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Autore: thecouchcarrot    30/07/2012    2 recensioni
Dean lavora nel settore vendite e si è appena trasferito nel quartiere, e il suo vicino è definitivamente matto da legare.
Dal capitolo 30: Dean strinse le palpebre. “Non sono adorabile, i copriteiera sono adorabili.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CAPITOLO 12
 
Dean era nervoso per il Natale.
 
Era disteso a letto la sera della Vigilia di Natale, e continuava a girarselo e rigirarselo in testa. Non c’era alcuna possibilità che Cas si ricordasse del bacio, altrimenti non avrebbe invitato Dean, ma anche in quel caso. Sapeva che nel momento stesso in cui avesse guardato Cas negli occhi gli si sarebbe scritto in fronte, e l’uomo lo leggeva così facilmente …
 
E inoltre, non avrebbe dovuto sentirsi così cretino perché tutto aveva senso, decise Dean. Era ubriaco, e solo, e accoccolato di fianco a un ragazzo che l’aveva baciato appena il giorno prima. Dio se lo sapeva da quanto tempo non faceva un po’ d’esercizio, così tanto che non riusciva nemmeno a ricordare! Nessuno poteva incolparlo per aver fatto uno sbaglio. Non significava nulla; avrebbe letteralmente potuto essere chiunque nell’ universo e Dean avrebbe fatto la stessa cosa.
 
Ma non era chiunque nell’universo. Era Cas. E nel profondo …
 
Nel profondo Dean sapeva.
 
Sapeva che –
No, no, no, no! Dean chiuse violentemente gli occhi e strinse i pugni sulla testa provando fisicamente a bloccare la sua mente dal toccare il piccolo oscuro pensiero che si era nascosto nell’angolo più protetto del suo cervello fin dal primo momento in cui aveva visto Cas, con i suoi capelli neri arruffati e i piedi nudi, quando Cas l’aveva guardato con quegli occhi blu così taglienti e aveva guardato proprio dentro di lui e fin  da quel momento aveva diligentemente ignorato quell’esile, sussurrato, incancellabile, bramoso pensiero che diceva Lo voglio.
 
Merda.
 
Dean seppellì la faccia nel cuscino e si fece sfuggire un forte verso carico di frustrazione.
 
E, improvvisamente, ricordò: la pietra meditativa. Raggiunse il comodino e la tirò fuori, tenendola nel palmo della mano e stringendola forte.
 
Era strano trovare una pietra rilassante, vero? Eppure, disteso nel letto, respirando piano, sentiva il suo peso solido nella mano e in qualche modo lo sentiva giusto. Si concentrò sulla sua superficie levigata, i leggeri granelli che la attraversavano vicino al suo pollice, e presto scivolo in un sonno tormentato dal pensiero che quella pietra non era altro che l’ennesimo debito a Cas.
 
*
 
Era il giorno di Natale e lo stomaco di Dean si strinse per l’ansia, ma chissenefrega. Nessun problema. Infilò i panini e gli orsetti di gomma nel borsa di plastica e si avviò a casa di Cas e suonò il campanello.
 
Un minuto dopo, Cas aprì la porta, indossando il più brutto maglione natalizio che Dean avesse visto in anni. Era costellato di alberi, renne, un elfo o due, e due fili di luci colorati cucite in quell’abominio rosso mattone..
 
E anche così, pensò Dean, era bello.
 
Cazzo.
 
“Ciao.” Disse Cas. “Sembri verde oggi.”
 
Dean si guardò la il maglione di lana grigia e i pantaloni neri. “Cosa intendi?”
 
Cas strinse gli occhi. “La tua aura. Sei tutto …” Fece un gesto vago con la mano. “In conflitto. Ingarbugliato. Verde.”
 
Dean alzò gli occhi al cielo. “Non dirmi che ti sei fatto il giorno di Natale, Castiel.”
 
Cas sospirò e scosse la cupamente la testa. “Sono tristemente sobrio. Ora vieni dentro, prima di che noti il vischio.”
 
“Cosa?” Dean alzò lo sguardo e sopra la sua testa fu abbastanza certo di vedere un mazzetto di vischio ondeggiare sopra l’entrata, attaccato da scotch argentato per tubature. Ma quando riabbassò lo sguardo intenzionato a protestare Cas era già sparito dentro la casa. Dean inghiottì il sollievo misto a delusione, si pulì i piedi sullo zerbino e entrò, oltre le scale e nella stanza principale.
 
La prima cosa che Dean notò furono le pietre. C’erano pietre lucidate ovunque, di tutti i colori, forme e dimensioni. Ogni libreria, e tavolo e armadietto aveva almeno un pietra sopra. Alcune era scolpite in piccole statue, alcune erano appena tonde e lisce, alcune erano spigolosi cristalli che spuntavano dalle loro madri pietre nel modo in cui si erano formate. Brillavano o scintillavano tutte.
 
Questo era semplicemente il salotto, ma Dean aveva l’impressione che il resto della casa sarebbe stato simile. Fischiò.
 
La stanza era dipinta di un accogliente tonalità di giallo, e le lampade vintage di vetro colorato rendevano la stanza calorosa. I mobili però, i mobili. Il sofà e le poltrone coordinate erano rivestite di un tessuto stampato a fiori verde e blu disgustosamente brillante risalente agli anni settanta. Probabilmente si intonava con la moquette ruvida verde oliva. Sorprendentemente, non sentiva odore di incenso, anche se vide qualche bastoncino spento sul davanzale. Sentiva odore di … pollo? Dean si tolse il giubbotto e lo appoggiò al divano, e poi si diresse verso quella che sperava essere la cucina.
 
Invece trovò la sala da pranzo, dove Cas stava sistemando due piatti a una delle estremità di un lungo tavolo di quercia. Anche le due vetrinette delle porcellane nella stanza contenevano diverse pietre. “Dove vuoi che metta i panini e gli orsetti di gomma?” Chiese.
 
Cas trasalì, e poi deglutì. “Sì, la cucina.” Disse, giocherellando con un tovagliolo di stoffa. “Mi dispiace, non sono abituato ad avere ospiti.”
 
Dean sbuffò e si avvicinò. “Cosa mi dici di tutte le persone che vengono qui?”
 
“Li porto direttamente al piano di sopra.” Cas continuò a piegare il tovagliolo e sbatté le palpebre velocemente. “Non li faccio venire qui.”
 
Dean guardò il tovagliolo nelle mani di Cas. “Stai facendo un cigno?”
 
Cas espirò attraverso il naso e appoggiò il suo cigno tovagliolo. “Per essere onesti, Dean, sono … sono un po’ nervoso ad averti qui.”
 
“Perché?” Chiese Dean, incapace di trattenere una risata poco convinta nel suo tono. “Cas, so già che sei un Happy Meal a cui manca qualche patatina, va bene? Non devi preoccuparti.”
 
Cas prese l’altro tovagliolo e cominciò a piegarlo. “Ho comprato questa casa con i soldi di un’eredità che ho ricevuto dalla mia prozia. Ma fin da quando l’ho comprata, il numero delle stanze mi ha sempre messo a disagio.”
 
Dean aggrottò le sopracciglia. “Quante stanze ci sono?”
 
“Non posso dirtelo.” Rispose Cas. “Mi mettono a disagio.”
 
Un timer suonò nell’altra stanza.
 
Cas afferrò la sporta di Dean e indicò il tovagliolo mezzo piegato. “Finisci il cigno!” Ordinò. Poi corse in cucina, urlando “Non posso lasciare che i maccheroni brucino!














Mi dispiace per un altro capitolo non proprio lungo, ma il prossimo arriverà veloce come la morte e puntuale come un orologio svizzero esattamente dopodomani, che se non sbaglio dovrebbe essere mercoledì. E lo so solo perchè ho avuto la disgraziata idea di chiedere a mio nonno che giorno fosse, di domenica, e lui mi ha risposto: "Se fossi una persona normale, una cristiana, stamattina saresti venuta in chiesa." Mea culpa, ma a nessuno importa. QUUUUUINDI mi dispiace non aver aggiornato il giorno promesso e vi assicuro che mi sono già fustigata implorando il perdono di questo peccato. Non ricapiterà (credo).
Comunque, al prossimo capitolo che, non vi anticipo niente, ma vi anticipo lo stesso che sarà una figata.
Grazie a tutti per l'ascolto. Passo e chiudo.
  
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