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Autore: ciaoamotizianoferrociao_    30/07/2012    0 recensioni
A volte l'apparenza inganna e questa storia ne è la prova.
L'odio che provano due ragazzi l'un l'altro,si trasformerà in amore conoscendosi meglio.
-Scusate per gli errori,spesso e volentieri non rileggo prima di pubblicare (:
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2 Febbraio.
La neve scendeva, io ero lì, ad osservarla dalla finestra, mentre pian piano le strade di Londra ne venivano ricoperte. Adoravo la neve, mi dava un senso di leggerezza e libertà. I miei pensieri furono interrotti da un frastuono che veniva dal piano di sopra. Era mio fratello che fece cadere gli scatoloni che stava svuotando, visto che c'eravamo trasferiti da poco in quella città. Vivevamo solo noi due, insieme, i nostri genitori erano morti poco dopo la mia nascita, e Riccardo si è preso cura di me fino ad ora. 
- " Tutto bene fratellino? " -gli chiesi accennando un sorriso
- " Certo, non preoccuparti, mi sono distratto un attimo! "
Così ritornai a osservare quello che succedeva fuori alla finestra, ma poco dopo fui interrotta di nuovo dalla vibrazione del mio cellulare nella mia tasca. Era Elena, la mia migliore amica, nonchè vicina di casa, che mi scrisse:
' Preparati, fra mezz'ora ti suono ed esci, ti porto a divertirti, non accetto un no come risposta'
Io mi limitai a risponderle con un 'va bene' per poi andare a prepararmi, sapevo che non avrei potuto rifiutare, perchè quando si mette in testa una cosa non si può discutere, pur conoscendola da poco ho imparato a capire com'è, per questo l'adoro.
Iniziai a prepararmi, aveva detto che mi avrebbe portato a divertirmi, ciò significa che saremmo andate ad una festa, così mi vestii molto semplice, non ero il tipo di ragazza a cui piaceva conciarsi.
Suonarono il campanello, doveva essere Elena, così presi il mio I-pod e salutando mio fratello che rispose con la sua solita frase del: "Non fare tardi" ,poi aprii la porta e mi incamminai con la mia amica.
- " Allora Isa come stai? E' da un pò che non ci si vede! " -chiese lei premurosa come sempre
- " Diciamo che le cose vanno un pò meglio.. " -risposi insicura
- " Ancora depressa ? " -continuò
- " No no, almeno non più! Piuttosto dove stiamo andando? " 
- " A divertirci! " -disse lei vagamente
- " Capisco " - risposi insospettita - "Avanti dimmi, cos'hai in mente? " 
- " Voglio portarti a distrarti un pò, visto che in questi giorni sei stata un pò giù, tra poco vedrai,non manca molto, ci stanno aspettando anche gli altri, non saremo sole, tranquilla " -rispose con un sorrisetto stampato in faccia
Elena quando pronunciava quel 'tranquilla' significava che non c'era nulla di buono, non avevo voglia di far nulla tanto meno di stare con altre persone, ma questo Elena non poteva e non voleva capirlo.
- "Non vorrai mica andare in..." -non riuscì a finire la frase che eravamo già all'entrata della discoteca più gettonata di Londra, di cui Elena mi parlava sempre, e di cui non volevo sapere il nome nè avere niente a che fare, ma purtroppo non fu possibile.
- "Non hai capito niente, io non ci vengo" -le gridai nell'orecchio, tanto la musica alta, ma mi resi conto che mi aveva già trascinato dentro.
- "Forza divertiti un pò, non essere sempre la solita !" -mi disse mentre ballava con un ragazzo mai visto.
- " Ti aspetto seduta sul divano" -le risposi freddamente, quasi infastidita della situazione
Così mi sedetti sui divanetti neri che per fortuna erano presenti in quel posto disgustoso.
Mi guardai intorno, era pieno di ragazzi e ragazze quasi tutti ubriachi, con la musica assordante che rimbombava, poi notai accanto a me una coppia di ragazzi senza maglietta che facevano molto più che baciarsi, mi domandavo come facessero a fare certe cose in presenza di gente sconosciuta per lo più senza appartarsi, gli osservavo disgustati. Tanto che la ragazza guardandomi male mi disse:
- "Qualche problema ragazzina?" -avrà avuto una ventina d'anni
- "Nulla, solo che potreste appartarvi per fare certe cose, sapete, ci sono altre persone" -dissi freddamente
Poi notai che quel ragazzo mi fissava, aveva la cresta, una cresta nera, mi parve di averlo già visto, ma non ricordavo dove, non disse una parola, mentre la ragazza continuò dicendo:
- "Fatti i cazzi tuoi, ragazzina, facciamo quello che vogliamo, vai dalla mamma a piangere"
Il ragazzo si mise a ridere, e io non avendo la forza di rispondere mi alzai e uscì fuori, le lacrime iniziarono a rigare il mio volto ripetutamente, non comprendevo il motivo, avevo solo il bisogno di sfogarmi, così mi sedetti sul marciapiede e continuai a piangere. Qualcuno ad un tratto mise la mano sulla mia spalla, sentì una voce maschile sussurrarmi:
- "Perchè piangi? "
  
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