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Autore: ParalyzedArtwork    30/07/2012    0 recensioni
La piccola storia di una Gheisha che rincorrei i suoi sogni.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è stato detto, che se vogliamo, ognuno di noi è in grado di scrivere la propria storia. 
Non è detto che rappresenterà il futuro, che sarà così, ma è probabile, si dice, che possa guidarci. 
Davanti a questo grande specchio, in questo bagno immerso nei fumi che lo scorrere dell’acqua calda nella vasca a provocato, sciolgo il chimono, lo abbasso mostrando la spalla ed una parte del mio petto. Fermo il tesso poco prima che scopra il mio seno. Ho un trucco impeccabile, preciso. Le mie labbra sono rosse come una rosa appena sbocciata, la mia pelle è bianca persuasa da un cerone che nasconde il mio volto e sa arrivare fino alla mia anima. Socchiudo gli occhi. Queste ciglia finte, rendono i miei occhi come insensibili a tutto il resto del corpo. Questo trucco rosa, bianco e rosso riesce a soffocare anche il colore del mio iride col ambra.
Un raggio di sole, che entra da una finestrella socchiusa, illumina la parte dello specchio che riflette la parte del mio corpo scoperta. La mia acconciatura, stava cedendo. La mia lunga liscia chioma nera, era tirata su da due grandi bastoncini incrociati che facevano scendere dei pennacchi e il mio capo era contornato di bellissime mollette di fuori finti, che erano così morbidi da sembrare veri. Accanto a me sul tavolino, dei fogli sparsi stavano iniziando a cadere per il vento leggero che entrava dalla finestra.
Vicino ad essi un pennello, con il manto marrone ed una bocchetta d’inchiostro nero pece.
Presi il pennello, lo intinsi nell'inchiostro e incomincia a disegnare su tutto il mio corpo delle line che si muovevano sinuose sul mio petto. Erano numerose line curve che andavo a terminare in dei riccioli. Dalla cui fine di una se ne diramava un’altra.
Quelle line così accurate volevano simboleggiare ciò che avrei realizzato. Ciò che volevo, ciò che passava nella mia mente.
Quei riccioletti finali invece erano l'ottenimento. Ottenere ciò che si vuole. Ottenere ciò che avrei voluto. Non desideravo la felicità, volevo vivere in pace. 
In pace? Eccome? Per esempio senza sentire il telefono squillare causa emergenze di lavoro o parenti vari impanicati ogni minuto, non dovendo lottare contro i piccioni che posandosi sulla mia antenna oscurano il segnale, senza dover dare spiegazioni alle persone di ogni cosa, senza dover avere mesi e anni di prenotazioni per salutare un amico. Senza dover dar retta a nessuno. Pensare a mentire, alle peggiori scuse, per poter continuare a vivere felici. Poter uscire di casa ed andare in montagna, al mare, in piscina.. Senza non accordarsi mai dopo anni, aspettare sotto un cartello un mezzo per qualsiasi parte si voglia andare. Od dover andare dall'altra parte del mondo per poter andare sotto a quel cartello. 
I riccioli era tutto ciò che ero riuscita ad ottenere per cui la mia vita fosse leggera. 
Le line erano tutto ciò che era stato la fatica del tragitto.
Un tatuaggio d'inchiostro che spiegasse la mia vita in semplici parole.
Adesso però l'acqua della vasca bagna tutto il mio corpo, il mio chimono, lasciando distruggere il trucco quasi colato la mia acconciatura perfetta.. E quelle line. Tutto era distrutto, eccetto che il mio pensiero.
   
 
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