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Autore: Elle Sinclaire    29/07/2012    4 recensioni
Un liceo americano, sette ragazzi.
Una cittadina di provincia, una routine ormai collaudata che entrerà in crisi, feste e intrecci faranno da sfondo alle vite degli studenti del Sequins High che vivono le loro vite come nei migliori telefilm sui licei degli USA. O almeno così sembra.
[Dal primo capitolo: "La routine implicava comunque il suo passo affrettato, gli spintoni sull’autobus e la puzza di topo morto proveniente dalle ascelle di Jeremy Cunningham, suo compagno nel corso di scienze; il rientro a scuola, la prima sigaretta della giornata in cortile con Coop, la sosta davanti all’armadietto di Victoria.
Ed era da quel momento in poi che rimpiangeva i morsi ai polpacci di Lucy e i pugni nello stomaco di Jamie: il primo spintone di solito era di Simon Scott, il quarterback della squadra di football, accompagnato dagli insulti di JC Cook, il ragazzo più bello e popolare della scuola.
La storia che vi racconterò, parlerà proprio di come JC Cook scardinò per sempre la routine di Chase Lucas Walker.]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Al C.R.O.B.
e ai video tragicomici di quindici minuti. 

7. Sesso
(tutto quello che Grace avrebbe voluto sapere a riguardo, ma non ha mai osato chiedere.)

Canzone del capitolo.

Victoria aveva sopravvalutato le proprie capacità seduttive e allo stesso tempo sottovalutato l'intolleranza che Kenneth provava per qualsiasi essere umano dotato di voce e cervello inferiore - almeno apparentemente - al suo.
Per questo si trovava nella biblioteca comunale di Sequins ad ascoltare il silenzio teso di cui si erano circondati da quando l'altro ragazzo le aveva detto di leggere il capitolo del libro corrispondente all'ultima lezione di fisica per poi chiedere a lui cosa non avesse capito.
Il problema, in realtà, era che lei aveva capito tutto e non sapeva su cosa interrogarlo senza fare la figura dell’oca. La legge di Ohm? Quella di Lavoisier? La teoria della relatività?
Cos’era abbastanza difficile da giustificare la sua poca comprensione? Non riusciva a capirlo ed era frustrante. 
Dover fingere di essere stupida, ma non troppo, non era una missione affatto semplice.
"Hai finito?"
La voce di Kenneth la distrasse dai suoi pensieri. Erano in effetti più di dieci minuti che leggeva, muta, un capitolo che aveva imparato a memoria già alla prima lettura. Era un asso nella memoria fotografica.
Peccato che ancora non sapesse cosa fingere di non aver capito.
"Ehm... Si." 
Era il quarto giorno di ripetizioni e non avevano ancora fatto alcun passo avanti nella loro inconsistente relazione. Nessun sorriso lui aveva indirizzato a lei, nessun avvicinamento strategico di Victoria sembrava esser stato anche solo notato.
Kenneth sembrava una statua di sale, e soprattutto sembrava sin troppo scocciato del dover avere a che fare con lei – che era evidente pensasse fosse una povera decerebrata – due pomeriggi a settimana. 
Lei avrebbe voluto scoprire le carte in tavola, ma era consapevole che lo avrebbe fatto fuggire a gambe levate, minacciato da un cervello più produttivo del suo; le occorreva pazienza. 
Tanta pazienza. Sicuramente più di quella che dimostrava lui davanti a la sua fasulla stupidità.
“Non ho capito la legge dell’Attrazione…”
Kenneth alzò un sopracciglio scettico, scrutando nei suoi occhi. Inquietante, avrebbe detto Victoria. Inquietante, ma molto bello.
“Pensi che sia stupido? Perché credo sia abbastanza ovvio che io non lo sia.” Disse in tono acido. “E non credo che lo sia tu tanto stupida da pensare di riuscire a ingannarmi.”
Victoria spalancò gli occhi, scoperta nel suo piano che a ben pensarci presentava sin troppe lacune e punti oscuri, poi assunse in volto un’espressione maliziosa.
“Pensavo ci volesse di meno.”
“A fare?”
Alzò le spalle, sorrise, puntò gli occhi nei suoi. Era divertita, era palese anche per Kenneth che di relazioni umane non era poi così esperto.
“A piacerti, ovviamente.”
Il primo sorriso che Kenneth le rivolse fu un ghigno. Scoprì i denti solo da un lato, alzò il labbro di pochi quasi impercettibili millimetri e socchiuse gli occhi. Sembrava divertito anche lui ed era strano. Kenneth sembrava divertito solo dopo aver picchiato qualcuno a scuola.
“E volevi sedurmi dimostrandomi la tua stupidità?”
Victoria ci pensò su qualche istante, dandosi mentalmente dell’idiota. Era un piano pessimo. 
Il ragazzo continuò a osservarla, la malizia ancora impressa sul suo volto. Gli occhi chiari scintillavano di curiosità felina, la dita erano artigliate all’angolo del tavolo. Lo faceva spesso, di stringere oggetti tra le mani, come per sfogare una tensione e una violenza in modo pacifico. 
“Roberts…”
“Victoria,” lo interruppe lei. 
“Victoria…” si fermò, come pensandoci su. “Bene, Victoria. Dimostrami che meriti di uscire con me e ti porterò fuori a cena.”

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Economia domestica era una materia inutile. 
Tanto quanto per lui lo era matematica, fisica, geometria, letteratura americana e inglese. Insomma, Coop non andava particolarmente matto per lo studio, soprattutto se questo aveva a che fare con la storia e la cultura di quel grande paese che non aveva mai apprezzato a dovere la Madre Patria.
Certo era però che la sua avversione per l'economia domestica batteva anche il suo odio per gli Stati Uniti: una materia inutile, ore buttate ad ascoltare di come risparmiare e investire i propri soldi, a guardare quell'odioso professore blaterare di bilanci mensili e figli. 
No, decisamente lui non avrebbe avuto figli. Comunque non in America, perché presto sarebbe tornato a Londra, possibilmente trascinandosi dietro Chase. Hope avrebbe potuto lasciarla lì, senza voltarsi indietro: era un peccato, perché i loro figli sarebbero stati molto belli, ma per l'onore e la gloria del Regno Unito lui avrebbe rinunciato anche a bambini con boccoli biondi e occhioni azzurri.
Ancora non lo sapeva, ma presto un esserino del genere sarebbe apparso nella sua vita.
“Bene, vorrei rendervi partecipi dell’idea che ho avuto quest’anno per la tesina di fine semestre!”
La voce acuta della Signora Perky traforò i timpani di tutti gli alunni, che a quelle parole dovettero nascondere una smorfia di fastidio e irritazione.
“Quest’anno economia domestica sarà un corso pratico di gestione delle finanze e della casa, così come dovrete fare quando sarete sposati e avrete dei bambini. In pratica vi dividerò a coppie e farò in modo che ognuno di voi si impegni a far quadrare il bilancio e i conti ogni ventisette del mese, senza scendere al di sotto di un budget virtuale che dovrebbe essere il vostro stipendio. Assegnerò a ognuno un lavoro, un partner e un budget mensile personalizzato.”
Coop si girò intorno e osservò sconvolto i visi dei compagni, specchi della sua stessa espressione. Cosa cavolo voleva dire con “Assegnerò a ognuno un partner”? Sbiancò quando quelle parole affondarono il proprio significato nel suo cervello e guardò JC e gli altri giocatori di football. Non poteva.
“Scusi, Signora?”
La professoressa si girò e lo guardò con occhi di fuoco. Lo odiava, lo odiava profondamente e lui lo sapeva. In realtà lo meritava anche, perché non aveva fatto passare delle belle settimane alla donna, da quando era iniziato il corso. L’odio era assolutamente reciproco.
“Sì, Cooper?”
“Non possiamo scegliere da noi i compagni per questo… ehm… compito? Sa, con certi gorilla sarebbe impossibile lavorare.”
Un ringhio risuonò alle sue spalle e con la coda dell’occhio vide un giocatore di football scrocchiarsi le dita, come una promessa di vendetta per quell’epiteto poco gentile.
“No, Cooper. Non accetto obiezioni in merito. Sceglierò io, senza possibilità di appello né protesta. La democrazia è solo una pia illusione in questa scuola, io ho il comando di questo corso e io ho deciso.”
Coop sospirò affranto, girandosi verso Chase nel banco accanto a lui.
“Siamo fottuti.” Sussurrò. L’altro rise e smorzò in questo modo la tensione, ma non sembrava molto a suo agio. Poi lo vide girarsi alla sua destra, guardare per un attimo JC e per poco non pensò fosse arrossito.
Ma no, sicuramente era una sua impressione, un’illusione data dallo shock dell’assegnazione dei compagni per il compito.
Chase non stava sorridendo in modo timido a JC e JC non lo stava guardando in modo strano.
No, sicuramente era una sua spaventosa impressione.

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Chase era seduto al Gold Lion e non smetteva un attimo di parlare – spesso a vanvera – a un John piuttosto interessato a qualsiasi futilità uscisse dalle sue labbra, o almeno l’impressione era quella, sebbene in realtà le stesse fissando con insistenza, senza curarsi troppo delle parole che pronunciavano.
Si stava lamentando del nuovo compito assegnato alla classe di economia domestica con un buffo broncio sui lineamenti e un tono di voce irritato e spesso canzonatorio, quando si sperticava in commenti poco lusinghieri su quella Grassa Vacca Da Monta Che Era La Signora Perky.
Gli piaceva parlare se il suo interlocutore rimaneva in silenzio ad ascoltare, senza interromperlo, ma anzi lusingandolo anche e magari dandogli ragione: John per questo era perfetto, perché annuiva, sorrideva, annuiva di nuovo e ogni tanto si intrometteva nel suo monologo con punti di vista a supporto delle stesse tesi di Chase.
Era l’uomo perfetto, continuava a pensare quest’ultimo, come una nenia nella testa e all’improvviso lo disse anche, causando un’ondata di imbarazzo ben visibile sulle sue guance. Doveva decisamente smetterla con questa mania di esprimere pensieri compromettenti ad alta voce, soprattutto davanti a chi avrebbe potuto usare certe informazioni contro di lui.
John però rise qualche istante e gli strinse la mano sul tavolo, senza lasciarsi andare a baci appassionati in pubblico, ben conscio del fatto che il Gold Lion fosse maggiormente frequentato dai liceali e che questi non fossero esempi di tolleranza e apertura mentale, soprattutto in una cittadina come Sequins.
Una stretta di mano poteva essere abbastanza e, cosa più importante, poteva lanciare un messaggio al biondino alla cassa: le tue labbra da trota non toccheranno mai quelle del mio ragazzo.
Forse definirlo tale era prematuro e presuntuoso, ma sapeva che sarebbe stata solo questione di tempo: era ovvio si piacessero, l’unico problema era il suo alloggiare tutti i giorni al campus, esclusi i weekend, che aveva dato loro poco tempo per vedersi. Ma per il resto si comportavano come due fidanzatini innamorati e prima o poi lo sarebbero stati, biondino permettendo.
Sembrava un po’ troppo interessato, almeno a giudicare dalle occhiate che lanciava nella loro direzione, ma l’aveva anche visto baciare a stampo una bionda con gli occhi sgranati neanche fosse un alieno di Mars Attack.
Strana forte, la nuova generazione del Sequins High…
Chase seguì il suo sguardo, fermo da qualche minuto oltre le sue spalle e si accorse di JC e Grace. Lei ora gli stava chiedendo qualcosa e lui poteva immaginarsi la sua voce melensa e le sue unghie sempre perfette – sì, era invidioso, perché lui non riusciva a smettere di mangiarle – grattare con sensualità il petto del biondo. Fece una smorfia, intercettata immediatamente dall’oggetto della sua irritazione, che confuso non ne capì il motivo, e si girò di nuovo verso John che invece mostrava una non indifferente soddisfazione per la sua reazione.
Chase gli rivolse un sorriso tirato, poi strinse un po’ di più la sua mano sul tavolo, ricominciando a parlare come se niente fosse. Almeno prima di accorgersi di Coop che usciva dal bagno degli uomini con la maglietta al contrario.
Alzò gli occhi al cielo e si scusò con John, contrariato da tutte quelle interruzioni, per poi andare dall’amico e cercare di capire cosa – o per meglio dire chi – stesse facendo in bagno per uscirne così scombinato. Non fece in tempo a raggiungerlo, che dalla porta da cui lo aveva visto uscire, spuntò Hope Peterson, con i capelli scompigliati e le labbra gonfie.
Guardò verso Coop che sorrideva con aria colpevole, poi verso JC che aveva piegato le labbra in una smorfia schifata e infine capì.
Galeotto fu il Pink Flamingo. Forse avrebbe dovuto smettere di frequentarlo.

 

“Mi spieghi cosa pensavi di fare?”
“Soddisfare il mio sano e insaziabile appetito sessuale, mi pare ovvio…”
“Ti sembra una giustificazione valida al non saperti tenere il pisello nei pantaloni?”
L’altro lo guardò perplesso, prima di sogghignare per l’uso dell’epiteto ortofrutticolo.
“Beh, in realtà sì. Di solito la gente fa sesso per quello, Chase.”
“Io no!” urlò fuori di sé.
“Amico, senza offesa, ma tu non fai sesso per nessun motivo...”
Chase arrossì fino alle punte dei capelli e lo spinse con una debole manata sul petto contro il muro.
“Non ho ancora trovato la persona giusta, idiota!”
“Neanche io, questo non significa che non possa prima fare pratica. C’è bisogno di mantenersi in costante esercizio per queste cose, mica posso lasciare Randy ad accumulare ragnatele…”
“Randy? Hai chiamato il tuo coso Randy?”
L’altro fece spallucce.
“È un nome come un altro. Da piccolo volevo chiamarci un cane, ma i miei non hanno mai voluto un animale in casa.”
“Hai chiamato il tuo coso come un cane?”
“Tecnicamente non c’è nessun cane che io conosca a chiamarsi così…”
Chase si mise le mani nei capelli, esasperato. Non poteva crederci, era tutto troppo assurdo. All’improvviso tanti piccoli tasselli si incastrarono tra loro e formarono un puzzle sin troppo chiaro nella sua testa.
“Ecco perché Simon voleva picchiarti così ferocemente l’altro giorno!”
Coop annuì lentamente e Chase si dispiacque del fatto che il giocatore di football non ci fosse riuscito.
“E perché non ne sapevo niente?”
“Perché sapevo avresti reagito così e ne avresti fatto un affare di stato, quando tra me e Hope non c’è niente. Solo sesso.”
“Hope? La chiami per nome?”
“Chase, stai avendo una crisi isterica.” Disse con naturalezza. “Respira, bevi un po’ d’acqua e torna da John, non vorrei si facesse strane idee su quello che stiamo facendo qui dentro.”
“Che schifo!”
Fu l’ultima cosa che Coop sentì, prima di vedere Chase uscire dal bagno e tornare al suo appuntamento.

 

Grace da quando teneva gli occhi sgranati sul mondo si rendeva conto molto più velocemente delle cose che le accadevano intorno. Per esempio si era accorta dei capelli più chiari del solito di JC – probabilmente il parrucchiere aveva schiarito troppo i colpi di sole – delle sparizioni misteriose della sorella, dei litigi tra il padre e la madre e soprattutto della carica erotica di Chase Walker che in automatico attirava uomini come frigoriferi attiravano calamite. E a proposito di questo, forse avrebbe dovuto svuotare il suo minifrigo, altrimenti avrebbe accusato più dei due chilogrammi depositati sui suoi fianchi durante le ultime settimane.
Il suo problema era che odiava lo sport. Lo odiava, lo odiava e lo odiava – come cheerleader era diverso, era figo essere cheerleader – soprattutto perché i suoi capelli erano troppo belli e perfetti per essere scompigliati dal vento, la sua pelle  troppo morbida per essere bagnata dal sudore e i suoi occhi troppo sgranati per non rimanere accecata dal cloro di una piscina.
Aveva letto su internet che il sesso era un buon modo per bruciare calorie, ma il problema  rimaneva sempre la peste di JC. Doveva trovare un modo per curarlo e su Yahoo Answer aveva letto che probabilmente la colpa fosse del karma: in un’altra vita doveva aver dato da bere a un bambino del latte di mucca annacquato e questo dagli induisti non era stato perdonato. Chi fossero poi questi induisti non lo sapeva, forse erano persone che indossavano indumenti confezionati in India dagli Humpa Lumpa di Willy Wonka che si erano trasferiti là dopo la chiusura della Fabbrica di Cioccolato – o almeno così le aveva detto Hope.
Non sapeva però come rimediare a questo disastro cosmico – o filosofico, o religioso, o stilistico – e su internet non trovava soluzioni: forse avrebbe potuto rischiare, in fondo quante possibilità aveva di essere contagiata?
Avrebbe chiesto consiglio a Hope, comunque. Lei sapeva sempre tutto e forse avrebbe potuto aiutarla e spiegarle anche cosa significasse esattamente fare sesso: nonostante i termini che aveva sentito in giro, dubitava comprendesse l’utilizzo di scope. Però se le fosse servito a perdere quei due chili che aveva messo sui fianchi e non sulle tette sempre troppo scheletriche, avrebbe anche imparato a suonare la tromba.
Si avvicinò cauta a Hope, sorridendo impunita, ben sapendo che gli occhi da cerbiatto-alieno non avrebbero funzionato su di lei, sua sorella da sin troppi anni – anni che notava ogni mattina guardandosi allo specchio e notando un poro sulla pelle in più – aveva capito le sue tecniche più gettonate per ottenere favori, mascara waterproof di Yves Saint Laurent e appuntamenti con ragazzi più belli di JC, da cui si faceva corteggiare senza però concedere neanche un bacio sulla guancia.
“Sorellina!”
Ok, forse doveva ancora affinare la tecnica, perché dallo sguardo sospettoso di Hope immaginò di non esser riuscita a fare la vaga. Non era però da lei darsi per vinta, per questo continuò imperterrita: nessuna esitazione, Grace!
“Che ne diresti di accompagnarmi a prendere un gelato?”
Hope la guardò stranita per un istante, le sopracciglia aggrottate e un punto di domanda stampato nelle iridi chiare.
“Sorellina,” calcò ironica sulla parola, “questa è l’unica gelateria di Sequins e inoltre è di proprietà dei nostri genitori. Dove dovrei accompagnarti?”
Hope la guardò stupita qualche istante, gli occhi vacui ancora sgranati. A Hope faceva impressione.
“Hai ragione! Come sei intelligente!” La lusingò stralunata. “Allora non importa, siediti con me a quel tavolo laggiù! Devo chiederti qualcosa.”
Hope si lasciò trascinare fino al tavolo all’angolo, abbastanza lontano da JC, ma non troppo affinché Grace potesse controllare la situazione.
“Come faccio a farmi impollinare? Voglio dire, JC non è un’ape… È pur vero che potrei essere scambiata per un fiore tanto sono bella, ma…”
“Alt!” la fermò con una mano la sorella. “Di cosa stai parlando, Grace?”
“Di JC! Ha la peste, Hope! Come posso fare a non essere contagiata? E lui deve volarmi sopra? Ma avrà già imparato a volare oppure deve prendere lezioni?”
“Dimmi che non stai parlando di sesso…”
“Ovvio che sto parlando di quello! Non ti credevo così bigotta, Hope. Pensavo di poter parlare con la mia sorellona di cose tanto importanti e invece tu sei più imbranata di me! Non lo sai che il sesso serve a perdere peso? Io devo dimagrire! I miei fianchi stanno implodendo nella divisa da cheerleader e non posso permettermi distrazioni e se mangiassi di meno il topolino che abita il mio stomaco morirebbe di fame!”
Hope la guardava sconvolta e senza parole, incapace di spiegarsi dove si fosse nascosta tanto alacremente la sorella mentre Dio o chi per lui distribuiva i cervelli; forse in Paradiso c’era stata una svendita di Louboutin e si era persa il momento catartico. Sicuramente le sue scarpe tacco dodici erano più intelligenti di lei.
“Grace…” disse con calma. “La peste non esiste più da almeno un secolo. E tu non sei un fiore, JC non è un’ape e, cavolo, dubito che lui farà mai sesso con qualcuno munito di tette, per quante rachitiche siano!”
Grace la guardò confusa qualche istante, non capendo quale donna al mondo non avesse le tette. Non servivano a tutte per sparare panna dai corpetti colorati?
Osservò per qualche istante in silenzio JC, intento a fissare a propria volta un punto non ben precisato all’interno del locale. Provò a seguire il suo sguardo corrucciato e intercettò la figura sorridente di Chase Walker che fissava sognante un ragazzetto carino – lui sarà un’ape? – apparentemente più grande di loro.
Tornò con gli occhi su JC e si meravigliò di trovarlo alterato, ma poi un’illuminazione le giunse inaspettata. Chase non aveva le tette.
Ecco perché attirava così tanto gli altri uomini! Chase era una donna!

 

f

 

Salve a voi e a me con un ritardo di oltre un mese assolutamente imperdonabile, ma vagamente (molto vagamente!) giustificabile!
Vi ricordate ancora di me? Sono quella che parla in modo inquietante di api, fiori, membri maschili di nome Randy e cose folli del genere, senza un minimo senso :D
Sul serio, mi dispiace per l'alto tasso di non-sense di questo capitolo, ma avevo bisogno di scrivere roba del genere e se vi dovessi dire la seconda metà mi piace troppo, tanto è idiota XD Coop e Grace danno veramente il peggoi di loro e io li amo per questo. 
Allora come avrete notato questo è un capitolo di passaggio. Dal prossimo e cose cominceranno a muoversi, scopriremo il fantomatico compito di economia domestica - per il quale non smetterò MAI di ringraziare Giup per l'idea geniale xD - e torneremo a dare un po' di spazio alla povera Hope che negli ultimi capitoli ho un po' ignorato.
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto e mi dispiace sia tanto corto, nonostante vi abbia fatto aspettare un mese, ma i capitoli di questa storia non credo supereranno mai le 5-6 pagine di word. Il motivo della mia lentezza è stata la concentrazione dovuta usare per finire Der Himmel über Berlin e l'aver iniziato un'altra storia (Cacofonia. Frammenti) molto più seria di questa ma a cui tengo molto molto di più. Spero comunque di non farvi aspettare sempre così tanto per un aggiornamento di Sequins ma credo che l'utopia di un capitolo a settimana sia finita :D Mi impegnerò comunque per non sforare mai di due settimane, però non posso promettere granché. A Ferragosto tra l'altro sto via dieci giorni, spero di riuscire ad aggiornare prima :)
Qualche nota al testo, tanto per fare la noiosa: il titolo è una parafrasi di un celebre film di Woody Allen, le labbra da trota di JC sono una citazione da Glee, in cui il Chord Overstreet interpreta Sam e viene preso appunto in giro per le sue labbra, e le tette sparapanna sono ovviamente quelle di Katy Perry. La canzone trash del capitolo è una canzone un sacco idiota degli anni '90 che ovviamente parla di sesso (uuh! you touch my tralala :D). Ah, mi stavo scordando, il latte di mucca annacquato è ripreso da una storia vera: una conoscente di mia madre è andata in India per farsi leggere le foglie di palma - sapete quelle cose che hanno scritta sopra TUTTA la tua vita? ecco quelle - e le hanno detto che era malata perché in un'altra vita aveva annacquato il latte di mucca per dare da bere al figlio. Per farvi capire la serietà della cosa XD
Bene, credo di aver detto tutto, ci sentiamo prossimamente e, se siete interessate, domani o dopo domani aggiorno sicuramente Cacofonia.
Baci,
Elle con i suoi fenicotteri e serpenti

   
 
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