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Autore: sorika    30/07/2012    2 recensioni
Li amava, indubbiamente, ed era debole con loro, nemmeno l’armatura lo avrebbe protetto se gli avessero fatto del male, ma non aveva paura di essere ferito. Non ce n’era bisogno.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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la prova che tony stark ha un cuore 2

La prova che Tony Stark ha un cuore.

 

Tony era appena rientrato a casa.

Era stanco, fingere di ascoltare durante la riunione aveva richiesto molta energia, e l’unica cosa che voleva fare era togliersi quella stramaledetta cravatta dal collo e buttarsi sotto la doccia.

Aveva male alle spalle, al collo e talmente tanto sonno che non sapeva nemmeno se ce l’avrebbe fatta a resistere al richiamo del letto mentre si dirigeva in bagno.

Sospirando sommessamente lasciò cadere gli occhiali da sole sul ripiano più vicino alla sua mano e la ventiquattrore l’abbandonò come un cadavere all’ingresso, poi si incamminò verso il salotto.

«Bentornato, signore» lo salutò la voce metallica di Jarvis.

Non rispose, limitandosi ad un gesto distratto della mano.

Si sedette sul divano- doveva ritemprarsi un momento prima di salire le scale che lo avrebbero portato verso la sua stanza- e tirò indietro la testa, sospirando di nuovo.

Provò a non chiudere gli occhi, ma le palpebre cedettero da sole e si appisolò un momento, giusto il tempo di sciogliere i muscoli. Poi un rumore lo fece risvegliare di colpo.

Alzandosi dal divano facendo leva sulle ginocchia, Tony tese l’orecchio per captarne di altri e si mosse nella direzione in cui aveva sentito il primo.

«Jarvis» chiamò, mantenendo un tono di voce medio basso.

«Sì,signore?» rispose prontamente l’altro.

«Quando ti dico di passarmi l’armatura tu passamela ok?»

«Signore non credo che-»

«Non è il momento di discutere, Jarvis. Fa come dico e basta» e chiuse il discorso, continuando la sua avanzata verso chiunque stesse invadendo i suoi spazi vitali.

La cosa lo lasciava leggermente stupito. Chi avrebbe  mai potuto bypassare i codici di sicurezza di Jarvis? Lo aveva programmato in modo che tenesse la casa e qualsiasi altra cosa Stark sotto stretta sorveglianza e nessuno era mai riuscito a fargliela sotto il naso. Apparte Coulson, ma non importa. E poi era presente quando aveva impunemente ignorato i codici di Jarvis, quindi tecnicamente non era piombato in casa sua per derubarlo.

Tony scosse la testa, dandosi quasi dello stupido per essersi perso in pensieri così idioti, e tornò a concentrarsi sul rumore che si faceva sempre più vicino.

Di certo non erano ladri professionisti, facevano così baccano che li avrebbero sentiti anche a chilometri di distanza, e poi in quella stanza cosa c’era da rubare? Era una stanza che usava poco, c’era un televisore, un divano e qualche cianfrusaglia che gli era stata regalata, ma niente di così costoso che valesse qualcosa.

E poi parlavano tra di loro come se stessero a passeggiare in centro? E ridevano?

Le risate lo resero ancora più sospettoso finchè, quando raggiunse la porta- spalancata- non si rese conto che la grande minaccia che metteva in pericolo la sua casa ultra moderna non erano altri che Steve e Peter che giocavano.

Steve aveva legata al collo una coperta verde e fingeva di avere le corna, in una pallida e lontana imitazione di Loki, e Peter aveva la maschera e lo scudo di capitan America. C’erano persino quelle due pesti dei loro cani- raccattati amorevolmente da quel pappamolle di Steve- che cercavano di uccidere di baci il più piccolo.

Rimase a guardarli per un attimo imbambolato, dandosi del deficiente per essersi dimenticato di loro. Come aveva fatto a non ricordare?

«Jarvis?»

«Sì, signore?»

«L’armatura» disse e Jarvis, obbediente, gliela fece indossare all’istante.

Poi, una volta vestiti i panni di Iron Man, Tony uscì allo scoperto, gridando:

«Non avere paura! Iron man ti salverà!» e mise le braccia sui fianchi per farsi ammirare in tutta la sua magnificenza.

Steve e Peter rimasero gelati suoi loro posti, completamente assorti e stupiti, e persino i due cani si girarono a guardalo, con uno sguardo tra il compassionevole e l’indifferente.

Forse la sua entrata era stata poco convincente? Forse avrebbe dovuto sfondare il tetto?

«Beh?» chiese, cercando di capire in cosa avesse sbagliato, visto che lui non sbagliava mai.

«Papà» fece Peter di rimando, stringendo blandamente lo scudo «Non sei bravo a fingere» e lo guardò con un po’ di sconforto, mentre Tony rimaneva sul posto rigido come una scopa.

Per fortuna intervenne papà Steve e salvò la situazione che sarebbe degenerata in un piagnisteo infinito su quanto fosse “difficile essere un genitore”.

«Sei tornato» disse, sorridendogli e andandogli incontro.

Tony emise l’ennesimo sospiro della giornata, ma non per la stanchezza- non era più stanco quando li vedeva, anzi era sempre pieno di energie- e si tolse il casco dell’armatura, per accogliere il bacio conciliante che Steve gli diede poco dopo, nonostante Peter emise un verso di disgusto e nascose il faccino contrito dietro il grande scudo del padre.

«Sono tornato da un pezzo, a dire il vero» disse, senza un vero motivo, mentre Steve si girava a guardare Peter, ancora semi nascosto e preoccupato per un ennesimo bacio.

Non è che provasse disgusto quando i suoi papà si baciavano, ma lo mettevano in imbarazzo.

«Dai, vieni a salutarlo» lo incitò Steve, e Tony aspettò trepidante una sua reazione.

Non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, mai, nemmeno se Cap lo avesse costretto o ricattato, ma voleva che Peter lo riconoscesse come genitore perché gli voleva bene come se fosse suo.

Lo avevano adottato dopo che i suoi genitori furono uccisi, ma era sempre stato Steve a stargli dietro, ad accudirlo, a cambiargli i pannolini, ad insegnargli a leggere, a mangiare, a fare pipì. Lui aveva trovato le cose già fatte e aveva cercato di stargli vicino il più possibile, ma non quanto voleva per farsi correre incontro quando tornava.

Non correva incontro nemmeno a Steve a dire il vero, ma si vedeva che tra loro c’era un legame forte e lo invidiava.

Fu per questo, forse, che rimase piacevolmente sorpreso quando Peter gli si avvicinò e gli tese le braccia, per farsi prendere.

«Ciao, papà» disse e con un po’ di imbarazzo gli stampò un bacio rumoroso sulla guancia.

Tony ricambiò stringendoselo più forte contro, armatura permettendo e poi lo rimise giù, scompigliandogli i capelli.

«Allora mangiamo? Sto morendo di fame!» disse, strofinandosi le mani bollenti, e togliendosi l’armatura.

«Sììììììì» gridò Peter, alzando le braccia al cielo e correndo verso la cucina, seguito dai cani che abbaiavano come forsennati.

«Ricordami perché abbiamo quelle due bestiacce dentro casa» chiese a Steve che raccattava le cose che avevano lasciato in giro durante la “battaglia”.

Steve lo guardò male di sottecchi.

«Perché non avevano una casa né un padrone, e perché ho ottimi metodi di convincimento» rispose, con una leggera nota di malizia nella voce.

«Metodi come presentarti nudo in bagno mentre sto facendo la doccia?»

«Tony!» gracchiò, Steve, arrossendo un poco.

«Che c’è?» fece l’altro, innocentemente.

«Peter potrebbe sentire!»

«Non so se te ne sei accorto, magari i settant’anni di sonno ti hanno abbassato la vista, ma Peter non c’è ora e comunque prima o poi dovrà sapere cosa combinano due persone che si amano quando sono sole»

Steve roteò gli occhi, paziente.

«Certo, Tony, ma non quando si hanno cinque anni» e ripiegò una coperta «Dai, invece di dire cavolate, aiutami a togliere di mezzo queste cose» e gli porse lo scudo, la maschera e altre cose.

Tony alzò le spalle, non curante, e le afferrò andandole a mettere in un armadio.

«Signore, la cena  è pronta» li informò Jarvis, e i due si diressero verso la cucina.

Steve fu il primo a sedersi, Tony invece rimase un attimo assorto a guardarli.

Li amava, indubbiamente, ed era debole con loro, nemmeno l’armatura lo avrebbe protetto se gli avessero fatto del male, ma non aveva paura di essere ferito. Non ce n’era bisogno.

«Papà non mangi?» gli chiese Peter, guardandolo.

Sorrise, un sorriso così piccolino che nemmeno volendo si sarebbe visto, e si sedette.

«Certo che mangio, e se non ti sbrighi mangio anche la tua parte!» e iniziò a consumare il pasto, mentre Peter raccoglieva la sfida e cercava di finire prima il suo.

 

 

Note: ho intenzione di fare una raccolta dei svariati momenti che questi tre passano insieme perché li adoro e sono bellissimissimi**
il titolo è, ovviamente, ripreso dalla frase di Pepper nel primo film, e ce la vedevo bene.

Spero lasciate un commentino, così tanto per far sapere la vostra^^

Ps: per scrivere questa storia mi sono ispirata a queste immagini:

·          https://www.facebook.com/photo.php?fbid=253443338098907&set=a.241571939286047.46824.218702251573016&type=3&theater

·          https://www.facebook.com/photo.php?fbid=253443298098911&set=a.241571939286047.46824.218702251573016&type=3&theater

·          https://www.facebook.com/photo.php?fbid=253443388098902&set=a.241571939286047.46824.218702251573016&type=3&theater

Baci

  
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