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Autore: Thierths    30/07/2012    1 recensioni
Stefano è un adolescente che, come molti, sta passando l'estate uscendo tutte le sere per locali, rientrando in casa quasi sempre ubriaco. Una sera però, questa routine viene messa a fine.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Ho bevuto troppo. Lo sapevo. Devo smetterla se non riesco a fermarmi. Si è sempre facile a dirsi. Improvvisamente la musica mi sembra molto più assordante di quanto non lo fosse prima. Provo ad alzarmi senza barcollare, non vorrei essere notato come "l'ubriaco della sera", anche se ultimamente è così. Mi alzo, fisso il fondo del bicchiere del mio mojito, per un attimo mi viene voglia di mangiare la menta che è rimasta li...Poi, forse l'unica parte ancora cosciente di me, mi ferma. Mi sorreggo con le varie sedie che trovo nel mio percorso a dir poco impreciso. Non ricordo da dove si esce, cazzo. Uscita d'emergenza, uscita d'emergenza. Dove cavolo è quella maledetta scritta quando serve??
Fermo una ragazza e chiedo a lei, decido. Possibilmente una mezza brilla, non vorrei far certe figure con la prima puritana di turno. Uhm, mi decido, quella che cammina a piedi scalzi, con i tacchi alle mani. 
-Hey scusa, sai dov'è l'uscita??
-Ah? Da dove sei entrato forse? .. Oh hai visto questo Tere? Ahah.
Fottuta stronza, me la cerco da solo. Quella! Quella porta, se non è del cesso sicuramente porta alle scale. Imbocco deciso quel percorso mentale e mi fiondo sulla porta. Apro deciso. E' un balcone, non ci sono passato da qui, ma ci potrebbero essere delle scale da quella parte. Inizio a credere in me stesso, ci sono delle scale che portano sulla strada. Mi sento libero e scendo. Una volta sulla strada esco il cellulare dalla tasca e provo a mandare un messaggio a Carla per dirgli che me ne sto andando. Ci provo ma vedo tutto annebbiato e ci rinuncio. Se vorrà sapere dove sono mi chiamerà, pensai. Inizio a camminare, sono a piedi, non abito molto lontano da questo pub.
La strada è buia, non ci sono case in questo tratto. Improvvisamente mi sento solo e freddoloso, nonostante stessi sudando. Aumento il mio passo, termino quel tratto che precedentemente mi aveva fatto venire i brividi, giro e inizio a camminare sul marciapiede, cercando di evitare il fascio luminoso che emanavano i negozi. Cosa le tengono a fare, le luci a quest'ora, pensavo. 
Guardo la fine del marciapiede avvicinarsi e una strana sensazione formarsi nella mia mente. Dove diamine sto andando? Abito in una villetta ed ho un solo vicino, col cavolo che ci arrivo a piedi. Devo bere di meno, seriamente, un giorno di questi mi finisce male. E ora che faccio? Ritornare al pub? Nemmeno per sogno, mi manca già il respiro solo a pensarci.
Autobus! Ecco un autobus. No aspetta, non ce ne sono in questo fottuto posto. Mi fermo, mi accosto con le spalle alla facciata di un palazzo. Sento la testa girare ed inizio a guardarmi intorno senza motivo. La vedo la, ad un palo, sicuramente avrà una catena che ti credi! Mi avvicino, la guardo, non vedo catene...Sicuramente sarà rotta allora. La sposto, pedali ok, ruote ok, a me mi sembra in formissima! Mi guardo intorno velocemente, ma oltre a non vedere niente mi viene la nausea. Metto il culo sul sellino e cerco di pedalare. Fa un rumore assordante ma cammina! Cammina!
Inizio a pedalare lungo la strada, una macchina mi suona e mi manda a fanculo. Perché? Non può essere il proprietario della bici pensavo. Eccone un'altra, mi alza gli abbaglianti. Non vorrai dirmi che? Si. Ero in contro senso.
Giro a destra, questa volta fortunatamente imbocco il senso giusto. Arrivato allo stop, mi fermo e anche quando la strada rimane deserta non passo. Stavo pensando alla strada che mi avrebbe portato a casa, che poi era semplicissima, sempre dritto salendo e poi a destra, di nuovo sempre dritto fino a quando non rimaneva altro che vegetazione. Pedalo velocemente come se avessi un motorino apposto delle gambe, sarà l'alcool pensai.
Arrivo al cancello. Per fortuna dal vicino non si vedeva anima viva, non avrei voluto fare incontri in questo stato. 
Butto la bici a terra e inizio a cercare nelle tasche le chiavi del cancelletto. Inizio a pensare di averle perse quando le trovo. Con vari tentativi, le inserisco e fin lì non avevo ancora guardato realmente casa.
Aperto il cancelletto, noto che stranamente le luci del vialetto erano spente, come i vari paletti ne giardino. Strano pensai. Mio padre non le spegneva mai, "per vedere cosa c'è fuori" diceva. Chiudo il cancelletto e cerco tra i vari interruttori quello delle luci. Lo trovo con difficoltà nonostante fossero tre tasti in tutto. Premo una, due volte, non si accende. Pensai che mio padre le avesse spente da dentro. 
Mi dirigo verso l'ingresso, e noto che oltre alla luce della camera da letto dei miei, le altre erano spente, il che era abbastanza strano, del resto era solo mezzanotte e mezza, e i miei non erano certo tipi che andavano a letto presto. 
Apro, ed entro, accendo la luce e in quel momento mi squilla il telefono, lo prendo e guardo chi è. Carla. Ora mi uccide pensai e risposi.
-Steeee ma dove sei???? Ti devo dire una cosa!!
-Sono tornato a casa mi -Cosa????
-Mi sentivo male!
-Ma potevi dirmelo!
-Mi sentivo male e non riuscivo più a stare li dentro. Ho provato a mandarti un messaggio ma mi girava troppo la testa!
-Il solito. Non avevi detto che non bevevi oggi?? Come stai adesso?
-Non posso dirti meglio perché è relativamente passato poco, ma ora che sono qua mi prendo qualcosa...
-Tè! Prendi una tazza di Tè, Sonia dice che a lei fa miracoli!!
-Va be’ ci provo, stacco allora, ok? Ci sentiamo appena sono più cosciente...
-Ok dai, buona notte coccolino!
-Uff, sto coccolino non si può sentire lo sai! Ti voglio bene stupida.
Stava per dirmi qualcosa, ma era troppo tardi avevo già premuto chiudi.
Ero in cucina davanti al frigo. Non sapendo il reale motivo. Lo chiudo, vado nel lavello e mi sciacquo la bocca.
Chiudo e mi dirigo verso le scale, avevo proprio bisogno di dormire in quello stato. Non avevo voglia di stare la a farmi un tè. 
Salgo le scale, agli ultimi scalini noto il mobiletto con le mie foto da piccolo, scaraventato a terra. Sento i brividi su per la schiena e inizio a chiamare i miei. Mi dirigo verso camera dei miei, senza accendere la luce, quel bagliore che proveniva dalla camera da letto in quel momento era sufficiente. Richiamo i miei quasi un attimo prima di arrivare davanti alla porta. Quello che vedo non era neanche da film Horror, inconsciamente pensai. Rimasi a bocca aperta e caddi in ginocchio inanime. Non un solo urlo, non una lacrima. Solo silenzio, e una pozza di saliva che andava formarsi sul pavimento perpendicolarmente alla mia bocca. In quel momento non pensai a nulla. Non pensai che fossi in pericolo, niente. L'unica cosa che mi veniva in mente era la fine. Fine, non c'è niente da fare, cosa urlo a fare? Che piango a fare? Ero li inanime di fronte alla fine. Avevo davanti la vista che nessuno sognerebbe di vedere mai nella propria vita. I miei genitori erano tagliati a pezzetti e ricomposti sul letto, nella classica posa in qui si metto in defunti nelle bare pensai. C'era poco sangue nella stanza, oltre a quello sul letto. Notai lo specchio dell'armadio rotto e i frantumi sul tappeto. Sul comò non c'era più nulla, tutto spazzato sul pavimento, la poltrona dove mio padre metteva i vestiti era capovolta. Poi c'erano due bozzi sporchi di sangue al muro. 
Smisi di guardarmi in torno perché iniziavo a pensare a cosa fosse successo. 
Esco e corro per le scale. Inizio a sentire paura, e l'unica cosa che sento in quel momento è di uscire da li. Corro verso la porta e mi dirigo verso il cancelletto. Esco per strada e mi avvicino al citofono dei vicini. Suono insistentemente ma nessuno risponde. Dormiranno pensai. Ci riprovo, ma ancora niente. 
 
  
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