La
prova che Tony Stark ha un cuore.
Tony
era appena rientrato a casa.
Era
stanco, fingere di ascoltare durante la riunione aveva richiesto molta energia,
e l’unica cosa che voleva fare era togliersi quella stramaledetta cravatta dal
collo e buttarsi sotto la doccia.
Aveva
male alle spalle, al collo e talmente tanto sonno che non sapeva nemmeno se ce
l’avrebbe fatta a resistere al richiamo del letto mentre si dirigeva in bagno.
Sospirando
sommessamente lasciò cadere gli occhiali da sole sul ripiano più vicino alla
sua mano e la ventiquattrore l’abbandonò come un cadavere all’ingresso, poi si
incamminò verso il salotto.
«Bentornato,
signore» lo salutò la voce metallica di Jarvis.
Non
rispose, limitandosi ad un gesto distratto della mano.
Si
sedette sul divano- doveva ritemprarsi un momento prima di salire le scale che
lo avrebbero portato verso la sua stanza- e tirò indietro la testa, sospirando
di nuovo.
Provò
a non chiudere gli occhi, ma le palpebre cedettero da sole e si appisolò un
momento, giusto il tempo di sciogliere i muscoli. Poi un rumore lo fece
risvegliare di colpo.
Alzandosi
dal divano facendo leva sulle ginocchia, Tony tese l’orecchio per captarne di
altri e si mosse nella direzione in cui aveva sentito il primo.
«Jarvis»
chiamò, mantenendo un tono di voce medio basso.
«Sì,signore?»
rispose prontamente l’altro.
«Quando
ti dico di passarmi l’armatura tu passamela ok?»
«Signore
non credo che-»
«Non
è il momento di discutere, Jarvis. Fa come dico e basta» e chiuse il discorso,
continuando la sua avanzata verso chiunque stesse invadendo i suoi spazi
vitali.
La
cosa lo lasciava leggermente stupito. Chi avrebbe mai potuto bypassare i codici di sicurezza di
Jarvis? Lo aveva programmato in modo che tenesse la casa e qualsiasi altra cosa
Stark sotto stretta sorveglianza e nessuno era mai riuscito a fargliela sotto
il naso. Apparte Coulson, ma non importa. E poi era presente quando aveva
impunemente ignorato i codici di Jarvis, quindi tecnicamente non era piombato
in casa sua per derubarlo.
Tony
scosse la testa, dandosi quasi dello stupido per essersi perso in pensieri così
idioti, e tornò a concentrarsi sul rumore che si faceva sempre più vicino.
Di
certo non erano ladri professionisti, facevano così baccano che li avrebbero
sentiti anche a chilometri di distanza, e poi in quella stanza cosa c’era da
rubare? Era una stanza che usava poco, c’era un televisore, un divano e qualche
cianfrusaglia che gli era stata regalata, ma niente di così costoso che valesse
qualcosa.
E
poi parlavano tra di loro come se stessero a passeggiare in centro? E ridevano?
Le
risate lo resero ancora più sospettoso finchè, quando raggiunse la porta-
spalancata- non si rese conto che la grande minaccia che metteva in pericolo la
sua casa ultra moderna non erano altri che Steve e Peter che giocavano.
Steve
aveva legata al collo una coperta verde e fingeva di avere le corna, in una
pallida e lontana imitazione di Loki, e Peter aveva la maschera e lo scudo di
capitan America. C’erano persino quelle due pesti dei loro cani- raccattati
amorevolmente da quel pappamolle di Steve- che cercavano di uccidere di baci il
più piccolo.
Rimase
a guardarli per un attimo imbambolato, dandosi del deficiente per essersi
dimenticato di loro. Come aveva fatto a non ricordare?
«Jarvis?»
«Sì,
signore?»
«L’armatura»
disse e Jarvis, obbediente, gliela fece indossare all’istante.
Poi,
una volta vestiti i panni di Iron Man, Tony uscì allo scoperto, gridando:
«Non
avere paura! Iron man ti salverà!» e mise le braccia sui fianchi per farsi
ammirare in tutta la sua magnificenza.
Steve
e Peter rimasero gelati suoi loro posti, completamente assorti e stupiti, e
persino i due cani si girarono a guardalo, con uno sguardo tra il
compassionevole e l’indifferente.
Forse
la sua entrata era stata poco convincente? Forse avrebbe dovuto sfondare il
tetto?
«Beh?»
chiese, cercando di capire in cosa avesse sbagliato, visto che lui non
sbagliava mai.
«Papà»
fece Peter di rimando, stringendo blandamente lo scudo «Non sei bravo a fingere»
e lo guardò con un po’ di sconforto, mentre Tony rimaneva sul posto rigido come
una scopa.
Per
fortuna intervenne papà Steve e salvò la situazione che sarebbe degenerata in
un piagnisteo infinito su quanto fosse “difficile essere un genitore”.
«Sei
tornato» disse, sorridendogli e andandogli incontro.
Tony
emise l’ennesimo sospiro della giornata, ma non per la stanchezza- non era più
stanco quando li vedeva, anzi era sempre pieno di energie- e si tolse il casco
dell’armatura, per accogliere il bacio conciliante che Steve gli diede poco
dopo, nonostante Peter emise un verso di disgusto e nascose il faccino contrito
dietro il grande scudo del padre.
«Sono
tornato da un pezzo, a dire il vero» disse, senza un vero motivo, mentre Steve
si girava a guardare Peter, ancora semi nascosto e preoccupato per un ennesimo
bacio.
Non
è che provasse disgusto quando i suoi papà si baciavano, ma lo mettevano in
imbarazzo.
«Dai,
vieni a salutarlo» lo incitò Steve, e Tony aspettò trepidante una sua reazione.
Non
lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, mai, nemmeno se Cap lo avesse costretto o
ricattato, ma voleva che Peter lo riconoscesse come genitore perché gli voleva
bene come se fosse suo.
Lo
avevano adottato dopo che i suoi genitori furono uccisi, ma era sempre stato
Steve a stargli dietro, ad accudirlo, a cambiargli i pannolini, ad insegnargli
a leggere, a mangiare, a fare pipì. Lui aveva trovato le cose già fatte e aveva
cercato di stargli vicino il più possibile, ma non quanto voleva per farsi
correre incontro quando tornava.
Non
correva incontro nemmeno a Steve a dire il vero, ma si vedeva che tra loro c’era
un legame forte e lo invidiava.
Fu
per questo, forse, che rimase piacevolmente sorpreso quando Peter gli si
avvicinò e gli tese le braccia, per farsi prendere.
«Ciao,
papà» disse e con un po’ di imbarazzo gli stampò un bacio rumoroso sulla
guancia.
Tony
ricambiò stringendoselo più forte contro, armatura permettendo e poi lo rimise
giù, scompigliandogli i capelli.
«Allora
mangiamo? Sto morendo di fame!» disse, strofinandosi le mani bollenti, e
togliendosi l’armatura.
«Sììììììì»
gridò Peter, alzando le braccia al cielo e correndo verso la cucina, seguito
dai cani che abbaiavano come forsennati.
«Ricordami
perché abbiamo quelle due bestiacce dentro casa» chiese a Steve che raccattava
le cose che avevano lasciato in giro durante la “battaglia”.
Steve
lo guardò male di sottecchi.
«Perché
non avevano una casa né un padrone, e perché ho ottimi metodi di convincimento»
rispose, con una leggera nota di malizia nella voce.
«Metodi
come presentarti nudo in bagno mentre sto facendo la doccia?»
«Tony!»
gracchiò, Steve, arrossendo un poco.
«Che
c’è?» fece l’altro, innocentemente.
«Peter
potrebbe sentire!»
«Non
so se te ne sei accorto, magari i settant’anni di sonno ti hanno abbassato la
vista, ma Peter non c’è ora e comunque prima o poi dovrà sapere cosa combinano
due persone che si amano quando sono sole»
Steve
roteò gli occhi, paziente.
«Certo,
Tony, ma non quando si hanno cinque anni» e ripiegò una coperta «Dai, invece di
dire cavolate, aiutami a togliere di mezzo queste cose» e gli porse lo scudo,
la maschera e altre cose.
Tony
alzò le spalle, non curante, e le afferrò andandole a mettere in un armadio.
«Signore,
la cena è pronta» li informò Jarvis, e i
due si diressero verso la cucina.
Steve
fu il primo a sedersi, Tony invece rimase un attimo assorto a guardarli.
Li
amava, indubbiamente, ed era debole con loro, nemmeno l’armatura lo avrebbe
protetto se gli avessero fatto del male, ma non aveva paura di essere ferito.
Non ce n’era bisogno.
«Papà
non mangi?» gli chiese Peter, guardandolo.
Sorrise,
un sorriso così piccolino che nemmeno volendo si sarebbe visto, e si sedette.
«Certo
che mangio, e se non ti sbrighi mangio anche la tua parte!» e iniziò a
consumare il pasto, mentre Peter raccoglieva la sfida e cercava di finire prima
il suo.
Note: ho intenzione
di fare una raccolta dei svariati momenti che questi tre passano insieme perché
li adoro e sono bellissimissimi**
il titolo è, ovviamente, ripreso dalla frase di Pepper nel primo film, e ce la
vedevo bene.
Spero lasciate un commentino, così tanto per far
sapere la vostra^^
Ps: per scrivere questa storia mi sono ispirata a
queste immagini:
Baci