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Autore: whateverhappened    29/07/2012    2 recensioni
Se c'era una cosa di cui Sebastian non aveva decisamente sentito la mancanza, quella era l'aeroporto di San Antonio. O, per meglio dire, qualsiasi cosa avesse a che fare con San Antonio. O con il Texas. O con suo nonno. Non aveva mai creduto nel karma o in tutte quelle idiozie per cui ti capita quello che ti meriti in base al tuo comportamento, ma evidentemente le maledizioni che aveva ricevuto pressoché da chiunque negli ultimi anni stavano avendo il loro effetto: Sebastian stava vivendo un incubo.
Per il compleanno di Robs (:
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sebastian era stato svegliato in molti modi: aveva provato le grida in casa, le carezze di qualcuno, il semplice suonare di un orologio, persino un gallo; mai, però, il suo risveglio era stato così umido. Stropicciò la bocca mentre tentava di aprire gli occhi ancora impastati dal sonno, quando vi riuscì ci mise qualche secondo a capire cosa stesse succedendo: sopra di lui, Zeus gli stava leccando il viso. Saltò a sedere di scatto, facendo nitrire il cavallo, preso di sorpresa.

«Oh, sta' zitto, mi sono spaventato di più io!» Borbottò, tentando di ripulirsi la faccia più che poteva.

Da quando era arrivato al ranch, di certo quello era stato il risveglio più assurdo di tutti. Com'era stato possibile, poi? Non credeva che i cavalli sapessero fare le scale. Sebastian scosse la testa non appena si rese conto di aver formulato quel pensiero, assurdo anche per i suoi standard mattutini. Il suo cervello ci mise qualche secondo per ingranare, ma fu il male alla schiena a riportarlo alla realtà: solo dormire per terra avrebbe potuto ridurlo in quello stato e, sì, decisamente era quello il caso. Si voltò in cerca di qualcosa che gli potesse ricordare perché si trovasse lì e il suo sguardo cadde su qualcuno: sdraiato accanto a lui, un braccio allungato sulle sue gambe, Thad stava ancora dormendo profondamente. In un attimo gli tornò in mente tutto: la chiacchierata con il ragazzo, la cena sotto le stelle e come avessero parlato fino ad addormentarsi. Ricordò quanto avesse riso, quanto gli fosse venuto spontaneo farlo... Poteva dire con tranquillità che non passava una serata del genere con un ragazzo – solo divertendosi, senza secondi fini – da parecchio, troppo tempo. Si fermò qualche istante ad osservare l'espressione rilassata sul volto di Thad, che sorrideva nel sonno. Sembrava che stesse dormendo su un materasso di piume invece che sul duro terreno. Sebastian si ritrovò a sorridere a sua volta, prima di abbassarsi verso il ragazzo.

«Sveglia, bell'addormentato» gli sussurrò nell'orecchio. Sentì Thad muoversi appena.

«Mmm».

«Il sole è alto nel cielo, gli uccellini cinguettano...» Continuò, senza spostarsi di un millimetro. Thad si limitò a mugugnare lamenti. «E se non apri gli occhi ti leccherò la faccia come ha fatto Zeus con me».

A quelle parole, Thad strabuzzò gli occhi. «Sebastian?»

Il ragazzo in questione scosse la testa. «No, Biancaneve».

Thad si puntellò sui gomiti, tirandosi su quanto bastava per arrivare a fronteggiare il volto dell'altro. «Spiegherebbe tutto questo feeling con gli animali... Hai provato a parlare coi cerbiatti?»

Sebastian ghignò. «Sto parlando con un asino in questo momento».

«Ehi!» si lamentò Thad. «Ti ricordo che sono il tuo superiore, anche se sei il nipote del capo».

Sebastian alzò le mani in segno di resa, ma senza smettere di ghignare. «Quale affronto! Ti ho privato della tua posizione in questo magnifico regno».

A quell'affermazione Thad si tirò a sedere del tutto. «Esattamente. Non mi farò dare dell'asino da te, Sebastian, a meno che tu non voglia passare la tua giornata a spalare ricordini di Zeus... Ehi, dove stai andando?» Il ragazzo se ne stava infatti andando, apparentemente non ascoltando le parole di Thad. «Sebastian! Dai, non fare l'offeso! Non andartene!»

«...Da te?» Sebastian si voltò a fissarlo, di nuovo aveva un ghigno dipinto sulle labbra. Thad si ritrovò a pensare che quella fosse la sua espressione quotidiana, talmente sembrava naturale.

«Oh, grazie al cielo, iniziavo a pensare che fossi sordo, oltre che muto» ribatté, incrociando le braccia al petto. Se possibile, il ghigno di Sebastian crebbe.

«Te l'ho detto: sei un asino, solo che non pensavo fossi uno di quelli reali...»

Approfittando della sorpresa di Thad, evidente dalla sua espressione, Sebastian tornò ad incamminarsi verso la casa. Dall'altezza del sole – da quando aveva cominciato a osservarla? Aveva decisamente trascorso troppo tempo in quel posto – erano già in ritardo. Non sarebbe mai riuscito a evitare un rimbrotto di Carl, tanto valeva affrettarsi e riuscire a mangiare qualcosa per colazione. Sentì Thad affrettarsi alle sue spalle, probabilmente dopo aver fatto il suo stesso ragionamento, e un attimo dopo gli camminava di fianco.

«Andiam, andiam, andiamo a lavorar...» Lo sentì canticchiare e dovette mordersi un labbro per non scoppiargli a ridere in faccia. Thad non disse nulla, ma a giudicare dal suo sorriso doveva essersene accorto.

 

Thad entrò in cucina praticamente correndo, subito seguito da Sebastian, che quasi lo fece cadere quando gli andò a sbattere contro. Thad si era, infatti, bloccato appena un passo dopo la porta, notando Carl ancora seduto al tavolo. Guardò rapidamente l'orologio, pensando di aver sbagliato i calcoli, ma erano davvero le nove e Carl stava davvero sorseggiando una tazza di caffè. Cercò lo sguardo di Sebastian, trovandolo confuso quanto il suo. Vide il ragazzo scrollare le spalle, prima di spingerlo leggermente per poter entrare nella stanza.

«Buongiorno, nonno» disse con estrema tranquillità, prendendo una tazza e versandosi del caffè come se nulla fosse diverso da tutte le mattine. Lo imitò, ma i suoi gesti furono decisamente più nervosi.

«Sebastian, Thad... Avete dormito bene?» Carl stava ghignando esattamente come Sebastian aveva fatto poco prima. Thad gelò sul posto, capendo quale fosse il punto della domanda. Di nuovo si ritrovò a cercare lo sguardo di Sebastian, che però lo stava ignorando.

«Magnificamente» rispose, imitando l'espressione dell'uomo. Se Thad non avesse saputo che quei due erano nonno e nipote lo avrebbe di certo capito in quel momento: erano identici.

«E immagino che abbiate riposato a dovere...» Continuò Carl, quasi ammiccando. Thad arrossì di colpo: non era mai stato particolarmente timido, ma c'erano cose di cui proprio non poteva parlare con chiunque, soprattutto non con il suo capo. E anche se non erano vere, certo, come in quel caso.

«Mai riposato così bene, non negli ultimi mesi...» Rispose Sebastian, rivolgendogli un'occhiata eloquente. A quel punto Thad si riprese, scuotendo la testa con forza.

«No, no, no! Abbiamo solo parlato e guardato le stelle! Nient’altro!»

«The stars at night are big and bright, deep in the heart of Texas!» canticchiò Carl, prendendo di sorpresa entrambi i ragazzi, che lo guardarono stupiti. «Che c'è? Pensavate di essere gli unici a saper cantare? Tu, ragazzo, da chi credevi di aver preso? Decisamente non da quell'anima arida di tuo padre».

Istintivamente Thad si voltò verso Sebastian, preoccupato di come potesse reagire, ma lo trovò inespressivo. Lo vide scrollare le spalle con noncuranza, prima di tornare a bere il caffè. Carl ignorò il suo silenzio e si alzò come se nulla fosse successo.

«Vi voglio fuori fra dieci minuti» disse, prima di uscire e lasciarli soli.

Thad osservò l'uomo allontanarsi, le sue ultime parole continuavano a ripetersi nella sua testa, quasi obbligandolo a chiedere a Sebastian spiegazioni. Si voltò verso il ragazzo, che stava facendo colazione come se Carl non avesse detto nulla. Appariva del tutto tranquillo.

«Non ti dà fastidio che parli così di tuo padre?» gli chiese alla fine, troppo curioso per potersi trattenere. Sebastian alzò appena lo sguardo, non cambiando minimamente espressione.

«Perché dovrebbe?»

«Non ne parla proprio benissimo... Ed è tuo padre» Thad era colpito dalla decisione che vedeva sul volto di Sebastian, dalla fermezza delle sue parole.

«A te importerebbe se dicessero qualcosa su tuo padre?» Sebastian lo fissò dritto negli occhi e Thad tentennò: gli sembrò quasi che quegli occhi verdi gli scavassero la mente.

«Beh... No... Ma è diverso...»

Sebastian si alzò in piedi di scatto, facendo sussultare Thad. «Non sai niente di me, non puoi sapere se è diverso».

Thad non poté fare a meno di mordersi la lingua, incapace di rispondere alle parole dell'altro. Aveva ragione, lo sapeva: aveva capito che Sebastian aveva dei problemi con i genitori, ma aveva sempre dato per scontato che le loro situazioni fossero diverse. Totalmente diverse. Ma non era la consapevolezza di aver sbagliato a bloccare Thad su quella sedia, incapace di aprire bocca, ma la reazione di Sebastian. Lo conosceva da poco, ma in quelle due settimane mai era scattato in quel modo. Carl faceva spesso capire quanta poca stima avesse di suo genero e ogni volta Sebastian rimaneva in silenzio, del tutto inespressivo, come poco prima. Thad osservò il ragazzo dirigersi a passo spedito verso l'uscita, senza mai voltarsi a guardarlo, e all'improvviso capì. Capì che a Sebastian non interessava che suo padre venisse insultato, che sua madre non fosse mai al suo fianco, a quello era abituato... Fin troppo abituato. Ciò che lo destabilizzava, intuì Thad, era avere qualcuno che stesse dalla sua parte.

Quando raggiunse Sebastian al recinto delle pecore aveva ormai maturato un piano: poteva aver dedotto le cose più sbagliate, Sebastian poteva semplicemente essere la persona insopportabile che era stata nella maggior parte di quelle due settimane, ma Thad avrebbe almeno provato a grattare sotto quella superficie. Forse non sarebbe servito a nulla, forse Sebastian sarebbe ripartito esattamente come era arrivato, ma doveva tentare: lo doveva a quel ragazzo a cui aveva confidato per la prima volta la sua storia.

 

Sebastian aveva evitato Thad il più possibile quel giorno. Avevano lavorato insieme, certo, ma aveva mantenuto un mutismo inattaccabile per tutta la giornata. Thad aveva provato a parlargli, ma non aveva mai ottenuto neanche una sillaba in risposta. Aveva pensato che prima o poi si sarebbe stancato, ma il ragazzo era perseverante: aveva continuato a porre le domande più svariate per tutta la giornata, probabilmente pensando di prenderlo per sfinimento. Non c'era riuscito, ovvio, non bastava così poco per far crollare Sebastian Smythe.

Eppure Sebastian era turbato. Nel silenzio e nella tranquillità di quello che aveva scelto come suo rifugio, poteva ammettere a se stesso di essere stato sul punto di dire qualcosa a Thad. Solo per metterlo a tacere, aveva pensato, ma subito si era accorto che non sarebbe stata una buona idea: nel corso degli anni Sebastian aveva costruito una diga attorno a quei pensieri, a quei sentimenti che ora premevano per uscire. Thad era andato a risvegliarli e Sebastian sapeva che se avesse abbassato la guardia anche solo per un attimo non sarebbe più riuscito a fermarsi: tutti quei pensieri sarebbero venuti fuori come un fiume in piena, tanti saluti a quel muro che aveva costruito per non doverli affrontare. Sebastian non poteva permetterlo, non dopo tutti gli sforzi che aveva fatto. Thad, tuttavia, continuava a fare domande, a preoccuparsi, e la sua forza di volontà tentennava ogni volta che il ragazzo gli chiedeva qualcosa.

Sussultò quando gli cadde qualcosa in testa. Dopo un breve attimo di confusione, si accorse che si trattava di un panino: Thad era in piedi dietro di lui, sorridente, con in mano la cena come la sera precedente. Fece una smorfia, doveva immaginare che sarebbe comparso prima o poi.

«L'ho capito che non vuoi parlare, tranquillo» gli disse Thad prima che lui potesse aprire bocca. «Ma ti serviva una copertura per non tornare a casa. Mary Anne aveva già preparato un cestino... Ormai ci danno per fidanzati».

«Ti piacerebbe» commentò atono Sebastian, ignorando Thad che gli si sedeva accanto e iniziava a mangiare.

«Saresti tu quello fortunato».

Sebastian non rispose, lasciando che il silenzio cadesse fra loro. Non fu un problema finché non finirono la cena, ma il ragazzo sapeva che Thad non amava i silenzi come quello, carichi di tensione, che lo mettevano a disagio. Riusciva sempre a romperli, in qualche modo.

«Senti, Sebastian...» Iniziò a dire, infatti. «Io non ti obbligherò a dire niente, ma se decidessi di smettere di fare lo stronzo e di decidere di sfogarti io sono qui. E solamente Zeus saprebbe quello che ci siamo detti».

«Quanta grazia...» Ribatté con acidità, pur sapendo che non era necessaria. Thad non lo avrebbe giudicato né altro, lo vedeva dal suo sguardo, ma non era così semplice come voleva fargli credere il ragazzo. Anzi.

«Come ti pare. Io ho davvero un compito di astronomia da svolgere, quindi starò comunque qui. Sta a te decidere».

Senza aggiungere altro, Thad si sdraiò accanto a lui e si mise ad osservare il cielo stellato. Sebastian lo imitò per qualche minuto, ma più che dalle stelle il suo sguardo sembrava essere attratto dal ragazzo che aveva di fianco. Si ritrovò a guardarlo a intermittenza, ogni volta imponendosi di non tornare a fissarlo e ogni volta fallendo. Riuscì a scorgere un sorriso sulle labbra di Thad e fu certo che quella sarebbe stata la fine della quiete, ma il ragazzo non disse nulla. Era sicuro che Thad non sarebbe riuscito a mantenere il silenzio per più di dieci minuti, eppure dopo un'ora nessuno dei due aveva ancora aperto bocca. A Sebastian costava ammetterlo, perfino a se stesso, ma avrebbe preferito un blaterare senza senso al nulla: quel silenzio, quell'ambiente, davano troppo incoraggiamento ai suoi pensieri, che ora si rincorrevano nella sua mente senza sosta. Continuavano a scontrarsi contro quella barriera che lui stesso aveva costruito, ma che stava cedendo sempre più rapidamente. Era colpa di Thad, lo sapeva, erano state le sue stupide parole e la sua stupida confessione a mettere in moto tutto quello. Se si fosse fatto gli affari suoi, se lo avesse ignorato come tutti a quel punto Sebastian non sarebbe stato preso dai dubbi. E non sapeva come uscirne, non riusciva a pensare a un modo per far tornare tutto come prima.

«Sei nervoso per la scuola nuova?» La voce di Thad lo fece sussultare. Si ritrovò a sorridere perché alla fine aveva avuto ragione: Thad non sapeva proprio stare nel silenzio.

«No» rispose sinceramente. Thad si voltò a guardarlo, palesemente sorpreso.

«Nemmeno un po'? Quanti anni sono che non studi in America? Sarà stato diverso a Parigi...»

Sebastian scrollò le spalle. «Andavo in una scuola americana, funzionava esattamente come qui. Solo so meglio il francese».

Thad appariva ancora dubbioso. «Io non penso sarei così tranquillo. Ci sarà solo gente sconosciuta, sarai in collegio...»

«Meglio. Un nuovo inizio, un taglio netto... Poi è un collegio maschile, non so se mi spiego» nel pronunciare quelle parole, Sebastian ghignò, facendo ridere Thad.

«Sei incorreggibile».

«È per questo che mi amano, il fascino del conquistatore» alzò le mani come a rivendicare la propria innocenza, come se non fosse stato lui a crearsi un profilo del genere. Thad alzò un sopracciglio e Sebastian capì immediatamente che non era affatto convinto delle sue parole.

«Mi piacerebbe vederti all'opera, signor conquistatore».

A quelle parole Sebastian ghignò, avvicinandosi lentamente a Thad, che continuava a guardarlo con aria di sfida. Si fermò solo quando i loro visi furono vicini, separati da appena qualche centimetro, tanto che Sebastian poteva sentire il respiro di Thad.

«Oh, vorresti essere conquistato?» Gli sussurrò all'orecchio. Thad portò una mano sul suo petto, lasciandola vagare per qualche istante, giocando con i bottoni della camicia. Quando quella stessa mano lo allontanò, Sebastian strabuzzò gli occhi.

«Credo che tu debba aggiornare le tue tecniche di seduzione, señor. Questo non basta» gli disse divertito Thad, prima di tornare a sdraiarsi, fissando lo sguardo sulle costellazioni.

«Sei tu che non sai apprezzare la bellezza, Drover».

Thad scoppiò a ridere. «Non siamo in Australia, señor, non citare film a caso. È già la seconda volta».

«Oh, abbiamo un fan di Hugh Jackman!» ribatté divertito Sebastian. «In effetti tu non gli assomigli affatto. La scena della doccia con te sarebbe veramente pessima».

«Pessima?» Thad lo stava guardando come sfidandolo a ripetere l'offesa. Sebastian ghignò.

«Assolutamente orribile».

Sebastian vide Thad alzarsi di scatto e allontanarsi verso la piccola stalla a pochi metri da dove si erano accampati. Provò a richiamarlo, ma il ragazzo lo ignorò. Uscì solamente dopo diversi minuti, portando fra le braccia un grosso secchio. A colpire Sebastian, però, fu il petto nudo di Thad: il ragazzo si era, infatti, tolto la camicia. Sebastian ebbe solo qualche istante per osservare la figura di Thad, i suoi muscoli perfettamente definiti e dei pettorali davvero niente male. Si prese a sberle mentalmente quando percepì lo stomaco annodarsi: non era la prima volta che vedeva un ragazzo a petto nudo, anzi, cos'era quella reazione da ragazzina?

«Nessuno mi sfida in questo modo, señor» gli disse Thad, lanciandogli addosso la camicia. Sebastian l'afferrò al volo, tentando di riprendersi da quell'attacco di ormoni da tredicenne. Thad, di certo, non gli venne in aiuto: dopo avergli lanciato l'indumento, infatti, aveva preso in mano il secchio e Sebastian aveva capito immediatamente cosa stava per fare.

«Thad...» Tentò di fermarlo, ma il ragazzo gli rivolse un sorriso di sfida e lo ignorò del tutto.

Il cervello di Sebastian quasi urlò quando Thad si rovesciò addosso tutta l'acqua contenuta nel secchio, bagnandosi completamente. Sebastian avrebbe voluto dire qualcosa, commentare la scena con qualche uscita acida delle sue, ma qualsiasi suo pensiero si era spento alla vista dei capelli gocciolanti di Thad.

«Sempre pessima?» Rise Thad, avvicinandoglisi. Gli prese la camicia dalle mani, non senza lottare dato che l'aveva praticamente artigliata, e iniziò ad asciugarsi il viso.

«Oscena, Thad. Sei un attore orribile» rispose Sebastian, meno sferzante di quanto avrebbe voluto. Non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire che Thad stava sorridendo.

«Sì, certo... Come dici tu».

Sebastian non rispose, lasciando Thad a gongolare per aver avuto l'ultima parola. Era confuso e non poteva più far finta di niente, fingere che quel mese trascorso in Texas non fosse nulla. Lo aveva smosso, lo stava tuttora facendo, e ben più di quanto Sebastian avrebbe mai potuto immaginare. Non avrebbe mai dovuto andarci, non avrebbe mai dovuto incontrare Thad: ora tutto gli vorticava attorno e lui non aveva la minima idea di come fermarlo, di come tornare a essere la persona di prima. Non voleva pensare, non voleva avere quella voglia di sfogarsi con Thad, non voleva Thad.

O forse sì, e forse era quello il problema principale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera!

Scusate per il ritardo, ma Sebastian proprio non ne voleva sapere di farsi scrivere. Infatti questo capitolo non va da nessuna parte, date la colpa a lui XD

Citazioni! La parte sull'asino reale riprende una delle primissime scene di Merlin (Merthur <3) e spero che Rob apprezzi, visto che ama Merlin e Arthur tanto quanto Sebastian e Thad. “Drover” - che era una delle citazioni dello scorso capitolo – riprende il film Australia, da cui anche la scena della doccia (per chi non avesse visto il film, la scena è questa: http://www.youtube.com/watch?v=dVcYX9DV4tE).

Le citazioni dello scorso capitolo erano Australia, appunto, Game of Thrones e ovviamente Uptown Girl. Si può considerare citazione? XD È la loro prima (e tristemente unica) canzone!

Solito enoooorme ringraziamento a Vale per aver betato il capitolo (:

Ciao!

   
 
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