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Autore: TheGhostOfYou    31/07/2012    5 recensioni
Avrebbe tanto voluto possedere una casetta come quella che stava cominciando a costruire, rintanato nel suo sottoscala con amici solo i ragni; avrebbe voluto vicino la sua mamma, per avere almeno una torta di compleanno come tutti i bambini che andavano a scuola con lui.
Era bello giocare con quei pezzi di mattoncini colorati, impilarli uno sull’altro fino a costruire i muri, le finestre e il parco con gli alberi.
Anche quell’anno per lui non ci sarebbe stata nessuna festa; zia Petunia gli passò una fetta di bacon quella mattina senza nemmeno degnarsi di augurargli un buon compleanno e zio Vernon lo ignorò, come faceva praticamente tutti i giorni.
Harry strinse il mattoncino colorato che teneva in tasca e chiuse gli occhi, immaginando di essere con la sua mamma e con il suo papà.
Quella notte Harry pianse, abbracciato al suo cuscino, stringendo quel piccolo pezzo di Lego tra le mani e cercando di soffocare i singhiozzi. Era ingiusto piangere in quel modo a nove anni, era ingiusto non avere un compleanno.
La storia partecipa al contest "Buon Compleanno Harry" di Shallo
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Il castello di Lego

 
 
 
I’m gonna pick up the pieces
And build a lego house
When things go wrong we can knock it down
 
Ed Sheeran – Lego House
 
 
Harry aveva compiuto otto anni da tredici ore quando la signora Figg gli passò quel pacchetto colorato. Il bambino l’aprì con gli occhi sgranati, di quel verde così particolare, come quelli di sua madre Lily. La signora Figg non aveva mai visto quegli enormi occhi pieni di emozione; mentre scartava la scatola della casetta di Lego – una volta appartenuta a sua madre Lily, anche se lui non poteva saperlo – il piccolo Potter aprì la bocca quasi estasiato. Arabella sapeva bene che Harry non aveva mai ricevuto regali dai suoi zii e pregò Merlino che non gli togliessero anche quell’unico svago.
- Non dire a tua zia che ti ho dato questo regalo – disse facendogli l’occhiolino – E promettimi che costruirai questa casa piano piano, anno per anno, fino ai tuoi undici anni –
Ad Harry non piaceva la signora Figg: la sua casa sapeva di cavolo e i suoi gatti erano troppo invadenti. L’apprezzò però, mentre il sorriso rugoso raggiungeva gli occhi chiari. Nell’innocenza dei suoi sette anni, Harry pensò che quel sorriso avesse qualcosa di magico in quel preciso istante. Finì il suo te al limone con tanto zucchero e posò il cucchiaino sporco sul piattino decorato, per sorridere alla vecchietta a sua volta.
- Ancora grazie, signora Figg. Per il regalo e per la torta –
- Buon compleanno piccolo Potter – disse lei dolcemente, come se fosse più una nonna che una vicina di casa.
Harry non potè vederla, ma la donna aveva gli occhi pieni di lacrime quando lui lasciò la casa.
 
*
 
Il giorno in cui compì nove anni, Harry cominciò a costruire quella casa di Lego che la sua anziana vicina gli aveva regalato l’anno precedente; era stato un anno terribile ed Harry era stanco di vivere in quella casa. Avrebbe tanto voluto possedere una casetta come quella che stava cominciando a costruire, rintanato nel suo sottoscala con amici solo i ragni; avrebbe voluto vicino la sua mamma, per avere almeno una torta di compleanno come tutti i bambini che andavano a scuola con lui.
Era bello giocare con quei pezzi di mattoncini colorati, impilarli uno sull’altro fino a costruire i muri, le finestre e il parco con gli alberi.
Si ricordò delle parole della signora Figg e arrivò fino a metà muro, poi prese la costruzione e la mise sotto il letto, conservando nella tasca dei pantaloni un solo mattoncino blu – il blu era sempre stato il suo colore preferito.
Anche quell’anno per lui non ci sarebbe stata nessuna festa; zia Petunia gli passò una fetta di bacon quella mattina senza nemmeno degnarsi di augurargli un buon compleanno e zio Vernon lo ignorò, come faceva praticamente tutti i giorni.
Harry strinse il mattoncino colorato che teneva in tasca e chiuse gli occhi, immaginando di essere con la sua mamma e con il suo papà.
Quella notte Harry pianse, abbracciato al suo cuscino, stringendo quel piccolo pezzo di Lego tra le mani e cercando di soffocare i singhiozzi per non farsi sentire.
 
Era ingiusto piangere in quel modo a nove anni, era ingiusto non avere un compleanno.
 
 
*
 
Harry aveva appena compiuto dieci anni e correva come un pazzo alla ricerca della signora Figg.
 
Quella mattina si era alzato presto, aveva preso fuori la sua casa d Lego ed aveva continuato a costruire da dove si era fermato l’anno precedente. Ben presto però si era accorto che invece di una casa stava costruendo un bellissimo castello; aveva cominciato a capirlo quando si era soffermato sul primo torrione, quello più alto. Aveva cercato allora il foglietto delle istruzioni, dove c’era il disegno di una bellissima villetta a schiera a due piani. Harry aveva smontato il tutto, ma quando aveva costruito di nuovo il muro della casa, esso era diventato un castello.
Uscendo dalla stanza, lentamente ed in punta di piedi si era avvicinato allo zio Vernon, intento a leggere il Daily Mail della mattina, e si era schiarito la voce. Zio Vernon lo aveva guardato come se fosse un insetto e aveva alzato gli occhi al cielo. Odiava essere seccato a quell’ora del mattino.
- Che vuoi? – aveva chiesto in modo burbero.
- Zio Vernon, è possibile che i Lego siano magici? –
L’uomo aveva tossicchiato il caffè, macchiando il suo preziosissimo giornale ed era diventato rosso come un peperone.
- Magia? Non esiste quella robaccia! –
 
Com’era possibile che i Lego fossero cambiati? Doveva chiederlo alla signora Figg, perché era lei che li aveva regalati a lui, era lei che l’aveva cacciato in quel pasticcio.
La donna aprì la porta ed accolse il piccolo Potter con il suo solito sorriso, poi lo invitò ad entrare; sul tavolo c’era una torta raffigurante una piccola boccia d’oro con le ali; Harry non aveva mai visto un oggetto del genere, ma dovette ammettere che era bellissima.
- Buon compleanno, Harry –
Il ragazzino si sedette e spense la candelina, poi guardò la vecchietta che tagliava la torta ed arrossì; quella donna riusciva sempre a metterlo in imbarazzo.
Dopo essersi rimpinzato per bene, decise che quello era il momento opportuno per chiederle che cosa stesse accadendo ai suoi mattoncini. Strinse la mano attorno al Lego azzurro che portava sempre con se e deglutì a fatica.
- Signora Figg, lei sa perché i miei Lego sono diventati un castello?- cominciò, cercando di non risultare un bambino sciocco – Ci deve essere una spiegazione. Non possono essere cambiati per magia, la magia non esiste –
Arabella lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla.
- Harry, mio caro, anche le cose che ci risultano incomprensibili a volte non lo sono: hai dieci anni. Se vuoi credere nella magia ne hai tutto il diritto. I tuoi lego sono cambiati perché tu lo hai voluto – rispose con molta calma, lasciando Harry nella confusione più totale.
In quel momento il piccolo tirò fuori il mattoncino, una volta blu, che aveva cambiato colore. Era diventato verde.
- Come gli occhi di tua madre – aggiunse Arabella, osservando quel lego che Harry teneva in mano.
- Lei conosceva mia madre? –
- Oh si, mio caro. Anche lei credeva nella magia: i tuoi Lego erano suoi, una volta –
 
*
Undici anni erano un traguardo speciale.
Eppure Harry avrebbe tanto voluto essere altrove, piuttosto che trovarsi con i Dursley. Erano partiti in fretta e lui non aveva fatto in tempo a prendere nulla se non il suo zaino, dove accuratamente aveva messo dentro il castello di Lego.
Dormivano tutti in quella catapecchia, anche se i rumori del mare che si infrangeva contro quello scoglio erano terribili; Harry osservò l’orologio di Dudley e constatò che mancavano solo due minuti alla mezzanotte del 31 Luglio. Con cura tirò fuori il suo castello e finì la costruzione; era bellissimo, con il parco enorme e un lago oscuro e minaccioso che contornavano le mura di pietra scura ed i torrioni antichi ed altissimi.
In quel momento, l’orologio di Dudley segnava la mezzanotte: aveva undici anni.
- Buon compleanno, Harry – si disse da solo, e soffiò sul castello, come se fosse una torta. In quel momento, alla porta qualcuno bussò.
 
*
 
La prima volta che Harry Potter vide in lontananza Hogwarts non poté credere ai suoi occhi: il castello era uguale alla sua costruzione. Si rigirò il Lego colorato in mano e lo mise in tasca; non lo sapeva, ma quello sarebbe diventato il suo portafortuna.
Sorrise quando capì che la magia che era dentro di lui aveva cambiato i Lego, rendendo il suo unico gioco qualcosa di più: una speranza.
Perché tutto quello che Harry aveva sempre voluto, tutto quello che Harry aveva sempre desiderato quelle poche volte in cui aveva soffiato sulle candeline era un posto dove sentirsi a casa.
 
Ed Hogwarts sarebbe diventata la sua casa, anche se questo ancora non lo sapeva.
 
 *

BUON COMPLEANNO, HARRY! :)
   
 
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