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Autore: SusanTheGentle    29/07/2012    1 recensioni
Bill, Tom, Georg, Gustav e Maddy sono cinque ragazzi normalissimi, Vivono a Magdeburg, una città ordinaria sotto ogni aspetto. Hanno i loro amici, i piccoli problemi quotidiani quali la scuola, l'amore. Hanno i loro sogni...E se questi sogni si trasformassero in un incubo? Se loro, così come potremmo essere tutti noi, un giorno venissimo a conoscenza di strani e spaventosi avvenimenti che minacciano la nostra vita, la nostra casa e le persone che amiamo di più? Che cosa faresti per salvarli, sapendo che solo tu hai il potere di farlo?
Dalla scleta di una persona può dipendere il destino del mondo. E loro decisero di cambiare il destino.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 11:
Ciò che accadde alla mostra

 
Maddy ci mise un po’ a metabolizzare quel che Bill le aveva appena finito di raccontare.
Era partito dall’estate precedente, quando aveva cominciato a sentire una voce e a percepire che qualcosa sarebbe accaduto ma nessuno gli aveva dato importanza; era passato poi al mattino in cui lui e Tom avevano litigato riguardo alla mostra di antiquariato, a quando erano andati ai grandi magazzini ed erano entrati nella Grotta di Babbo Natale e avevano visto le immagini fluttuanti di due bambole che poi si erano rivelate quelle che Babbo Natale aveva donato loro, fino ad arrivare al momento in cui lui e Tom si erano persi e una forza misteriosa li aveva condotti fino al Municipio, dove Solquest li attendeva, pronto per tramutarli in bambole di porcellana così come aveva in programma di fare con altre decine e decine di ragazzi e ragazze. Ma lui e Tom erano riusciti a fuggire grazie anche all’aiuto di Calien, la Fanciulla prescelta della terra chiamata Ulum, che sorgeva un tempo dove ora c’era Magdeburg.
Il racconto fu piuttosto frettoloso dato che non avevano molto tempo per parlare, soprattutto perché Tom era in giro per l’edificio e con Solquest nei paraggi – sotto le mentite spoglie del signor Herman- e gli zaninoni, non era prudente lasciarlo troppo a lungo solo.
Ad ogni modo, Bill si era impegnato per ricordare i particolari più importanti e riferirli nel miglior modo possibile.
L’immagine della bambola da capelli biondi e il vestito azzurro che la chiamava, volteggiava ancora davanti agli occhi di Maddy e questo le bastò per non dubitare delle parole dell’amico.
La cosa strana era il comportamento di Bill, completamente diverso da qualche minuto prima.
Il ragazzo, dal canto suo, aveva preferito tralasciare fino all’ultimo il fatto che lui e Tom fossero stati sostituiti dagli zaninoni.
“Perché non me l’hai detto prima?” chiese Maddy un po’ risentita. “Perché tu e Tom vi siete comportati così…così da…”
“Da stronzi” concluse Bill per lei.
“Già, da veri stronzi” rincarò Madeline.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata e un sorriso nervoso.
“Blondie, ascolta, c’è ancora una cosa che non ti ho detto”
“ E cioè? Non voglio segreti Bill, lo sai” disse risoluta guardandolo dritto negli occhi. “Perché non ne posso più di questa situazione. E’ insopportabile e ci sto male. Sembra quasi che mi odiate!”
“I due ragazzi che sono tornati ieri sera a casa non eravamo io e Tom”
Maddy rimase perplessa.
“Quando abbiamo lasciato il Municipio, ieri notte, non siamo tornati a casa. Non ci ha trovato nessuna macchina della polizia. Io e Tom abbiamo perso i sensi e non sapevamo dove ci trovavamo quando ci siamo svegliati”
“Sì…sì, mi hai detto che probabilmente è stata quella ragazza, Calien, ha trarvi in slavo, non è così?”
“Esatto. Forse era un sogno, o forse eravamo davvero in quello strano posto stellato assieme a lei, ma il punto è che a casa sono arrivate comunque due persone…che in realtà non sono affatto persone”
Qualcosa nello stomaco di Maddy si contrasse. “Cosa stai cercando di dirmi?”
“I due ragazzi con cui vivi tu, mia madre e mio padre, sono zaninoni”
Cosa?!” esclamò Maddy a voce troppo alta.
Bill la zittì, poi continuò. “Gli zaninoni prendono le sembianze dei ragazzi ai quali si sostituiscono. E Solquest deve aver mandato ugualmente due di loro a casa nostra con le nostre sembianze, forse per evitare che io e Tom potessimo raggiungervi e dirvi la verità. Vuole tenerci alla larga da chi possiamo avvertire del pericolo”
Gli occhi castani di Maddy si spalancarono all’improvviso. “Oh!” esclamò.
“Che succede?” fece Bill allarmato guardandosi alle spalle per controllare che dalla porta non fosse entrato nessuno.
“Ora capisco!” fece Maddy avvicinandosi di più a Bill. “Fammi vedere una cosa”
“Eh? Che cosa?...Che stai facendo?!” disse il ragazzo quando lei gli afferrò i capelli e li scostò per scoprire la base della nuca e rivelare il tatuaggio che Bill si era fatto qualche anno prima.
“Non c’era questa mattina” disse Maddy a voce bassa, più a se stessa che a lui.
“Di che stai parlando?”
“Del tuo tatuaggio, Bill. Di questo tatuaggio”
“Che cos’ha di strano? E’ sempre al suo posto” Bill alzò le spalle senza capire.
“No” Maddy scosse il capo. “No, non c’era per niente, invece! Ascolta: stamattina sono entrata in camera vostra e ho visto…bè, ho visto te che ti pettinavi i capelli all’ingiù e…ho avuto come una sensazione che ci fosse qualcosa di strano, che mancasse qualcosa. Lì per lì non avevo capito, perché era come se ci fosse una voce dentro la mia testa che mi dicesse che non era importante, ma ora lo so! Mancava questo” e indicò di nuovo il tatuaggio dell’amico, per poi lasciar andare i capelli corvini di Bill che gli ricaddero sulle spalle. “Niente tatuaggio, Bill”
“L’incantesimo di Solquest che domina le menti” sentenziò Bill. “Ecco perché le famiglie non si accorgono o non fanno caso al comportamento dei loro figli”
Maddy annuì. “Sì. Fa fare alla gente quello che vuole e può anche far dimenticare le cose. Ricordo di averlo letto da qualche parte”
Bill all’improvviso ricordò il consiglio di Calien di cercare informazioni e lo riferì a Maddy.
“Dovremo andare in biblioteca, allora” disse lei.
“Sarà difficile se quei due cosi ti ronzano sempre attorno”
L’orologio di Bill emise un lieve ‘bip’. Entrambi lo fissarono istintivamente.
“E’ quasi ora che tua madre torni a prenderci” disse Maddy.
“Dobbiamo trovare Tom, prima” fece Bill alzandosi in fretta. Poi si voltò a guardare Maddy che ricambiava lo sguardo ansiosa e ancora un po’ scossa.
“Hai un aspetto orribile” gli uscì detto senza volerlo.
“Bè, grazie tante!” sbuffò la ragazza.
“No, cioè, volevo dire…scusa Blondie”
“Lascia perdere” mormorò Madeline cercando di lisciarsi i capelli passandoci le mani.
Bill affondò le mani in tasca del giubbotto di pelle e sentì sotto le dita la carta e il fiocchetto del regalo che aveva comprato per lei.
In tutto quel trambusto se n’era completamente dimenticato.
“Ehm…senti Maddy, lo so che forse non è il momento più adatto, ma…ecco, volevo darti questo”
Bill si fece coraggio e le porse il pacchetto. “Il tuo regalo di Natale”
Deglutì un po’ nervoso, ma poi Maddy sorrise e prese il pacchettino dalla sua mano, così si rilassò e sorrise a sua volta.
“Volevo dartelo la sera della vigilia, ma non so come finirà questa storia, per cui ho pensato…”
Ma non riuscì a concludere la frase, perché Maddy gli buttò le braccia al collo in quel momento. Bill la sentì tremare ancora e la strinse a sé.
Restarono così per un po’, immobili e con gli occhi chiusi. Piano, il ragazzo le accarezzò i lunghi capelli biondi. Non avrebbe mai voluto lasciarla andare, voleva proteggerla, starle sempre vicino.
Infine Maddy sussurrò semplicemente “Grazie”, e si separò dall’abbraccio. A lui bastò.
“Sei importante per me, Maddy”
“Anche tu”
Si guardarono negli occhi un istante. Entrambi avrebbero voluto che quell’attimo durasse di più, ma ci sarebbe stato tempo, tutto il tempo che volevano per capire meglio cosa significava davvero essere importanti l’uno per l’altra.
Prima però, dovevano fare qualcosa di molto più urgente.
Come da programma, Bill prese il cellulare e fece uno squillo a Tom per avvertirlo che Maddy era con lui.
Purtroppo non ottenne risposta. O almeno, non subito…
 
Per circa dieci minuti, Tom vagò in cerca di Georg e Gustav senza risultati.
Aveva alzato il cappuccio della felpa per non far scorgere il suo volto. Era all’erta, i nervi a fior di pelle.
Non fu facile trovare i due amici in mezzo alla folla se non poteva arrischiarsi a mischiarsi troppo ad essa per paura che qualche Zaninone lo vedesse e andasse a riferire la cosa al suo padrone. Restava vicino solo a persone adulte, niente ragazzi o bambini.
Ogni dieci secondi controllava il display del cellulare per sapere se Bill avesse incontrato Maddy. Ma per il momento, nulla.
Quando rifece il giro una seconda volta, finalmente vide Gustav che veniva dalla sua parte. Si guardava attorno come in cerca di qualcuno.
“Ehi, Gustav!”
L’altro si voltò sentendosi chiamare. “Ah, bene. Oggi ti degni di rivolgermi la parola?”
Tom si bloccò. “Ehm…io…” balbettò senza capire bene.
Tom non poteva sapere come si erano comportati gli zaninoni nei confronti degli altri.
“Sei con Georg?” chiese per cercare di cambiare discorso.
Gustav sembrava perplesso. “Certo. Non ci eravamo messi d’accordo che ci saremmo trovati tutti qui?”
“Ah, si è vero. E ora dov’è?”
“Non so. Non riesco più a trovarlo”
 No…pensò Tom. Fa che non gli sia successo niente!
“Cerchiamolo, allora” propose il rasta.
Gustav lo guardò ancora poco convinto. “Ok” disse poi. “E Bill e Maddy dove sono?”
“Non ci crederai, ma li ho persi” mentì Tom prontamente.
“Speriamo che non si replichi l’avventura di ieri sera” commentò Gustav freddamente.
Evidentemente era davvero successo qualcosa, pensò Tom. Gustav sembrava arrabbiato e non era amichevole come sempre.
“Senti, ti chiedo scusa”
“Era ora”. Gustav si fermò e fronteggiò Tom. “Vi siete comportati da schifo, se vuoi la verità. Con tutti. Specialmente con vostra madre e con Maddy”
“Sì, noi…eravamo un po’…non eravamo in noi, ecco”
“Buona come scusa” sbottò Gustav, “ma non abbastanza convincente. Perché invece non mi dici una volta per tutte che è successo ieri notte? Così almeno ci mettiamo una pietra sopra a tutta questa stramba faccenda”
“Sì, credo sia il caso” disse Tom molto serio. “Ma stenterai a crederci, ti avverto. Faccio fatica persino io che ci sono in mezzo”
Gustav aggrottò le sopracciglia. “Di cosa parli? Che situazione? Non è che tu e Bill vi siete cacciati nei guai, vero? Voglio dire, guai seri”
“Bè…se ti dicessi di si?”
“Che avete combinato?”
“Noi nulla, te l’assicuro. Il fatto è che c’è di mezzo un certo Solquest. Il nome ti dice niente?”
“Chi? Lo stregone zentyre di cui parlano le leggende?”
“Precisamente”
“Che centra con voi?”
Tom ora capiva perfettamente come aveva dovuto sentirsi Bill quando nessuno gli aveva creduto riguardo alla storia della voce e della tempesta.
Decise che gli avrebbe chiesto di nuovo scusa non appena si fossero riuniti.
 “Senti, ridimi pure in faccia, ma ti assicuro che non mi sto inventando una balla. Ascolta, non starò qui a dirti i particolari, a quelli ci penserà Bill, che è molto più bravo di me in certe cose. Sappi solo che ieri sera, quando siamo usciti dai gradi magazzini e ci siamo persi, con noi avevamo quelle bambole di porcellana che ci hanno dato alla Grotta di Babbo Natale”
“Si, me le ricordo. Anch’io ho ricevuto lo stesso dono”
“Che cosa?!” esclamò Tom incredulo. “Bè, a questo penseremo dopo. Insomma, dopo che abbiamo lasciato gli Alle-Center ci siamo ritrovati qui al Municipio e per poco non siamo stati tramutati in bambole da Solquest. Per fortuna qualcuno ci ha aiutati”
“Chi vi ha aiutati?”
Tom guardò Gustav piuttosto incredulo. “Mi credi?” chiese, e all’improvviso si accorse di due cose.
Primo: Gustav non aveva affatto visto le bambole. Lui e Bill non le avevano mostrate a nessuno. Avevano solo accennato qualcosa agli altri, ma nulla di più.
Secondo: l’amico aveva uno strano sorriso che andava allargandosi sul volto.
“Me le ricordo benissimo quelle bambole, Tom Non sono le stesse che ci sono laggiù, su quei piedistalli?”
Tom si voltò un istante e vide che ora, lui e Gustav erano nella sala delle bambole. Come ci erano arrivati fin li? Non se n’era neanche accorto.
Ed effettivamente la bambola bionda col vestito d’argento e quella mora con l’abito verde erano nel centro della sala in bella mostra di sé.
“Ma tu non le hai mai viste. Come fai a sapere che erano proprio quelle?”
Una strana sensazione si impadronì di Tom. Cominciò a sudare freddo, l’agitazione prese il sopravvento. Poi la paura si impadronì di lui mentre guardava gli occhi di Gustav brillare di malignità.
“Chi diavolo sei, tu?” mormorò arretrando di un passo.
“Io sono Gustav” disse l’altro allungando una mano per afferrarlo, ma senza riuscirci.
Tom imprecò e scattò via, veloce come il vento, facendosi strada a zig-zag tra la folla che protestava quando si scontrava con qualcuno.
Il ragazzo afferrò in fretta il cellulare e schiacciò il tasto di chiamata rapida che gli permise in un volo di chiamare il fratello.
 
Bill e Maddy uscirono dalla saletta e tornarono alla mostra.
“Io mi dirigo di nuovo verso la sala delle bambole” disse Madeline “Loro mi aspettano là”
Con loro, ovviamente, intendeva i falsi gemelli.
“Va bene”
Il cellulare squillò in quell’istante.
“Finalmente! Tom deve aver trovato Gustav e Georg”
Bill rispose, ma non sentì dall’altra parte quello che si aspettava.
“Tom, dove sei?”
“Dov’è Maddy?!”chiese la voce affannata di suo fratello dall’altro capo del telefono.
“Qui con me”
“Portala via, subito!”
“Che sta succedendo?” chiese Bill allarmato. “Hai trovato gli altri?”
“Oh si, eccome! O forse sarebbe meglio dire che Gustav ha trovato me!”
“Che vuoi dire?”
“L’hanno preso, Bill! Hanno preso Gustav! Ho alle calcagna lo Zaninone che ha preso il suo posto! Forse a quest’ora è già una bambola!”
“No!” gridò il moro.
Maddy lo guardò spaventata. Bill ricambiò lo sguardo ma senza riuscire a dire nulla.
“Tom dove sei adesso?!”
“Sto correndo fuori dal Municipio!”
“No! Resta dentro! Ti veniamo incontro!”. Bill afferrò la mano di Maddy e la trascinò dietro di sé.
“Che succede?” chiese la ragazza.
“Tom è in pericolo”
“Bill, ascoltami! Uscite e andate a casa! Subito!”
“Scordatelo! Io non ti mollo qui!”
“Bill, mi è appena venuta in mente un cosa!” esclamò Maddy fermandosi di colpo. “Se uno di voi arriva a casa prima della sua copia, gli zaninoni non potrnno più rientrare, lo capisci? Non potranno presentarsi!”
“Maddy ha ragione! Andate!”disse ancora Tom che aveva sentito.
“Non senza di te!” tagliò corto Bill. “Ci vediamo all’uscita sul retro!”
Tom imprecò di nuovo ma alla fine si arrese ed entrambi riattaccarono.
Bill e Maddy corsero più che potevano verso le porte secondarie rifacendo la strada da dove erano venuti.
“Nascondiamoci!” disse Madeline all’improvviso tirandolo per un braccio.
Verso di loro stavano arrivando i falsi Bill e Tom, evidentemente in cerca di Maddy. Appena in tempo, lei e il vero Bill tornarono indietro di qualche metro e  si nascosero dietro una grossa cassapanca di legno.
“E ora che facciamo?” sussurrò il ragazzo.
“Senti, io devo tornare da loro. Cercherò di tenerli occupati in qualche modo”
“Fai in modo che non sappiano che il loro compare travestito da Gustav ha trovato Tom, ok?”
Maddy annuì. “Stai pensando che forse lo sanno già?”
“Non lo so. Gli Zaninoni si leggono nel pensiero?”
“Non ne ho idea”
Erano entrambi molto nervosi e ci volle ancora qualche secondo perché Madeline ritrovasse del tutto la calma.
“Non devono sospettare nulla. Comportati come prima” raccomandò Bill. “Sei pronta?”
Maddy fece un lungo respiro. “Pronta. Fate attenzione”
Bill la rassicurò e poi la guardò mischiarsi alla folla e raggiungere i falsi Bill e Tom.
“Dove diavolo è Georg, quando serve?” si chiese il moro ad alta voce correndo poi verso l’uscita.
 
Lo Zaninone che aveva preso le sembianze di Gustav non aveva mentito. Georg era sparito davvero dalla circolazione, ma solo perché si era ritrovato d’un tratto da solo.
Era arrivato alla mostra con l’intenzione di riappacificarsi con i gemelli e magari aiutare Bill a fare un passo avanti con Maddy. Ma quando lui e Gustav si erano ritrovati lì, nessuno degli altri tre si era visto.
“Sarà meglio andare a cercarli” aveva proposto Gustav e si era offerto di andare lui stesso. “Tu rimani qui e avvertimi se li vedi”
Niente di fatto, comunque. I suoi amici sembravano svaniti nel nulla.
“Sono tutti degli impiastri” pensò il ragazzo “Ho la netta impressione che quest’anno ce lo sognamo un Natale tranquillo”
Dopodiché si era allontanato dalla sua postazione, stanco di aspettare.
Girò qua e là osservando i vecchi oggetti d’antiquariato. Doveva ammettere che la mostra era stata davvero ben organizzata nei minimi dettagli. Sembrava soprattutto che le persone fossero attratte dall’esposizione di bambole di porcellana.
Georg non si intendeva per niente di bambole, essendo un maschio e non avendo sorelle, ma quando le vide rimase ammirato davanti a tanta eleganza.
C’era qualcosa di strano però nelle persone che entravano nella sala dell’esposizione. Alcuni dei ragazzi e delle ragazze più giovani, notò Georg, se ne stavano di fronte a una sola bambola, come ipnotizzati da essa. Un comportamento davvero strano…
Lui, dal canto suo, non ci vedeva niente di ipnotico in quei giocattoli. Certo erano molto ben fatti, a tratti parevano doversi muovere come fossero vive, e davano un certo senso di inquietudine se le si fissava troppo a lungo in quei loro occhietti dipinti e senza espressione, ma nulla di più.
Era stato ansioso anche lui di visitare quella mostra, ma non certo per quelle. Era roba da ragazze e da collezionisti.
Gustav era stato del suo stesso parere…almeno fino a quella mattina.
La prima volta che la signora Kaulitz aveva mostrato loro il giornale con l’annuncio della mostra avevano deciso di andarci più che altro per curiosità. Ma quella mattina, lui e Gustav erano andati di nuovo dai Kaulitz per sapere come stavano i gemelli, avevano salutato Maddy che aveva loro proposto di andare a pattinare e poi erano usciti di nuovo.
“Accidenti, ho scordato il cappello” aveva detto Gustav ed era corso indietro a prenderlo. Quando era tornato però, Georg aveva notato che in lui c’era qualcosa di diverso.
“Non andiamo più alla pista” lo aveva avvertito. “Si va tutti alla mostra di antiquariato al Municipio”
Georg non aveva replicato. Giorno prima o giorno dopo non faceva differenza, e se gli altri volevano andarci subito, ok.
Ma Gustav non aveva fatto altro che profondersi in apprezzamenti entusiastici, assicurando che non vedeva l’ora che arrivasse il momento.
“Che ci sarà mai di così eccezionale? E’ una mostra come tante” aveva pensato Georg.
Stavano succedendo cose davvero troppo strane ultimamente. In giro c’era un’atmosfera che non gli piaceva.
E non gli piaceva nemmeno la faccenda dei grandi magazzini.
Si chiese per un attimo se la signora Kaulitz avesse poi risolto la storia dei doni da restituire agli Alle-Center. Si trattava sempre di bambole, giusto? Gli pareva di sì, aveva sentito per caso Bill e Tom mormorare qualcosa in proposito. Insomma, c’erano sempre le bambole di mezzo.
Sospetto, era la parola giusta da usare. Stava succedendo qualcosa di sospetto a Magdeburg, lo notava anche nell’atteggiamento dei visitatori che gli passavano ora accanto.
Troppo euforici. Troppo…incantati. Sì, incantati da quelle bambole bellissime ma alquanto sinistre.
Mentre pensava a tutte queste cose, Georg si guardava in giro, ma ancora nessuna traccia degli amici.
“Con tutta questa ressa, è normale che non li veda”pensò.
Incrociò più volte la stessa donna che cercava il proprio figlio, angosciata.
Anche sul giornale aveva letto che c’erano state delle sparizioni durante le visite alla mostra e questo era uno di quei casi. Poco dopo però, ecco che il ragazzo con i capelli rossi (un tipo più o meno dell’età di Georg) riapparve e si lasciò abbracciare dalla madre che ringraziava chi l’aveva aiutata nella ricerca.
“Visto? E’ andato tutto bene” disse un uomo corpulento che Georg riconobbe come il signor Hermann.
La donna gli strinse la mano e l’uomo diede un’amichevole pacca sulla spalla al ragazzo, poi si allontanò dai due e venne verso di lui.
Georg vide che in mano reggeva una bambola dai capelli rossi e dall’abito color oro.
Senza degnare il ragazzo di uno sguardo, il signor Herman entrò nella sala, lo sorpassò, e mise la bambola su un piedistallo vuoto. Le riassettò il vestito e sorrise compiaciuto. Poi si allontanò sparendo dietro una porta con scritto ‘Privato’.
Georg, incuriosito da tutto ciò, si avvicinò piano alla bambola che Herman aveva appena sistemato.
“Georg vattene di qui!”
“Gustav, dove eri…?” fece il ragazzo voltandosi. Ma non c’era nessuno alle sue spalle.
Eppure aveva sentito chiarissima la voce del suo amico. Non poteva sbagliarsi. Lo aveva chiamato anche per nome.
“Vattene via di qui, prima che trasformi anche te!”
Georg si girò in tutte le direzioni, ma senza capire da dove venisse la voce di Gustav.
“Guarda alla tua destra”
Non voleva voltarsi. Non poteva. Era assurdo. Completamente assurdo. Cominciava anche lui a sentire le voci nella testa come Bill? Santo cielo, non era esattamente un buon segno…
Alla fine si voltò. Alla sua destra c’erano un sacco di bambole, ma il suo sguardo fu attirato verso una in particolare.
Aveva i capelli biondi chiari, corti, abbigliata in un lungo cappotto blu notte bordato di pelo bianco alle maniche e sul bordo inferiore. Sul capo portava un colbacco sempre blu, bordato anch’esso di pelliccia.
Georg, piano, si avvicinò fino a che non riuscì a vedere che gli occhi della bambola erano castani e tristi.
“Georg!” esclamò un’altra voce.
“Eh, no, ora basta!” fece lui e si girò di scatto. Ma stavolta non era la sua immaginazione, era Maddy che gli corse incontro.
“Dobbiamo andare, vieni!” disse lei tirandolo per un braccio. “Non stare in questa stanza, è pericoloso!”
“M-Maddy” balbettò il ragazzo guardandola con occhi sbarrati. “Una bambola mi ha appena parlato”
“Come?” fece lei a bocca aperta. “Come?!”
“S-sì, lo so che sembro completamente suonato, ma quella bambola…”
“Quale? Quale bambola ti ha parlato?” chiese l’amica molto agitata. “Oh, Georg non devi ascoltarla! Qualunque cosa ti abbia detto non devi assolutamente starla a sentire, capito?”
“Sì, sì, d’accordo ma il fatto è che quella bambola parlava con la voce di Gustav!”
“M-ma come… Ne sei certo?”
“Credo di saper riconoscere la voce del mio amico”
La situazione era quasi comica, almeno per Georg. Maddy sembrava addirittura credergli.
“Qual’era la bambola?” chiese ancora Maddy molto in fretta, collegando gli avvenimenti tra loro. Dal racconto di Bill alla telefonata di Tom.
“Quella lì, con il cappotto blu notte e il colbacco”
“Nessun’altra bambola ti ha parlato?”
“Blondie, mi prendi in giro?”
“Ma certo che no!”
“Aspetta, aspetta, aspetta” disse d’un tratto Georg facendo un sorrisino. “Mi state facendo un bello scherzo, dite la verità”
Ma Maddy non lo ascoltava più e si guardava attorno frenetica per controllare che nessuno vedesse.
Si avvicinò alla bambola bionda molto più di quello che aveva fatto Georg. Quasi poteva sfiorarla.
Sentiva qualcosa mentre la guardava, ma non era una sensazione strana e spiacevole come quella provata con l’altra bambola bionda con l’abito azzurro. La ‘sua’ bambola.
No, questa era diversa, più umana e familiare. Il viso era tondo e non affilato e malvagio, e gli occhi erano buoni e tremendamente tristi.
Georg guardava Madeline a bocca aperta senza capire che cosa stesse cercando di fare, finché la sentì rivolgersi alla bambola come se parlasse con una persona vera.
“Gustav, sei tu là dentro?”
“Sì, Blondie, sono io”
“Ok, se è uno scherzo è durato fin troppo!” sbottò Georg. “Maddy, piantala per piacere”
Ma Maddy non si voltò, continuò a fissare la bambola con aria incerta.
“Devo portarti via di qui. Bill e Tom sapranno cosa fare”
“No, andatevene, per favore!”supplicò la voce di Gustav.
Maddy assunse un’espressione determinata e l’idea che le era balenata in testa fin dal primo momento prese il sopravento.
Capiva ancora assai poco di tutta questa situazione di stregoni, bambole stregate e magie, ma una cosa la sapeva: non avrebbe mai lasciato uno dei suoi migliori amici nelle mani di un essere malvagio come Herman, Solquest o come diavolo si chiamava.
Maddy allungò la mano e afferrò la bambola per la vita togliendola dal piedistallo.
“Che stai facendo?!” esclamò Georg, e quasi contemporaneamente a lui un’altra voce rombò forte come il tuono.
“Metti giù quella bambola! Subito!”
Era il signor Herman ed era fremente di collera. Puntava un dito minaccioso verso la ragazza. Poi indicò un cartello accanto alla porta ‘VIETETAO TOCCARE GLI OGGETTI IN ESPOSIZIONE’
“Non sai leggere, per caso?”
“M-mi dispiace, io…mi dispiace veramente!” fece Maddy incapace di smettere di tremare ora che sapeva che quell’uomo era Solquest.
Era consapevole anche che molti sguardi, tra cui quello sbalordito di Georg, erano puntati su di lei. Molte persone si misero a bisbigliare e a scuotere la testa.
“Che cosa stavi facendo tu?” disse qualcun altro, e in un attimo, Bill e Tom erano al fianco del signor Herman.
Mancava solo Gustav. E Maddy, sapendo che qualche minuto prima stava inseguendo il vero Tom, sperò con tutto il cuore che i veri gemelli stessero bene, o sarebbe rimasta sola in quella situazione, perché era chiaro che Georg non le credeva. Anzi, la stava guardando come se non credesse al gesto appena compiuto dall’amica, perché sembrava proprio che la ragazza avesse intenzione di rubare quella bambola.
“I ladri vanno puniti come meritano” disse l’uomo ancora furibondo, incatenandola con quei suoi occhi di ghiaccio.
“Io non sono una ladra!”
“Oh, si che lo sei” disse Bill beffardo.
Tom piombò su di lei strattonandola per un braccio facendole male. “Restituisci immediatamente quello che hai preso! Non ti appartiene!”
“Lasciala stare!” si intromise Georg. “Non ho ben capito a che gioco state giocando voi due, ma mi piace poco”
“Togliti di mezzo, tu!”
“Non avevo intenzione di rubarla, volevo solo vederla!” si giustificò Madeline cercando appoggio in Georg.
“Diglielo che non lo avrei mai fatto. Mi hai visto, eri qui con me!”
“Tu?” chiese Herman. “Parla, ragazzo!”
“Io…” balbettò Georg incerto, guardando l'amica mortificato, non sapendo che fare.
“Georg” mormorò Maddy sentendo le lacrime affiorare.
“Scappa!”
Gridò d’un tratto la voce di Gustav dentro la sua testa e Maddy sentì la bambola con il cappotto blu scuro come pulsare tra le mani che ancora la stringevano saldamente.
“Non importa cosa penseranno di te! Vattene Maddy! Di corsa!”
E Maddy lo fece. Incurante di tutto e di tutti iniziò a correre. Li prese tutti talmente alla sprovvista da riuscire a superare senza difficoltà il signor Herman e gli Zaninoni travestiti dai gemelli.
“Al ladro! Al ladro!” gridò l’uomo. “Restituisci subito quella bambola, ragazzina, o sarà peggio per te!”
“Maddy, fermati!” gridò Georg correndole dietro.
Ma lei non si fermò.
Riusciva solo a pensare a Bill e a Tom, a dov’erano, se stavano bene.
Non sapeva dove sarebbe andata con quella bambola, ma la nascose in fretta sotto il cappotto in modo che fosse al sicuro. Doveva tenerla al sicuro!
“Devo uscire di qui, o mi uccideranno!” pensò Maddy correndo sempre più disperatamente.
La milza cominciava a farle male per lo sforzo, sentiva un gran caldo, ma ancora continuò…finché qualcuno non l’afferrò bruscamente per il cappotto e la costrinse a voltarsi.
“No! Lasciami!”
“Blondie, ma che cavolo fai? Sei forse impazzita?!”
Era Georg che l’aveva raggiunta più veloce di tutti gli altri.
“Lasciami andare, tu non capisci!”
Il ragazzo scosse il capo. “Voi siete andati tutti fuori di cervello, parola mia” e la lasciò andare.
“Ti prego, Georg, devi aiutarmi!” implorò Maddy ricominciando a correre verso l’uscita.
“Ma dove vuoi andare?!”
“Seguimi!”
Maddy sapeva esattamente cosa fare, era l’istinto che glielo diceva e lei dava sempre retta al suo istinto.
Se i veri Bill e Tom erano sul retro dell’edificio, lei sarebbe andata sul retro dell’edificio.
Uscì dalle porte principali spintonando una grossa comitiva di visitatori. Si sentì afferrare di nuovo e gridò, ma solo per scoprire che si era impigliata nella borsa di qualcuno. Strattonò e si liberò.
Adesso era fuori dal Municipio e Georg dietro di lei. Si guardò alle spalle e vide Bill e Tom alle loro calcagna.
Maddy sapeva che gli zaninoni potevano correre più veloci del vento se volevano, ma evidentemente, trasformati in umani, i loro poteri diminuivano notevolmente. Non erano veloci come avrebbero dovuto essere e questo le fece sperare di riuscire a seminarli, prima o poi.
“Maddy fermati!” gridò ancora Georg alle sue spalle, ma non ci fece caso.
Il ragazzo non capiva perché era successo tutto questo. Non capiva nemmeno perché stavano scappando da Bill e Tom.
Ma tutto gli fu chiaro quando Maddy arrivò in fondo al giardino che circondava l’edificio e voltò l’angolo. Lui fece lo stesso. Erano sul retro e dalla porta stavano uscendo tre persone che riconobbe all’istante: i gemelli e Gustav.
Maddy frenò bruscamente strisciando i piedi a terra, e Georg le sarebbe finito addosso se non avesse piegato alla sua destra.
Si voltò indietro quando sentì dei passi fermarsi alle sue spalle.
Era una scena surreale, impossibile. Bill e Tom erano dietro di lui ma anche davanti a lui. C’erano due coppie di gemelli, anche se sembravano diversi gli uni dagli altri.
Non si soffermò a pensare, non aveva senso farlo perchè tanto non avrebbe trovato una risposta da solo, ma voleva capire cosa significava tutto ciò, perché- sul serio- stava temendo seriamente di star divenendo pazzo.
 “Ma che diavolo sta succedendo qui?!”


Finalmente sono riuscita ad aggiornare! Spero che vi piaccia anche questo capitolo!
Stavolta, invece della solita foto, ne ho messa una di Bill e Maddy <3 Non sono carinissimi insieme? <3 <3 <3
Ringraziamenti come sempre a:

Alien__, DollyDiamondTK, Evangeline143, IwillN3v3rbEam3moRymoon queen
Un bacio,
Susan <3
   
 
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