Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
Segui la storia  |       
Autore: heyyouthere    31/07/2012    8 recensioni
"Aspetti un invito scritto per caso? Non perdere questa occasione, perché questi miei scatti di bontà non capitano spesso." "Tutto merito del mio fascino." disse, alzandosi anche lui e mettendosi lo zaino in spalla. [Dal II capitolo]
Prima ff che scrivo. Ditemi cosa ne pensate, tutte le critiche sono ben accette. :)
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buondì, gente. Come va?
Ecco un nuovo capitolo, visto che l'altro era un po' cortino.
Ora vado a dormire (che novità!).
Ok, vi lascio al capitolo. Come sempre ditemi cosa ne pensate. :>
-xo






 

 

“Una faccia di bronzo è la cosa più importante da mostrare al mondo, ma di tanto in tanto, quando sei solo, e nessun pubblico ti siede davanti, dovrai pure, suppongo, toglierti la maschera, se non altro per poter respirare liberamente.
Altrimenti, finiresti per soffocare.”
-De Profundis
 

Aprii la porta piano, per non svegliarlo nel caso si fosse addormentato.
Vidi la tv accesa e guardai sul divano, nella speranza però che fosse ancora sveglio. Desiderio esaudito.
Notai che guardava con eccessiva attenzione ‘Made, ballerina di salsa’.
Se non voleva parlarmi, lo avrei capito. Ma dovevo fare qualcosa. Ci stavamo comportando come due bambini a cui la mamma aveva tolto il giocattolo per qualcosa che entrambi avevano combinato e ognuno dava la colpa all’altro per l’accaduto.
Di solito non faccio la persona matura, non sono il tipo da “facciamo una seduta terapeutica per esternare i nostri sentimenti e dire quello che non va”. No. Mi limito a crogiolarmi nel mio realismo e a guardare gli altri mentre si danno da fare. Non mi facevo in quattro per parlare e sviscerare problemi che si potevano benissimo risolvere anche in altri modi.
Non lo avrei fatto nemmeno questa volta. Avrei risolto le cose a modo mio.
“Alla fine lo vincono, il talent show.”dissi sedendomi sul divano di fianco a lui, che era per metà steso, con i piedi appoggiati al tavolino. Mi guardava un po’ sorpreso. “Questa puntata l’hanno già fatta vedere l’altro giorno.”spiegai, mentre posavo sulla sua pancia un sacchetto di carta marrone.
L’odore del cibo era inconfondibile.
“Chips & cheese?” mentre dava un’occhiata dentro la busta, la sua bocca si aprì in un sorriso. “Quindi il tuo piano è quello di comprarmi con il cibo?”
“Ci sto provando.” Infilai la mano nella confezione e presi un paio di patatine.
Mi prese per il braccio e mi tirò più vicino a lui.
“Ci stai provando.. con me.”
“Ecco tornato il Sheeran di prima. Mi era mancato il tuo senso dell’umorismo, insipido e un po’ malato. Vecchio furbacchione che non sei altro.” Con il braccio libero lo spintonai, per poi saltargli addosso, abbracciandolo.
Ci ritrovammo entrambi stesi sul divano.
Alzando un sopracciglio in segno di sfida, sfilai il sacchetto che durante il mio assalto era atterrato fra di noi e, dandogli le spalle, mi girai verso la televisione, cominciando a usufruire di quel pasto poco salutare, ma decisamente delizioso.
Ma Sheeran non si diede di certo per vinto. Circondandomi con le braccia, si allungò per riprendere il cibo che inizialmente era destinato a lui.
Accettando la sconfitta, mi rigirai verso di lui, che si gustava trionfante la sua merenda notturna.
Eravamo vicinissimi. Di nuovo.
Sarà mai possibile che nell’arco di così poco tempo io mi ritrovi così spesso appiccicata a lui?
C’era qualcosa,  qualcosa come una strana legge di gravitazione che al posto di esercitarsi tra Sole e Terra o tra Terra e Luna, continuava a riportarci l’uno attaccato all’altra. Sul libro di fisica c’era l’esempio delle due masse casuali, ma scommetto che Newton non aveva pensato che due persone potessero esserne sottoposte.
O magari si trattava di qualcosa come la terza legge della dinamica, la famosa azione-reazione, di quando un corpo A agisce su un corpo B con una forza, allora il corpo B agisce su A con una uguale ed opposta.
Oddio. Stavo davvero analizzando questa cosa attraverso concetti studiati in fisica?
Altroché rotelle fuori posto, le mie avevano prenotato una vacanza alle Bahamas e si erano perse per strada.
Fu riportata alla realtà dall’odore del cibo sotto il mio naso e alzando lo sguardo incontrai quello di Ed, che mi osservava divertito.
“Che c’è?”borbottai, prendendo dalle sue mani quelle tre patatine che si stava portando alla bocca. Le masticai piano, mentre lo scrutavo in attesa di una risposta.
“Eri così persa nei tuoi pensieri che ho immaginato che solo il tuo nuovo amore poteva risvegliarti.” Quel sorrisino bastardo era tornato sulla sua faccia.
“Il mio cosa?” Ma cosa stava dicendo? Nuovo amore?
“Chips & cheese.” Fece una pausa, mentre osservava la mia espressione. “Ammettilo che prima che arrivassi io non ne andavi pazza come ora.” Aha, certo. Cercò di assumere un faccino innocente, ma il sorrisino di prima lo aveva decisamente tradito.
Capii che si era lasciato la litigata alle spalle ed era tornato al nostro solito giochino ‘uso i doppi sensi, perché dico e non dico’. Lasciavamo cose in sospeso, frasi dette a metà, espressioni dal duplice significato.
Lo facevo spesso questo gioco e il fatto che lui avesse afferrato il meccanismo lo rendeva ancora più interessante.
Ma vista l’ora tarda, il mio cervello era stanco di farsi ancora tutti questi ragionamenti.
Ero esausta già dal falò, ma adesso che avevo finalmente toccato il divano la stanchezza aveva piano piano cominciato a prendere possesso di ogni fibra del mio corpo.
Mi avvicinai di più a Ed e fissai meglio le mie gambe che erano ormai attorcigliate con le sue, per non rischiare di cadere dal sofà nel caso molto probabile in cui mi fossi addormentata.
“Tu domani non devi andare a scuola?”mi chiese, mentre cercava di coprirci entrambi con la coperta a scacchi rossi e blu che avevo comprato qualche giorno prima.
“In teoria sì, ma penso che per un giorno potrei anche fare a meno.” Presi a giocherellare con il braccialetto che aveva alla mano destra, visto che era finalmente riuscito a sistemare il plaid. “E poi, tra ieri e oggi non ho proprio avuto la voglia e la forza d’animo di passare un po’ di tempo con Sallustio. Se non so tradurre quel maledetto passo, la prof è capace di farmi volare fuori dalla finestra in un attimo.. per non parlare poi di filosofia e.. Ma tu devi lavorare! Come farai ad alzarti tra..” guardai le cifre rosse dell’orologio sul tavolino “due ore?!”
“Ho il turno di pomeriggio.”rise davanti alla mia preoccupazione. Beh, come potevo sapere io che in un negozio di musica si fanno i turni?
Non immaginavo mica che una città come Leicester avesse una cultura e una vita musicale così attiva.
Ad essere sincera non sapevo quasi niente di quella città, per me era alquanto insignificante e da quando ci vivevo, gli unici pensieri in cui l’avevo inclusa erano quelli che riguardo un mio futuro trasferimento, appena finito il liceo.
Sorrisi al pensiero che ormai solo pochi mesi mi separavano da quel personale traguardo.
“Perché sei qui?”
“Che cosa?” mi guardava, dubbioso.
“Voglio dire, perché te ne sei andato di casa e adesso ti ritrovi a lavorare part-time in un negozio di musica in una città come questa?” Alzai lo sguardo. Adesso fissavo i suoi occhi che si spostarono da me ad un punto indefinito oltre la mia spalla.
“Di preciso non lo so. Sono un musicista e Suffolk mi stava decisamente stretta. Volevo vivere di musica. E lo voglio ancora. I miei lo sapevano già che avevo intenzione di partire, e così un bel giorno mi sono finalmente deciso e ho preso un biglietto per il treno. Nuove città, nuove opportunità.. nuove persone.” Ritornò a guardarmi. “Ho fatto qualche serata in bar sperduti con una media di cinque clienti a sera. Leicester è più popolata di molti posti dove ho avuto l’occasione di passare. È un posto interessante e il mio pubblico è salito da cinque a quasi una dozzina di persone a serata.” Sorrise con entusiasmo, accarezzandomi la schiena e, siccome il mio corpo era ormai per metà fuori dal divano, mi tirò più vicina a lui.
Quindi aveva suonato anche qui e non mi aveva detto niente. Non l’avrei di certo forzato a farlo.
Era la sua musica, i suoi fatti personali e aveva il diritto che rimanessero tali, anche se probabilmente non lo erano più, visto che li aveva ormai condivisi con chissà quante persone.
Decisi perciò che la stupida curiosità di sentirlo suonare me la sarei tenuta per me.
Di cosa volevo lamentarmi? In fondo, ero stata io ad alzare le barriere che circondavano le nostre rispettive vite private e, anche se non erano sempre state rispettate,  adesso dovevano rimanere così. Eravamo coinquilini, scherzavamo qualche volta, il necessario per la convivenza, ma alla fine della giornata ognuno aveva i propri affari a cui pensare.
Eppure eccoci qui, alle 5.01 di mattina, abbracciati sul divano, i vestiti ancora impregnati dell’odore di fumo del falò.
Volevo alzarmi e andare in camera mia. Dovevo rispettare le barriere, ma un velo di stanchezza così pesante continuò a premere sulle mie palpebre che, dopo avergli dato le spalle ed essermi accoccolata meglio contro di lui, mi addormentai.


“She's reinventing loving me
When we're resembling cutlery on the sofa
It must have been about 5.01
Like my blue ripped jeans
And my eyes are closed
And I'm way too tired
Hoody still smells of the beach bonfire
On the sofa, where we lay
I wanna stay inside all day
And it's cold outside, again
And we're both so high”

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran / Vai alla pagina dell'autore: heyyouthere