The Seventh
PART2: Becoming
•
Morning,
Trial, Aftermath.
No mercy for
the lost
No soothing for the sad
The line is never crossed
They are the
walking dead
“Dove si trova il Tesseract?”
“E’
dove si dovrebbe trovare: fuori dalla nostra portata.”
“La
decisione non spettava a lei.”
“Infatti,
ma non ho contraddetto il dio che l’ha presa.”
“Gliel’ha
permesso di portarlo via insieme a Loki, un criminale
di guerra che doveva rispondere per i suoi delitti”
“Oh,
ma credo che ne risponderà. Subirà la giustizia di Asgard.
E una delle mie migliori agenti, nonché membro della Squadra dei Vendicatori,
sarà presente al suo processo in rappresentanza della Terra.”
La
parte preferita del giorno di Natasha Romanoff era la sera. Amava le ombre lunghe del tramonto e
la luce soffusa, l’idea che un’altra giornata si era conclusa e lei era ancora
viva.
Tuttavia
aveva iniziato proprio quel giorno ad apprezzare la mattina. Certo, a
determinate condizioni: la mattina che sapeva di caffè e con il sole che
illuminava l’appartamento. La mattina con il risveglio avvolta dal suo profumo e dal privilegio di potersi
concedere di alzarsi, vestirsi e fare colazione con innaturale calma.
La
mattina con una scatola di ciambelle profumate sul tavolo e un fitto battibecco
di sottofondo sull’utilizzo del bagno.
La
mattina con Clint in tuta e maglietta che compare dal corridoio sbuffando e
grattandosi la testa. “La tua coinquilina è decisamente nervosa, Nat.”
“Ha
abbastanza motivi per esserlo.” Avvicinandosi, Clint morde la ciambella di Natasha prima di versarsi una tazza di caffè.
Lei
alza un sopracciglio con aria falsamente seccata: “Hey,
ho ucciso per molto meno”. Poi lo
sguardo scivola lungo la schiena muscolosa dell’uomo e più in basso facendole
decidere che per quel giorno l’avrebbe risparmiato.
“Ok.
Tailleur nero con camicetta bianca. Classico, sobrio e formale. Capelli a
chignon morbido e trucco minimal. Il punto è:” Addison
saltella sul piede sinistro: “Scarpa decolleté nera a punta o ” Saltella sul
destro per mostrare l’effetto con una calzatura diversa. “Sdrammatizzato da Peep-Toe bianca e grigia?”
Clint
e Natasha soffocano una risata ed Addison
sbuffa, lamentandosi che non sono d'aiuto.
“E’
che non sei molto credibile.” Afferma l’uomo arricciando il naso e Natasha gli fa eco: “Si trovano su Asgard,
hai visto Thor come va vestito, no? Dovresti avere nel tuo guardaroba qualcosa
di più… non so. Come ti vesti per andare a trovare
tuo cugino?”
“…come mi pare.” Ribatte l’altra imbronciandosi. Poi
schiocca le dita, un’idea in testa: “Il vestito del giubileo di Amon!” cinguetta correndo in camera.
“Il
Giubileo…?”
“L’anno
scorso suo cugino Amon ha festeggiato i primi venti
anni da Re del Limbo.”
“Uhnm… qualcuno di nostra conoscenza troverebbe questo molto
invidiabile.” Clint abbandona il suo caffè e preferisce assaggiare la spalla
nuda li vicino.
Natasha si lascia sfuggire un sorriso
morbido, mentre le labbra dell’uomo risalgono la spalla sino al collo.
"Dopo." sussurra, senza riuscire a farlo desistere. "Mi si
raffredda il caffè." brontola.
"Non
è una buona scusa" risponde raggiungendo la bocca. Morrigan
gracchia sul davanzale della finestra, come se volesse lamentarsi delle
effusioni della coppia.
"Hey, voi due, a bada gli ormoni e ditemi come sto."
I
due si staccano appena, senza voltarsi. "Rompiscatole, torna più tardi,
qui siamo impegnati."
"Barton, tieni la freccia nella faretra per altri dieci
minuti, per favore." Clint si volta per replicare ma rimane a bocca
semiaperta. Natasha pure. "E quello cos'è?"
"Il
mio abito per il Giubileo di Amon."
"Ah,
pensavo il Cosplay della Regina dei Dannati."
"Si,
in effetti mi ero ispirata ad Akasha per il
vestito."
L’arciere
scuote la testa "Tu non vai da nessuna parte vestita così."
Addison appoggia le mani sulla cintura
dorata che orna i fianchi nudi: "Che fai, il geloso? Non sono io la tua
ragazza, sono solo l'inquilina della camera a fianco che ieri notte ha fatto
fatica ad addormentarsi."
Le
guance di Nat si imporporano. "Sei pregata di
non sbandierarlo ai quattro venti."
"Sbandierare
ai quattro venti cosa?"
"...esatto. Comunque... beh, credo che
andare ad Asgard e far prendere un infarto a tre
quarti della popolazione non sia una buona mossa."
"Lo
prendo per un complimento." Sbuffa di nuovo e pesta i piedi per terra in
un moto infantile e scocciato. "Che cavolo mi metto..." borbotta
tornandosene in camera.
"Per
vostra informazione sappiate che alla fine ho optato per la divisa GreyRaven versione Deluxe."
Rumore di tacchi veloci e la porta dell'ingresso dell'appartamento si apre e si
chiude. Morrigan vola in picchiata giù dalla finestra
dopo un saluto gracchiato.
"...quelli
erano i miei stivali..."
"Lascia
perdere, Tasha... siamo soli e abbiamo ancora
mezz'ora di tempo prima di..."
"Un
momento, com'è che è uscita prima di noi? Ha detto che la veniva a prendere
qualcuno?"
Clint
rotea gli occhi: "Forse vuole solo farci restar soli... permetti
che..."
Ma
lei è già sgusciata via dalla sua presa e si è affacciata al balcone del soggiorno.
"Hey, Occhio di Falco, vieni un attimo
qui..."
Diciassette
metri più sotto, Clint individua senza dubbio un casco di capelli biondi molto
familiari appartenenti ad un uomo a cavallo di una Harley Davidson. "Rogers!"
I
due amanti si scambiano uno sguardo e un istante dopo hanno già in mano i
cellulari. "Boys on Bike, le sono sempre
piaciuti, dovevamo sospettarlo, Clint."
"Dieci
dollari che si mettono insieme."
"Venti
che non durano più di un mese..."
Addison Borgo e il glorioso momento in cui
sei a cavallo di una Harley Davidson abbracciata al busto muscoloso del primo
supereroe della Terra. Se Phil potesse vedermi, vomiterebbe verde dall'invidia.
Magari,
in qualche parte nell'Aldilà, può ancora avere coscienza di ciò che succede
sulla Terra ed imprecare in scozzese contro la sottoscritta.
Steve
si ferma diligentemente ad un semaforo rosso e si volta appena la testa.
"Vado troppo veloce?"
"Sei
perfetto!" lo rassicuro, appoggiando il mento sulla sua spalla.
"Dovresti solo metterti il casco."
"E
perché?"
Abbasso
la voce ad un sussurro: "Perché è diventato obbligatorio per legge. Ora
come ora... sei un delinquente."
"Oh
no..."
"Non
preoccuparti, non ti denuncerò alle autorità competenti. Anche perché sono
ancora troppo impegnate nel casino di Midtown."
"Grazie
per la copertura."
"Non
c'è di che. Mi devi un favore, Rogers."
"Salderò
il mio debito appena possibile" sorride e mi rendo conto che è la prima
volta che ammiro davvero il suo sorriso. "Non vedo l'ora Cap..."
Addison Borgo e l'imbarazzante momento in
cui arrivi su di una Harley Davidson abbracciata a Captain
America ad un appuntamento di lavoro
ed i tuoi stimati colleghi,
vedendoti, mettono tutti mano al cellulare ed iniziano a scrivere messaggi.
Banner
fa pure una foto.
Questa cosa delle scommesse inizia a
prendere un po' troppo piede...
Con
Morrigan appoggiata sulla spalla, a cui raccomando di
imparare bene la strada, appoggio la mano su una delle maniglie del contenitore
del Tesseract dallo stesso lato in cui la tiene Thor.
Ho il cuore in gola: non è la prima volta che mi teletrasporto, ma solitamente
la mia destinazione è il Limbo, ed è Morrigan a fare
da catalizzatore per l'energia necessaria del viaggio.
Questa
cosa è del tutto nuova e mi rende un po' nervosa: di certo non migliora la
situazione avere tra le mani un oggetto così pericoloso come il Tesseract. Ma tant'è, gli ordini sono stati quelli e io
devo ubbidire. Senza contare che mi incuriosisce non poco l'idea di una visita
ad Asgard.
Il
mio compito non credo che sarà difficile, pura formalità, invero. Thor è sicuro
che suo padre abbia già deciso la sentenza: si tratta solo di sapere se sia una
condanna a morte (Thor è rabbrividito al solo pensiero) o la prigionia eterna.
Thor
fa un cenno di saluto con il capo e gira la maniglia del cilindro. Attorno a me
il mondo si dilata e diventa una macchia indistinta di colori. Sento il mio
corpo allungarsi e subito dopo restringersi: una sensazione del tutto diversa
dal viaggiare usando Morrigan come tramite, che non
vedo l’ora che finisca.
Tengo
gli occhi serrati e ricaccio indietro la nausea finché non sento nuovamente la
terra sotto ai piedi, il corpo nella sua dimensione normale e lo stomaco al
proprio posto.
Quando
li riapro, faccio fatica a tenere la bocca chiusa dallo stupore: siamo in un
immenso portico: il tetto d'oro è altissimo e sorretto da immense statue
scintillanti.
E'
tutto così maestoso, intarsiato, prezioso: ovunque cadano i miei occhi mentre
seguo Thor e Loki lungo il corridoio è sfarzo puro.
Anche
attraverso le aperture del porticato non vedo altro che tetti dorati e giardini
rigogliosi di fiori e fontane. Ci vengono incontro tre uomini e una donna
bellissima,, che Thor sembra lieto di vedere: un lieve sorriso gli stende le
labbra, mentre Loki seguita a tenere lo sguardo
piantato a terra.
"Sono
i miei amici" mi spiega il Dio del Tuono un attimo prima che ci
raggiungano.
I
convenevoli sono molto brevi: la donna, che risponde al nome di Sif, sembra mangiarsi Thor con gli occhi e mi rivolge solo
un breve saluto. Uno degli amici di Thor, un biondino dall'aria altezzosa che
se non ho capito male risponde al nome di Fandral, mi
bacia la mano con sguardo da seduttore e si offre di farmi da accompagnatore
attraverso il regno di Asgard. Ringrazio mantenendo
il tono più neutrale possibile e cortesemente rifiuto: rimarrò qui solo il
tempo necessario ad assolvere il mio compito e poi sarò costretta a dover tornare sulla Terra.
Devo
declinare l'invito più di una volta, perché Fandral
sembra non accettare che una donna gli possa dire di no. Sif
lo richiama e mi volta un attimo le spalle.
So
che è un gesto infantile quello di pulirsi il la mano baciata, ma mi ha
indisposto talmente tanto che non posso impedirmelo: strofino il dorso sui
calzoni della tuta e questo non passa inosservato a Loki;
incrocio per un istante il suo sguardo, ha un barlume quasi ilare. Scommetto
che se non avesse la museruola ad impedirglielo, sul suo volto avrebbe stampato
un ghigno canzonatorio.
Poi
noto nessuno dei quattro ha rivolto uno sguardo al prigioniero.
Certo,
non mi aspettavo che facessero i salti di gioia, ma da quello che ho capito da
Thor sono cresciuti tutti quanti insieme e si conoscono da quando erano
bambini. Uno sguardo, seppur furioso, o addirittura una frase di disprezzo me
la sarei aspettata.
Ed
invece Sif guarda me
di sbieco, Volstagg ciancia di quando è arrivato
sulla Terra e si è gustato un suntuoso piatto ripieno di carne, Fandral ci riprova di nuovo ed Hogun
tace e fissa il vuoto dando pacche amichevoli sulla spalla di Thor.
Inizio
a credere che Fury mi abbia mandato qui per tirarmi
un brutto scherzo.
La
nostra direzione è la sala del Trono: un uomo vestito di una corazza d'oro e
dagli occhi del medesimo colore - Heimdall, come ci
presenta Thor, ci è venuto incontro per avvisarci che erano già tutti riuniti e
attendevano solo noi per iniziare il processo.
Ed
ecco, sulla soglia della Sala del Trono, la prima persona che si rivolge a Loki avvicinandosi per sfiorargli le mani frenando
l’impulso di abbracciarlo: La sua madre adottiva, Frigga, Regina di Asgard.
Loki non ne sostiene lo sguardo, ma non
scosta neppure la testa infastidito, mentre lei reputa insulsa la museruola e
ne sfiora le ferite sul volto. Quasi ha le lacrime agli occhi nel vedere le
ustioni sul collo "Madre..." cerca di intervenire Thor.
Lei
lo zittisce. "Non dire nulla. So benissimo cosa è accaduto e perché, ma
non posso fare a meno di..." Le parole sembrano morirle in gola, quando Heimdall ricompare di nuovo.
Prendendo
un profondo sospiro e cercando di riprendere il controllo, Frigga rialza la
testa, precedendoci. Thor mi rivolge uno sguardo: Sembra quasi una richiesta
d'aiuto. Cerco di sembrare il più incoraggiante possibile, ma in realtà mi
sorprendo a sperare che Odino abbia davvero intenzione di tagliare la testa a Loki e di finirla una volta per tutte. Magari proprio
adesso, tipo la fine di Ned Stark
nel Trono di Spade.
Mi
scrollo di dosso questo pensiero barbaro mentre seguo Thor e Loki all'interno della Sala.
I
capi di imputazione di Loki vengono elencati
velocemente, come se fossero una semplice lista della spesa, nel silenzio generale:
non che ci sia molto da dire, né contro né a difesa.
I
suoi crimini sono orrendi e palesi, nessuno si prende la responsabilità di
aprire bocca in sua difesa e nessuno sente la necessità di rincarare la dose.
Loki men che
meno: la museruola non gli è stata rimossa, le mani gli sono state legate
dietro alla schiena e si trova in ginocchio alla base della scalinata del
trono. Mi domando quanto possa bruciargli l’umiliazione della sconfitta in
questo momento.
Quando
l’elenco finisce, Odino si alza dal trono e richiama l’attenzione del
prigioniero. “Loki Laufeyson” pronuncia lentamente,
come a voler rendere ben chiaro il concetto che tutti sanno chi sia, ora, e che
neppure lui lo consideri più suo figlio. Mi ritorna in mente il momento in cui
Thor ha detto che era stato adottato, come a voler scaricare dalla coscienza la
sua strage, come a dire che nella sua vera
famiglia non esistevano criminali simili.
Ma
Odino stesso è stato un guerriero, e le guerre portano sempre con sé crudeltà
ed assassinii, a prescindere dal motivo per cui sono state mosse.
Forse
anche gli Asgardiani hanno lo stesso concetto labile
di crimini dei demoni, ed in tal caso allora Loki ha
buone probabilità di cavarsela con qualche secolo di prigione e basta.
“I
delitti di cui ti sei macchiato, secondo la legge di Asgard,
non meritano altro che la morte.”
Un
leggero mormorio pervade la folla. Vedo Hogun annuire
leggermente e scambiarsi uno sguardo d’intesa con Heimdall.
Non mi sorprenderebbe se uno dei due avesse intenzione di proporsi come boia.
Mi
rifiuto di incontrare il viso della Regina, ma sento Thor fremere al mio
fianco.
Loki, invece, ha semplicemente perso lo
sguardo a terra: sembrava non aspettarsi altro.
“Tuttavia” la voce del Padre degli Dei riporta il
silenzio nella Sala. “Neppure il padre degli Dei può condannare a morte un
Principe, che nonostante le sue colpe, resta pur sempre tale. La sua pena sarà
quindi ciò che secondo la legge di Asgard è seconda
solo alla pena capitale: il Supplizio del Serpente.”
Vedo
Loki sgranare gli occhi di scatto, restando comunque
fissi a terra. I presenti sono rimasti per un istante attoniti e poi si sono
scambiati sguardi e mormorii bassi e stupiti: colgo una frase da un gruppo di
uomini vicino a me che borbottano che non è mai stata applicata negli ultimi
quindici secoli.
Frigga
freme e scuote la testa e Thor la sorregge.
Chiedo
a bassa voce a Sif, alla mia sinistra, di cosa si
tratta. Si mordicchia il labbro inferiore, sembra quasi che trattenga un
sorriso soddisfatto: “Loki verrà incatenato in una
grotta e un serpente farà colare il veleno sul suo viso, corrodendolo. Non lo
ucciderà, ma ne sarà gravemente piagato in continuazione.”
E’
Odino a continuare, mentre io stento a credere a quello che ho appena sentito:
“Le urla provocate dal tuo dolore scuoteranno la terra, ma sarà impedito a
chiunque di prestarti soccorso. Questo Supplizio seguiterà finché il Re di Asgard non ti accorderà il suo perdono. Passeranno i
secoli, prima che ciò accada.”
“Una
cosa inutile.” Non posso fare altro che mormorare. Sif
mi fissa in parte incredula, ma non pretendo che capisca. Mi rivolgo a Thor
invece, fremente ed incredulo alla mia destra. Gli scuoto il braccio ma è
troppo intento a sorreggere la Regina per darmi ascolto. Muovo quindi un passo
avanti e sono mi rivolgo direttamente al Re, sprofondando in un inchino. “La
Rappresentante della Terra chiede di poter conferire con Voi, Padre degli Dei.”
Sento
gli occhi di tutti gli astanti puntati alla mia schiena. I mormorii si sono
spenti, restano tutti con il fiato sospeso in attesa di vedere cosa succederà
subito dopo.
“Come
parte offesa, Lady GreyRaven, Midgard
ha diritto ad esprimere la propria opinione in merito alla sentenza.” Mi concede Odino, sedendosi nuovamente sul
Trono.
Prendo
fiato: parlare con Amon è tutt’altra cosa: anche se è
un Re, è pur sempre mio cugino. Non sono formale e se devo esprimere una sua
opinione in sua presenza lo faccio senza troppi preamboli o formalità. Una
volta ho dato del coglione ad un suo consigliere e ho fatto scaturire una rissa:
errore di gioventù, non ne ho mai più commessi di quel tipo.
Ora
però mi trovo davanti ad Odino, ai piedi della gradinata del trono con il peso
opprimente dell’oro e della sua magnificenza che cerca di intimorirmi.
Non
posso permettermi di parlare davanti a tutti questi Asgardiani,
da quello che ho capito la maggior parte di loro non potrebbe afferrare il
concetto che voglio esprimere e penserebbero erroneamente che stia cercando di
favorire il prigioniero e contraddicendo il loro sovrano.
Per
tanto, chiedo ad Odino di accordarmi un’udienza privata.
Il
Re di Asgard ne rimane sorpreso. Lancia un’occhiata
al suo erede, che gli risponde con uno sguardo quasi implorante. “Così sia,
Lady GreyRaven di Midgard.”
Orbene,
ordunque, eccoci ufficialmente approdati alla Seconda
Parte.
Bene:
giusto un paio di precisazioni:
Si,
Sif mi sta sulle palle. E anche SI, mi stanno un po’
sulle noci tutti gli Asgardiani in genere (so che si
dice Aesir, ma dato che nei film non viene mai usato,
ho deciso che continuo così.) in quanto cazzari, a parte Thor, of course. (ma per motivi ormonali, credo)
Fatemi
sapere che ne pensate… i commenti e le recensioni sono
davvero utili. Negativi o Positivi che siano, basta che siano costruttivi.
Vi
ringrazio in ogni caso, vostra
EC.
PS:
la citazione è da ‘Dangerous & Moving’ delle t.A.T.u. Prima di
linciarmi e gettarvi per terra dal ridere, ricordatevi che in questo mondo
esistono gruppi tipo i One Direction e Justin Bieber…
In
confonto le t.A.T.u. sono
musiciste filarmoniche con testi scritti da Shakespeare.