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Autore: Nikki Leaks    31/07/2012    0 recensioni
"This feeling, inside me,finally found my life,
I'm finally free. No longer torn in two
Living my own life by learning from you"

Ho paura del mio futuro, ma sento di essere finalmente libera.
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologue.


L’atmosfera forse quella sera era una delle migliori, per una festa universitaria organizzata dai novellini. Mi aveva convinto la mia compagna di stanza nonché la mia migliora amica ad andarci, nonostante odiassi farmi vedere in quei luoghi per la brutta reputazione che mi ero fatta durante i miei anni da liceale. Ma a chi importava una volta che tutti avrebbero ingerito ogni tipo di droga presente nella discoteca? Cercai nella tasca interna della mia borsetta la bustina della polverina bianca, promettendomi che dopo quell’ultima festa non avrei toccato più nulla per il resto della mia vita da scolaretta. Ci immersi dentro il dito e una volta diventato bianco lo portai al naso, aspirandone i piccoli granelli. Passai la bustina a Isabelle che fece il mio stesso lavoro, per poi appropiarsene. Mandai giù l’alcool del mio bicchiere tutto d’un sorso,  strizzando gli occhi quando la mia gola iniziò a bruciare, come avevo fatto per i due cocktail precedenti. Mi alzai in piedi, poggiando le mani al bancone per evitare di fare una rovinosa caduta, quando Pierre, anche lui vistosamente sballato mi invitò a ballare con un gesto della testa. Mi aggrappai a lui e ci dirigemmo a stenti nella pista da ballo straripante di ragazzini brufolosi e fetenti che ballavano nei modi più strani. Forse l’età minima in quel locale era quattordici, massimo sedici anni. E io? Io avevo già ventitré anni, la musica era diversa e anche i balli ora, ma le droghe no, quelle erano sempre le stesse, quelle le conoscevo bene. Imitai Pierre, portando i pugni in alto, saltando, ingerendo pasticche che mi passava con la sua lingua. Non so per quanto tempo eravamo rimasti lì in mezzo, ma quando mi resi conto che il mio viso era così vicino al pavimento della discoteca e che la mia bocca stava sputando sangue mentre tutti avevano formato un cerchio intorno a me preoccupati, la mia vista si annebbiò e la mia testa continuò a ripetere all’infinito il ritornello dubstep che suonava nel momento della mia caduta. SHUT THE FUCK UP!GET UP!
 
 
- Ciao brutta stronza. So che mi puoi sentire, me l’hanno detto i medici… Ti ho portato il nuovo numero di 20ans, così almeno ti aggiorno un po’ sulle mode di questo mese! Cavolo sono cinque mesi ormai che ti aggiorno, quando ti sveglierai sarai una perfetta stilista! Oggi c’è stato un casino all’università… dovevi vedere, sono venuti a controllare se qualcuno aveva…  sì, insomma, della roba. Io ero a studiare nella nostra panchina e ho visto il docente di filosofia che insegnava nella classe di fronte alla nostra di storia dell’arte che veniva portato via… Oh ciao, non  ti avevo visto.-
-Ciao Isabelle.  Non c’è problema, se vuoi vado via.-
-Forse è meglio, dopo quello che le hai fatto… guarda persino il suo battito cardiaco sta aumentando! Scommetto che ti vorrebbe picchiare a morte se potesse! Perché non sei entrato tu in coma al posto suo?-
-Che bella amica a ricordarglielo, nessuno ti ha detto che lei può sentire?-
-Vattene a quel paese!-
Passi, e poi silenzio. Qualcuno piange.
 
 
Freddo, nero, fasci di luce, rumori troppo forti, fastidiosi.
Un nome ripetuto, una risata, parole, voce calda e dolce, rauca. Un’altra squillante e solare. Ora è triste.
-Emy, ti voglio tanto bene. Svegliati presto, mi manchi. Ti vogliono portare via da qui-
 
Una canzoncina felice, con tanti campanellini, della carta stracciata, persone che mi toccano, calore e sensazioni gradevoli.
 
Mi sento mancare, tendo le mie mani cercando  di aggrapparmi al buio, sento che c’è qualcosa al di là del muro solido che mi divide con qualcosa che conosco ma che non riesco a ricordare. Dev’essere qualcosa di estremamente bello, perché voglio tornarci. Stringo la mano a pugno e mi faccio spazio in quella stanza buia. Sento che i miei polmoni si stanno comprimendo, ma ciò mi reca solo belle sensazioni. Lascio che i miei polmoni si rilassino e una luce bianca si fa spazio tra il muro nero che mi ostruisce la vista. Sento una strana sensazione alla gola e un dolore atroce agli occhi, il mio corpo è teso, che cosa succede? Sento il mio cuore battere talmente forte che potrebbe schizzare via dalla mia gabbia toracica. Mi fanno male i polmoni, butto fuori l’aria e mi accorgo che sto respirando. Aggrotto le sopracciglia e finalmente vedo quello che ho intorno, ed è fastidioso; tutto bianco, a eccezione dei colori sgargianti vicino a me, vorrei che sparissero in questo preciso istante. Una voce familiare sta urlando, perché?
Una persona si sta muovendo veloce verso di me e poi mi stringe forte, sollevandomi.
-Emilie!Emilie sei tornata! - Qualcosa di caldo solca le mie guance, piango. Realizzai che quella era mia madre e io ero appena uscita da uno stato comatoso. Cercai di ricordare come si parlava, inspirando e espirando più volte. Altre persone entrarono nella stanza,  mio padre, infermieri e dottori.
-Ciao, sto benissimo, e voi?- La mia voce era bella, non me la ricordavo, era da molto tempo che non mi sentivo? Mia madre scoppiò a piangere ancora di più e le labbra di mio padre tremavano in un sorriso incerto.
-Quanto è passato?- Chiesi incerta, e il dottore si avvicinò con una cartellina in mano.
-Esattamente un anno e venti giorni. E’ il 21 Gennaio 2013, Emilie.-
  
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