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Autore: ramoso97    30/07/2012    0 recensioni
Babbo Natale non è l'unico a portare regali
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hugo Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Come ogni Natale si trovavano tutti riuniti alla Tana.

Hugo e Lily giocavano tranquilli, mentre i grandi parlavano attorno al caminetto.

Era appena pomeriggio, ma non c'era l'ombra del sole. Fuori, sembrava notte.

Il piccolo Weasley si avvicina alla finestra osservando con occhio attento il paesaggio.

Sopra di lui, il cielo era coperto da nuvole di varie sfumature di grigio. Non prometteva niente di buono e la cosa lo rallegrava.

Anche se cupo, amava l'inverno: stare sotto le coperte con i pupazzi, bere cioccolata calda, mangiare biscotti, giocare. Poi, se arrivava la neve, poteva andare fuori a giocare.

Si sarebbe accontentato anche della pioggia e delle pozzanghere piene di fango.

L'unica cosa che non sopportava erano i maglioni di lana della nonna. Rossi con la lettera al centro arancione.

Nel suo c'era una ''H'' ma lui sapeva come si chiamava e anche tutti gli altri, senza contare che pizzicava e doveva indossare una maglia e una canottiera sotto.

Quel pomeriggio tirava un vento forte. Il piccolo appoggia le mani sul vetro, premendovi sopra anche il piccolo naso che si schiaccia e forma una patatina.

Il respiro leggero si scaglia contro la finestra, formando così una nuvoletta di condensa. Ridacchia contento e con l'indice, ci fa una piccola faccina sorridente. Un pò di allegria in un tempo così freddo non faceva mai male.

Alita nuovamente sul vetro formando così altri piccoli disegni. Si divertiva. Il suo dito una penna e la finestra come un foglio.

Peccato non ci fossero i colori o non si potesse tagliare.

Ma lui, aveva un segreto, sapeva come conservarli.

Se li faceva in un posto dove la nonna non riusciva a pulire, ogni volta che qualcuno gli alitava sopra, il disegno, come per magia, tornava.

Era fantastico!

Si sente chiamare dalla madre con tono di rimprovero e subito si volta verso gli altri che ridacchiano.

Il nasino gli era diventato tutto rosso, come i suoi capelli, a causa della finestra fredda.

Non capiva perché gli adulti si arrabbiavano quando lasciava ditate in giro. Erano carine, a lui piacevano!

Lentamente si avvicina, facendo una piccola tappa sul tappetto davanti al caminetto in pietre con il fuoco scoppiettante all'interno.

Il suo sguardo viene attirato dalla legna bruciata.

Era tutto così bello, specialmente alla sua età. Spesso si trovava a mangiare cose schifose oppure a farsi del male, ma tutto era enormemente grande per il piccolo e la curiosità non finiva mai.

Mugola appena e tende la manina piccola verso il fuoco.

Tenta di toccare il parascintille di ferro sostenuto da una coppia di alari semplici.

Sente la madre da dietro al divano fare il suo nome e non fa in tempo a toccarli che qualcuno lo prende da sotto le ascelle e lo alza, allontanandolo così.

Aveva quattro anni e non era stupido, ma semplicemente doveva sperimentare.

Alza gli occhi e vede il nonno sistemarsi sulla sua poltrona rossa, molto vecchia. Tutto in quella casa aveva ospitato prima sette bambini e poi, ora, doveva contenerne altri tredici contando anche Ted.

Si accomoda su una gamba del nonno e lo guarda con il sorriso sulle labbra mentre l'altro, gli fa l'occhiolino e comincia a raccontare una storia.

Come ogni Natale, ricordavano insieme la grande battaglia contro uno dei maghi più potenti dell'intero mondo magico, delle vittime che si sono sacrificate e della tranquillità di quei tempi.

Le sue parole erano sempre le stesse. Non le cambiava mai.

 

« Tutto era cominciato con un singolo ragazzo che aspirava a qualcosa di più grande per la sua età.

Nessuno immaginava che sarebbe diventato quello che ora conosciamo come una leggenda, il passato e la storia.»

 

Cominciava così quella storia che non riusciva mai sentire fino alla fine a causa di qualche imprevisto.

Gli altri sorridevano insieme con Hugo.

Nonostante la sentissero tante volte, era sempre splendida e coinvolgente.

Non riusciva a farne a meno. Era troppo interessante.

 

« Nessuno osava mai chiamarlo per nome. Solo gli sciocchi lo facevano! Ma forse, loro, erano più coraggiosi di tanti altri.

Lui era Lord Voldemort.

Ora, non c'è più bisogno d'avere paura. Lui non c'è più e non farà più del male a nessuno!»

 

Esclama con un sorriso sulle labbra, fiero. Lui aveva combattuto insieme a tutti i presenti nella stanza anche se mancava qualcuno.

Nonostante la modestia e la felicità degli altri, si poteva notare un velo di tristezza in tutti.

Ted e lo zio Harry avevano perso i genitori a causa sua e, tra i presenti, mancava all'appello uno zio.

Ma tutti avevano combattuto per loro, per fargli avere un mondo più tranquillo e felice, per rivendicare gli amici e i parenti.

Nessuno osava abbassare lo sguardo. Ormai, i tempi duri erano passati, ora gli restava solo da ricordare.

 

« Ricordo la battaglia come se fosse ieri. Anche se è passato così tanto tempo...

Tutti i maghi erano riuniti per combattere il male, molto numeroso.

Nonostante molti erano solo semplici ragazzini, erano i più grandi soldati che un esercito potesse avere!»

 

Il nonno va avanti a raccontare la storia e nessuno osava interromperlo.

Quando parlava lui, tutti erano come incantati. Niente riusciva a fermarlo.

Quelle parole che uscivano dalla sue labbra rugose e vecchie, erano come una dei più magici racconti, forse anche migliori di tutti i libri che la madre gli leggeva prima di andare a letto.

Quelle labbra continuavano a muoversi imperterrite.

Non conosceva la stanchezza.

Passano alcune ore e tutta ancora svegli, anche se un pò assonati, lo ascoltano.

 

« In questi anni, ho collezionato tante cose... l'amore, l'amicizia e la più importante: la felicità. Ogni oggetto riporta una di queste piccole perle che regalerò a voi...»

 

I ragazzi sorridono. Il nonno, anche se un pò strambo con molte cose fuori dal normale, era simpatico e credeva più di ogni altro in loro.

Con un mezzo sorriso, l'anziano signore prende un piccolo orologio da taschino, dal contorno in rame e le lancette scure. A fatica riusciva a vedere i numeri, però a Hugo, piaceva.

Appoggia la mano sopra quella del nonno e lo guarda, aspettando un consenso. Voleva prenderlo e guardarlo, ma doveva avere il lasciapassare.

 

« Questo, un giorno, sarà tuo Hugo quando morirò.»

 

A nessuno interessava particolarmente di un vecchio orologio sgangherato, tranne che a lui. Sin dalla prima volta che l'aveva visto, lo aveva portato nel cuore.

Inarca un sopracciglio e lo guarda con la bocca appena schiuda, sbattendo più volte le palpebre. Cosa stava dicendo? Infondo era ancora giovane e aveva tanto tempo da vivere.

 

« Quando morirai?»

 

Chiede in un mormorio leggero con la candida voce rintoccante. Gli altri lo guardavano male, ma a me non interessava particolarmente sapere entro quando avrebbe avuto l'orologio. Per quanto lo venerasse, avrebbe aspettato anche trecento anni prima di averlo.

Lui voleva solo sapere per quanto ancora poteva sedere sulle sue ginocchia e passare del tempo con l'altro. Forse le persone potevano prevedere il giorno del giudizio finale.

Se sapeva quando sarebbe morto, voleva conoscere la data e l'ora fatale anche lui.

La morte gli sembrava così strana, non riusciva a trovarne il senso.

Lui, confronto agli altri gli sorride e gli stringe la mano.

 

 

 

Non ho mai saputo la sua risposta ma lui mi aveva capito.

  
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