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Autore: Maril_Swan    13/02/2007    2 recensioni
Proprio quando le cose stanno tornando alla normalità, una straniera arriva a Santa Elena e scombussola la vita di Tessa. (tradotta da Fioredivetro)
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Scena 4

Scena 4

Terminati i bagagli, Tessa si rilassò con un bagno, per lavare via la tensione e la rabbia che aveva accumulato durante il giorno. L'umore di Marta non aveva di certo aiutato. Era stata taciturna o mordace a seconda dei momenti. Era già difficile tenere a bada le proprie emozioni, senza dover trattenere Marta dal fare qualcosa di violento e folle. Tessa non l'aveva mai vista così fuori controllo. Poi l'offerta degli Hidalgo l'aveva commossa, in un momento in cui non sapeva dove andare.

La ragazza sospirò e sprofondò ancora di più nella vasca, sorridendo tra sé. 'Marta ne avrebbe più bisogno di me, la sta prendendo troppo a cuore. Forse è perchè la sua gente è stata scacciata tante volte e, ora che sta accadendo a me, è determinata a combattere. Ma non è possibile che qualcuno venga derubato della sua proprietà e la legge se ne stia a guardare. Non può essere.'

Marta entrò con una lunga asciugamano. 'E' meglio che esci di lì, o ti raggrinzirai come una prugna." Lo alzò perchè Tessa potesse avvolgersi per bene e quando la giovane si arrampicò fuori dalla vasca, esclamò, "Tessa!La tua voglia!"

"Che voglia?" Tessa cercò di girarsi per vedere di cosa stava parlando Marta.

"Qui!" Marta le posò un dito sulla schiena. "E' a forma di mezzaluna. Un simbolo molto significativo. Chiunque l'abbia visto lo ricorderà. Forse la levatrice che ha assistito tua madre durante il parto è ancora viva. Se riusciamo a trovarla, può provare chi sei." Per la prima volta in quella giornata, Marta sorrise.

 

Scena 5

Più tardi quella stessa notte, Tessa si aggirava senza trovare pace nelle stanze che il giorno seguente non sarebbero più state sue. Non riusciva a dormire. Nonostante l'apparente sicurezza che mostrava con Marta, non sapeva se avrebbe mai rivisto quelle mura.

Entrò nel salotto e incontrò lo sguardo severo del ritratto di suo padre. 'Che altro posso fare, papà?' pensò, la testa bassa. 'L'altra donna ha i documenti, io non ho niente.'

Raggiunse la credenza e si versò un bicchiere di vino, sperando che potesse aiutarla a dormire. Un suono furtivo alle sue spalle la fece girare velocemente, con la bottiglia di vino come unica arma.

"Non dovreste bere da sola, senorita," disse mellifluo Grisham. "Può diventare una cattiva abitudine. Vi terrò compagnia io." prese un bicchiere e tese la mano perchè Tessa lo riempisse.

"E' tardi per una visita di cortesia, capitano," disse lei, riempiendogli il bicchiere. "O siete qui per assicurarvi che non prenda l'argenteria di famiglia?" Tessa sorseggiò il suo vino, osservandolo attentamente dall'orlo. Non voleva svegliare Marta se non era necessario. Con il suo umore attuale, non sapeva cosa avrebbe potuto fare.

Grisham ingoiò il vino tutto di un sorso e tese di nuovo il suo bicchiere. Quando fu di nuovo pieno, lo alzò per brindare silenziosamente a lei. "Sono venuto per farvi un favore, Senorita Alvarado."

Tessa si girò con una risatina ironica, dandogli le spalle. "Quel nome suona già strano alle mie orecchie. Dopo domani, nessuno saprà più come chiamarmi. Sono senza casa e senza nome." tornò a guardare verso di lui. "Di che favore si tratta, Capitano, e cosa mi costerà?" chiese amaramente.

"Ho un'informazione che vi aiuterà a riavere l'hacienda. So che voi siete la vera Maria Teresa Alvarado e che l'altra donna è un'imbrogliona." Grisham sorrise e le si avvicinò, prendendo tra le dite una ciocca dei suoi capelli. Poi passò alla sua guancia e fece scivolare un dito fino alle labbra di Tessa. "Non sono un cattivo ragazzo, se mi conosci bene. In effetti..." e le sfiorò le labbra piene, "scoprirai che posso essere molto dolce."

Mentre Grisham abbassava la testa verso di lei, Tessa poteva sentire il suo respiro caldo sulla bocca. Mise una mano tra le loro labbra, sorridendo civettuola, e si sporse fino al suo orecchio per sussurrare, "Come sapete che è un'imbrogliona?Chi ve lo ha detto?E dove ha trovato quei documenti?"

"Un soldato l'ha conosciuta a Monterrey. E' una prostituta di nome Sofia del Campo. Non so dove ha preso quei fogli, ma scommetto che Montoya c'entra qualcosa."

Il capitano posò il proprio bicchiere e le mise le mani sulle spalle, così che lei potesse sentirne il calore attraverso il materiale sottile della vestaglia, e iniziò a massaggiare gentilmente, allo stesso tempo spingendola più vicina. I suoi pollici toccarono un punto sotto il suo collo e, sorprendendo anche se stessa, Tessa sentì che il proprio cuore iniziava ad accellerare. Il suo tocco delicato, dopo una giornata come quella, stava indebolendo le sue resistenze. Aveva bisogno di aggrapparsi a qualcuno, un uomo forte, che fosse lì con lei quando ne sentiva la necessità, non in un paese a chilometri dalla sua hacienda.

E il suo sorriso era sensuale, gli occhi intensi, concentrati sul viso di lei, sulla sua bocca. Sentì le sue labbra sfiorarle un orecchio e il suo respiro la fece rabbrividire. 'Madre de Dios,' pensò Tessa, quando lui piegò la testa, le labbra aperte, pronto a baciarla, 'cosa sto facendo?'

Quando le loro labbra si incontrarono, lui la tirò con forza verso di sé, il materiale ruvido della sua uniforme che le graffiava il petto. Le sue braccia rischiarono di soffocarla e Tessa lottò per respirare. La passione di quel bacio la rendeva debole e, improvvisamente, Grisham la sollevò e la stese sul divano. I baci ardenti sembravano aver risvegliato una tempesta di passione dentro di lei e la sua ultima resistenza l'abbandonò, quando si scoprì a ricambiarli.

Con mani febbrili, Grisham si avventò contro i bottoni della camicia da notte e, come un secchio di acqua gelata, il buon senso fece ritorno. Tessa lo spinse via e si alzò, tremando.

La sua voce suonò strana alle sue stesse orecchie quando disse, "Capitano, mi avete fatto un grande favore stasera, riferendomi questa informazione. Ma non vedo come possa essermi utile se non posso provare la mia identità. Domani devo lasciare questa casa. Fate uscire allo scoperto il vostro testimone e il problema sarà risolto."

Grisham si passò le mani tra i capelli, frustrato. Il suo respiro era faticoso, il viso arrossato. Impazientemente, rispose, "Non posso farlo testimoniare per voi. E' un uomo sposato e non vuole che sua moglie scopra che è stato con una prostituta." Alzò le spalle, "Forse posso fare in modo che Sofia confessi."

Tessa si allontanò di più: la sua mente adesso era sgombra. Ricordava gli occhi della donna, la loro durezza, la spietatezza che vi aveva scorto. "No, non penso che confesserà niente. Ho bisogno di prove." Fece un respiro profondo, "E adesso, Capitano, è ora che andiate. Conoscete la strada."

Grisham si alzò e si sistemò l'uniforme. "Credo che, dopo stasera, possiate chiamarmi Marcus," disse con un sorriso seducente. "Un bacio della buonanotte e andrò via. Ci vediamo presto, Tessa, abbiamo molto di cui parlare, piani da preparare..."

Cercò di avvicinarsi di nuovo, ma Tessa lo tenne a un braccio di distanza. Assicurandosi di mantenere un sorrisetto timido sul viso, rispose gentilmente,"Credo che abbiate avuto abbastanza baci per stasera, Capitano. Temo che qualsiasi rapporto sociale dovrà aspettare finché questa spiacevole faccenda sarà sistemata. Allora potremo parlare." Gli offrì la mano, come segnale che la discussione era terminata.

Grisham la prese e ne baciò il dorso, gli occhi che brillavano di malizia. Quando la porta si chiuse dietro di lui, Tessa si sorprese a fare un profondo respiro. Non si era accorta di trattenere il fiato.

  
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