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Autore: Alexyetta    29/07/2012    2 recensioni
In concomitanza con l'inizio delle Olimpiadi, ho scelto di pubblicare una storia scritta 4 anni fa e ambientata a Pechino.
Protagonista del racconto è Alena, una giovane ginnasta di 18 anni, arrivata al Villaggio Olimpico per sostituire una compagna infortunata e per questo convinta di non poter puntare in alto come le sue amiche. A Pechino, Alena si propone come unico obiettivo quello di divertirsi, ma con la sua semplicità ed un pizzico di follia riuscirà a fare molto di più: porterà il suo entusiasmo ad ogni atleta incontrato sulla sua strada, realizzando il sogno di conoscere i suoi più grandi idoli, stringendo con loro amicizia e scoprendo di avere con alcuni molto in comune. E chissà che tra una cosa e l'altra, Alena non trovi anche l'amore...
Genere: Commedia, Generale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: VENERDI' 8 AGOSTO 2008

    «Ragazzi, siete pronti? Tra poco tocca a noi» disse Antonio Rossi, il portabandiera del gruppo italiano in terra cinese.
    «A quanti siamo arrivati?» domandò Filippo Magnini.
    «Sta per sfilare la numero 100.»
    «Ne mancano ancora 90» ribatté lui. «C’è tempo.»
    Antonio si girò sorridendo, mentre stringeva saldamente il palo della bandiera italiana.
    «Io intanto vi ho avvertito.»
    «Hai fatto bene» disse Alena Ponti. «Almeno posso prepararmi mentalmente.»
    Alena camminava avanti e indietro a passi pesanti, ammirando lo spettacolo di Pechino e cercando con gli occhi le sue amiche Lia Parolari e Vanessa Ferrari. Si era allontanata da loro per avvici-narsi al tricolore e le aveva momentaneamente perse di vi-sta. Di tanto in tanto infilava un dito in bocca e si rosicchiava un’unghia.
    «Prima Olimpiade, eh?» fece una voce simpatica alle sue spalle.
    Quando si voltò vide che a parlarle era stato uno dei suoi più grandi idoli sportivi, Andrew Howe.
    «Si vede proprio tanto?» gli disse.
    «Abbastanza!»
    «Ovvio, ho diciotto anni…»
    «Davvero? Te ne davo almeno venti. Guarda che non l’ho notato dall’età.»
    «E da cosa allora?»
    «Dal nervosismo!» scherzò. «Non so quale sia il tuo sport, ma prova a pensare a come sarai messa quando sarà il tuo momento di gareggiare. Allora sì che dovrai avere paura.»
    Alena sorrise, nonostante il suo stomaco facesse le capriole.
    «Non so perché, ma questo non mi rincuora! Be’, ti assicuro che non si tratta di nervosismo… più che altro penso di essere… elettrizzata.»
    Andrew annuì.
    «Capisco, è lo stesso anche per me.»
    «È la prima pure per te, giusto?»
    «Esatto, quindi siamo nella stessa barca» rispose con il suo solito sorriso.
    «Ma tu sei sicuramente più abituato di me a situazioni di questo tipo! Comunque non ci siamo ancora presentati» ricordò. «Molto piacere, io sono Alena Ponti, ginnastica artistica.»
    «Andrew Howe, salto in lungo» rispose, stringendole la mano.
    «Ma dai?!» lo prese in giro. «E chi non ti conosce?»
    «Che ne so io… magari sei appassionata solo di ginnastica e non hai idea di chi sono.»
    «Errore, adoro quasi tutti gli sport, compreso il curling. E se anche non avessi seguito l’atletica, sarebbe stato difficile non ri-conoscerti. Aspetta, com’era? “Vai a Pechino in vacanza?” “Spe-riamo di no!”» fece, incrociando le dita come lui nella pubblicità dei Kinder Bueno.
    Andrew scoppiò a ridere.
    «Va bene, hai vinto, mi arrendo.»
    Alena sorrise compiaciuta.
    «Wow, vincere mi piace.»
    «Anche a me» sentenziò Andrew.
    «E allora vedi di riportare in Italia un oro!»
    «Farò il possibile, ma non sarà facile, perché vengo da un anno difficile: prima mi sono fatto male ad una spalla, cadendo dalle scale, poi quell’infortunio recente nella corsa… Anche tu però fai di tutto, eh!»
    Alena fece un gesto con la mano, come per schernirsi.
    «Sì, come no. Io non punto così in alto, sono qui solo per di-vertirmi, non potrei mai arrivare a lottare per una medaglia.»
    «E perché?» intervenne una ragazza che aveva sentito per caso il loro discorso.
    Alena continuò a chiacchierare imperterrita. Era sempre stata una chiacchierona con i suoi amici, ma stavolta si comportava così per colpa dell’emozione.
    «Io non facevo parte della squadra olimpica» spiegò. «Mi hanno chiamato per sostituire una mia compagna, quindi non ho avuto come voi il tempo di realizzare quello che mi stava per succedere.»
    «Quando l’hai saputo?» chiese la ragazza.
    «Dieci giorni fa, pensate! Tra una cosa e l’altra non ho nemmeno avuto modo di rifletterci sopra.»
    «Ma che ne sai, magari vinci l’oro e diventi famosa anche tu» le disse Andrew.
    «Eh, sicuro! Comunque io sono Alena Ponti» informò la ragaz-za, che si rivelò essere Giulia Quintavalle, un’ottima judoka.
    «Hei Ale» la chiamò Vanessa, battendole una mano sulla spalla, eccitata. «Ci siamo quasi!»
    Vanessa Ferrari aveva la sua stessa età (qualche mese in meno a dire il vero, e questo la rendeva l’unica minorenne della spedizione), ma un bagaglio di esperienza nettamente maggiore. Aveva già vinto un mondiale e un europeo, mentre Lia Parolari, un’altra delle sue compagne, si era classificata prima nel campionato italiano. Lei sostituiva Monica Bergamelli, terza nella stessa manifestazione, e quindi aveva un bel peso sulle spalle. Monica, ventiquattro anni, era la veterana della squadra, si era infortunata durante un allenamento a Pechino ed era stata costretta a rientrare in Italia.
    «157» disse Valerio Vermiglio, palleggiatore della nazionale di pallavolo.
    «Voi a cosa puntate, Valerio?» volle sapere Andrew.
    «Vedremo… Noi vogliamo semplicemente sognare, in fondo i sogni sono l’unica cosa rimasta gratis.»
    «Bella questa» commentò Alena. «Quasi quasi me la segno… Ah e forza Lube!»
    «Brava!»
    «Sono di Senigallia, provincia di Ancona, ma ormai da parecchio tempo tifo per la Lube.»
    Perché stava raccontando a tutti i fatti suoi? Così sarebbe risultata tremendamente noiosa!
    Invece Valerio sembrava interessato.
    «Senigallia, come Bira! Lo conosci?»
    «Non ancora, ma penso che ne avrò l’occasione.»
    Una cinese raggiunse il gruppo e disse ad Antonio Rossi che la nazione numero 165 era già entrata nello stadio.
    «Bene» rispose lui.
    «Com’è portare quella bandiera?» cercò di fare conversazione Alena, giusto per attenuare la tensione che ormai la attanagliava.
    «Mmm…» Antonio ci pensò su per alcuni secondi. «Ti dispiace rifarmi la domanda quando avremo sfilato?»
    «Certo che no.»
    «Ricordati, mi raccomando.»
    «Va bene!»
    «Hei, ce l’hai la videocamera?» le chiese Vanessa.
    Alena spalancò gli occhi e si portò le mani al volto, con un’e-spressione simile a quella delll’“Urlo” di Munch.
    «NOOOOO!» gridò. «L’ho dimenticata al Villaggio!»
    «Ale!» la rimproverò Vanessa. «Sei proprio una smemorata, e io che mi fidavo… Per di più Lia è sparita, come facciamo adesso?»
    «Scusami» mormorò, sinceramente dispiaciuta.
    «Tranquille ragazze» disse Giulia. «Ho io la videocamera, ce la possiamo passare di mano in mano, così ognuna di noi apparirà sul filmato. Poi ne faremo delle copie nei nostri giorni liberi, che cosa ne dite?»
    «Ottimo!» esultò Alena.
    «Per stavolta ti perdono» fece Vanessa. «Ma solo perché c’è Giulia… e anche perché capisco che hai la testa da un’altra parte.»
    «Grazie!» esclamò Alena, abbracciandola rapidamente.
    Rimasero a parlare ancora per alcuni minuti, fino a che la donna cinese non tornò per annunciare loro che mancavano solo quattro nazioni.
    «Prima arriva e meglio è, sto impazzendo!» disse.
    Uno…
    Due…
    Tre…
    «Dai, cominciamo ad avvicinarci» disse Antonio.
    Quattro…
    «Eccoci, è il nostro momento!» fece Andrew.
    «Ragazzi, ci siete?» fece Antonio, con un sorriso grandissimo.
    Alena e gli altri che si trovavano vicino a lui annuirono quasi con solennità.
    «Hei Pechino, l’Italia sta arrivando!»
  
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