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Autore: Nimel17    31/07/2012    2 recensioni
La fiaba di Raperonzolo è molto conosciuta, ma qualcosa mancava...Rumpelstiltskin. La vera protagonista è comunque Rapunzel.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Rapunzel…”
Lei allontanò le mani del ragazzo dalle sue spalle.
“No, Flynn, il mio è un no definitivo. Posso essere la tua migliore amica, una sorella, ma non il tuo vero amore. Questo no, perdonami.”
“Ma io, pensavo…dopo quel nostro primo pomeriggio…”
Lei gli volse le spalle e fece due o tre passi per allontanarsi. Dopo si girò e gli, disse, guardandolo dritto negli occhi:
“Quel pomeriggio è stato un modo per evadere dalla realtà, da me stessa. Ma ci sono cose, persone che non posso lasciarmi indietro. Tu sei un brav’uomo, Flynn, non ti merito.”
Lui levò la mano verso l’alto, un gesto d’insofferenza.
“Non prendermi in giro, Rapunzel. Non tirarmi fuori la storia che non vuoi stare con me perché ti senti inferiore. Ti conosco. C’è qualche persona che non vuoi lasciarti indietro, è questo il motivo?”
Lei sussultò, impallidendo. Poi scosse la testa.
“Ti prego, non rovinare tutto…noi possiamo essere…”
Lui ridacchiò, ma i suoi occhi erano freddi.
“Amici? No. Non voglio accontentarmi. Se non puoi indossare per me il ruolo di moglie, non ne indosserai nessun altro.”
Flynn si girò e si allontanò ad ampie falcate, le braccia rigide lungo i fianchi e i pugni serrati. Rapunzel sentì gli occhi inumidirsi, ma sapeva che era la cosa giusta da fare. Sarebbe stato crudele illuderlo ulteriormente. Si addentrò nel bosco, sperando di trovarvi un po’ di pace. Voleva lasciarsi il litigio alle spalle, voleva confidarsi con qualcuno. Voleva dei consigli. Parole amiche. Nell’ultimo mese si era isolata dal mondo esterno, schiacciata da paure invisibili ma non per questo meno forti.
Si guardò attorno: il bosco le parve assumere le sembianze spaventose che aveva assunto la notte che era fuggita da palazzo e si era imbattuta in Cappuccetto Rosso, nonostante fosse pieno giorno. Gli scorci che si intravvedevano dagli alberi mostravano un cielo azzurro-grigiastro, privo di nubi, non c’erano raggi di sole a illuminare le acque del torrente, che sembravano di un grigio ferro che poco aveva a che fare con la loro naturale limpidezza. Non c’erano uccelli a cantare, nessuno scoiattolo si affacciava curioso dai rami. Stanca, si sedette sulle radici di un albero dalla corteccia raggrinzita, che assieme alle ombre dava l’impressione di avere un volto urlante in agonia. Rabbrividì. Sentì qualcosa di leggero sfiorarle la spalla, ma quando si voltò non vide niente. Probabilmente erano i suoi stessi capelli. Rigirò la testa davanti a sé e urlò, con quanta più forza aveva. Davanti a lei c’era un ragno, il ragno più grosso che avesse mai visto, quasi come il suo avambraccio. Quelli che le sembravano mille occhietti rossi la fissavano, spiccando nel pelo che variava dal nero più denso fino a sfumare in un marrone scurissimo, sporcato di quello che sembrava sangue rappreso. Due delicate tenaglie tintinnavano in aspettativa, ma la cosa più spaventosa non era il suo aspetto animalesco, quanto il suo aspetto umano: la bocca dell’essere aveva un labbro superiore e uno inferiore, entrambi carnosi e ben disegnati. La testa aveva lineamenti quasi fini, ma la forma ovale del viso era senza dubbio quella di una donna umana.
Rapunzel si sentì unire le caviglie, le braccia e avvolgere il capo da qualcosa di morbido ma appiccicoso. Fasce intere di ragnatele la rivestirono, nonostante lei si dibattesse con forza. Non riusciva a vedere, a sentire niente, riusciva a malapena a respirare. Brividi incessanti si alternavano nella schiena, il suo corpo aveva iniziato involontariamente a tremare. Si sentì sollevare verso l’alto, mentre una voce le risuonava, fragile come carta e stridente come le posate di ferro sui piatti sulla ceramica. Solo sentirla era una tortura.
“Non avere paura, ragazzina. Sei stata davvero incauta a finire nella tela di Aracne, ma presto le tue sofferenze avranno fine. Sembri proprio appetitosa, una volta conservata per un po’ nel mio bozzolo sarai un piatto da re. Quando tornerò da te, la tua carne rosea sarà diventata grigia, il tuo calore ti avrà abbandonato e il tuo corpo sarà nido di vermi e larve…più cibo per me, bellissima.”
Non doveva vomitare. Non sarebbe morta soffocata dal suo stesso vomito, questo era certo. Non poteva aprire gli occhi, ma forse era meglio. Era la sua immaginazione, o tante miriadi di cosine leggere stavano salendo sul suo corpo? No. La realtà era già abbastanza orribile senza che ci si mettesse anche la fantasia. Il sibilo che sentì vicino alle sue orecchie non fu immaginario, però, e neanche la caduta sul duro terreno. Si sentì come se le sue ossa si fossero schiantate sulla pietra e rotte come se fossero di vetro. Qualcosa stava tagliando le ragnatele che l’avvolgevano, e appena potè spalancò gli occhi ed emise un profondo respiro, annaspando come se fosse reduce da un’apnea durata giorni, invece di pochi minuti. Il viso era pieno di lacrime secche, in bocca sentiva il sapore di sale delle lacrime e del sangue di quando si era morsa la lingua,  i capelli erano appiccicaticci per i fili bianchi impigliati in essi.
“Rapunzel! Ti prego, dì qualcosa…”
Cappuccetto era china su di lei, il viso preoccupato. Con il suo coltello da caccia la stava liberando pian piano, cercando di trascinarla contemporaneamente lontano dall’albero. Quando finalmente le gambe furono libere, Rapunzel si alzò e indietreggiò più che potè.
“C-che cos’era?”
“Aracne. Una volta era una strega…e non una qualunque. Era la madre della Regina, Cora.”
Lei guardò l’amica, inorridita.
“Chi mai condannerebbe la propria madre ad una vita così?”
“Non intenerirti. Diciamo che la Regina ha preso tutto dalla sua dolce mamma.”
Rapunzel continuava a rabbrividire, così Cappuccetto la portò nella sua casa.  Le fece lei stessa il bagno, perché la ragazza era ancora sotto shock. Le passò più volte l’acqua tra i capelli per liberarli dalla sostanza grigiastra che l’impigliava e glieli spazzolò lei stessa. Rapunzel si sentì portata indietro nel tempo, a quando la madre passava il pettine tra la lunga chioma…per restare giovane.
Si riscosse, rifiutandosi di lasciarsi abbattere ancora. Aveva passato una brutta avventura, ma non era la sua prima e nemmeno sarebbe stata l’ultima.
“Grazie. Sto bene, ora.”
Cappuccetto Rosso sospirò.
“Sono felice di averti trovata. Non avrei sopportato di perdere un’altra amica.”
Lei la guardò, sorpresa e preoccupata.
“Cos’è successo?”
L’amica sospirò, guardando il pavimento.
“Una ragazza che conoscevo come Mary, ma che non si chiamava davvero così, è cambiata. Tutto ad un tratto è diventata un’altra persona. E temo sia colpa mia.”
“Qual era il suo vero nome?”
“Biancaneve.”
Rapunzel la fissò a bocca aperta.
“La principessa? Come può…era la ragazza più dolce del regno, non ha senso.”
“La conoscevi?”
“L’ho conosciuta quand’era a palazzo e abbiamo stretto amicizia.”
“Sai di lei e Azzurro?”
“Mi ha informata Flynn.”
“Purtroppo, lui è già promesso alla figlia di Mida. Il loro amore non può realizzarsi.”
“Nulla può ostacolare il Vero Amore.”
“Non hai sentito il peggio. Il mese scorso l’ho incontrata: era a pezzi. Voleva liberarsi del suo dolore, a qualunque prezzo. Io volevo aiutarla, così le ho parlato di…”
“Cappuccetto, no! Aveva già stretto un patto con lui, era libera!”
“Non mi ha detto di conoscerla. Fatto sta che lui le ha dato una pozione che le avrebbe fatto dimenticare Azzurro. Lei l’ha bevuta, ma ora è come se il suo lato oscuro avesse vinto su quello buono. È piena d’odio, rancore anche verso i suoi amici.”
Rapunzel si prese la testa tra le mani.
“Pazza, pazza…”
“Rapunzel, tu…conosci Rumpelstiltskin?”
Lei annuì. L’amica le prese le mani.
“Vuoi parlarne?”
Lei sospirò. Le raccontò ogni cosa, dalla sua vita nella torre fino al lavoro al castello. Quando arrivò alla fuga di Biancaneve, però, tacque.
“Santo cielo, Rapunzel…cos’è capitato dopo?”
La ragazza deglutì.
“Hai mai sentito della collezione della Regina?”
“Dei cuori strapp- ..”
Cappuccetto sgranò gli occhi.
“Oh. Mio. Dio. Come…come fai…?”
“Non lo so. Continuo a provare emozioni, c’è solo un grandissimo vuoto nel petto, molto dolore.”
Le due amiche si abbracciarono.
“Portami da Biancaneve. Dobbiamo parlarle.”
Rapunzel porse a Cappuccetto la sua mantella e uscirono in fretta. Era già pomeriggio inoltrato e il bosco di notte non era particolarmente piacevole.
“Non avere paura, Rapunzel. Dopotutto, hai un lupo a proteggerti.”
“Se non mi mangi prima.”
Cappuccetto ridacchiò.
“Ho imparato a controllarmi un po’ di più, da quando…”
Smisero tutte e due di sorridere. Non era passato molto tempo da quando Peter era morto.
“Ecco. Quella è la casa dei nani. Biancaneve vive con loro da un pezzo.”
Bussarono alla porta. Un nano calvo e barbuto, dall’espressione imbronciata, aprì uno spiraglio, poi le fece entrare.
“Buongiorno, Cappuccetto.”
“Brontolo. Questa è Rapunzel, quella che ha fatto fuggire Biancaneve. Siamo preoccupate per lei.”
“A ragione. Tutta colpa di quel maledetto folletto…”
Rapunzel sottolineò:
“Se Azzurro avesse avuto il coraggio di seguire il Vero Amore, lei non sarebbe mai andata da Rumpelstiltskin.”
“Tutta colpa di quel principino e del maledetto folletto, allora.”
La casa era piuttosto piccola, se le ragazze fossero state solo qualche centimetro più alte avrebbero sbattuto la testa contro il soffitto, ma era ben pulita. Biancaneve stava spazzando quella che doveva essere la stanza dove dormivano i nani, visti i letti piccoli e vicini. Rapunzel la trovò ancora più bella di quanto ricordasse. Indossava un lungo vestito bianco e i capelli corvini erano trattenuti lontano dalla fronte da un nastro rosso. Tuttavia negli occhi chiari non c’era traccia della sua usuale dolcezza, anzi erano freddi, erano come pezzi di vetro.
“Rapunzel. Che piacere rivederti. E anche te, Cappuccetto.”
Un uccellino blu svolazzò vicino a loro e Biancaneve tentò di colpirlo con la scopa.
“Maledetti parassiti, mi libererò di voi!”
Cappuccetto Rosso, Rapunzel e Brontolo si guardarono.
“Dobbiamo trovare Rumpelstiltskin e fargli annullare l’effetto della pozione.”
“Abbiamo già provato. Il folletto dice che la scomparsa dell’amore per Azzurro nel suo cuore ha provocato un vuoto troppo grande, che è stato occupato dal Male. Non si può riavere la vecchia Biancaneve indietro.”
“Allora, dobbiamo avvisare Azzurro. Il bacio di Vero Amore può rompere qualsiasi maledizione.”
“Ma in questo caso sarebbe vero amore solo da parte del principino. Forse.”
“Hai qualche idea migliore?”
Biancaneve urlò di soddisfazione. L’uccellino era a terra, immobile. Brontolo sospirò.
“No. Ma bisogna fare in fretta. Presto lei partirà perché vuole uccidere la Regina.”
Rapunzel borbottò:
“Non sarebbe una cattiva idea, ma immagino che in quel caso tutto il suo cuore sarebbe occupato dal male.”
Si guardarono di nuovo. Cappuccetto disse:
“Avviserò io il principe. Viene spesso a cacciare vicino alla casa dove vivo con la nonna.”
Si volse verso Rapunzel.
“Te non devi in nessun caso richiamare Rumpelstiltskin. Potrebbe essere pericoloso anche per te.”
Lei annuì.
“Non me lo sognerei mai.”
“E non penso che lui verrebbe.”
  
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