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Autore: Just Smile    30/07/2012    2 recensioni
"C’è un cadavere per terra.
Chi è la persona morta? È Lei, è Emily.
Chi l’ha uccisa? Io, chi altro può averla uccisa?
Ma non è possibile. Io non l’avrei mai uccisa."
Due ragazze con il destino segnato a causa di una legge. Un flashback di ricordi dolorosi e un tragico duello tra due famiglie in un'eterna lotta.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo quando avevo tredici anni e vivevo ancora insieme a moltissimi altri ragazzi, all’orfanotrofio. Le uniche ragazze che c’erano avevano al massimo tredici anni appena compiuti. Non ce n’erano di più anziane, sparivano tutte il giorno seguente al loro tredicesimo compleanno. Vengono tutte spedite al Campo. Il giorno seguente sarei stata spedita lì anch’io.
Ricordo ancora quel giorno, quando misi piede nel Campo. Da quel giorno l’inferno iniziò. Ci allenavamo ogni giorno a combattere e ad uccidere. Gli Istruttori erano dei demoni, ricordo come si approfittavano di noi. Mi disgusta il solo ricordo delle loro mani lascive, delle loro labbra appiccicose… Non voglio ricordare! So solo che su tutto il mio corpo si vedono ancora i segni delle frustate di molte altre cose. Ma c’era molta gente a cui tutto questo andava bene.
Ricordo quando le altre ragazze hanno cominciato ad isolarmi. Provavo solo  un dolore immenso, non odio. Perché odiarle? In fondo, se avessi voluto fare amicizia, non avrei dovuto provare alcun odio. Eppure ero così sola, ero così triste. Ma poi mi chiedo ancor ora perché mi abbiano isolata. È perché ero la più brava nel combattimento? Ma che motivo futile! Allora perché? Non si sa.
Ricordo ancora come, immersa nel dolore, andavo ogni notte nel bosco di fianco ai dormitori a cantare. Mi scaldava il cuore cantare dei motivetti che variavano secondo il mio umore, però in quel periodo erano tutti motivi tristi.
Ricordo ancora il giorno in cui Emily era entrata nel Campo. Io avevo quindici anni. Era una ragazza con nessuna caratteristica fisica particolare, era solo estremamente brava con la spada. Era riuscita a battere persino me. La odiavo in quell’istante. Mi aveva appena strappato l’unico motivo di vanto, essere brava con qualsiasi arma. E dal quel momento non ero più la solitaria ragazza capace di cose straordinarie, ma solamente la perdente senza amiche.
Ricordo il giorno in cui Emily mi scoprì a cantare. Lei si era giustificata dicendo che non riusciva a dormire, così era venuta nel bosco. M’implorò di cantare ancora e ancora. Così continuai a cantare per tutta la notte, finchè la mia gola si seccò del tutto e non riuscii più ad emettere un singolo verso. Ma lei continuava a fissarmi adorante, come se fossi una Dea. Da quel giorno lei continuò a starmi accanto. Mi seguiva sempre, ovunque, come un’ ombra. Era stressante, non mi era mai piaciuta Emily, ma dopo un po’ cominciai a farci l’abitudine e quando disse dopo un anno per la prima volta il mio nome, Kate, con quella sua voce infantile e gioconda capii quanto le volessi bene e quanto, in quell’anno, senza volerlo, mi ero appoggiata a lei.
Non m’importava più se gli Istruttori abusavano del mio corpo e del mio orgoglio, non m’importava più dei commenti maligni delle altre ragazze su di me. M’importava solamente della mia amata Emily. L’unica che mi aveva portato la luce da quando mia madre era morta per darmi alla luce e mio padre si era suicidato poco dopo dalla disperazione.
Ricordo quel giorno di aprile quando io ed Emily ci siamo baciate per la prima volta. Lei aveva quindici anni ed io ne avevo diciassette. Non resistevo più alla tentazione. Le sue labbra scarlatte mi attiravano ogni giorno sempre di più, così io la baciai e lei ricambiò il bacio e l’amore. Per la prima volta, da quando avevo memoria, ero felice. Eravamo sempre più unite. E poi la famiglia Stoll ti “adottò”.
Avevo diciannove anni quel giorno e tu ne avevi diciassette, eravamo ormai un’anima divisa in due corpi. La famiglia Stoll venne al Campo e cercò la più forte ragazza del Campo. Gli istruttori portarono me e Emily davanti a quella famiglia. Ci fecero combattere con altre ragazze ed Emily risultò la più forte. Così loro la comprarono.
In quel momento compresi tutto. Compresi il destino delle ragazze orfane.
Ogni ragazza senza genitori, secondo una legge, viene mandata in uno dei tantissimi Campi sparsi per il mondo. In questi Campi devono essere allenate a combattere e ad uccidere. Gli Istruttori sono persone messe appositamente dallo Stato per cercare di non farci fuggire. Chi non ha le qualità di guerriera viene uccisa mentre chi le ha continua l’addestramento fino a che viene comprata da una famiglia. Nel mondo c’è una scala sociale molto rigida, al primo posto c’è lo Stato con tutti i politici che vengono necessariamente dalle famiglie. Al secondo posto ci sono le Famiglie che gestiscono tutto ciò che non è affine alla politica, ci sono però molte guerre tra le varie famiglie, così queste comprano noi ragazze per difenderli. Al terzo posto ci sono gli schiavi, che sono i più numerosi, io sono la figlia di due schiavi, essi devono obbligatoriamente servire le famiglie, o verrebbero uccisi per tradimento.
Ero disperata da questa scoperta e dalla perdita di Emily e poi l’anno seguente la famiglia Lotus mi comprò. Ma chi poteva sapere che tutto questo sarebbe successo? Non potevo sapere che la famiglia Lotus e quella Stoll erano due acerrimi nemici. Così quest’oggi queste due famiglie, cercando di fermare questa loro battaglia hanno indetto questo duello tra me e la guerriera degli Stoll. Quando ho visto la mia amata Emily il mio cuore si è riempito di gioia, ma poi ho capito che dovevamo combattere e tutto il mondo mi è crollato addosso. Dovevo per forza combattere con il pieno delle mie forze e così ho fatto, esattamente come Emily. Abbiamo combattuto all’ultimo sangue, credo che speravamo entrambe di non morire, magari potevamo scappare insieme da quel duello. Poi un pugnale mi è sfuggito di mano. E poi cosa è successo?
Ma aspetta, questi sono applausi. Mi giro e vedo tutta la famiglia Lotus in festa. Guardo ai miei piedi
C’è un cadavere per terra.
Chi è la persona morta? È Lei, è Emily.
Chi l’ha uccisa? Io, chi altro può averla uccisa?
Ma non è possibile. Io non l’avrei mai uccisa. Ha un pugnale conficcato nella fronte.
Sento un coro di persone che urlano il mio nome, entusiaste.
Vengo travolta da un’ondata di odio.
Odio verso i miei genitori che morendo mi avevano condannata a tutto questo.
Odio verso questa stupida legge.
 Odio verso la famiglia Stoll che mi ha separato dal mio amore.
Odio verso la famiglia Lotus che ha da sempre una lotta contro i Stoll.
Odio verso quello stupido pugnale che mi è sfuggito di mano.
Odio verso di me che non sono stata capace di proteggerla.
E poi tutto l’odio svanisce velocemente, proprio come era arrivato.
Non sento nulla. Tutti gli applausi e i cori festosi non raggiungono la mia mente e il mio cervello elimina tutte le persone che ci stanno guardando.
Siamo solo io ed Emily.
Sono solamente un guscio vuoto, incapace di provare dolore. O forse il dolore è così intenso che si confonde con il resto. Una lacrima scende, lenta ed inesorabile. Mi inginocchio.
“No, non può essere vero” penso.
Con forza do uno schiaffo ferocemente alla faccia di Emily. Non è morta! Me lo sento! Continuo a picchiarla, ancora ed ancora. Svegliati!!
Qualcuno ride. – Ma guardatela, sta ancora riversando il suo odio contro quella povera guerriera della famiglia Stoll, qualcuno la fermi, tanto è già morta.- Questa frase raggiunge le mie orecchie.
Qualcuno mi afferra per le braccia e tutto il resto ritorna. I Lotus festosi e i Stoll furiosi.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!- Urlo. Mi dimeno, afferro un pugnale e uccido il tizio che mi aveva afferrato.
-Lei non è morta!!!!- Urlo di nuovo. Tutto il resto sparisce di nuovo. M’inginocchio a fianco a lei e la bacio sulle sue labbra fredde.
Il mio cervello elabora un’immagine di lei, ancora viva, che mi abbraccia. Chissà se è la verità o la finzione. Ricambio l’abbraccio. “Lei è ancora viva” penso.
Un dolore acuto mi attraversa il petto. Sento un tizio parlare, è vicino o è lontano?
-Questo è per aver ucciso mio cugino Eduardo Lotus-
Ah, mi vuole uccidere, allora lei è morta veramente, vorrei tanto dare vita al mio dolore ma non ci riesco, sono troppo debole. La vita mi abbandona. Non che mi dispiaccia, se non l’avesse fatto lui l’avrei fatto io, non potrei mai vivere senza di lei.

Nessuno si curerà di raccogliere e spostare i corpi delle due ragazze, rimarranno lì, cibo di qualche animale selvaggio.





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Note dell’autrice: Grazie per aver letto questa one shot, mi scuso già per eventuali errori che mi sono sfuggiti.
Se vi è piaciuta questa oneshot mi piacerebbe che leggeste anche l’altra mia storia ^^
Recensite ♥
Grazie mille ♥
P.S. mi dispiace veramente tanto per Kate ed Emily, anche se so che non esistono veramente, spero che una cosa del genre non succeda mai nella realtà, sarebbe troppo triste.
  
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