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Autore: Catchpole    29/07/2012    1 recensioni
-La verità è la cosa peggiore. La verità è ciò di cui abbiamo veramente paura, ed è la cosa da cui scappiamo relativamente tutti i giorni. La cosa strana è credere che anche un Mago straordinario come Albus Silente scappi di fronte ad essa..diventando un eroe.
Genere: Azione, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Un vento gelido soffiava contro le pietre nere della neo-nata costruzione che svettava con le sue torri contro il cielo screziato di rosa, incastonato nel fianco di un'alta montagna. Neanche il giorno che stava per nascere, col suo pallido disco dorato, immaginava che tutta quella distruzione stava per avere fine. Il campo di fronte alle mura della Fortezza era cosparso di corpi umani e non; una serie di profondi crateri si era aperta qua e là, e la boscaglia tutt'intorno portava i segni di un recente incendio. Un rumore simile ad uno sparo fendette l'aria e una figura ammantata emerse dalla penombra degli alberi, facendosi strada tra i resti carbonizzati di rami e foglie. Cominciò ad avanzare lentamente, passando in rassegna i corpi di Maghi e Streghe distesi sul prato, tutti con la stessa espressione di paura stampata sul volto coperto di brina, come grottesche statue bianche come il gesso gettate a terra a testimonianza di quello che doveva essere stato uno scontro impari: la furia omicida di un pazzo contro migliaglia di vittime innocenti.

Meccanicamente alzò gli occhi coperti dal cappuccio del mantello ad adocchiare le parole scolpite sull'enorme portale della Fortezza: Per il Bene superiore. Un moto di paura s'innescò nell'Uomo, che inspirò profandamente come a darsi coraggio. L'aria fredda dell'alba penetrò nei suoi polmoni, dandogli uno spiacevole fremito. Portò le iridi azzurre a scrutare oltre le merlature: si immaginava lì, su quelle mura a osservare le sue colpe, le vittime che lui stesso aveva contribuito ad uccidere, forse più di chiunque altro. Ma c'era già qualcuno: sulle mura era ben visibile la sagoma ammantata di verde di un Uomo; i capelli biondi riconoscibili sin da laggiù. Lo stava fissando, era evidente. Immobile, abbarbicato su quel trespolo di pietra nera assomigliava a un uccello troppo cresciuto, col mantello che sventolava sferzato dal vento. Solo quando lo sconosciuto lasciò cadere il cappuccio la figura sulle mura di Nurmengard arretrò fino a scomparire, inghiottita nel buio della Prigione. 
 
Questi aveva una corta barba rossiccia e una scompigliata chioma del medesimo colore: sul naso portava un paio di occhiali a mezzaluna e indossava una fluente veste blu mezzanotte sotto al mantello da viaggio. L'uomo si chiamava Albus Silente. 
 
-Grindelwald.-
 
La sua voce magicamente amplificata dalla bacchetta comparsa nella mano destra risuonò tutt'intorno.
 
-Grindelwald. Grindelwald!-
 
A quel richiamo risposero solamente alcuni gruppi di Maghi e Streghe che, dopo essere emersi dal fitto della boscaglia come animali, arrancarono verso il nuovo venuto; sulle faccie macilente e sanguinanti lo spettro di un sorriso, una vaga speranza. Un mormorio eccitato si diffuse tra di loro mentre si disponevano intorno a Silente che però parve non notarli. Gli occhi azzurri e penetranti erano sempre rivolti verso Nurmengard, che ora sembrava deserta. Dopo alcuni istanti un uomo tarchiato con un grosso squarcio sullo zigomo destro arrancò verso di lui, senza parlare. La veste era strappata, e i radi capelli grigi avevano bisogno di un pò d'acqua. -Non sembra voler uscire di lì, eh?- disse dopo un pò scoprendo i denti giallastri e posizionandosi al suo fianco. -..pare che abbia una paura matta di te, mh?-.
 
Nessuna risposta. 
 
-Grindelwald! Grindelwald!-
 
-Niente da fare..temo che non uscirà di lì per un bel pezzo..eh, Albus?-
 
Albus Silente si voltò appena per rispondere al suo molesto Interlocutore, quando qualcosa in lui attirò la sua attenzione. Gli occhi grigio ferro lo stavano fissando. E c'era qualcosa tra le sue mani..una bacchetta. Tra le dita sporche rigirava una bacchetta stranamente familiare, che tuttavia era sicuro di non aver mai visto dal vivo. Solo raffigurata. Solo raccontata.
 
La velocità con cui accadde tutto fù impressionante. Silente mosse la bacchetta cosi velocemente che chiunque si sarebbe aspettato di vedere il Mago malridotto a terra subito dopo il lampo di luce accecante che si sprigionò dall'incantesimo: tuttavia quando questo si spense al suo posto vi era un Uomo molto più alto, avvolto in un lungo mantello verde acido. I capelli non erano più grigi, ma biondi e il volto aveva zigomi affilati e decisi. Gli occhi tuttavia erano rimasti invariati: grigi, di un grigio penetrante e freddo, un grigio tagliente che ora si specchiava nell'azzurro di quelli del suo Nemico.
 
La folla si era aperta a formare un semicerchio alle spalle di Silente: entrambi i Maghi ora avevano le bacchette alzate e le puntavano l'uno contro l'altro. Il rumore del vento parve svanire: l'unico rumore era lo scricchiolio delle foglie che venivano calpestate mentre i due Uomini si fronteggiavano girando lentamente in cerchio; le vesti fruscianti sul prato. 
 
-Non essere sciocco, Gellert.- 
 
C'era una carezza nella voce del Mago stranamente insolita, come se stesse facendo una ramanzina a un Amico particolarmente scapestrato. -E' ora di finirla.-
 
-No, Albus. E' appena cominciata. E non sarai tu a fermarmi. Non ora..non ora che io ho..- 
 
Fece una cosa strana. Agitò appena la bacchetta, come a volerla mostrare a tutti: in apparenza un semplice legnetto senza nulla di particolare. Dopodichè la riabbassò e la punto nuovamente dinanzi a sè.
 
-Sai che ti sarà inutile. Ciò che conta veramente non è quanto potente sia una Persona, ma quanto le sue azioni siano benevole..tutte le persone uccise questa notte gravano su di te Gellert, in una maniera che tu neanche immagini. Se è rimasto in te un briciolo di coscienza, come spero ci sia, allora arrenditi..arrenditi e forse riusciremo a rimediare a tutto il dolore che hai inferto, a tutto quello che..-
 
-Basta.-
 
Tacque. Un lampo di luce verde era schiazzato dalla bacchetta di Grindelwald e ora saettava contro di lui. Riuscì a pararlo con un fluido ed elaborato gesto della bacchetta, facendolo schiantare contro un albero alla sua destra che prese fuoco con uno scoppio. Dopodichè mosse nuovamente la bacchetta: ne scaturì uno sprazzo di scintille d'argento che lanciò contro lo Stregone: quelle si disposero nell'aria circostante, formando una sorta di bozzolo di cristallo che s'infranse nel giro di pochi istanti. Seguì l'inferno. Il prato si crivellò di buchi, e grosse quantità d'erba presero fuoco mentre i due Maghi si lanciavano contro lampi di luce colorata che al minimo contatto con qualcosa di solido esplodevano in onde infuocate o scariche di elettricità che facevano tremare il terreno. Gli spettatori si erano allontanati, impauriti e incantati allo stesso modo: c'era qualcosa di straordinario nel modo in cui quei due facevano roteare i catalizzatori magici nell'aria dando fondo alle loro conoscenze più recondite, respingendo con naturalezza gli attacchi dell'altro e assestandone immediatamente di nuovi. Qualsiasi intervento da parte loro sarebbe stato inutile. 
 
-Osserva quello che tu non sarai mai, Albus Silente!-Strillò il Mago chiamato Gellert, sferzando l'aria di fronte a sè: un fulmine nero come la morte apparì con uno sgradevole scricchiolio, mandando tutt'intorno sinistri bagliori scarlatti. -Osserva quello che tu hai paura di essere!- continuò furibondo, mentre l'altro assorbiva l'incantesimo nel tentativo di spezzarlo Il fulmine si disperse nell'aria in un crepitio di scintille con una forza da far rizzare i capelli. 
 
-NO!-
 
Un gigantesco dardo acuminato sibilò contro Silente, che con un semplice gesto lo tramutò in una pesante catena che scagliò contro Grindelwald, che a sua volta la cambiò in una nuvola di fumo. Seguì un lampo di luce rossa che parò a fatica.
 
-Perché tutto questo? Perché?-
 
-Perché!?!?-
 
Una sfera di luce d'oro cercò di colpirlo, ma Silente la schivò mandandola ad aprire un grosso cratere a terra diversi metri più in là, con un bagliore accecante. A quella luce il volto di Gellert era una maschera di freddo odio, ma nella sua voce comincia a sentirsi la traccia di una recondita paura. Cominciò nuovamente a scagliare maledizioni e a pararne, urlando contro il Mago dinanzi a sè. 
 
-Per il Bene superiore, SILENTE! Per...quello..che..Protego Maxima!..abbiamo creato..!-
 
-Tu lo hai creato! E cosa poi? Morte e paura!-
 
-Ma è tutto cominciato con una morte, no!? E' cominciato e finito. Una morte..che ha reciso uno dei due. Che mi ha lasciato l'unico a perseguire un sogno che tu hai avuto paura di realizzare!-
 
Per la prima volta in diverse ore il duello si arrestò. Era ormai pieno giorno e il sole si stagliava alto nel cielo azzurro. Poche nuvole erano sospinte dal vento invernale, ma anche in assenza di queste un'ombra attraversò il volto di Albus Silente, e un brivido lo scosse dal profondo dell'anima. La bacchetta ebbe un tremito e alcune scintille d'argento zigzagarono nell'aria. -Che vuoi dire?-
 
-Sai cosa voglio dire. Sò tu di cosa hai paura..e se anche fosse? Cos'è una sola morte rispetto alla prospettiva di dominare il mondo? Cos'è una sola, patetica morta di fronte al mondo inte..-
 
BAM.
 
La battaglia riprese più intensa che mai, ma questa volta era Silente il Predatore, quello più agguerrito, quello che sembrava lottare in maniera disperata per porre fine a quel supplizio. Grindelwald d'altro canto ora sembrava veramente impaurito: sapeva cos'avrebbe comportato pronunciare quelle parole, e ora rimpiangeva di aver dato al suo Avversario una carica in più, un ulteriore motivo per farla finita. Ma lui non poteva..non con quella. Non poteva. 
Poi accadde tutto molto velocemente. La scarica di fatture che gli saettava contro lo prese alla sprovvista: colpito in pieno petto venne scaraventato in aria; ora più che mai simile ad un uccello verde smeraldo che spiccava il volo contro il sole di mezzogiorno per ricadere sul prato coperto di cadaveri, uno sgradevole avvoltoio dalla chioma color del sole tra le sue prede. Inutile dire che non riuscì a riprendersi. Silente fù più veloce, e con un sortilegio gli colpì la mano. La bacchetta schizzò lontano, verso la Fortezza. Un ennesimo, ultimo lampo di luce e Gellert Grindelwald rimase lì, uno dei tanti corpi stesi ai piedi della Prigione di Nurmengard, apparentemente una delle tante vittime della sua stessa follia. 
 
Un'ovazione partì dai sopravissuti che ora corsero giù per il prato verso Silente, ora inginocchiato sul corpo del suo Nemico, gli occhi umidi dietro le lenti a mezzaluna. Ma Gellert non era morto. Respirava. Schiantato, disarmato, sconfitto ma non morto: Silente non ce l'aveva fatta. Non aveva mai voluto.
 
-Io non ce l'avrei mai fatta..nè mai lo farò- Sussurrò al di sotto della barba rossiccia verso Grindelwald, quel volto cosi crudele distorto in un'espressione di paura e rabbia. Quel volto una volta amico. Quando Albus Silente si rialzò la sua attenzione cadde sul simbolo inciso sopra il motto 'Per il Bene superiore'. Scosse lentamente la testa e appellò a sè la bacchetta di Grindelwald, che planò delicatamente nella sua mano. 
 
La ripose con cura all'interno del mantello, poi sorrise a coloro che ora lo festeggiavano, lo acclamavano come un Eroe. 
Un finto sorriso. 
Un eroe che aveva avuto paura della verità. 
  
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