Crossover
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Autore: darkrose12184    12/02/2007    1 recensioni
Crossover Inuyasha/I Cieli di Escaflowne. Kagome è una ragazza come tante altre, Allen Schezar è un famoso cantante...Una storia difficile, ma non impossibile. Un sogno dell'autrice
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate il ritardo!! Davvero, ho avuto un po' troppo da fare col lavoro e non avevo la forza di rileggere ed aggiornare... un bacio a chi commenta, come sempre! Grazie!

Capitolo sei: Camere separate…?

 

John aveva consegnato le chiavi delle stanze a tutti, restavano davanti a lui Kagome, Ery, Steve ed Allen. Kagome, fino a quel momento, non si era domandata come sarebbero state le disposizioni delle camere. Ma adesso si chiedeva se sarebbe stata con Ery… Da sola… O… O forse… Con Allen?

 

L’ultima ipotesi, seppur molto allettante, l’avrebbe volentieri evitata, almeno per il momento. Voleva infatti che, se doveva succedere qualcosa tra loro due, accadesse in modo naturale, e non forzato dalle situazioni.

 

John diede due chiavi, una a Steve, ed una a Ery. Erano in camere singole, quindi separate. Allora anche Kagome e Allen…

 

-         Ragazzi, io non so cosa preferite, ma per questa notte vi prego di accontentarvi, se vorrete domani vi farete cambiare le stanze… Allen, sei in una singola, e tu Kagome… Anche - il tono quasi dispiaciuto del manager mise in estremo imbarazzo Kagome, che non disse nulla.

 

In una situazione così delicata era sicura che, se avesse parlato, avrebbe detto qualcosa che avrebbe fatto intendere ad Allen o che lei non voleva affatto dividere una stanza con lui, o l’esatto opposto… Quindi era meglio tacere…

 

-         Va benissimo così, non ti preoccupare. Ora andiamo che siamo tutti stanchi – rispose Allen, tranquillo.

 

La stanza di Kagome era al secondo piano, quelle di Allen e John al terzo. La ragazza salutò velocemente i due prima di scendere dall’ascensore. Quindi ognuno entrò nella propria stanza.

 

Kagome rimase sbalordita dall’eleganza della sua camera: ben arredata, con un grosso bagno con vasca ad idromassaggio. La portafinestra dava accesso ad uno splendido ed enorme terrazzino, con tavolino e due poltroncine, dal quale aveva una bellissima vista della città di Los Angeles. Faceva un po’ freddo, ma non le importò. Era la prima volta che andava in quella città, e già solo il fatto di essere lì, per lei, era un sogno.

 

Sistemò velocemente il minimo indispensabile, preso dai bagagli, si lavò e si infilò a letto. Ma non dormì, pensò. E pensò a lungo…

 

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Allen era entrato nella sua camera. Non badò a nulla e si sdraiò sul letto, senza nemmeno togliersi i vestiti. Guardando il soffitto, al buio, si mise a pensare a tutto quel che gli era successo in un solo giorno. Si era affezionato molto a quella ragazza, Kagome. Erano stati insieme tutta la giornata, ed ora, dopo appena dieci minuti che lei non era più con lui, ne sentiva già la mancanza.

 

Dio, quant’era bella… Non si era mai affezionato così a nessuna ragazza, era la prima volta che voleva bene ad una persona. Se così non fosse, infatti, se la sarebbe portata a letto la notte precedente, e mai le avrebbe chiesto di seguirlo in tournèe. Come aveva sempre fatto, insomma.

 

Ma lei non era una delle tante sgualdrinelle che gli si buttavano tra le braccia. Lei era una ragazza seria, intelligente, che lo apprezzava non solo per il suo aspetto, ma anche per quello che faceva. Che lui piacesse a Kagome non era infatti un mistero, più volte quel giorno, ed anche la sera precedente, l’aveva sorpresa a guardarlo con aria sognante. Ma questo non poteva che fargli piacere, perché anche a lui piaceva lei.

 

Voleva vederla, voleva parlarle. Si, doveva andare nella sua stanza, e se non si fosse già addormentata sarebbe stato un po’ lì con lei. Uscì quindi dalla sua camera, per andare in quella di Kagome.

 

Ma nel corridoio si accorse di aver trascurato un piccolo particolare, che però era molto rilevante: che numero era la stanza di Kagome? L’unico a saperlo, forse, era John…

 

Non finì di formulare quel pensiero, che Allen si trovò già a bussare alla porta del suo manager.

 

John andò ad aprire la porta, con aria assonnata. Era evidente che stava per andare a dormire, infatti indossava solo un paio di boxer e una maglietta, ed aprì la porta sbadigliando.

 

-         Che numero è la stanza di Kagome? – chiese subito Allen.

-         Ma sono le quattro del mattino, e la notte scorsa non abbiamo praticamente dormito… Non ce la fai proprio a frenare gli ormoni? – chiese il manager.

-         Scemo… Non vado mica là ad importunarla… Volevo solo parlarle un po’… - rispose Allen.

-         Si, si, va beh… È la numero 252 –

-         Ok, grazie –

 

Così Allen scese un piano di scale e si mise a cercare la stanza di Kagome.

 

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Kagome aveva appena indossato la sua camicia da notte preferita. Azzurra, di seta, corta a metà coscia e con le spalline sottili. Era carina, sembrava quasi un vestitino… Stava per infilarsi sotto le coperte, quando qualcuno bussò alla sua porta.

 

Stancamente la ragazza si alzò ed andò ad aprire. Quando davanti a lei vide Allen il sonno le passò all’istante.

 

-         Che ci fai qui? – chiese lei.

-         Non riesco a dormire… Vorrei parlare un po’… - rispose Allen. Kagome si spostò aprendo un po’ di più la porta, facendolo entrare. Il ragazzo notò subito la camicia da notte di Kagome… Le stava benissimo, era ancora più bella del solito…

 

I due ragazzi si sedettero sul letto. Tra loro calò un imbarazzante silenzio, ed Allen ne uscì con la prima domanda che gli venne in mente.

 

-         Non mi hai ancora detto se ti è piaciuto il concerto, ieri sera –

-         Certo che mi è piaciuto! –

-         Davvero? –

-         Si… Tu hai una voce fantastica… - l’aggettivo che meglio esprimeva l’opinione di Kagome sulla voce di Allen era “sensuale”, ma ovviamente la ragazza non si azzardò a dirgli una cosa simile.

-         Sono contento… E, dimmi, qual è la canzone che ti piace di più? – le chiese il ragazzo.

-         Vediamo… Difficile a dirsi… Sono molto indecisa tra “18 & Life” e “In the darkened room”, ma… Forse… La seconda, anche se le adoro entrambe… -

-         Le adori entrambe? Quindi, se io ti dicessi…

 

“Ricky was a young boy

He had a heart of stone…”

 

Tu continueresti a cantare? – quella di Allen era una chiara ed innocua provocazione per farla cantare.

 

Quando Allen aveva intonato i primi due versi di “18 & life”, sottovoce, Kagome avvertì dei piccoli brividi percorrerle la schiena. Ma alla sua domanda non rispose, non aveva alcuna voglia di cantare. Lei non sapeva cantare, e poi, davanti ad un cantante di quel livello non aveva nessuna intenzione di fare figuracce.

 

-         Dai, canta con me… “Ricky was a young boy, he had a heart of stone…” – nulla, Kagome non lo seguiva. Si vergognava…

 

Allen si avvicinò un po’ di più a lei, scostandole con due dita una ciocca di capelli che le copriva il viso. Quel gesto fece agitare il cuore di Kagome, che aumentò di molto il ritmo dei suoi battiti. La guardò e continuò:

 

“Lived nine to five and worked his
fingers to the bone”

 

Niente, ancora Kagome non cantava. Il ragazzo ripeté ancora una volta i versi, e Kagome, finalmente, anche se in un sussurro, si decise ad andare avanti:

 

“Just barely out of school
Came from the edge of town”

 

Quindi Allen prese a cantare insieme a lei tutta la canzone. Entrambi cantavano sottovoce, non potevano certo mettersi ad urlare a quell’ora della notte!

 

Allen era stranamente felice, stava solo cantando con Kagome! Ma il solo sentire il suono dolce della sua voce cantare quelle parole che lui stesso aveva scritto, lo faceva stare bene.

 

Finita la canzone, Kagome venne pervasa dalla curiosità.

 

-         Allen… Ma… Questa canzone, che parla di un ragazzo un po’ sbandato, uno che al posto di sparare ad una bottiglia spara ad un suo amico e passa il resto della vita in galera… Ma come ti è venuta in mente? – chiese Kagome.

-         Vedi io… Io vivevo nella strada. Ero un po’ come Ricky, avevo sempre un coltello in tasca per difendermi e non farmi mettere i piedi in testa. E frequentavo degli amici così. Ma un giorno, avevo solo sedici anni, Ricky, un diciottenne, portò con sé una pistola. A turno tutti si misero a sparare contro alcune bottiglie di vetro. Io non volevo partecipare, lo ritenevo un gioco troppo pericoloso. E mentre mi allontanavo, guardando quei ragazzi sparare alle bottiglie, dentro la mia mente si fecero nitide alcune scene dovute alla mia immaginazione: quelle che sono descritte nella canzone… - spiegò Allen.

-         Capisco… - rispose Kagome.

-         Perché me l’hai chiesto? – chiese Allen.

-         Perché è una storia molto triste, ma anche molto realistica. E dentro di me temevo che fosse una storia vera… - rispose Kagome.

-         No, non lo è. Ma poteva diventarlo –

 

Allen si alzò ed andò verso la finestra. La aprì ed andò sul terrazzino, per osservare quella splendida città totalmente illuminata. Kagome lo seguì. Da quando gli aveva chiesto spiegazioni sui contenuti di quella canzone, Allen sembrava essersi rabbuiato.

 

La ragazza gli andò accanto, cingendogli la vita con un braccio.

 

-         Ho detto qualcosa che non va? – gli chiese, con voce dolce.

-         No, scusami… È solo che quegli amici di cui ti parlavo prima non li ricordo mai troppo volentieri… Soprattutto Ricky - rispose Allen. Kagome non volle sapere altro. Lo strinse solo un po’ più forte a sé.

 

Allen a quel gesto cinse le spalle di Kagome con il braccio, e rimasero così per alcuni attimi, ad osservare il panorama notturno di Los Angeles.

 

-         Sai… Non sono mai stata qui… E ho sempre sognato di venirci… - disse Kagome.

-         Davvero? Allora domani ti porterò un po’ in giro… Se ti va – propose Allen, voltandosi a guardarla.

-         Certo! – rispose lei con entusiasmo.

 

Rientrarono in camera, ed andarono a sedersi di nuovo sul letto.

 

-         Scusa per quello che ti ho chiesto prima, non avevo intenzione di farti tornare alla mente brutti ricordi… - si scusò Kagome.

 

Allen, che in quel momento guardava verso il basso, sollevò lo sguardo, andando a fissare quei bellissimi occhi blu in quelli castani di lei.

 

Lo sguardo di Allen in quel momento sembrava quello di un bambino, era dolcissimo, ma era anche molto attraente e… selvaggio.

 

-         Non ti devi scusare, Kagome… - dicendo questo Allen si avvicinò molto a Kagome, abbracciandola mantenendo però sempre una minima distanza che gli permetteva di guardarla in viso.

 

Kagome non disse nulla, gli occhi di Allen avevano perso totalmente l’aria da bambino, il suo sguardo, pur sempre dolcissimo, era ora profondo e particolarmente attraente. Non staccarono gli occhi gli uni dagli altri nemmeno per un istante, fin quando le loro labbra vennero a contatto, in un bacio dolce, seguito da altri ed altri ancora.

 

Il cuore di Kagome sembrava volesse esplodere, tanta era la velocità con cui batteva. Non ci poteva credere. Quelle labbra fantastiche, quel ragazzo fantastico… Ora la stava baciando. Non era possibile.

 

Allen volle approfondire quel bacio, Kagome lo assecondò senza nemmeno esitare un istante.

 

Lentamente Allen si portò sopra a Kagome, senza mai staccare le labbra da quelle della ragazza. Lei lo stringeva forte a sé. La passione che li travolgeva era tale da fargli quasi perdere la ragione.

 

Allen cominciò ad accarezzare Kagome. Braccia, gambe, le sue carezze si facevano sempre più audaci. Voleva quella ragazza, la voleva e basta. Ed anche lei voleva lui.

 

Ma Allen non era sicuro che quella fosse la cosa giusta… Lo volevano entrambi, però allo stesso tempo lui per la prima volta nella sua vita si trovò a pensare che non era giusto. Si erano appena conosciuti, non voleva rovinare tutto. Kagome non era una ragazza qualunque, lei era… Kagome… No, non dovevano rovinare tutto subito. Bruciare le tappe non avrebbe creato altro che inutili e fastidiosi imbarazzi.

 

Allen cercò quindi di calmarsi, spostandosi su un lato e tornando a baciare Kagome con molta dolcezza e tranquillità.

 

Kagome fu felice di quell’atteggiamento del ragazzo: stava per perdere la ragione, lo desiderava… Ma fortunatamente lui aveva dimostrato di pensarla un po’ come lei.

 

Lui si staccò dalle labbra di Kagome, tornando a guardarla negli occhi. Le prese una mano, e portandola alle labbra la baciò con dolcezza.

 

-         Scusami… Non volevo… Io… - Allen era in mostruoso imbarazzo. Si sentiva come se fosse saltato addosso a Kagome. La ragazza, per tutta risposta, gli prese il viso tra le mani e gli diede un bacio. Poi, sorridendo, gli rispose:

-         Scusarti di cosa, di aver realizzato il mio sogno più grande? – e gli diede un altro bacio.

 

Allen le sorrise, quasi stupito di quello che la ragazza gli aveva appena detto. Lei continuò:

 

-         Tu hai detto che io ti ho colpito perché apprezzo l’artista che sei, apprezzo la tua voce e la tua musica. Anzi, a dire la verità tu sei uno dei miei cantanti preferiti. Ma… Sei bellissimo, e io sono pur sempre una ragazza… E come tutte le altre ragazze che ti elogiano, sono attratta da te… È solo che tu per me non sei solo un bel corpo ed un bel viso, sei molto di più… Ma che mi piaci… Non posso negarlo… -

 

Il ragazzo le si avvicinò, e le carezzò una guancia.

 

-         Anche tu mi piaci, mi piaci molto, ed anche tu per me non sei solo una bella ragazza, ma molto di più. Per questo ti ho chiesto di scusarmi, perché ho perso un po’ la testa, prima –

-         Io invece per questo ti ringrazio, perché hai avuto la coscienza di fermarti prima che fosse troppo tardi. Ti devo ringraziare, non perdonare –

-         Io… Io ho capito subito che tu saresti stata una ragazza speciale per me… -

 

Così tornarono a baciarsi, addormentandosi infine abbracciati.

  
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