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Autore: Yuchimiki    30/07/2012    3 recensioni
Avete presente quelle persone che farebbero di tutto per salvarsi la pellaccia? Bene, lei non era una di quelle.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eustass Kidd, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve! Come dice il nome del capitolo, questo è un Omake che ho scritto per una delle mie lettrici per il suo compleanno (con conseguente ritardo di una settimana...), ovvero per Kamikiizumo! Auguri!

Buona lettura!







“Fottuta insonnia…”. Erano due settimane, DUE, che non riusciva a chiudere occhio. Anche se ci riusciva, si svegliava pochi minuti dopo, trattenendo con difficoltà l’urlo che minacciava di uscire.
La cosa che le dava davvero fastidio era che sapeva perfettamente cosa le stava accadendo, e le veniva la nausea solo al pensiero.
Dannato fenicottero del cavolo. Aveva fatto bene a dar fuoco alla sua giacca preferita per vendetta anni prima.

Erano arrivati su un’altra isola alquanto anonima.
Non si ricordava neanche il nome, aveva qualcosa a che fare con le mele, forse il sidro di mele… in verità neanche le interessava per una volta tanto. Sapeva solo che aveva sonno, era molto stanca e non riusciva a chiudere occhio. La soluzione? Armeria.
Era così dedita a quel che faceva che neanche notava come passassero le ore, a volte appisolandosi nel bel mezzo del lavoro e svegliandosi udendo i passi tuonanti di Kidd un momento dopo. Quell’uomo era un elefante fatto persona.

Il problema maggiore di tutta quella situazione era che le lezioni di nuoto erano stancanti sia dal lato fisico che quello mentale, e si sa che una Anemone stanca non porta bene. Almeno Killer l’aveva capito, lasciandola spesso da sola per riposare. Forse anche Kidd c’era arrivato, anche se la donna aveva i suoi dubbi.

Le perplessità erano cominciate a nascere quella mattina, dopo una notte particolarmente difficile, quando l’artigiana si era diretta in infermeria per chiedere a Heat qualcosa per risolvere la situazione. Davvero, non ne poteva più.
Udendo la voce tuonante di Kidd e quella più calma di Killer discutere, fu colta di sorpresa, poiché non erano soliti discutere, non con quei toni almeno, e come una calamita si sentì attrarre fino fonte delle voci. Non entrò nella stanza, rimanendo fuori, appiccicata al muro e trattenendo il respiro. Non le piaceva origliare, ma a estremi mali, estremi rimedi. E il rosso non era esattamente un santo.

“Kidd, non essere ridicolo. Capisco che non è un pirata vero e proprio, però questo non significa che-”. Di che stavano parlando?
“Kil, non ricominciare con le cazzate. Lo sai che quelle due isole pullulano di membri della Marina, e sai anche che la giustizia mondiale è piena di bastardi scaltri. L’abbiamo provato più di una volta, sulla NOSTRA pelle”. Poteva essere che…

“Mi stai dicendo che credi sia una spia? Usa la testa, Kidd! Era in mezzo al mare, su una barchetta da quattro soldi che non le garantiva neanche la sopravvivenza! E poi come avrebbe fatto a sapere la nostra rotta? A volte mi chiedo davvero cosa ti passi per la zucca che ti ritrovi”. Ridicolo! Semplicemente, fottutamente ridicolo.
“Pensala come vuoi, ma non mi fido di quella donna. Ne abbiamo già parlato. Tienila d’occhio”. Non poteva crederci…

L’artigiana si tolse le scarpe, andandosene senza far rumore. Di sicuro non avrebbe voluto concedere a Kidd il piacere di aver ragione, per quanto avesse torto. Neanche il fatto che il vice cercasse di far ragionare il rosso la fece sentire meglio.

Bastardi.




Dopo quell’episodio avvenuto di prima mattina, il mal di testa di Anemone era incrementato oltre ogni limite. Si sentiva scoppiare. E più di ogni altra cosa, si sentiva tradita, perché? Non si era mai aspettata niente dal rosso, eppure non poteva far a meno di sentirsi così.

Heat non aveva potuto fare niente per il suo malessere, siccome gli antibiotici e le medicine erano stati consumati tutti dagli altri membri della ciurma e non avevano ancora fatto rifornimento, troppo occupati a divertirsi...
Ora stava cominciando a diventare facilmente irascibile, non erano poi così male come la sua mente voleva farli apparire. Non poteva andare peggio.

E così, con una carenza di sonno cronica e una rabbia che non provava da tanto, tanto tempo, Anemone si era diretta al mercato di una delle quattro piccole cittadine dell’isola.
Aveva vagato senza meta per un’ora prima di cominciare a cercare seriamente qualcuno che vendesse erbe, poiché a quanto aveva visto di farmacie non ce n’erano. Anche per quello le ci volle almeno una mezz’ora perché riuscisse a trovare quel che cercava.
Una donna in età, sulla seconda metà della cinquantina a vederla da lontano, serviva un considerevole numero di donne e uomini attorno al suo bancone. Era fine primavera, il periodo perfetto per molte delle piante medicinali che crescevano in climi come quello con abbondanza, non che la cosa le interessasse tanto. Voleva solo far passare il dolore, riuscire finalmente a serrare le palpebre ed essere sicura di non svegliarsi dieci minuti dopo.

Dovette aspettare qualche istante prima che la donna avesse tempo per dedicarle la sua attenzione.
“Come posso esserti d’aiuto, cara?” Oh… aveva una di quelle voci calde e accoglienti tipiche delle madri. Le ricordava tanto la sua…
“Da quelle occhiaie deduco che non riesci a dormire da molto tempo, vero?” Era molto stanca, ma non sentiva il richiamo del riposo per niente. Si vedeva così tanto che stava uno schifo?
Si morse il labbro inferiore per la frustrazione. Il sapore metallico si diffuse nella bocca come un fiore appena sbocciato.

“Deduce bene… non avrebbe del biancospino, oppure della passiflora? Non chiudo occhio da due settimane e sono al limite. Mi andrebbe bene qualsiasi cosa…” Anche la sua voce era roca al momento, si sentiva proprio uno schifo. Forse le parve, ma avrebbe giurato di aver intravisto un lampo giallo nella visione periferica… e avrebbe anche avuto senso. Un buon vice ubbidisce al suo capitano.
“Mi dispiace cara, ma di questi tempi c’è difficoltà a dormire e la gente del luogo compra tutto quello che trova”. Aveva una voglia matta di spararsi a quel punto. Almeno in quel caso avrebbe dormito, anche se in un sonno eterno…

Infine, sconsolata, sospirò. Avrebbe fatto meglio a trovarsi una pistola il più presto possibile. Quella di Kidd non sembrava male come idea.
Stava per fare retro-front prima che la donna la riprendesse. “Sai, non lontano da qui, verso la fine della cittadina, c’è un bosco con un bellissimo prato alla sua destra. Penso dovresti trovare quello che cerchi, se non di più”. Probabilmente una passeggiata le avrebbe fatto bene in fin dei conti.
Ringraziò la donna col miglior sorriso che le riuscì, dirigendosi nella direzione indicata.

Avrebbe evitato a Kidd il piacere di ripulire la sua tanto amata pistola dalle sue interiora.

Per quanto si sentisse uno schifo, sapeva che con molta probabilità avrebbe trovato quel che cercava.  Anemone se la prese molto comoda, guardando il frenetico viavai del popolo, prendendosi il lusso di riflettere.
Non sapeva perché, ma aveva la netta sensazione che non fosse la prima volta che il vice e il capitano discutevano, e poteva immaginare quanta noia desse tutta questa situazione al biondo. Ma gli ordini rimanevano ordini, e il Killer era un vice molto leale che svolgeva i suoi compiti a dovere.
Quella situazione e il fatto che il biondo l’avesse difesa erano le ragioni per cui l’artigiana non se la prendeva tanto con lui. Poteva dire che negli ultimi mesi si era abituata al suo essere taciturno e alle poche parole. Capiva perfettamente la sua posizione.
C’era intesa tra loro due e tanto le bastava.

Certo, la questione del “pedinamento” le dava fastidio, ma quella era colpa di Kidd, testa calda del cavolo.
Per tutte queste controversie, quando vide di nuovo quel lampo di giallo mentre usciva dalla cittadina, non ci fece poi tanto caso, lasciando le cose così com’erano. Aveva un problema alquanto serio da risolvere, e il resto poteva attendere. Kidd al confronto era un soffio di vento.

Infine, finalmente arrivò alla sua meta.
Non era proprio un prato… era una distesa alquanto grande di piante che, grazie al cielo cosparso di soffici nuvolette bianche, era illuminato a chiazze, facendo risaltare di più alcune piante e di meno altre.
Per quanto potesse sembrare pittoresco, in mezzo a quella distesa c’era un melo, con frutti rossi alquanto invitanti, in particolare perché la colazione di quella mattina Anemone l’aveva rigurgitata dopo una sola corsa al bagno.
La cosa era diventata troppo seria per essere ignorata. Odiava sentirsi debole, ed essere in quello stato le dava una noia immensa. Non era da lei essere così fiacca.

Proprio ai lati del tronco c’erano tre cespugli alquanto grandi, in piena fioritura. Su due sbocciavano piccoli fiorellini bianchi, che da quella distanza la confondevano non poco, perché potevano essere ben altro a parte biancospino, e un terzo aveva dei fiori talmente caratteristici da essere riconoscibile fin da subito. Passiflora.

Raccolte le piante in quantità abbondanti, che aveva impacchettato e riposto nell’onnipresente borsa, si era arrampicata sull’albero, raccogliendo una decina di mele, una delle quali aveva cominciato a mordicchiare anche prima di scendere. Per concludere, compiuta la missione, si era adagiata contro il tronco, meditando.
Di colpo, tutta quella situazione aveva cominciato a darle ai nervi. Il biondo la seguiva ovunque andasse e la costringeva a fare quel che più odiava, ossia nuotare, e sembrava che il rosso trovasse immensamente divertente renderle insopportabile la vita. Prese una seconda mela, buttando via il torsolo dell’altra.
Diavolo, doveva farsi una dormita, e subito, prima che la situazione le sfuggisse di mano. Altrimenti non avrebbe avuto controllo sulle conseguenze…

Alzandosi, con una borsa alquanto pesante tra le mani e cercando di ripulirsi il fondoschiena da eventuale sporcizia, non poté non notare dei fiorellini bluastri, simili a non-ti-scordar-di- me, che stava quasi per calpestare. La mela le cadde di bocca. Non volò una mosca.
Inizialmente le si sgranarono gli occhi, poi un sorriso maligno si materializzò sul suo volto.
Dolce, cara vendetta.

Chi poteva aspettarsi che quella piantina dagli effetti divini crescesse in un posto sperduto come quell’isola senza nome? Lei no di certo.
Un piano semplice ma diabolico si nutrì della sua frustrazione, materializzandosi nella sua mente. Ma le serviva un complice e non era l’unica a doversi vendicare…

“KILLER!”




“Giù! Giù! Giù! Giù! Giù! Giù! OLÈÈÈÈÈ !” Chi avrebbe mai pensato che una vendetta sarebbe stata così divertente? Beh, non per il suo fegato, ma pur sempre uno spasso.

Tutta la ciurma, fatta eccezione per il capitano, era riunita nella taverna più grande del luogo. In particolare, due persone stavano facendo una gara su chi riusciva a rimanere cosciente il più a lungo. Il primo che avrebbe perso i sensi avrebbe perso. Tuttavia, entrambi erano fin troppo ottusi per mollare l’osso, era un fatto di onore, anche se essere mezzi morti non aveva nulla di onorevole.
La cosa assurda era che i due in questione erano il vice, che beveva, ma di rado in dosi così massicce, e una testa cobalto che non beveva da suo ventitreesimo compleanno, ovvero due anni prima, e per ovvi motivi che la diretta interessata preferiva non citare. Troppo imbarazzanti a sua detta.

“Giù, giù, giù!” Nessuno prendeva parti, in quanto Anemone non aveva mai mostrato la sua resistenza all’alcool e Killer era un tipo alquanto imprevedibile. Due forze della natura, come alcuni li definivano.
Ovviamente, dopo una mezz’oretta circa, anche il capitano era sopraggiunto nella locanda.
Era rimasto stranito dal fatto che la nave fosse deserta, dirigendosi verso il luogo da dove proveniva la maggior parte del fracasso. Non gli ci volle molto per capire i motivi di tale putiferio.
Il suo vice e l’unica donna della sua ciurma facevano una sfida di resistenza all’alcool, a sua totale insaputa, e sembrava si stessero divertendo per giunta.
Era uno di quei rari momenti in cui il biondo non portava la maschera, mostrandosi al mondo per quel che era. Anemone si rifiutava categoricamente di guardare nella sua direzione. Almeno una bella sbronza non le sconquassava totalmente la ragione.

Solo allora, udendo i suoi passi tuonanti, l’artigiana parve notarlo. “Capitano! Vuole aggiungersi a noi?” Aveva un sorriso da perfetta ubriaca in volto, anche se non da totale ebete come avrebbe detto per altri. Kidd non ci pensò neanche un attimo a fare una faccia annoiata, portando gli occhi al cielo. Ormai era istintivo quando Anemone era nei paraggi.
“Due idioti ubriachi sono già abbastanza”. Non si sarebbe abbassato al loro livello. Anche se un bicchierino se lo sarebbe fatto volentieri…

La donna naturalmente se ne infischiava assai di quei ragionamenti.
“O-ho, paura di perdere, capitano?” La guardò negli occhi, un mix tra sbalordito e lo scocciato. Analizzò un attimo il suo tono e capì che era sincera. Gli venne il tic all’occhio.
Nessuno, NESSUNO, era capace di battere Kidd in una sfida del genere. Neanche una pazzoide come lei, che ingurgitava caffè a litri.
L’avrebbe dimostrato a lei e al resto della ciurma…



La mattina dopo, sotto i raggi del sole che le finivano direttamente negli occhi e russando come un marinaio, Anemone dormiva beata abbracciata a un orsacchiotto abnorme. Era così dannatamente morbido che le tornò alla mente il suo caro Leo, un leoncino di peluche, anch’egli abnorme, che le avevano regalato anni prima. Anche se Leo non odorava di metallo, muschio e sangue, e di sicuro non alcool, andava bene comunque. Le bastava poterlo stringere a sé e dormirci.
Non riposava così bene da mesi. Lo abbracciò ancor di più, mettendosi comoda e nascondendo il volto in qualcosa di ancor più morbido, quasi fosse seta. E sembrava anche lungo… peccato che le pizzicasse il naso.

Alla fine, fu quel leggero pizzicare che la riportò al mondo dal dolce abbraccio del riposo.
Poco a poco, socchiuse gli occhi, dando un primo sguardo a cosa stesse amorevolmente stritolando. Non era Leo.
“Porca vacca, Killer!” Era saltata di scatto a sedersi, quasi cadendo dal letto che lei aveva condiviso col biondo quella notte. Non ricordandosi in un primo momento sul perché fosse lì, constatò che erano entrambi vestiti e con molta probabilità non era successo niente. Tirò un sospiro di sollievo.
Poi, poco a poco, le tornò alla mente la scena del giorno precedente…




“KILLER!” Di certo il biondo non si aspettava che di punto in bianco Anemone urlasse il suo nome. Con immensa soddisfazione della donna, il vice si avvicinò verso di lei. Cosa avrebbe pagato per vedere l’espressione sotto quella maschera.
“L’avevo detto a Kidd che era inutile… comunque, che vuoi?” Come aveva sospettato. Come lei, Killer era particolarmente scocciato da quella situazione, anzi, avrebbe scommesso che non ci avrebbe pensato due volte a darle una mano.

“Li vedi quei fiorellini blu?” Puntò ai piedi del biondo. Seriamente, era davvero messa male se non aveva notato quel dono di Roger, e stava per calpestarlo per di più…
“Ottimo, quelli, qualsiasi cosa tu beva, dalla semplice birra, ad alcolici più forti come il sakè, neutralizzano tutti gli effetti post-sbronza che affliggono dopo una sana bevuta”. Quello li squadrò per qualche secondo, piegandosi un attimo a coglierne alcuni, rigirandoseli tra le dita.
Poi il suo sguardo tornò su Anemone. “E allora? Cosa dovremmo farci? E poi tu non sei nella migliore delle forme. Dovresti tornartene alla nave e dormire”. Se non fosse così stanca, forse avrebbe avuto la forza di buttarglisi addosso e stritolarlo. Era l’unico che l’aveva notato. Forse ci teneva.

Inutile dire che lo sguardo dell’artigiana si addolcì, sentendosi per una volta tanto presa in considerazione. “Allora ci hai fatto caso… però, quello che avevo in mente è una vendetta al nostro caro rosso. Sappiamo perfettamente quanto gli piaccia farsi una bella bevuta, e premendo i tasti giusti…”Lasciò la frase incompiuta, con sottinteso quello che aveva in mente di fare.


“Cosa ti fa credere che accetterò di fare una cosa del genere?” Lo guardò come se si sentisse presa in giro, un espressione sul volto da “ma l’hai chiesto sul serio?” e gli occhi increduli.
Si riprese subito. “Dai, ti conosco abbastanza da capire che non sei proprio felice di tutta questa situazione. E so anche che non lasceresti passare una proposta del genere, in particolare quando hai la possibilità di uscirne con le mani pulite e totalmente indenne”. Aveva fatto centro, poiché il biondo ricominciò a rigirarsi di nuovo i fiorellini tra le dita.

Infine, ancora giocherellando con le piantine, si voltò verso la cittadina, cominciando a camminare adagio. Poco dopo la donna, colto un bel mazzo di quei fiorellini, corse dietro a Killer, prendendo posto al suo fianco, totalmente contenta di quella situazione e della vendetta imminente.
“Comunque, si vede che stai uno schifo. Sarei un cretino per non notare che rischi di affogare più spesso del solito durante le lezioni, per non parlare di tutto il caffè che ti bevi. Lo sai quanto mi costa ogni volta comprarne una scorta decente quando ne trovo dell’accettabile? È più difficile di quanto sembri”. Oh, era per quello che lo adorava. Lo lasciò brontolare mentre camminavano con molto piacere.

“E poi, com’è che funziona questa roba? Sembra innocua”. Per concludere, aveva stretto le piantine nella mano, lasciandole cadere dopo una bella strizzata di tale nome.
“Oh, le mangi prima di cominciare a bere, a seconda di quanti neuroni hai in mente di uccidere, e la mattina dopo stai anche meglio, rinvigorito”.




“Chiudi quelle dannate tende, Anemone…” Killer aveva cominciato a rigirarsi, facendo notare con sommo orrore della donna che la maschera non c’era. Prima che potesse vedere qualcosa, si spiaccicò le mani faccia, scendendo dal letto nel modo più delicato che poté, pur di non uccidersi. Non c’era neanche da chiedersi se ci fosse riuscita. Era atterrata col fondoschiena sul duro pavimento di legno, brontolando qualche profanità.
Ancora con le mani sugli occhi e un dolore accentuato al sedere, si diresse a chiudere le tende azzurrine che pendevano davanti alla finestra. Poi se ne scappò nel bagno, a darsi una sistemata.
Tutto sommato, non era messa male. Aveva un aspetto riposato, se non addirittura felice, e sciacquato il volto, uscì dal bagno del biondo, andando nella camera accanto, che aveva affittato la notte prima in vista di una situazione come quella. A quanto pare non c’era arrivata, non che si lamentasse del risveglio.

Dopo essersi cambiata in qualcosa di più decente e pulito, ritornò nella stanza del vice, controllando prima che le volgesse la schiena. Assicuratasi di questo, entrò e gli si avvicinò, evitando di dargli troppo fastidio. “Ti aspetto tra cinque minuti sotto, al bar. E datti una pulita, puzzi di alcool”.
Quello si raggomitolò ancor di più su se stesso, sbadigliando sonoramente. “Sei l’ultima a dover parlare su chi puzza… ed è l’ultima volta che ti aiuto a camminare dopo una bevuta come quella…” Si trovò sul punto di prenderlo a calci nel sedere, ma la possibilità di rompere quella promessa di mesi prima la bloccò all’ultimo momento, facendo rimanere solo un po’ d’irritazione.
“Non fare la lagna e alzati”. Senza tante cerimonie, se ne andò con tanto di porta sbattuta sonoramente, contenta dei risultati ottenuti.

Dopo aver ordinato due tazze di caffè fumanti e con un giornale di giornata tra le mani, Anemone si sedette con le gambe incrociate su una sedia, sorseggiando beatamente quella sostanza divina. Era due settimane che non stava così bene, e c’era da star certi che si sarebbe gustata la sua colazione al massimo.

“Sai, dovremmo far una bella scorta di quella roba e nasconderla, tanto per annoiare Kidd”. Finalmente il biondo era sceso, sedendosi di fronte a lei e cominciando a bere il proprio caffè, dopo essersi tolto la maschera e averla poggiata al centro del tavolino. Ormai era un’abitudine per entrambi.
“E parlando di rossi annoiati…” Proprio in quel momento Kidd era sceso dal secondo piano, entrando nel bar. Ed entrambi gli occupanti avevano subito posato lo sguardo su di lui, che era solo con quei ridicoli pantaloni e gli stivali. Non aveva neanche gli occhialini, lasciando libera l’ingovernabile massa di capelli fiammanti.
Come avrebbero voluto ridere sonoramente ambedue, trattenendosi solo perché la mattina era troppo bella per essere mandata a rotoli per una cavolata simile.

Anemone fu la prima a parlare. “Allora, chi ha vinto capitano?” Ovviamente, il fatto che stesse facendo finta di leggere il giornale e di bere il suo caffè contribuì a irritare Kidd più di quanto doveva già essere. Gli effetti post-sbronza non avevano pietà di nessuno, neanche di un gigante con istinti omicidi terrificanti.
“Ho vinto io naturalmente…” Aveva grugnito con una noia che non aveva pari. Strapazzato qualche povero cameriere di prima mattina, il terzo si era seduto tra di loro, girando appositamente la sedia così che avrebbe potuto appoggiarvi le braccia con sopra la testa. Poi aveva incominciato a guardare i due complici mentre leggevano entrambi il giornale, quello di Killer sbucato da non si sa dove.

“Ma come cazzo fate a stare entrambi così bene dopo una sbronza del genere?” Era davvero irritato. Quel ruggito li aveva riportati sulla terra, facendo piegare ad ambedue il giornale, senza guardarsi l’un l’altro, ma voltandosi verso Kidd, considerando la risposta giusta.

“Segreto!”
“Segreto…”

Udendo le proprie parole, il duo si era messo a ridere, senza esagerare troppo per non peggiorare il mal di testa di Kidd. Il rosso ci rimase di stucco.

“Bastardi…” Però si riprese egualmente velocemente. Dovevano essere stati loro due in qualche modo, anche se il rosso non comprendeva bene come.
In verità il capitano non aveva idea in che cosa si fosse cacciato.

Killer era passato ufficialmente dalla parte di Anemone.






Ed è per questi motivi che non dovete mai darmi una ragione per scrivere! Posso andare avanti per giorni, arrivando a lunghezze stratosferiche. Voglio dire, sono 3500 parole! Mica poche.
Comunque, benritornati! Per quanto riguarda il seguente capitolo, non preoccuoatevi, Amo/Odio abbastanza Doflamingo da starci già lavorando, anche se non riesco a decidere se rendere la cosa altamente deprimente o abbastanza realistica... (forse meglio la seconda).

Ringrazio moltissimo i lettori che ancora mi seguono, in particolare I_mail (mi viene voglia di ucciderti con abbracci >3<), Kamikiizumo (fatti uccidere anche tu XD) e SWAMPY (You're alive! Aggiungiti anche tu alle altre due XD) per i commenti, poi Caspi, Zick e Nico love efp per averla aggiunta alle preferite (venite qua anche voi!) e infine Sumichan e Starhunter per avela aggiunta alle seguite (venite anche voi due già che ci siete!). Visto che sono in vena di Abbracci, con la A maiuscola, si aggiungano anche i lettori =D
Cavolate varie a parte, seriamente, mi fa piacere che mi seguiate, non vi immaginate come sto fissa a vedere se qualcuno commenta o fa qualche altra cosa, mi sento una scema in questi casi -_-'

Ora, se ci sono errori potete anche sbranarmi, vi dico subito che il mio polpaccio è la parte più buona, ma i capelli non toccatemeli XD

Non vi prometto niente, ma cercherò di aggiornare più regolarmente possibile (prima che ricomincia la scuola... Ah, i brividi...)


Alla prossima!


P.s. Date un bell'abraccio a Kamikiizumo!
  
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