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Autore: LoveYourself_    29/07/2012    3 recensioni
Liz, posò una mano sulla guancia di Harry, la accarezzò a lungo, sentendosi più al sicuro. Harry, invece, portò il braccio sulla schiena dell’amica, avvicinandola ulteriormente a sé.
- Promettimi una cosa, Harry.- disse Liz ad un tratto, senza neanche valutare ciò che stava per dire.
- Dimmi.-
- Promettimi che ne usciremo. Promettimi che ci salveranno da questo incubo, che tu sfonderai con la tua nuova band, che io riabbraccerò il mio cane e che tutto tornerà come prima.-
Harry cercò speranzoso lo sguardo di Liz, ma il buio era opprimente. Sussurrò – Te lo prometto.-
Si addormentarono stretti l’uno all’altra, facendosi forza a vicenda.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I PROMISE.

 

- No, di nuovo al mare no! Scordatevelo, è il terzo giorno consecutivo che andiamo in spiaggia e sinceramente ne ho fin sopra i capelli. Andiamo da qualche altra parte!- sbuffò Liz, sedendosi a peso morto sul letto.
- Possibile che ti lamenti sempre? Dobbiamo andarci per forza al mare, punto primo perché stavolta andremo in un posto bellissimo, diverso dagli altri, punto secondo perché siamo state invitate da dei miei amici d’infanzia che non vedo da una vita e mi sembra scortese rifiutare!- replicò Debbie, oramai stufa delle lamentele della sua amica.
- Che palle! Prima che la vacanza finisca, mi farete decidere dove andare almeno una volta?!-
- No se continui a romperci l’anima!- disse Jess, ponendo fine a quella piccola discussione.
Liz, Jess e Debbie erano amiche dai tempi del pannolino e del biberon, e quella vacanza a Miami la stavano aspettando da tutta una vita. Avevano cominciato a mettere da parte i soldi dall’inizio delle superiori e, con impegno e tanto tanto aiuto da parte dei genitori, avevano raggiunto la somma stabilita.
Miami era una città splendida. Il tempo era perfetto in ogni momento della giornata, il sole illuminava ogni piccola zona della città, e quando arrivava la sera,  il suo compito veniva affidato alle migliaia e migliaia di luci presenti ovunque.
Le tre amiche erano arrivate lì da tre giorni, entusiaste e fiere di avercela fatta. Debbie era felice come non mai, si addormentava con il sorriso stampato in volto e si risvegliava pensando a quanto magnifica fosse la vita. Jess, che non era così ottimista come la sua amica, si stava comunque divertendo un mondo, e questo era ciò che voleva fare in assoluto, divertirsi e godersi la vacanza. L’unica che non si era ancora sciolta del tutto era Liz, una biondina dai lunghi ricci ribelli, che aveva in testa solo una cosa in quel momento: shopping. Non voleva andare al mare, voleva solamente girovagare per negozi, centri commerciali e strade affollate. Il mare le piaceva, certo, ma dopo essersi quasi ustionata il naso (ormai rosso come un pomodoro) e aver inciampato nella sabbia (ma come si fa?!), stava coltivando un odio represso per ogni tipo di luogo che contenesse una certa quantità d’acqua. Lei voleva lo shopping, solo ed esclusivamente lo shopping.
 
- Ora, ditemi se non è un posto meraviglioso!- esclamò Debbie orgogliosa, ammirando quel bellissimo paesaggio che aveva di fronte.
- A me sembra una spiaggia qualunque- la faccia di Liz era un mix di noia, amarezza e delusione.
- Tu non fai testo, non saresti sorpresa neanche se ti trovassi di fronte ad un elefante con delle banane a posto delle zampe!-
- E’ vero, ma rimarrei sorpresa se le banane ce le avesse ficcate nel culo.-
- Finezza portami via, eh?- disse Jess, alzando gli occhi al cielo. Si incamminarono verso le riva del mare, erano le dieci di mattina ma la spiaggia era quasi deserta.
- Finezza? Non conosco questa parola!-
- Hey, ecco i ragazzi! Venite, ve li presento!- Debbie schizzò verso cinque figure lontane, che a loro volta si stavano avvicinando verso le ragazze.
- Debbie! Cacchio, sei quasi diventata carina!- esclamò il ragazzo dai  capelli ricci, ridendo e abbracciandola.
- E tu invece sei rimasto il solito idiota! Liam! Louis! Sono contenta di rivedervi!-
- Anche noi Deb!- fece il biondino dagli occhi cristallini. – questi sono Zayn e Niall! E le tue amiche sono… ?-
- Oh sì! Jess, Liz… vi presento Harry, Liam e Louis. E già che ci siamo anche Niall e Zayn!-
I ragazzi e le ragazze si scrutarono per qualche secondo, ma dato che nessuno diceva niente, per rompere il ghiaccio Liz se ne uscì dicendo: - Ora che sono finite le presentazioni, andiamo a mangiare, io ho fame.-
- La ragazza è in gamba!- urlò Niall, con gli occhi che gli luccicavano dalla gioia. Scoppiarono tutti a ridere, dopodichè si incamminarono verso quello che Liam aveva definito  “un posto speciale”. In verità era stato di poche parole riguardo il luogo, perché voleva fosse una sorpresa.
Camminarono per circa un quarto d’ora, raggiunsero la costa, attraversarono un piccolo pezzo di mare a piedi dato che l’acqua era abbastanza bassa, e arrivarono in una spiaggia piccolissima, quasi inesistente, che si affacciava su una distesa di mare enorme. Non si vedeva il resto della costa, sembrava come se fossero atterrati su un’isola sperduta in mezzo all’oceano.
- Liam, ma dove siamo?- i ragazzi continuavano a guardarsi intorno, anche se c’era veramente poco da guardare. Una spiaggetta tra tre mura naturali di rocce, terra e piante selvatiche.
- Manca poco, tranquilli! Posate le vostre cose così ci andiamo a fare un bel bagno!-
- Fratello, ti sei bevuto il cervello? Questa spiaggia ha la grandezza di una camera da letto, cos’ha di speciale?!”
- Tranquillo Lou! Fidatevi una volta tanto! Andiamo!-
Liam si tolse la maglia sfoggiando il suo fisico da perfetto sportivo e corse in acqua. Dopo pochi minuti erano tutti a mollo.
- Quest’acqua è così cristallina, riesco a vedere i miei piedi!- esclamò Zayn entusiasta.
- Santo Dio, il mare di Miami è tutto così, cosa ci trovate di tanto bello?- sbuffò ancora una volta Liz, che era rimasta scettica riguardo il posto da vedere per tutto il cammino.
- Ma tu non fai altro che lamentarti? Se devi polemizzare su tutto, allora è meglio che ti stai zitta, che quasi quasi mi stai pure più simpatica!- Harry, che da quando era entrato in acqua si era calato nelle vesti di sirenetto abbandonato insieme a Louis, decise che era il caso di intervenire. Si era trovato in disaccordo con Liz un paio di volte da quando avevano iniziato a camminare, e il suo atteggiamento aveva iniziato a stufarlo.
- Se hai qualche problema, riccioli d’oro, non sono affari miei! Io mi lamento quanto mi pare e piace!- replicò Liz stizzita.
- Okay, basta voi due. Ora vi faccio vedere la sorpresa. Prendete aria e immergetevi.- si intromise Liam, sempre con quel tono calmo e quasi saggio. Tutti lo guardarono storto, capendo ben poco di ciò che aveva intenzione di fare. Presero tutti un bel respiro e poi giù, a fondo.
Davvero un ottimo luogo per pensare sotto l’acqua. Nessun rumore sbagliato, lì è tutto al suo posto, tutto perfettamente corretto e ordinato.
Erano di fronte ad una specie di caverna sotterranea. Liam vi entrò dentro, i ragazzi lo seguirono, e dopo poco le loro teste piombarono fuori dall’acqua.
- Ho perso un polmone per strada- fece Louis ansimante.
- Ne è valsa la pena, però- concluse Zayn.
Le rocce della caverna avevano un colore a dir poco eccezionale. Erano sulle tonalità del verde, dell’azzurro e del blu. Tutto brillava di una luce intensa, cristallina.
Lo spiazzo della grotta proseguiva con un tunnel buio, ma breve, perché poco più in fondo, il tunnel si riapriva e formava un altro spiazzo.
- Liam, ma come diamine hai fatto a scoprire una roba del genere?- chiese Debbie totalmente sbalordita.
- Semplice. Stavo nuotando beatamente con la mia tavola da surf, quando un’onda brutta e cattiva mi ha colpito in pieno, sono affondato e ho notato uno scavo nella roccia. E ditemi che non c’ho azzeccato!-
I ragazzi rimasero lì un bel po’ di tempo, a chiacchierare e a continuare a guardarsi intorno perché non credevano ancora ai loro occhi.
Ritornarono nella spiaggetta, i ragazzi giocarono a palla, le ragazze presero un po’ di sole e poi iniziarono a pranzare, dato che si erano fatte quasi le due del pomeriggio.
- Allora ragazzi, come va? E’ da tanto che non ci vediamo, non ci sentiamo…- esordì Debbie, dopo un altro morso al suo panino.
- Beh, in quest’ultimo periodo ci stiamo dedicando molto alla musica. Ho scoperto che i ragazzi sono molto bravi e ci divertiamo a fare quello che più ci piace. Chissà, magari un giorno diventeremo famosi…- sorrise Louis.
- E voi invece? Ce lo avete il ragazzo?- continuò Harry, assumendo un’espressione del viso a dir poco maliziosa.
- No, ma a te cosa importa Harry? Ho letto che tu sei occupato in questi giorni!-  ribatté Debbie.
- Mah, sai… la vita è lunga, le ragazze da incontrare sono ancora molte… mi devo dar da fare ecco!-
I ragazzi scoppiarono a ridere, tutti tranne Liz, che continuava a scrutare Harry e a provare un senso di biasimo e disprezzo verso di lui.
- E tu sprechi la tua vita in questo modo? Cosa farai da grande, il corteggiatore di belle donne? Mi raccomando, devono essere ricche e con le tette grosse, eh!- sbottò lei, beccandosi gli sguardi corrucciati dei presenti.
- Saranno affari miei di come spreco la mia vita! Ma sai che ti dico, sì, da grande farò il corteggiatore di belle donne, ma ti assicuro che tra quelle belle donne non ci sarai tu!-
Liz perse un battito. Nessuno proferì parola, neanche Harry, che si rese conto di ciò che aveva detto troppo tardi per rimediare. Si alzò e si tuffò in mare, non curandosi delle sue amiche che la intimavano di tornare indietro. Sparì nell’acqua, fino a riemergere nella grotta scoperta da Liam. In effetti nascondersi lì non era proprio una buona idea, perché in qualunque momento i ragazzi potevano raggiungerla. Lei sperava solo che capissero che voleva rimanere da sola.
Se c’era una cosa che non sopportava, erano le offese da parte dei ragazzi. Non era mai stata un asso con le relazioni e ai ragazzi lei non andava molto a genio. Non che fosse brutta, anzi era una ragazza carina, molto semplice. Solo che aveva poco fiducia in sé stessa e l’autostima era pari a zero.
Se ne stava lì, seduta con le gambe al petto, racchiuse dalle braccia e la testa nelle ginocchia. Non esisteva più nulla in quel momento. C’era solo lei.
Sentì il rumore dell’acqua muoversi, poi alcuni passi che si facevano sempre più vicini.
- Liz, mi dispiace. Non avrei dovuto dire quello che ho detto.- Harry era profondamente dispiaciuto per ciò che aveva commesso, in realtà non pensava neanche tutte quelle cose. Si sentiva in colpa, odiava ferire una ragazza, soprattutto se si trattava del proprio aspetto.
- Ma l’hai detto. Tranquillo, ho afferrato. Evidentemente non sono “quel” tipo di ragazza, quella tutta tette e culo e con due gambe da urlo. Mi sto anche lamentando di nuovo, che cosa odiosa.- Liz continuava a guardarsi le unghie dei piedi, cosciente del fatto che incontrare gli occhi verdi del ragazzo non sarebbe stata una buona idea.
- E’ per questo che mi è scappata quella frase odiosa! Senti, tu non puoi lamentarti in continuazione, altrimenti quel bel sorriso che hai è sprecato! Devi mostrarlo un po’ di più al mondo, altrimenti che ce l’hai a fare?- Harry si abbassò davanti a  Liz e con una mano le alzò il viso. I due si guardarono e Harry le sorrise.
Per un momento a Liz sembrò tutto perfetto, lei era con Harry, i suoi occhi erano magnetizzati da quelli del riccio e tutto le andava perfettamente bene. Poi si ricordò con chi aveva a che fare. Harry era solo un deficiente che pensava al sesso 24 ore su 24, e lei di uno così non ne aveva proprio bisogno.
- Torniamo fuori- disse brusca.
Harry rimase quasi spiazzato da quel cambiamento di umore. Un attimo prima lei sorrideva con lui, un attimo dopo non lo degnava più di uno sguardo.
Mentre si alzarono entrambi da terra, sentirono un rumore profondo, un tonfo provenire dal basso. I ragazzi si scambiarono una rapida occhiata, poi si immersero nelle acque per ritornare dall’altra parte della superficie. Ma quando arrivarono all’entrata della caverna, quello che videro era davvero davvero spiacevole. Dei grandi massi erano improvvisamente crollati e si erano piazzati proprio all’entrata. Harry e Liz riemersero dall’acqua ansimanti prima che il riccio disse: - Che cazzo è successo?-
- Proviamo a spostarli, d’accordo?- Harry fece un cenno d’assenso con la testa, ma quando provarono con tutte le loro forze a smuovere un masso, questo non ne voleva proprio sapere di togliersi di mezzo. Era inutile.
I ragazzi erano preoccupati, Harry non faceva altro che ripetere – Cazzo, moriremo, moriremo, moriremo tutti!-
Liz cercava di mantenere la calma stando in silenzio e il fatto che si trovava da sola con Harry la metteva talmente a disagio che non riusciva a dire più di due parole messe in fila.
Passarono minuti che sembravano secoli, Harry stava cominciando a rendersi conto che ripetere in continuazione - Porca puttana, non ci troveranno mai, moriremo qui, soli e dimenticati dal mondo intero!- non era il massimo per entrambi, così chiuse la bocca.
Passeggiarono un po’ per la caverna, si sdraiarono, si sedettero, fecero qualunque cosa pur di scacciare il pensiero che erano bloccati lì dentro, e tutto ciò nel massimo dei silenzi.
Ma Harry non era per niente un tipo taciturno e poco socievole, e a stare tanto tempo muto come un pesce non era di certo abituato.
- Ricordo che per il mio sesto compleanno, mia madre mi comprò una torta enorme, una di quelle solo al cioccolato, la mia preferita. Stavo attraversando un periodaccio, mio nonno, una delle persone a cui tenevo di più, era morto e sapere che l’attenzione di tutti era rivolta a me, mi faceva sentire un mostro. Era come se gli stessi rubando la scena, come se non mi fosse mai importato nulla di lui, come se mi stessi approfittando della sua assenza per essere al centro esatto del mondo. Quel giorno eravamo riuniti tutti a casa mia, mamma aveva preparato un pranzo buonissimo, ricordo ancora che il pollo arrosto era troppo saporito, così saporito che lo ripresi tre volte. Arrivò il momento della torta, tutti non facevano altro che sorridere, chiacchierare allegramente, e a me tutta quell’allegria faceva vomitare. L’unica persona che volevo fosse presente quel giorno, mi aveva abbandonato. Corsi al piano di sopra e mi nascosi sotto la scrivania della mia cameretta, visto che a quell’età ci entravo ancora perfettamente. Dopo un po’ arrivò mia madre, si sedette davanti a me, e mi disse qualcosa riguardo il nonno. Mi disse che lo aveva visto in sogno, che era in forma e che vegliava su di noi. Presi la mano di mia madre e con il cuore di un ragazzino di soli sei anni, le dissi che avrei vegliato su di lei, così come stava facendo il nonno con noi. Poi ritornai in sala da pranzo e presi il piattino con la torta che la mamma mi aveva preparato e lasciato sulla mia sediolina, quella gialla con scritto “Harry”. – Harry aveva gli occhi lucidi, non aveva la minima idea di come gli fosse venuta in mente un episodio così importante della sua vita, che ricordava spesso ma che non aveva mai confidato a nessuno, né ai suoi migliori amici né ai suoi parenti. Sperava solamente che si sarebbe risolto tutto alla svelta, sperava di vedere la sua mamma apparire magicamente nella grotta, prendergli la mano e dirgli – E’ tutto finito amore mio-  e poi ritornare a casa per una nuova fetta di torta, magari con la frutta questa volta.
- A volte ci accorgiamo di quanto teniamo a qualcuno, solamente quando lo perdiamo. Lo so, è una frase fatta e rifatta, ma almeno è veritiera. Nel mio piccolo, posso dirti che chi ci ama davvero non ci abbandona mai. Resta e resterà sempre con noi, perché è così che è scritto, così che deve accadere.- Liz avrebbe voluto dire tante altre cose, avrebbe voluto esclamare – Hey tu, cosa ne hai fatto di Harry Styles!- perché era davvero sorpresa delle parole del ragazzo che si era aperto con lei.
- Tu credi nel destino, Liz?- chiese Harry, appoggiandosi ad una parete della caverna accanto a lei.
- Sì. Niente è per caso, non esistono coincidenze e scemenze del genere. Solo chi ha paura di guardare avanti, di provare a osservare il proprio futuro, non crede nel destino. E’ un peccato, in effetti. Il destino è tuo e a volte puoi giocarci come meglio credi. Per esempio, il nostro destino era rimanere bloccati qui dentro. E sai perché? Perché tu hai avuto il coraggio di mettere da parte l’orgoglio e scusarti con me. Ma potevi anche rimanere in spiaggia con gli altri. Avresti cambiato il tuo destino, e anche il mio. Ma non l’hai fatto, e ora… e ora nella merda ci siamo entrambi!- sdrammatizzò alla fine Liz.
- Beh sì, di questo me n’ero accorto. E quale sarà il nostro destino? Non voglio morire di fame qua dentro, e poi tu hai detto che il destino si può cambiare…-
- Si può cambiare tramite delle scelte, è vero. Ma noi che scelte abbiamo qui dentro? Nessuna, suppongo-
- Una c’è! Dato che la sete viene prima di tutto, ci terremo in vita bevendo l’acqua che viene dal mare. Insomma, l’acqua è salata, ma come la fame è brutta, pure la sete… no?-
Liz sorrise spontaneamente, guardando il ragazzo vicino a lei.
- Che c’è adesso?- chiese Harry scettico.
- Nulla, sei buffo quando cerchi di fare il serio.-
Anche Harry sorrise,  perché quello che gli aveva appena detto Liz era assolutamente vero. Non era la prima volta che qualcuno gli dicesse una cosa del genere, e poi anche lui la pensava allo stesso modo. Harry non era un musone rompi scatole, piuttosto rideva e scherzava sempre, e si godeva la vita che gli era stata donata, che, a parer suo, non era niente male.
I ragazzi chiacchierarono per un tempo interminabile, non sapevano se fossero rimasti lì per due minuti, due ore o due giorni. Stavano cominciando ad avere fame, ma la caverna non offriva niente di commestibile.
Liz sentiva il peso della fame molto più di Harry, dato che era abituata a mangiare una quantità abnorme di roba senza ingrassare di un grammo. Non che le importasse qualcosa del peso, anche se fosse stata una ragazza più in carne, avrebbe mangiato lo stesso come un rinoceronte. E poi, non era neanche tanto magra, aveva un po’ più di ciccia sul sedere e sulle cosce. Ma se ne infischiava, perché riteneva che il cibo fosse una delle gioie della vita.
- Che ore saranno, Harry? Possibile che non si sono accorti di nulla?-
In realtà, gli altri ragazzi si erano subito accorti dell’incidente. Anche loro avevano sentito quel tonfo provenire dalle profondità del mare, e una volta confermati i loro dubbi, avevano chiamato i soccorsi. Ma la notizia più scioccante arrivò quando alcuni esperti della protezione civile dissero loro che al momento non potevano fare alcun tipo di scavo, perché le probabilità che crollasse tutto erano davvero molto alte.
- Ma lì ci sono due nostri amici che rischiano di morire di fame e di sete! Dovete fare qualcosa, diamine!- strillò Debbie, preoccupata più di Liz e Harry messi assieme.
- Stiamo facendo tutto il possibile, ragazzina. Ma dato che i miracoli non li facciamo ancora, ci serve qualche giorno.- replicò uno della protezione con cautela.
- QUALCHE GIORNO? QUALCHE GIORNO?! Ma avete capito che ci sono due esseri umani lì dentro?- Debbie stava dando di matto, e se Louis non l’avesse presa per le braccia e allontanata, lei sarebbe sicuramente saltata addosso a quel poco di buono.
I ragazzi tornarono a casa, le ragazze in albergo, dandosi appuntamento in spiaggia per il giorno successivo.
Harry e Liz si erano coricati sulla sabbia soffice della caverna, che ormai era quasi del tutto buia.
Liz si stava cominciando a preoccupare, perché aveva tanta tanta fame, e si chiedeva come avrebbe fatto se fossero rimasti lì per qualche altro giorno.
Harry, che disponeva di più autocontrollo, cercava di non pensarci, portando la mente da un’altra parte, lontano da lì.
- Dove vorresti essere in questo momento?- chiese alla ragazza per distrarla, perché aveva intuito che non era facile per lei rimanere a digiuno per così tanto tempo. Qualche ora prima, gli aveva giusto confidato che senza cibo non era in grado di vivere, che mangiava ogni cosa, e che le piaceva mischiare ingredienti su ingredienti per vedere cosa uscisse fuori. In cucina se la cavava molto meglio di tutti i cuochi dei ristoranti di Miami.
- In camera mia, sul letto, come ogni sera. Se fossero le nove, starei sicuramente sdraiata ad ascoltare la musica. Ma non per molto, perché la porta si spalancherebbe e farebbe irruzione, Axel, il mio cagnolone taglia extra large, che con occhi supplichevoli mi chiederebbe di riempirgli di nuovo la ciotola. A quel cane manca solo la parola.- sospirò Liz, portandosi una mano alla pancia, che aveva preso a brontolarle.
- Scommetto che il tuo cane non fa tutto questo casino come la tua pancia- rise Harry, voltandosi su un fianco, in direzione di Liz.
- Beh, quando cerchi di strappargli via il pallone sgonfio dalla bocca, fa molto più chiasso. E poi gli comincia a colare tutta la bava dalla bocca!- ogni azione quotidiana riaffiorava nella mente di Liz, che iniziava a pentirsi di aver scelto Miami come città-obiettivo. C’erano città molto più belle, tipo Sidney, Tokyo, Roma… no?
I ragazzi erano uno di fronte all’altro,  cercando l’uno lo sguardo dell’altra, invano perché ormai era tutto buio. Quel senso di malinconia si stava impossessando dei ragazzie e quell’oscurità non era certo d’aiuto.
-Hey Liz, mi dispiace per quello che ti ho detto oggi, io non pensavo niente di tutto ciò e…-
- Basta con tutte queste scuse, sei palloso.-
- Cosa hai detto, scusa?- Harry non riusciva a capire se Liz facesse sul serio o meno.
- Che sei palloso. Non mi dire che hai pure problemi di udito adesso!-
- Ah sì, la metti così eh?- il riccio si tirò su e si avvicino a Liz, che era rimasta ancora sdraiata. – Vediamo se sono ancora palloso!- con le mani trovò subito i fianchi di Liz e prese a farle il solletico. La ragazza cominciò a ridere e a supplicarlo di fermarsi, si dimenava tra le braccia di Harry e aveva le lacrime agli occhi.
Dopo che Harry accettò la tregua, si sdraiò di nuovo di fronte a Liz, questa volta molto molto più vicino.
Liz, posò una mano sulla guancia di Harry, la accarezzò a lungo, sentendosi più al sicuro. Harry, invece, portò il braccio sulla schiena dell’amica, avvicinandola ulteriormente a sé.
- Promettimi una cosa, Harry.- disse Liz ad un tratto, senza neanche valutare ciò che stava per dire.
- Dimmi.-
- Promettimi che ne usciremo. Promettimi che ci salveranno da questo incubo, che tu sfonderai con la tua nuova band, che io riabbraccerò il mio cane e che tutto tornerà come prima.-
Harry cercò speranzoso lo sguardo di Liz, ma il buio era opprimente. Sussurrò – Te lo prometto.-
Si addormentarono stretti l’uno all’altra, facendosi forza a vicenda.
Quando i raggi del sole cominciarono a filtrare nella grotta, illuminandola poco a poco, Harry si svegliò. Ci mise un po’ per ricordarsi dove fosse e con chi fosse, perché appena sveglio era sempre un po’ frastornato dal sonno. Incollato a lui, c’era Liz, che sembrava dormire ancora profondamente e la sua espressione era limpida e serena. La studiò come si studiano le cellule al microscopio, osservando ogni suo piccolo tratto del viso. Non si era accorto che aveva un adorabile neo vicino all’orecchio, così come non si era accorto che il suo naso assomigliava molto a quello di sua sorella Gemma. Si alzò piano per non svegliare l’amica, e girovagò assonnato per la grotta, intuendo che nulla era cambiato dalla sera precedente. Non che si aspettava di ritrovarsi nel suo letto, però sperava l’arrivo dei soccorsi o l’aiuto di qualche Santo sceso in terra per loro.
La fame era aumentata, per non parlare della sete. Come Liz, anche lui non aveva ancora bevuto, ma aveva una sete terribile e per di più si sentiva stanco e debole.
Si avvicinò alla piccola sorgente d’acqua che portava al di fuori della grotta, prese una piccola quantità d’acqua tra le mani chiuse e inghiottì. Faceva decisamente schifo, era salatissima e sicuramente non era il massimo dell’igiene. Ma quello che più spaventava Harry è che non aveva fatto effetto. Riprovò e riprovò ancora, ma la sete non diminuì di una virgola.
- Harry, non berla.- Liz spuntò alle spalle del ragazzo e aveva l’aria del tutto preoccupata.
- Ma ho sete, ieri eravamo d’accordo sul fatto che se avessimo avuto sete…-
- Zitto, sta’ zitto un attimo.- Liz si concentrò portandosi una mano sulla fronte perchè la testa le scoppiava e cercò di ricordarsi quello che il prof di scienze aveva detto durante una lezione.
- E’ qualcosa della pressione osmotica, se non ricordo male. Dovrebbe essere una cosa del genere- fece una pausa, mettendosi seduta a terra, poi riprese – se si assume dell’acqua salata, le cellule si svuotano dell’acqua che contengono per cederla al plasma e si atrofizzano. E questo provoca la disidratazione. Sì, dovrebbe essere così.-
- Perché non me l’hai detto subito?- Harry si allontanò velocemente dall’acqua, per non aggravare ancora di più la situazione.
- Non ci avevo pensato, non mi ricordavo tutta questa roba, ho avuto l’illuminazione quando ti ho visto bere. Stammi bene a sentire Harry. Non so per quanto tempo ancora rimarremo qui, ma non devi assolutamente bere. Ti sentirai male, male sul serio e non farai altro che peggiorare le cose.-
- Cos’è, non ti fidi di me? So badare a me stesso.- Le parole di Liz in qualche modo offesero Harry, che si girò dando le spalle alla ragazza. D’accordo, lui rideva e scherzava, ma era il primo ad essere serio quando ce n’era bisogno. Possibile che lei proprio non ci arrivava?
- Non è questione di fiducia, Harry! Qui c’è in gioco la nostra vita cazzo!- Liz aveva la sensazione che la testa potesse scoppiarle da un momento all’altro per il dolore che provava. Stava cercando di mantenere la calma, ma in quella situazione era abbastanza complicato.
- Ma davvero? Non me n’ero proprio accorto, guarda! In fondo siamo chiusi qui dentro da un giorno, stiamo morendo di sete e di fame e nessuno si è fatto vivo! E io che pensavo fossimo in un resort a cinque stelle!- Harry aveva perso la pazienza, non ne poteva più di quel posto, voleva uscire di lì e ritornare alla vita di sempre.
- Per favore… non rendere le cose ancora più complicate.- sussurrò Liz, che oramai aveva esaurito le forze anche per litigare. Si accasciò per terra, sperando che il dolore alla testa, la fame e la sete diminuissero.
Per il resto della giornata i ragazzi rimasero in silenzio. Liz aveva perso le speranze, sapeva per certo che senza acqua si moriva nel giro di pochi giorni. Sentiva il cuore che faceva sempre più fatica a battere e il dolore alla testa era aumentato.
Harry invece, soffriva solamente per la sete, tutto quello che  desiderava era un bicchiere d’acqua. Si era accorto che Liz  stava davvero messa male, e la preoccupazione nei confronti dell’amica era salita allo stesso livello di quella nei propri confronti. La vedeva lì, a terra, e si sentiva terribilmente inutile. Voleva poter fare qualcosa, qualsiasi cosa per lei.
- Liz… stai bene?- si avvicinò a lei, le accarezzò i capelli, cercò di infonderle un pizzico di serenità che a lui stesso mancava.
- Benissimo.- sussurrò la bionda, mettendosi a pancia in sopra e sorridendo ad Harry. O per lo meno, provando a sorridere.
- Ti ricordo che la promessa non era solo mia, ma anche tua.-
- Lo so, lo so. Ma non credo di poterla mantenere.- la voce di Liz era bassa e roca, faceva fatica a fare tutto, persino parlare.
Un misto di preoccupazione e disagio invasero Harry, quando vide che gli occhi di Liz si facevano sempre più pesanti e stavano per chiudersi.
- Non ti addormentare. Resta sveglia, devi farmi compagnia.- non sapeva cosa dire, si sentiva sempre più inutile.
- Ti ho appena detto che non potrò mantenere la promessa, lasciami dormire.- una lacrima rigò la guancia di Liz, che ormai voleva solo che quel supplizio finisse, anche a costo di morire.
L’utilità di Harry era ridotta ad una piccola briciola e tutto quello che gli venne in mente per tenere sveglia la ragazza era un bacio. All’inizio le labbra di Liz si muovevano in sincronia con quelle di Harry, ma poi il ragazzo sentì che il bacio era diventato debole, che erano solo le sue labbra a muoversi. Si staccò dall’amica e vide che i suoi occhi erano ridotti ad una fessura.
- Harry- sussurrò ancora una volta – ricordati la promessa.-
Gli occhi di Harry si riempirono di lacrime, per quanta poca acqua avesse ormai in corpo, nel vedere Liz morire davanti a lui.
La prese per mano, la scosse chiamando il suo nome, ma niente. Non aveva il coraggio di sentire il battito cardiaco, non aveva il coraggio di mettere due dita sul polso della ragazza, non aveva il coraggio di fare nulla. Si sentì mancare, si accasciò a terra e prima di cadere in un sonno (o morte, non riusciva a capirlo neanche lui) profondo, sentì delle voci provenire da qualche parte. Anche i suoi occhi però, si chiusero del tutto.
 
I raggi del sole erano puntati già da qualche minuto sugli occhi di Liz che furono costretti ad aprirsi lentamente. Poco a poco che metteva a fuoco, vedeva un soffitto bianco al centro del quale c’era una grande lampada spenta. “E’ così che è fatto il Paradiso?” si chiese dentro di sé. I ricordi iniziarono ad affiorare nella sua mente, la grotta, la sete, il mal di testa, il bacio. Il bacio… Harry! Cavolo, anche lui doveva essere lì con lei, in fondo era stata una persona così dolce in vita, perché mai non sarebbe dovuto accasarsi nel Paradiso?
Sentì il rumore di una porta aprirsi poco lontano da lei, e vide una ragazza sorriderle. Aveva in mano una cartella su cui stava appuntando qualcosa.
- Signorina Crane, vedo che sta molto meglio!-
Liz mugugnò qualche parola indecifrabile prima di riuscire a dire: - Dove sono?-
- Lei e il signorino Styles siete stati ritrovati in una grotta completamente disidratati, ma vi abbiamo recuperati in tempo.-
Liz elaborò le parole della ragazza che le era di fronte prima di capire ogni cosa. Niente paradiso, quello era l’ospedale! Ma allora erano vivi!
- Styles, voglio vedere Styles.- disse, mettendosi a sedere. La testa le girò un po’, ma si sentiva forte e pronta per ricominciare.
- Beh, ecco… Tra i due, quello che ne è uscito peggio è proprio il tuo amico. Ancora non si è svegliato e il battito cardiaco non è dei migliori.-
- Me lo faccia vedere, la prego!- Liz non riusciva a credere ad una cosa del genere, dato che nella caverna quello che sembrava più vivo era proprio Harry.
- Ora non è possibile, mi dispiace.- l’infermiera accennò un sorriso e uscì dalla stanza.
La sveglia sul comodino dell’ospedale segnava le 15.50. Solo in quel momento si rese conto che aveva dormito per due giorni interi per via della data sullo schermo della televisione, che era accesa. Il volume era stato disattivato e le telecamere stavano riprendendo un cuoco alle prese con i fornelli. Doveva essere qualche inutile programma di cucina che trasmettevano spesso.
Liz indossava una camicia da letto, che probabilmente le era stata messa dopo il suo arrivo nell’ospedale. Su una sedia vicino alla finestra, c’erano i suoi vestiti, che erano stati sciacquati dato che non erano più sporchi di sabbia. Si alzò dal letto, si infilò alla svelta i suoi vestiti e uscì dalla stanza. Decise che se non volevano  accompagnarla da Harry, ci sarebbe andata da sola. Prese il primo ascensore che le capitò sotto tiro e scese al piano terra. Prima che le porte si aprirono, si ravvivò i capelli che erano inguardabili. Sperava che nessuno la riconoscesse e non le dicesse nulla.
Si diresse alla reception e chiese di Harry.
- Al quarto piano, terza stanza a destra.- rispose annoiata una ragazza, che continuava a masticare rumorosamente un chewing-gum.
Liz prese nuovamente l’ascensore, fino a che non arrivò a destinazione.
Aprì la porta della stanza e trovò ancora una volta il buio. Le serrande erano state abbassate e la luce che entrava era davvero poca. Scorse i riccioli del ragazzo sul cuscino e prima di avvicinarsi al letto, alzò di poco le serrande per vedere meglio.
-Harry…- sussurrò triste, accarezzandogli una guancia. – Me l’avevi promesso, ricordi? Le promesse vanno mantenute.-
-Ragazzina, non puoi stare qua, come te lo devo dire?- nella stanza fece irruzione la stessa infermiera che le aveva fatto visita poco prima, seguita da un uomo molto più anziano di lei, con i corti capelli bianchi e un paio di occhiali sulla punta del naso.
Liz guardò di nuovo Harry, come se quello potesse dire improvvisamente qualcosa. Ma Harry rimase lì, immobile e inerte.
- Signorina Crane- esordì il vecchio dottore sorridente – sono quasi terminate le pratiche per la sua dimissione, tra poco potrà uscire da questo brutto posto. Per quanto riguarda il suo amico, potrà venire a trovarlo nell’orario delle visite.- il dottore aveva sicuramente molto più tatto e rispetto dell’infermiera, che più parlava con Liz e più diventava acida.
- Dottore, perché non si è ancora svegliato? E’ grave?-
- Grave, dici? Il tuo amico ha solo un po’ di sonno, ecco tutto!- sorrise di nuovo il dottore.
Anche Liz sorrise, sentendo che quel peso all’altezza dello stomaco stava scomparendo.
- Bisogna però dire che il tuo amico ci metterà un po’ a riprendersi. Bere acqua di mare non è consigliato nella guida di sopravvivenza. Ora è meglio che vada, signorina!-
Liz uscì dalla stanza senza fare un fiato, anche se aveva altre mille domande da fare.
 
Giuro che non andrò al mare per il resto della mia vita.
Harry aprì gli occhi quando il chiasso nella stanza vicina cessò. Realizzò subito che si trovava in una stanza ospedaliera, che era da solo e che aveva un’orribile camicia gigantesca addosso.
Poco dopo entrò un’infermiera, che quando alzò la testa e vide che lui era sveglio, sorrise sorpresa.
- Harry, giusto? Ti sei svegliato finalmente! Hai dormito per cinque giorni consecutivi! Come si senti?-
- Bene, grazie.-
- Dobbiamo fare degli accertamenti sul tuo stato fisico e psicologico, per cui dovrai rimanere qui ancora per un po’.- l’infermiera sorrise di nuovo a Harry, prima di girare i tacchi e andarsene.
Cinque giorni… Cazzo, sono tanti cinque giorni! E’ quasi una vacanza!
Appena pronunciò quella parola, la sua mente proiettò mille immagini diverse, nelle quali però il soggetto era sempre lo stesso.
Quanto durava la vacanza di Liz e le sue amiche? Una settimana? Due?
Si vestì alla svelta, con l’intenzione di uscire da lì e andare a cercare la sua amica. Doveva vedere come stava, doveva rivedere i suoi occhi color cioccolato, doveva rivederla e basta.
Poi si ricordò di quegli stupidi accertamenti accennati dall’infermiera e si ributtò sul letto, aspettando.
-Bene, ragazzo, puoi andare. I tuoi genitori sono stati avvisati, ma visto che sei maggiorenne, ti basta mettere una firma sul foglio che ti verrà dato dalla ragazza alla reception.- un simpatico dottore barbuto si tolse gli occhiali e li infilò nella tasca del camice, poi sorrise a Harry e uscì dalla stanza.
Svolte tutte le pratiche burocratiche, Harry chiamò Louis.
- Bello Addormentato, finalmente! Come ti senti?- chiese Louis tutto pimpante nel sentire di nuovo la voce del suo migliore amico.
- Meglio direi! So che vi sono mancato molto questi giorni, chissà come siete stati in pensiero!-
- Percepisco una nota di sarcasmo nelle tue parole! Ti siamo venuti a trovare tutti i giorni e la tua amica si è intrufolata nella tua stanza dopo l’orario delle visite e ti ha fatto compagnia per qualche notte. Ti vogliamo bene noi!-
- Dov’è Liz?- chiese Harry a Louis che gli aveva appena ricordato il motivo principale della sua chiamata.
- Ehm… non lo so, sai? Ci andiamo a prendere un gelato tra un po’?-
- Louis, non fare il cazzaro e dimmi dov’è Liz.- Harry conosceva il suo migliore amico come le sue tasche, e capiva quando stava mentendo o no.
- E’ alla stazione. Il treno parte… tra mezz’ora.-
- Merda. Bene amico, è proprio in questi momenti che ho bisogno di te. Prendi la bat-mobile, ti aspetto davanti all’ospedale.-
- Corro!-
Harry attaccò e l’agitazione cominciò a salire. Doveva riuscire a vedere Liz, almeno per salutarla, non poteva andarsene così come se niente fosse successo. Mille dubbi lo assalirono, magari Liz non si ricordava del bacio, non si ricordava di quando lui l’aveva stretta a sé, si ricordava solo la litigata sulla spiaggia.
Cinque minuti dopo, la macchina di Louis spuntò dal fondo della strada e Harry salì senza neanche aspettare che l’amico si fermasse.
- Muoviti, dai!-
Ci misero circa un quarto d’ora per arrivare alla stazione e altri cinque minuti per trovare il binario esatto.
C’erano troppe persone e se Harry non si fosse dato una calmata al più presto, non avrebbe individuato la sua amica.
- Mi scusi, sa dirmi l’ora?- chiese una ragazza alle sue spalle. Harry si girò per rispondere che non aveva l’orologio, ma optò per una risposta più appropriata.
- Liz!- abbracciò la ragazza che era proprio lì di fronte a lui, felice di averla trovata.
Liz ricambiò l’abbraccio, Harry le era mancato da morire e non poterlo vedere, né sentire, né toccare era una sofferenza.
- Ma che fai, te ne vai di già?- chiese Harry, che aveva sciolto l’abbraccio ma era ancora vicinissimo a Liz.
- La mia vacanza è finita, Styles. Ora torno a casa.- Liz sorrise amareggiata, cercando di nascondere quel senso di vuoto e tristezza che provava. Non voleva lasciare Harry e questo la faceva star male, dato che ormai si era affezionata al ragazzo, ma non voleva darlo a vedere.
A Harry dispiaceva moltissimo, e aveva intuito che quel dispiacere era diverso da tutti gli altri. Nessuna ragazza gli aveva mai causato un dolore simile.
- Beh allora promettimi una cosa.- disse ad un tratto, guardando quegli occhi che aveva imparato ad amare.
- Le promesse ci portano fortuna.- sorrise ancora Liz.
- Promettimi che questo non sarà un addio.-
Come può essere un addio, Styles? Come posso lasciarti qui? Come puoi lasciarmi andare?
- Te lo prometto.- disse.
Si abbracciarono e si guardarono negli occhi ancora e ancora, prima di baciarsi. Questa volta l’energia era molta di più da parte di entrambi. Liz si staccò da Harry per asciugarsi le lacrime. Stava diventando tutto più difficile e quello non era di certo il lieto fine che entrambi si aspettavano.
- Ragazzi, non vorrei interrompervi, ma il treno sta per partire. Dobbiamo andare Liz.- Debbie era dispiaciuta quasi quanto la sua amica e intromettersi in un momento del genere era piuttosto riprovevole.
Liz guardò un’ultima volta Harry.
- Vienimi a trovare quando sarai famoso.- sorrise, prima di allontanarsi tra la folla e sparire per sempre.
Quella sofferenza che stava provando Harry non era assolutamente paragonabile a quella stessa sofferenza che aveva provato nella grotta. Il dolore che si stava impossessando di lui era molto più forte, insopportabile e dannoso.
Può un essere umano sopportare un dolore del genere? E soprattutto: il dolore passa o rimane per sempre come una cicatrice?

 
 
 
Note dell’autrice
YO BELLA GENTEEEE!
Allora, è tipo un secolo che non scrivo su EFP, la mia FF ha fatto la muffa ma non riesco a finirla perché ho esaurito idee e pazienza. Paaaace!
Comunque, questa merdaccia che ho finito di scrivere è un sogno che ho fatto qualche giorno fa. Della serie: COSA TI MANGI A CENA? AHAHAHAHAH
Mi era piaciuto così ho deciso di buttare giù qualche riga e modificarlo un po’, aggiungendo qualche altra cosuccia.
Se è stato di vostro gradimento, lasciate una recensione, così mi rendete la donna più felice del mondo. Se vi ha fatto cagare, allora scrivete tweet minatori e inviateli a @__GreenPanda,  che sarei io.
Passiamo ai saluti! Saluto mamma, papà, mia sorella, i miei due cani e tutti quelli che mi vogliono bene. LA POSTA DI SONIA SPACCA. Io la vedevo sempre u.u
Seriamente, saluto itsandreea che vorrà sicuramente uccidermi perché non leggo più le sue bellissime storie. Ma la mia è solo pigrizia, magari ci fosse qualcuno che me le leggesse! Ti voglio bene Pùù! ♥
Poi saluto la mia bellissima Lela (_IceEyes)a cui ho appena dato buca. Ti voglio bene assai ♥
Bene, ho finito.
ENJOYYYY!
  
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