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Autore: Evilcassy    29/07/2012    7 recensioni
"I Chitauri stanno arrivando, nulla può cambiare. Cosa dovrei temere?"
"I Vendicatori, ci facciamo chiamare così: una specie di squadra, "gli eroi più forti della Terra", o roba simile."
"Sì, li ho conosciuti."
Già! Ci mettiamo un po' a riscaldarci, questo te lo concedo. Ma facciamo la conta dei presenti:
Tuo fratello, il semidio;
Un supersoldato, una leggenda vivente che vive nella leggenda;
Un uomo con grossi problemi nel gestire la propria rabbia;
Una mezzodemone piuttosto focosa
Un paio di assassini provetti e tu, bellimbusto, sei riuscito a far incazzare tutti quanti!"
Il numero Sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e la dinamicità. Sette è il numero della Materia, dei Peccati Capitali ma anche delle Virtù. Sette, come i Vendicatori.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'A Seven Heroes Army [The Seventh Saga]' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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The Seventh

 

PART2: Becoming

        Morning, Trial, Aftermath.

No mercy for the lost
No soothing for the sad
The line is never crossed

They are the walking dead

 

“Dove si trova il Tesseract?”

“E’ dove si dovrebbe trovare: fuori dalla nostra portata.”

“La decisione non spettava a lei.”

“Infatti, ma non ho contraddetto il dio che l’ha presa.”

“Gliel’ha permesso di portarlo via insieme a Loki, un criminale di guerra che doveva rispondere per i suoi delitti”

“Oh, ma credo che ne risponderà. Subirà la giustizia di Asgard. E una delle mie migliori agenti, nonché membro della Squadra dei Vendicatori, sarà presente al suo processo in rappresentanza della Terra.”

 

La parte preferita del giorno di Natasha Romanoff era la sera. Amava le ombre lunghe del tramonto e la luce soffusa, l’idea che un’altra giornata si era conclusa e lei era ancora viva.

Tuttavia aveva iniziato proprio quel giorno ad apprezzare la mattina. Certo, a determinate condizioni: la mattina che sapeva di caffè e con il sole che illuminava l’appartamento. La mattina con il risveglio avvolta dal suo profumo e dal privilegio di potersi concedere di alzarsi, vestirsi e fare colazione con innaturale calma.

La mattina con una scatola di ciambelle profumate sul tavolo e un fitto battibecco di sottofondo sull’utilizzo del bagno.

La mattina con Clint in tuta e maglietta che compare dal corridoio sbuffando e grattandosi la testa. “La tua coinquilina è decisamente nervosa, Nat.”

“Ha abbastanza motivi per esserlo.” Avvicinandosi, Clint morde la ciambella di Natasha prima di versarsi una tazza di caffè.

Lei alza un sopracciglio con aria falsamente seccata: “Hey, ho ucciso per molto meno”.  Poi lo sguardo scivola lungo la schiena muscolosa dell’uomo e più in basso facendole decidere che per quel giorno l’avrebbe risparmiato.

 

“Ok. Tailleur nero con camicetta bianca. Classico, sobrio e formale. Capelli a chignon morbido e trucco minimal. Il punto è:” Addison saltella sul piede sinistro: “Scarpa decolleté nera a punta o ” Saltella sul destro per mostrare l’effetto con una calzatura diversa. “Sdrammatizzato da Peep-Toe bianca e grigia?”

Clint e Natasha soffocano una risata ed Addison sbuffa, lamentandosi che non sono d'aiuto.

“E’ che non sei molto credibile.” Afferma l’uomo arricciando il naso e Natasha gli fa eco: “Si trovano su Asgard, hai visto Thor come va vestito, no? Dovresti avere nel tuo guardaroba qualcosa di più… non so. Come ti vesti per andare a trovare tuo cugino?”

…come mi pare.” Ribatte l’altra imbronciandosi. Poi schiocca le dita, un’idea in testa: “Il vestito del giubileo di Amon!” cinguetta correndo in camera.

“Il Giubileo…?”

“L’anno scorso suo cugino Amon ha festeggiato i primi venti anni da Re del Limbo.”

Uhnm… qualcuno di nostra conoscenza troverebbe questo molto invidiabile.” Clint abbandona il suo caffè e preferisce assaggiare la spalla nuda li vicino.

Natasha si lascia sfuggire un sorriso morbido, mentre le labbra dell’uomo risalgono la spalla sino al collo. "Dopo." sussurra, senza riuscire a farlo desistere. "Mi si raffredda il caffè." brontola.

"Non è una buona scusa" risponde raggiungendo la bocca. Morrigan gracchia sul davanzale della finestra, come se volesse lamentarsi delle effusioni della coppia. 

"Hey, voi due, a bada gli ormoni e ditemi come sto."

I due si staccano appena, senza voltarsi. "Rompiscatole, torna più tardi, qui siamo impegnati."

"Barton, tieni la freccia nella faretra per altri dieci minuti, per favore." Clint si volta per replicare ma rimane a bocca semiaperta. Natasha pure. "E quello cos'è?"

"Il mio abito per il Giubileo di Amon."

"Ah, pensavo il Cosplay della Regina dei Dannati."

"Si, in effetti mi ero ispirata ad Akasha per il vestito."

L’arciere scuote la testa "Tu non vai da nessuna parte vestita così."

Addison appoggia le mani sulla cintura dorata che orna i fianchi nudi: "Che fai, il geloso? Non sono io la tua ragazza, sono solo l'inquilina della camera a fianco che ieri notte ha fatto fatica ad addormentarsi."

Le guance di Nat si imporporano. "Sei pregata di non sbandierarlo ai quattro venti."

"Sbandierare ai quattro venti cosa?"

"...esatto. Comunque... beh, credo che andare ad Asgard e far prendere un infarto a tre quarti della popolazione non sia una buona mossa."

 "Lo prendo per un complimento." Sbuffa di nuovo e pesta i piedi per terra in un moto infantile e scocciato. "Che cavolo mi metto..." borbotta tornandosene in camera.

 

"Per vostra informazione sappiate che alla fine ho optato per la divisa GreyRaven versione Deluxe." Rumore di tacchi veloci e la porta dell'ingresso dell'appartamento si apre e si chiude. Morrigan vola in picchiata giù dalla finestra dopo un saluto gracchiato.

"...quelli erano i miei stivali..."

"Lascia perdere, Tasha... siamo soli e abbiamo ancora mezz'ora di tempo prima di..."

"Un momento, com'è che è uscita prima di noi? Ha detto che la veniva a prendere qualcuno?"

Clint rotea gli occhi: "Forse vuole solo farci restar soli... permetti che..."

Ma lei è già sgusciata via dalla sua presa e si è affacciata al balcone del soggiorno. "Hey, Occhio di Falco, vieni un attimo qui..."

Diciassette metri più sotto, Clint individua senza dubbio un casco di capelli biondi molto familiari appartenenti ad un uomo a cavallo di una Harley Davidson. "Rogers!"

I due amanti si scambiano uno sguardo e un istante dopo hanno già in mano i cellulari. "Boys on Bike, le sono sempre piaciuti, dovevamo sospettarlo, Clint."

"Dieci dollari che si mettono insieme."

"Venti che non durano più di un mese..."

 

Addison Borgo e il glorioso momento in cui sei a cavallo di una Harley Davidson abbracciata al busto muscoloso del primo supereroe della Terra. Se Phil potesse vedermi, vomiterebbe verde dall'invidia.

Magari, in qualche parte nell'Aldilà, può ancora avere coscienza di ciò che succede sulla Terra ed imprecare in scozzese contro la sottoscritta.

Steve si ferma diligentemente ad un semaforo rosso e si volta appena la testa. "Vado troppo veloce?"

"Sei perfetto!" lo rassicuro, appoggiando il mento sulla sua spalla. "Dovresti solo metterti il casco."

"E perché?"

Abbasso la voce ad un sussurro: "Perché è diventato obbligatorio per legge. Ora come ora... sei un delinquente."

"Oh no..."

"Non preoccuparti, non ti denuncerò alle autorità competenti. Anche perché sono ancora troppo impegnate nel casino di Midtown."

"Grazie per la copertura."

"Non c'è di che. Mi devi un favore, Rogers."

"Salderò il mio debito appena possibile" sorride e mi rendo conto che è la prima volta che ammiro davvero il suo sorriso. "Non vedo l'ora Cap..." 

 

Addison Borgo e l'imbarazzante momento in cui arrivi su di una Harley Davidson abbracciata a Captain America ad un appuntamento di lavoro ed i tuoi stimati colleghi, vedendoti, mettono tutti mano al cellulare ed iniziano a scrivere messaggi.

Banner fa pure una foto.

Questa cosa delle scommesse inizia a prendere un po' troppo piede...

 

Con Morrigan appoggiata sulla spalla, a cui raccomando di imparare bene la strada, appoggio la mano su una delle maniglie del contenitore del Tesseract dallo stesso lato in cui la tiene Thor. Ho il cuore in gola: non è la prima volta che mi teletrasporto, ma solitamente la mia destinazione è il Limbo, ed è Morrigan a fare da catalizzatore per l'energia necessaria del viaggio.

Questa cosa è del tutto nuova e mi rende un po' nervosa: di certo non migliora la situazione avere tra le mani un oggetto così pericoloso come il Tesseract. Ma tant'è, gli ordini sono stati quelli e io devo ubbidire. Senza contare che mi incuriosisce non poco l'idea di una visita ad Asgard.

Il mio compito non credo che sarà difficile, pura formalità, invero. Thor è sicuro che suo padre abbia già deciso la sentenza: si tratta solo di sapere se sia una condanna a morte (Thor è rabbrividito al solo pensiero) o la prigionia eterna.

 

Thor fa un cenno di saluto con il capo e gira la maniglia del cilindro. Attorno a me il mondo si dilata e diventa una macchia indistinta di colori. Sento il mio corpo allungarsi e subito dopo restringersi: una sensazione del tutto diversa dal viaggiare usando Morrigan come tramite, che non vedo l’ora che finisca.

Tengo gli occhi serrati e ricaccio indietro la nausea finché non sento nuovamente la terra sotto ai piedi, il corpo nella sua dimensione normale e lo stomaco al proprio posto.

Quando li riapro, faccio fatica a tenere la bocca chiusa dallo stupore: siamo in un immenso portico: il tetto d'oro è altissimo e sorretto da immense statue scintillanti.

E' tutto così maestoso, intarsiato, prezioso: ovunque cadano i miei occhi mentre seguo Thor e Loki lungo il corridoio è sfarzo puro.

Anche attraverso le aperture del porticato non vedo altro che tetti dorati e giardini rigogliosi di fiori e fontane. Ci vengono incontro tre uomini e una donna bellissima,, che Thor sembra lieto di vedere: un lieve sorriso gli stende le labbra, mentre Loki seguita a tenere lo sguardo piantato a terra.

"Sono i miei amici" mi spiega il Dio del Tuono un attimo prima che ci raggiungano.

 

I convenevoli sono molto brevi: la donna, che risponde al nome di Sif, sembra mangiarsi Thor con gli occhi e mi rivolge solo un breve saluto. Uno degli amici di Thor, un biondino dall'aria altezzosa che se non ho capito male risponde al nome di Fandral, mi bacia la mano con sguardo da seduttore e si offre di farmi da accompagnatore attraverso il regno di Asgard. Ringrazio mantenendo il tono più neutrale possibile e cortesemente rifiuto: rimarrò qui solo il tempo necessario ad assolvere il mio compito e poi sarò costretta a dover tornare sulla Terra.

Devo declinare l'invito più di una volta, perché Fandral sembra non accettare che una donna gli possa dire di no. Sif lo richiama e mi volta un attimo le spalle.

So che è un gesto infantile quello di pulirsi il la mano baciata, ma mi ha indisposto talmente tanto che non posso impedirmelo: strofino il dorso sui calzoni della tuta e questo non passa inosservato a Loki; incrocio per un istante il suo sguardo, ha un barlume quasi ilare. Scommetto che se non avesse la museruola ad impedirglielo, sul suo volto avrebbe stampato un ghigno canzonatorio. 

Poi noto nessuno dei quattro ha rivolto uno sguardo al prigioniero. 

Certo, non mi aspettavo che facessero i salti di gioia, ma da quello che ho capito da Thor sono cresciuti tutti quanti insieme e si conoscono da quando erano bambini. Uno sguardo, seppur furioso, o addirittura una frase di disprezzo me la sarei aspettata.

Ed invece Sif guarda me di sbieco, Volstagg ciancia di quando è arrivato sulla Terra e si è gustato un suntuoso piatto ripieno di carne, Fandral ci riprova di nuovo ed Hogun tace e fissa il vuoto dando pacche amichevoli sulla spalla di Thor. 

Inizio a credere che Fury mi abbia mandato qui per tirarmi un brutto scherzo.

 

La nostra direzione è la sala del Trono: un uomo vestito di una corazza d'oro e dagli occhi del medesimo colore - Heimdall, come ci presenta Thor, ci è venuto incontro per avvisarci che erano già tutti riuniti e attendevano solo noi per iniziare il processo.

 

Ed ecco, sulla soglia della Sala del Trono, la prima persona che si rivolge a Loki avvicinandosi per sfiorargli le mani frenando l’impulso di abbracciarlo: La sua madre adottiva, Frigga, Regina di Asgard.

Loki non ne sostiene lo sguardo, ma non scosta neppure la testa infastidito, mentre lei reputa insulsa la museruola e ne sfiora le ferite sul volto. Quasi ha le lacrime agli occhi nel vedere le ustioni sul collo "Madre..." cerca di intervenire Thor.

Lei lo zittisce. "Non dire nulla. So benissimo cosa è accaduto e perché, ma non posso fare a meno di..." Le parole sembrano morirle in gola, quando Heimdall ricompare di nuovo.

Prendendo un profondo sospiro e cercando di riprendere il controllo, Frigga rialza la testa, precedendoci. Thor mi rivolge uno sguardo: Sembra quasi una richiesta d'aiuto. Cerco di sembrare il più incoraggiante possibile, ma in realtà mi sorprendo a sperare che Odino abbia davvero intenzione di tagliare la testa a Loki e di finirla una volta per tutte. Magari proprio adesso, tipo la fine di Ned Stark nel Trono di Spade.

Mi scrollo di dosso questo pensiero barbaro mentre seguo Thor e Loki all'interno della Sala.

 

I capi di imputazione di Loki vengono elencati velocemente, come se fossero una semplice lista della spesa, nel silenzio generale: non che ci sia molto da dire, né contro né a difesa.

I suoi crimini sono orrendi e palesi, nessuno si prende la responsabilità di aprire bocca in sua difesa e nessuno sente la necessità di rincarare la dose.

Loki men che meno: la museruola non gli è stata rimossa, le mani gli sono state legate dietro alla schiena e si trova in ginocchio alla base della scalinata del trono. Mi domando quanto possa bruciargli l’umiliazione della sconfitta in questo momento.

Quando l’elenco finisce, Odino si alza dal trono e richiama l’attenzione del prigioniero. “Loki Laufeyson” pronuncia lentamente, come a voler rendere ben chiaro il concetto che tutti sanno chi sia, ora, e che neppure lui lo consideri più suo figlio. Mi ritorna in mente il momento in cui Thor ha detto che era stato adottato, come a voler scaricare dalla coscienza la sua strage, come a dire che nella sua vera famiglia non esistevano criminali simili.

Ma Odino stesso è stato un guerriero, e le guerre portano sempre con sé crudeltà ed assassinii, a prescindere dal motivo per cui sono state mosse.

Forse anche gli Asgardiani hanno lo stesso concetto labile di crimini dei demoni, ed in tal caso allora Loki ha buone probabilità di cavarsela con qualche secolo di prigione e basta.

“I delitti di cui ti sei macchiato, secondo la legge di Asgard, non meritano altro che la morte.”

Un leggero mormorio pervade la folla. Vedo Hogun annuire leggermente e scambiarsi uno sguardo d’intesa con Heimdall. Non mi sorprenderebbe se uno dei due avesse intenzione di proporsi come boia.

Mi rifiuto di incontrare il viso della Regina, ma sento Thor fremere al mio fianco.

Loki, invece, ha semplicemente perso lo sguardo a terra: sembrava non aspettarsi altro.

“Tuttavia”  la voce del Padre degli Dei riporta il silenzio nella Sala. “Neppure il padre degli Dei può condannare a morte un Principe, che nonostante le sue colpe, resta pur sempre tale. La sua pena sarà quindi ciò che secondo la legge di Asgard è seconda solo alla pena capitale: il Supplizio del Serpente.”

Vedo Loki sgranare gli occhi di scatto, restando comunque fissi a terra. I presenti sono rimasti per un istante attoniti e poi si sono scambiati sguardi e mormorii bassi e stupiti: colgo una frase da un gruppo di uomini vicino a me che borbottano che non è mai stata applicata negli ultimi quindici secoli.

Frigga freme e scuote la testa e Thor la sorregge.

Chiedo a bassa voce a Sif, alla mia sinistra, di cosa si tratta. Si mordicchia il labbro inferiore, sembra quasi che trattenga un sorriso soddisfatto: “Loki verrà incatenato in una grotta e un serpente farà colare il veleno sul suo viso, corrodendolo. Non lo ucciderà, ma ne sarà gravemente piagato in continuazione.”

E’ Odino a continuare, mentre io stento a credere a quello che ho appena sentito: “Le urla provocate dal tuo dolore scuoteranno la terra, ma sarà impedito a chiunque di prestarti soccorso. Questo Supplizio seguiterà finché il Re di Asgard non ti accorderà il suo perdono. Passeranno i secoli, prima che ciò accada.”

“Una cosa inutile.” Non posso fare altro che mormorare. Sif mi fissa in parte incredula, ma non pretendo che capisca. Mi rivolgo a Thor invece, fremente ed incredulo alla mia destra. Gli scuoto il braccio ma è troppo intento a sorreggere la Regina per darmi ascolto. Muovo quindi un passo avanti e sono mi rivolgo direttamente al Re, sprofondando in un inchino. “La Rappresentante della Terra chiede di poter conferire con Voi, Padre degli Dei.”

Sento gli occhi di tutti gli astanti puntati alla mia schiena. I mormorii si sono spenti, restano tutti con il fiato sospeso in attesa di vedere cosa succederà subito dopo.

“Come parte offesa, Lady GreyRaven, Midgard ha diritto ad esprimere la propria opinione in merito alla sentenza.”  Mi concede Odino, sedendosi nuovamente sul Trono.

Prendo fiato: parlare con Amon è tutt’altra cosa: anche se è un Re, è pur sempre mio cugino. Non sono formale e se devo esprimere una sua opinione in sua presenza lo faccio senza troppi preamboli o formalità. Una volta ho dato del coglione ad un suo consigliere e ho fatto scaturire una rissa: errore di gioventù, non ne ho mai più commessi di quel tipo.

Ora però mi trovo davanti ad Odino, ai piedi della gradinata del trono con il peso opprimente dell’oro e della sua magnificenza che cerca di intimorirmi.

Non posso permettermi di parlare davanti a tutti questi Asgardiani, da quello che ho capito la maggior parte di loro non potrebbe afferrare il concetto che voglio esprimere e penserebbero erroneamente che stia cercando di favorire il prigioniero e contraddicendo il loro sovrano.

Per tanto, chiedo ad Odino di accordarmi un’udienza privata.

Il Re di Asgard ne rimane sorpreso. Lancia un’occhiata al suo erede, che gli risponde con uno sguardo quasi implorante. “Così sia, Lady GreyRaven di Midgard.”

 

Orbene, ordunque, eccoci ufficialmente approdati alla Seconda Parte.

Bene: giusto un paio di precisazioni:

Si, Sif mi sta sulle palle. E anche SI, mi stanno un po’ sulle noci tutti gli Asgardiani in genere (so che si dice Aesir, ma dato che nei film non viene mai usato, ho deciso che continuo così.) in quanto cazzari,  a parte Thor, of course. (ma per motivi ormonali, credo)

Fatemi sapere che ne pensate… i commenti e le recensioni sono davvero utili. Negativi o Positivi che siano, basta che siano costruttivi.

Vi ringrazio in ogni caso, vostra

EC.

 

PS: la citazione è da ‘Dangerous & Moving’ delle t.A.T.u. Prima di linciarmi e gettarvi per terra dal ridere, ricordatevi che in questo mondo esistono gruppi tipo i One Direction e Justin Bieber…

In confonto le t.A.T.u. sono musiciste filarmoniche con testi scritti da Shakespeare.

 

   
 
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