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Autore: MusicInTheAir    29/07/2012    5 recensioni
Kiseop si piegò leggermente in avanti, per fissare quel bambino seduto sull’ erba secca ed ingiallita, con le spalle curve ed affiancato da un cane enorme.
-Io mi chiamo Kiseop, e tu?-
Silenzio.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Kiseop si guardò furtivamente attorno, nascosto dietro il robusto tronco di un albero.

Il paesaggio imbiancato dalla neve del boschetto vicino alla casa dell’ amico, era vuoto e silenzioso. Non c’ era nessuno.

Strusciandosi sulla corteccia, decise di venire piano fuori, accovacciandosi per prendere un po’ di neve ed iniziando a modellarla, facendone una palla.

Sentì un rumore dietro di lui, e si voltò di scatto alzando la sua arma sopra la testa.

Ma non c’ era nessuno.

Fece un altro passo fuori dal suo nascondiglio, ma, non appena si avvicinò alla panchina coperta di neve, gli arrivò una gelida pallonata in piena faccia.

Gli cadde la sua, e si portò le mani inguantate sul viso, cercando di levarsi la neve dagli occhi.

Non appena alzò nuovamente il viso, qualcosa di pesante lo catapultò al suolo.

-Non è giusto! Tu non vieni mai fuori da là dietro, sei sleale!-

Rise, dando una leggera pacca sulla coscia all’ altro, che lo guardò e gli sorrise innocentemente, alzando le spalle.

Si mise in ginocchio solo per buttarsi nuovamente su di lui ed abbracciarlo stretto.

-Ok, hai vinto. Ti faccio la cioccolata calda.-

Si arrese Kiseop ricambiando l’ abbraccio.

Da quando si erano conosciuti, dodici anni prima, non si erano più separati, e passavano sempre tutto il tempo insieme, tanto che sia Narae che Jiwon si erano messe d’ accordo per lasciarli in casa quando andavano a lavoro.

Nonostante Kevin non parlasse mai, Kiseop riusciva a capirlo sempre, dai suoi gesti, dalle sue espressioni, delle volte gli bastava guardarlo negli occhi, ed era come se parlasse.

Non gli aveva mai chiesto il motivo del suo mutismo, perché conoscendolo, sapeva che se avesse voluto, glielo avrebbe scritto, e glielo avrebbe fatto capire in qualche modo. E lui lo accettava, perché l’ ultima cosa che voleva era vederlo triste.

-Sai, Kevin, stavo pensando che prima di Natale potremmo uscire insieme.-

Proruppe il rosso, alzandosi e porgendogli la mano, che fu subitamente presa.

Il castano lo guardò curioso, iniziando ad incamminarsi verso casa.

-Non sono mai uscito con te in città, e mi piacerebbe farti vedere alcune cose. Tu ci sei mai andato?-

Scosse la testa.

-Bene, allora questa notte dormo da te e domani usciamo tutto il giorno.-

Annuì, ed iniziò a correre.

Kiseop, inizialmente sorpreso, scoppiò a ridere, ed iniziò ad inseguirlo.

 

***

 

La casa di Kevin era fresca d’ estate e calda d’ inverno, e questa era una delle tante ragione per cui avevano passato l’ intera infanzia lì, senza mai andare altrove.

Kiseop poggiò i loro cappotti sul divano, per poi dirigersi in cucina, tallonato dall’ altro.

-Che palle, domani è già domenica.-

Si lamentò, iniziando a prendere l’ occorrente per preparare la cioccolata calda dalla credenza di legno.

-Sei fortunato a non doverci andare. Avrai l’ insegnante privato migliore del mondo.-

Il castano rise, scuotendo la mano davanti al viso.

-Non piace neanche a te studiare.-

Scosse la testa.

-Secondo me ti piacerebbe la scuola pubblica. Anche se ci sono le interrogazioni. Però ci sono molti ragazzi simpatici, e delle belle ragazze.-

Gli occhi di Kevin furono attraversati da un’ ombra di delusione.

E’ vero…A te piacciono le ragazze, io sono solo un amico…

Kiseop gli poggiò la tazza fumante davanti, sedendosi al suo fianco.

-Tu le hai mai viste le ragazze?-

Gli chiese, ridendo, ma quando si girò a guardarlo, il suo sorriso tremò.

-Kevin, perché sei triste?-

Il castano alzò piano il viso, incrociando il suo sguardo.

E fu tutto veloce.

Kevin si alzò di scatto, afferrandogli il polso e baciandolo sulle labbra.

Era passato molto tempo dal loro ultimo bacio, quando Narae li aveva visti e li aveva strillati, dicendo che non andava bene che due ragazzi si baciassero.

Era dispiaciuto ad entrambi, soprattutto al castano, che ne aveva risentito particolarmente, dato che da allora l’ altro si era sempre tenuto ad una certa distanza.

Era stato come una coltellata alla schiena.

Quando era con lui, aveva l’ assoluto bisogno di sentirlo più vicino possibile.

Kiseop rimase immobile, ad occhi sgranati, rimanendo in quella posizione anche dopo che l’ altro si fu allontanato.

Ti prego, dì qualcosa…Non rimanere in silenzio, fa male…

-Da quanto…-

Sussurrò, toccandosi le labbra.

Alzò le spalle, sorseggiando la cioccolata dalla tazza e rimanendo con lo sguardo basso.

-Non lo sai.-

Sospirò.

-Kevin, quella volta mia madre aveva ragione. Non è normale che due maschi si bacino in bocca.-

Disse, poggiando una mano sulla sua, ma Kevin la ritrasse immediatamente, fissandolo con occhi spenti e delusi.

Lo odiava quello sguardo, lo feriva più delle parole velenose che non diceva.

-Ascoltami, tu non sei mai uscito da qui, non hai mai conosciuto altre persone, è normale che tu provi qualcosa per me, ma se tu incontrassi qualche ragazza cambieresti idea, ne sono certo.-

Per te è facile parlare…Non sai cosa provo dentro, non sai cosa voglia dire avere le parole bloccate nel petto...Credi che sia facile non riuscire a parlare, e non sapere nemmeno il perché?!

-Sai, anche io pensavo a te come più di un semplice amico, ma poi ho conosciuto questa ragazza e…-

Si alzò di scatto battendo i palmi sul tavolo.

Guardava dritto davanti a se, ma nonostante questo Kiseop riusciva a vedere quella scintilla d’ ira illuminargli lo sguardo, rendendolo vivo e terrificante.

-Kevin…-

Sbattè nuovamente le mani sul tavolo, e, con un gesto sprezzante della mano, gli indicò il corridoio.

Vattene via!

-Ti prego, aspetta.-

Scosse convulsamente la testa, mentre serrava gli occhi, cercando di non far fuoriuscire le lacrime.

-Kevin, non fare così. Dobbiamo parlare.-

Cercò di calmarlo, afferrandolo per i polsi, ma l’ altro riuscì a liberarsi da quella presa e gli tirò uno schiaffo, per poi spintonarlo via e correre nella sua stanza, chiudendosi dentro e scivolando sulla superficie liscia finchè non sentì il freddo del pavimento.

Le lacrime iniziarono a sgorgare, incapaci di essere trattenute oltre, e gli accarezzarono il viso come gocce di diamanti.

-Mi dispiace.-

Disse Kiseop, al di fuori della sua stanza.

Il castano sospirò, mordendosi il labbro inferiore.

Sentiva come se qualcosa gli spingesse nel petto.

Qualcosa che lo faceva soffocare.

Sentì la porta di casa chiudersi e poi il silenzio più assoluto.

Se ne era andato.

Si portò le mani alla gola e si alzò, barcollante, andando a sbattere contro il muro.

Il respiro si mozzava nel petto e sentiva qualcosa schiacciargli la schiena, facendogli male.

E poi uscì.

Uscì tutta la sua rabbia, la tristezza, la delusione, accumulati in tutta la sua vita.

Tutti i suoi sentimenti gli uscirono dalla bocca in un urlo che stupì se stesso.

Iniziò a tossire, ma la voce non si fermava.

Continuava imperterrita ad uscire, come se ne avesse bisogno, come se il corpo ne avesse accumulata troppa ed ora la espellesse.

Quando si fermò, sudava ed il corpo era scosso da tremori di freddo, eppure si sentiva stranamente bene, leggero.

-Kiseop…-

Sussurrò con rammarico.

-…Perché?-

Chiese alla sua ombra, proiettata sul muro al suo fianco.

-Kevin.-

Lo chiamò una voce tremante dietro di lui.

Si girò lentamente.

Jiwon era ferma sulla soglia della porta e lo guardava sbalordita, con un sorriso sorpreso sul viso.

-Kevin, hai parlato. Hai…Tirato fuori la voce.-

Si, era stato il modo più esatto di descrivere quel soffocante bisogno.

Annuì, sentendosi stanchissimo.

-Mamma.-

La chiamò, tendendole una mano.

La madre corse da lui e lo strinse forte, come se non lo vedesse da tempo immemore.

-Che c’ è?-

-Fanno male.-

-Di cosa parli?-

 -Le parole, fanno male.-

La donna sorrise tra le lacrime di gioia.

-Si, a volte si. Ma devi aspettare, perché le parole giuste arrivano sempre.-

Rispose, accarezzandogli la schiena amorevolmente.

-Mamma, io…Mi sono innamorato di Kiseop.-

-Lo so.-

-Da…Davvero?-

-Sono tua madre, queste cose le capisco.-

-Abbiamo litigato.-

-Si aggiusterà tutto.-

Lo rassicurò, nonostante lei stessa non fosse convinta delle sue parole.

Si allontanò ed accarezzò il viso del suo bambino.

Kevin aveva oramai diciotto anni, ed era un ragazzo, non un bambino, ma per lei sarebbe rimasto sempre il suo piccolino che giocava nel giardino con Saclia.

La loro bellissima Saclia, che ora riposava sotto la terra nel loro giardino.

-Domani non lavoro, ti va di stare un po’ con me? Possiamo uscire insieme, e tu potresti parlarmi.-

Il ragazzo sorrise, arrossendo.

-Si, mi piacerebbe molto.

 

+Manicomio+

Lo so, sta succedendo tutto un pò in fretta, ma deve terminare presto xD Il quarto capitolo arriva tra un secondo, quindi aspettate un attimo ^^ ci sentiamo lì

  
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