Note: quella che vi accingete a leggere, è la flashfic che fa da seguito ad un'altra flash che ho scritto tempo fa, “Dimmi che mi ami”. Sono parzialmente soddisfatta di questo lavoro, ma posso dire in tutta onestà che questa – seppur estremamente rude e priva di significato logico – è la fine che avevo immaginato. Buona lettura.
Vendetta Privata
L'amore
autentico è sempre compassione;
e ogni amore che non sia
compassione è egoismo.
[Arthur Schopenhauer]
Astoria era riversa a terra
in una pozza di sangue.
Profumava ancora di mughetto, giubilo e
aspettative per il futuro.
La sua morte fu accolta dall'urlo
straziato di suo marito – rincasato prima dal lavoro, ignaro
della sorpresa che lo attendeva. Erano settimane che organizzava
ogni minimo particolare di quella cena - dai fiori alla musica –
nata per, semplicemente, dare un'idea a sua moglie di quanto
l'amasse.
Aveva amato Astoria di un amore composto –
senza scoprirsi mai troppo per paura di rimanere scottato. Bruciato
dai doveri, ferito dai rifiuti e ucciso dall'indifferenza. Celava la
profondità dei suoi sentimenti nelle usanze, accontentandosi
di saggiare la soddisfazione solo nelle formalità.
Astoria era riversa a terra
in una pozza di sangue.
Profumava ancora di mughetto, giubilo,
aspettative per il futuro.
Sul suo corpo martoriato Draco giurò
vendetta.
§
Draco si consumò
d'amore – e di nostalgia e di assenza e di crepacuore.
Si
crucciava, senza risultati, per venir a capo dell'enigma che gli
toglieva il sonno – e il respiro.
Una mattina –
dopo un'altra notte a fantasticar di promesse e sogni infranti –
l'illuminazione divina gli colpì lo stomaco, mentre affranto
fissava con occhi spenti vecchi fotogrammi di una vita che pensava
passata – e dimenticata. Risaliva al tempo prima del suo
matrimonio con Astoria, quando pensava di aver gustato l'amore e
invece vi aveva appena posato la punta della lingua, e una donna dai
tratti delicati sorrideva all'obbiettivo stringendolo per la vita.
Riuscì a malapena a pronunciare il nome che ancora non
aveva avuto il coraggio di accusare, prima di sentirsi morire e
perdere i sensi.
Si svegliò sentendo
il cuore scoppiare, e quando finalmente si decise ad aprire gli occhi
e affrontare con nuova forza il dolore che, ne era sicuro, l'avrebbe
divorato, incontrò lo sguardo adamantino di sua madre.
Narcissa Black lo fissava con compassione – ti prego, non
avere pietà di me – e sembrava volerlo abbracciare
con gli occhi. Non perse tempo nella ricerca dei pensieri che
sembravano tormentare sua madre, e si alzò, deciso a
riscuotere la sua vendetta.
C'era qualcuno – una persona
che pensava, sperava, l'avesse dimenticato – che aveva la
necessità di incontrare, fosse anche per soffocare le sue
supposizioni.
§
«Cosa
fai qui?», chiese la donna. Draco aveva appena aperto la sua
porta con la magia – non era da lui una forza così
inaudita – e il suo sguardo sembrava essere vendetta
liquida.
«Dovresti immaginarlo, mia cara.»
«Non
capisco», mentì lei.
«Avada Kedavra.»
Aveva
trovato la sua conferma, negli sguardi e nei gesti di colei che non
aveva mai amato abbastanza, e pagato il suo debito con l'amore.
«Addio, Hermione»,
sussurrò al silenzio.