato all’origine del problema…- commentò Linde.

-Allora partiamo subito?- domandò Burton.

-Serve qualcuno che rimanga qui a portare informazioni a Rebekka, non possiamo tenerla all’oscuro di tutto.- disse Migé.

-Ma lei sa?- domandò Bam.

-No, ma possiamo inventarci qualcosa. Solo non possiamo lasciarla qui senza sapere che fine ha fatto quel coglione del suo ragazzo!-

-Allora resto io, così faccio da ponte.- disse Bam –E intanto rimetto a posto la porta dell’appartamento.- . Tutti furono d’accordo con la decisione.

-Il primo aereo parte domani alle 8h00.- annunciò Gas.

I quattro HIM rimanenti si scambiarono uno sguardo d’intesa.

-Facciamo le valige, allora.- disse Burton.

 

FINE PRIMA PARTE

eheh, non uccidetemi, non vi mollerò qui, avrà un seguito...ma quando vorrò io! muahahahahah! intanto ringrazio tutti per le recensioni!

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