Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Francibella    31/07/2012    4 recensioni
Harry Potter strinse forte tra le sue braccia Hermione Granger come se fosse l’ultima volta. Chi sapeva quanto tempo ancora sarebbe passato prima che potessero parlare così. A cuore aperto, l’una tra le braccia dell’altro. Quel momento lo avevano strappato alla storia e al tempo. C’era uno squarcio nella loro vita e lì, nascosto tra le pieghe dell’ordito, c’erano quei minuti condivisi nel giardino di Hogwarts. Adesso bisognava tornare alla vita di sempre, e Harry non ebbe paura dei cambiamenti che avrebbe dovuto affrontare, perché li vedeva dipanarsi sotto i suoi occhi. Sarebbe tornato da Ginny, si sarebbe fatto perdonare e l’avrebbe amata come due anni prima. Hermione avrebbe fatto il suo stage e al suo ritorno avrebbe trovato Ron ad aspettarla. E quel momento, quello che avrebbe potuto cambiare tutto, sempre nascosto lì, alle spalle degli altri, dietro le quinte al buio.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                                                A Harry James Potter, per i suoi trentadue anni, con l'augurio e la speranza che possa vivere sereno e tranquillo per il resto della sua vita. Te lo sei meritato, Harry.


Questa storia partecipa all'iniziativa "Happy BirthDay Harry - le citazioni - organizzata dal gruppo Facebook "Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione]"

 


 

OUR TIME IS GONE


1 Settembre 1998

Hey Hermione! So che non ti aspettavi che ti scrivessi così presto e sinceramente non so proprio cosa dirti, ma volevo dimostrare che avevi torto! Non mi dimentico di te… Rispondimi presto e fammi sapere com’è stato lo Smistamento quest’anno e tutto il resto.
                                                                                              Harry
 
                                                                                                                      2 Settembre 1998

Ciao Harry,
hai ragione tu, questa volta. Non mi aspettavo che mi scrivessi così presto. Non so cosa dire. Mi sembra strano doverti raccontare fatti che di solito abbiamo sempre condiviso insieme. Non credo che riuscirò a descrivere il sapore del roastbeef di questa sera, per esempio. Lo sai, certe cose vanno provate per capirle, ma cercherò di fare del mio meglio. Essere Caposcuola è proprio come essere Prefetto, sinceramente. Solo che hai maggiori responsabilità. L’unica cosa bella è che la mia compagna è Susan Bones e questo rende meno noiose le riunioni. So che sai già tutti i piccoli cambiamenti tecnici e sei sicuramente stato informato circa il nuovo organico. Non voglio parlare di questo.
È così strano essere qui senza te e Ron. Perché non siete tornati? Ron… Beh lo capisco, me lo immaginavo. Ma tu? Ginny mi aveva chiesto di convincerti a tornare, ma io non l’ho fatto, Harry. Ora me ne pento un po’, lo ammetto, solo che non avrei potuto fare altrimenti. È giusto così, però questo non cambia le cose. Mi manca la tua presenza e ho paura di sentirmi sola. Qualche anno fa avrei pagato per tutto questo tempo per me, ora ne sono un po’ spaventata. Ci sentiamo presto.
                                                                                              Con affetto, Hermione
 
                                                                                                         
                                                                                                                      19 Dicembre 1998
Al pensiero che fra tre giorni ci vediamo non sto più nella pelle. Voglio farti vedere com’è la mia nuova casa! Non vedo l’ora! Sembro un bambino la mattina di Natale! Ti aspetto fuori dove concordato. Sei sicura di voler “mentire” a Ginny dicendole che stai qualche giorno con i tuoi? Per me non c’è problema a dirle la verità, lei sa che per ora non è il nostro momento e che parleremo dei nostri sentimenti più avanti. Non so se Ron… Vabeh fammi sapere!
                                                                                  Harry. Un agitato Harry.
                                                                                             
19 Dicembre 1998

Sì, sono sicura. Ho bisogno di stare un po’ con te, di parlarti. E non voglio vedere Ron o i Weasley. Non sono pronta. Non dopo questi mesi di totale silenzio da parte sua ( e loro, sinceramente). Sono molto emozionata anch’io all’idea di vedere casa tua!
                                                                                  Un’altrettanto agitata Hermione.
                                                                                                         
21 Dicembre 1998

DOMANI! DOMANI! DOMANI! Ah, sono Harry se non si era capito. In fondo chi altro potrei essere?
                                                                                                                  
    9 Gennaio 1999

Grazie per queste bellissime vacanze, Harry. Sarà difficile tornare a scuola adesso, ma devo concentrarmi sui M.A.G.O. e i ricordi di questo inverno saranno i miei pensieri felici per i momenti più bui. Ron mi ha già scritto due lettere dove si scusa per tutte le scenate di questo Natale, ma non so se potrò perdonarlo. Dice che dobbiamo capirlo, cosa avrebbe dovuto fare quando ha scoperto che io (“la sua ragazza” dice lui) mi sono scritta così assiduamente con te e non con lui? Prima gli ho risposto che poteva proprio andare a quel paese. Poi ho scritto un’altra lettera dove gli facevo presente che lui non mi aveva mai scritto. Continua ad avere questo tono irato e nervoso, ha osato aggiungere che ho fatto una pessima figura a passare Capodanno solo con te e non con i Weasley e che non ho capito il loro dolore. Io lo capisco perfettamente, il loro dolore, ma questo cosa centra con me e te che ci scriviamo? Che ci abbracciamo? Che passiamo del tempo insieme? Sinceramente nulla. Ginny la pensa come lui, temo. Solo che non lo dice. E tutto questo mi fa solo arrabbiare maggiormente. Quindi gli ho detto di non scrivermi fino a che non si sarà fatto un bell’esame di coscienza. Tu non perdonarlo subito, per favore! Anche a te ha detto delle cose spiacevoli!
                                                                                                                      Hermione
                                                                                                         
11 Gennaio 1999

Cara Hermione, ieri il signor Weasley è venuto da me, durante la pausa pranzo e mi ha parlato di un po’ di cose. Principalmente di Ron, te e me. È stata una lunga conversazione, in cui abbiamo trattato anche altri argomenti, ma mi ha fatto capire che non posso fare quello che mi chiedi. Non posso rimanere arrabbiato con lui. Lo so che ha detto delle brutte cose, ma io c’ero quando ha distrutto quell’Horcrux. Sono le sue paure più grandi, è come avercela con lui perché teme i ragni. Sinceramente non me la sento. Non dopo tutto quello che ha – e abbiamo – passato. Quindi ho promesso al signor Weasley che avrei parlato con Ron. Cosa che ho fatto stamattina. È stato molto brutto, lui dice di che tu gli manchi molto e che non riesce a esprimere i suoi sentimenti per te al meglio. Devi capire che lui ha dei problemi con le parole, devi cercare di capirlo. Dice Ron. Non voglio esprimermi su questa cosa, ma gli ho consigliato di scriverti e credo che lo abbia fatto. So che è dura essere sempre quella matura tra i tre, ma cerca di perdonarlo, credo che ne abbia bisogno.
                                                                                              Harry
                                                                                                         
12 Gennaio 1999

Harry, ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Voglio solo sapere se ne sai consapevole. Se lo sei, se questo è davvero quello che vuoi lo farò. Perdonerò Ron, per te, però. Non per lui o perché mi senta in colpa.
                                                                                                          Hermione
                                                                                                         
23 Maggio 1999     

Ciao Harry! Come va? Il corso Auror è sempre stancante? Io qui studio tanto come sempre. La McGranitt mi ha chiesto di tenere il discorso conclusivo della cerimonia di consegna dei diplomi. Un rappresentante per ogni casa, come al solito. E poi un discorso conclusivo. In verità credo che volesse lasciare quest’ultimo a te e dare quello di Grifondoro, ma a quanto ho capito tu hai rifiutato. Perché? Ne sei sicuro?
                                                                                                                                                                                                                                          
                                                                                                          25 Maggio 1999
Avevo scritto il discorso. Cioè l’avevo buttato giù, ma era tremendo. In più c’era solo il tuo nome. Non potevo leggere quella roba. Era tutto: “Sì, siamo andati alla Gringott, ma l’idea era di Hermione. Stavamo precipitando, ma Hermione ci ha salvati. Oh, sì, era pericoloso vivere nei boschi, per fortuna Hermione conosceva così bene gli incantesimi di protezione”. Imbarazzante, davvero. Sul serio meriti di essere tu a fare il discorso conclusivo. Sarai grande come al solito! Non studiare troppo, eh!
                                                                                                        
  17 Giugno 1999

Harry! Oggi ho dato l’ultimo esame, finalmente! Credo che siano andati piuttosto bene, sai. Non mi rendo ancora conto che non tornerò più qui, ma direi che dopo tutto questo tempo, era ora. Non vedo l’ora di vederti!
                                                                                             
18 Giugno 1999

Hermione, il ministro stava seriamente pensando di introdurre un nuovo voto per le tue performance scolastiche. A parte gli scherzi, anch’io non vedo l’ora di vederti. Il 20 Giugno, sarò lì in prima fila ad applaudirti! Ti voglio bene.
 

 

Una leggera folata di vento le scompigliò i capelli, ma Hermione non se ne accorse nemmeno. Rileggeva tutte le lettere che lei e Harry si erano scambiati durante quel lungo anno, il primo che avevano passato separati. Si disse che aveva fatto bene a fare una copia delle sue risposte, ora le sembrava che un infinito dialogo le si scrivesse sotto gli occhi. Non lo aveva ancora visto. O meglio non da soli. Sì, era lì alla cerimonia, era di fianco a lei, sul palco. Era in prima fila mentre lei pronunciava il suo discorso di conclusione, ma non erano mai stati loro due da soli. Aveva solo voglia di abbracciarlo. Lasciò che il vento le danzasse intorno e le scompigliasse la tunica e si concentrò nuovamente sulle lettere.
Pochi metri lontano da lei, appoggiato a un albero, c’era Harry. Osservava la sua migliore amica seduta su un masso, immersa per l’ultima volta nella magica atmosfera di Hogwarts. La vedeva sorridere e poi diventare triste. A un certo punto aveva scorto anche una lacrima, ma non aveva fatto nulla, perché non voleva disturbarla. Ora però era troppo curioso di sapere cosa stesse facendo.
«Hermione, cosa stai facendo?» lei alzò gli occhi e lo guardò intensamente per qualche secondo, poi si alzò barcollando e lo abbracciò con forza. «Brutto momento?»
«Io voglio sapere chi, quando e perché ha premuto il tasto forward nella nostra vita. O nella mia, almeno. Perché non so se a te vada bene vivere così velocemente, ma a me no. Io ho finito Hogwarts e nel frattempo sono successe migliaia di cose e non ho potuto viverle davvero. Ho baciato il ragazzo che mi piaceva da anni e non ho nemmeno potuto correre a raccontarlo o almeno ripercorrerlo con la mente milioni di volte, perché da lì a cinque minuti sarei potuta morire. Ho vissuto un anno - o quasi – in campeggio e poi un anno qui da sola e mi si mischiano i ricordi. Io ho diciotto anni, ma me ne sento settanta a volte, altre ancora dodici. Le cose mi sfuggono dalle mani e io rimango qui inerme a osservarle. Perché? La mia vita fa schifo, oggi. Ron crede che stiamo insieme, ma non penso che questo significhi stare insieme. E con questo intendo esserci visti solo a Natale e aver litigato come matti, con lui che mi definiva una sgualdrina perché “me la facevo con il suo migliore amico”, cosa non vera per altro, e un paio di lettere al mese stentate e anche un po’ sgrammaticate. Ho studiato tutto l’anno per uscire con il massimo dei voti e non sapere cosa fare della mia vita. Non ho una casa dove andare, perché non posso mica vivere per sempre con i miei, non ho un obiettivo da seguire. Mi sento svuotata e stanca allo stesso momento. Mi guardo intorno e sembriamo tutti diversi. Questo significa crescere? Non sono la stessa Hermione che è venuta con te a cercare Horcrux, ma non nemmeno quella che ti ha abbracciato quando Voldemort è morto. Mi sento cambiata. Cresciuta? Non fare quella faccia, so che non sono l’unica. Guardo te, e anche tu sei cresciuto. Hai questo sguardo che ti fa sembrare così adulto, rispondi alle mie lettere – cosa davvero incredibile – e ti stai costruendo un futuro. Io sono qui, nei panni di una sconosciuta.»
«Tutto quello che hai detto è vero, ma non devi averne paura. Stiamo crescendo e cambiando tutti insieme, non ti devi preoccupare. La tua vita non fa schifo! Ok, forse tu e Ron siete un po’ confusi in questo momento e non sai cosa fare della tua vita, ma…»
«Ma?» Harry scosse la testa, poi si staccò da Hermione e si sedette con malagrazia per terra.
«La verità è che non lo so nemmeno io se tutto migliorerà. Siamo cambiati, mi sento diverso. Più uomo, forse, ma anche più spensierato. Posso alzarmi la mattina ed essere preoccupato solo per l’imminente allenamento. È confortante, ma allo stesso tempo mi preoccupa un po’. Siamo cresciuti più in fretta degli altri, ma tutti devono crescere prima o poi. Ora puoi prenderti tutto il tempo di cui hai bisogno, puoi pensare a te stessa, al tuo futuro e a… Ron.» Hermione scosse impercettibilmente la testa, ma Harry non se ne rese conto. Era perso con lo sguardo su quel castello che era stata la sua casa per tanti anni e che ora doveva lasciar andare. Era il momento giusto, l’occasione più adeguata. 
«La McGranitt mi ha proposto di andare a fare uno stage in una scuola specializzata all’estero.» Il cuore di Harry perse un colpo, ma anche lui lo nascose abilmente. Ormai Harry e Hermione erano diventati abili a nascondere i sentimenti che animavano gli angoli più reconditi della loro anima. 
«All’estero dove?» credeva che lui e Hermione avrebbero avuto del tempo da passare insieme, solo loro due, come ai vecchi tempi. Invece lei voleva partire. 
«In giro. Qualche mese in Germania, qualche mese in Francia, in Russia e in Danimarca. Ho rifiutato, ma ora ci sto ripensando.» 
«Hermione, scappare non è una soluzione. Quando tornerai gli altri saranno andati avanti con la loro vita e tu ti sentirai ancora più strana.» 
«Sistemerò le cose, Harry, ma voglio andare.»
Harry Potter strinse forte tra le sue braccia Hermione Granger come se fosse l’ultima volta. Chi sapeva quanto tempo ancora sarebbe passato prima che potessero parlare così. A cuore aperto, l’una tra le braccia dell’altro. Quel momento lo avevano strappato alla storia e al tempo. C’era uno squarcio nella loro vita e lì, nascosto tra le pieghe dell’ordito, c’erano quei minuti condivisi nel giardino di Hogwarts. Adesso bisognava tornare alla vita di sempre, e Harry non ebbe paura dei cambiamenti che avrebbe dovuto affrontare, perché li vedeva dipanarsi sotto i suoi occhi. Sarebbe tornato da Ginny, si sarebbe fatto perdonare e l’avrebbe amata come due anni prima. Anzi forse con più maturità e consapevolezza. Hermione avrebbe fatto il suo stage e al suo ritorno avrebbe trovato Ron ad aspettarla. Anche lui cresciuto e più responsabile, pronto a una vera storia con lei. I pranzi la domenica a casa Weasley, il cinema al venerdì sera, un posto diverso ogni sabato. Le vacanze insieme, al cimitero di guerra il 2 Maggio. E poi i matrimoni, i bambini. Il 1° Settembre di nuovo a Kings Cross per portare i pargoletti. E quel momento, quello che avrebbe potuto cambiare tutto, sempre nascosto lì, alle spalle degli altri, dietro le quinte al buio.

***


Hermione partì. Il 15 Luglio. Tra le lacrime di Ginny, il dispiacere dei Weasley, la rabbia di Ron e il dolore di Harry. Trascorse tre mesi in Francia. E Harry si chiese se andare a trovarla, ma Hermione lo sorprese smaterializzandosi in camera sua alla mezzanotte del suo compleanno. Si scrivevano come a Hogwarts, ma non era la stessa cosa, perché Harry non conosceva i luoghi che Hermione descriveva e non riusciva a immaginarsela. Il 15 Ottobre Hermione si trasferì in Francia. Le lettere non si diradavano e a volte Harry ne sentiva meno la mancanza. Hermione non parlava di altri ragazzi e Ron era uscito solo con un paio di ragazze, ma non aveva portato avanti nulla. Pensava a Hermione. Harry e Ginny costruivano piano piano la loro relazione. A Natale Hermione fu invitata nella casa dei coniugi Delacour, raggiunti da Bill e Fleur. La sera del 25 Dicembre Harry si smaterializzò in camera di Hermione, che non era tornata per non sentire maggiormente la mancanza di casa. Il 15 Gennaio Hermione era in Danimarca. Harry aveva comprato una televisione per la sua piccola casa, con cui guardava degli speciali su quella strana nazione. Ron era sempre più innamorato di Hermione e Ginny di Harry. Il 15 Aprile Hermione era in Russia. Lì la comunicazione diventava un po’ difficile, per la lontananza, ma Edwige II era tenace e resisteva anche al freddo della Russia. Ormai tutti contavano i giorni che mancavano al ritorno di Hermione.
Quando Hermione si smaterializzò nel cortile della Tana, c’era silenzio. Era molto presto, saranno state le cinque o le sei del mattino. Del 15 Luglio. Vide una piccola luce in cucina e, facendosi coraggio, aprì la porta sul retro.
«Ti aspettavo»
«Me lo immaginavo. Mi sei mancato.»
«Anche tu.»
Si erano stretti, come avevano fatto un anno prima e Harry seppe che quello era un momento – un altro – che si sarebbe nascosto, insieme alla chiacchierata nel giardino di Hogwarts.
«Non ho nulla da raccontarti, sai già tutto. È come se non fossi mai andata via.» Avevano avvicinato i loro volti, fino a quando i nasi si erano sfiorati ed erano rimasti così, fermi.
«Non sei andata via, sei sempre rimasta qui. Con noi. Con me.» Harry pensò a Ginny mentre posava un leggero bacio sulla guancia di Hermione. E a Ron. E ai Weasley. E a quanto erano cambiati. Il vecchio Harry non avrebbe mai detto/fatto quelle cose. Ma nemmeno la vecchia Hermione. Erano cambiati. «Siamo cambiati. Siamo dei nuovi Harry e Hermione.»
«Sì. Spero che non sarà tanto brutto. Non voglio sentire la mancanza del vecchio Harry.»
«Quello nuovo è meglio. Più figo, meno testa calda.» Hermione rise a bassa voce.
«La nuova Hermione com’è?»
«Più sicura di sé, più determinata, sa quello che vuole e se lo va a prendere. Ma è anche più calma, più equilibrata, meno musona. Sempre protettiva al massimo.»
«Sembra una bella persona, una da conoscere.»
«Decisamente. Una da conoscere, da abbracciare, da amare.»
La risposta di Hermione fu soffocata dal rumore di passi che scendevano le scale.
Harry vide una grande forbice che tagliava quel momento dalla pellicola delle loro vite e lo nascondeva.

***


Hermione aveva preso un appartamento tutto per sé, e aveva deciso di cominciare il lavoro al Ministero, l’ultimo che gli altri credevano avrebbe accettato. Probabilmente la proposta del Ministro di affrontare la piaga degli Elfi Domestici doveva averla convinta. Ginny era stata presa nel vivaio delle Holyhead Harpies e dormiva lì, con le altre ragazze. Ron continuava a dare una mano a George al negozio. Harry aveva ormai terminato il corso Auror e cominciava ad andare in missione con gli Auror più esperti. Sapeva che era il momento suo e di Hermione. Quando potevano mangiavano insieme, andavano al Ministero insieme, lui l’aspettava la sera. Presto o tardi tutto quello sarebbe finito, Ron avrebbe ripreso in mano la sua vita e avrebbe deciso di fare l’Auror anche lui, probabilmente. Non appena Ginny avesse cominciato a giocare sul serio, avrebbe potuto permettersi una casa tutta sua e allora Harry avrebbe dovuto prendere in considerazione l’idea di andare a vivere insieme. Tutti quei piccoli momenti che si concedevano erano per lui i migliori delle sue giornate. La sera l’andava spesso a trovare, ma quando c’era Ron non gli andava di fare il terzo incomodo.
«Forse Ron molla il negozio. Ormai George si è ripreso.» Harry teneva lo sguardo fisso sul suo caffè, apparentemente distratto. In realtà la sua attenzione era completamente dedicata a Hermione, nonostante il caos regnasse sovrano nella grande caffetteria davanti al Ministero.
«Mi ha accennato qualcosa.» Hermione annuì e sorseggiò il suo thé. Erano seduti a quel tavolo da ormai un quarto d’ora e Harry era stranamente silenzioso. Lasciò vagare lo sguardo fuori dalla grossa finestra, la primavera era ormai affermata e quel giorno si sentiva già quasi profumo d’estate, dopotutto era l’ultima settimana di Maggio.
«Ho sentito Ginny, ieri. Sembrava contenta, ma stanca.»
«Anch’io l’ho sentita.»
«La staranno facendo faticare non poco. Da Settembre sarà ufficialmente una riserva!» Harry annuì e alzò le spalle, senza aggiungere nulla. «C’è qualcosa che non va?»
«Vuole lasciare la Tana. Vuole lasciare il dormitorio comune. Lei vuole… venire a vivere con me. Vuole che prendiamo una casa per noi, o che rimaniamo anche a Grimmauld Place.»
Hermione rimase immobile, senza tradire alcune emozione.
«Tu cosa ne pensi?»
«Penso che dovrei essere felice, ma sono solo spaventato.»
«Harry, è normale essere spaventati.»
«Se si trattasse di te, di vivere con te, non avrei tentennamenti. Dopo aver vissuto un anno in una tenda so che non avrei problemi ad abitare con te. Con Ginny è un salto nel vuoto.»
«Eri più coraggioso una volta.»
«Hai ragione, me ne rendo conto ora. Il mio coraggio era solo una facciata, forse. Insomma c’erano la profezia e tutto il resto, cos’altro avrei potuto fare? Ora guardami, dov’è finito il vecchio Harry? Non ho più nemmeno il coraggio di rischiare per la ragazza che amo e mi accontento passivamente di quello che la vita mi offre.»
Lo sguardo di Hermione seguì la figura di Harry che usciva dal bar e che si mescolava alla folla. Uno sguardo tranquillo e sereno. Dentro, il cuore di Hermione piangeva, perché sapeva che stava per perdere quel posto che aveva sempre occupato e in cui si era sempre trovato bene.
 

***

Harry pensò che avrebbe dovuto prendere la patente prima o poi. Chissà da dove veniva quel pensiero… Probabilmente da quel bellissimo tramonto di fine maggio che lui e Hermione si godevano seduti sul cofano della berlina di Hermione.
«Scusa per la scenata di ieri, ho esagerato.»
«Sì, decisamente.»
«Non so se voglio fare questo passo, mi sembrerebbe di rinunciare del tutto.»
Hermione desiderò che Harry lo dicesse, lo dicesse ad alta voce, quel pensiero che gli stava rimbalzando da un neurone all’altro. Pensò che forse avrebbe dovuto essere lei a parlare, questa volta.

«Qual è il problema con Ginny?»
«Se non fosse lei? La donna della mia vita, intendo. Dio, come suona banale. Io penso che se hai dei dubbi su qualcuno, non è quello giusto. Lo so che ho vent’anni, ma Ginny mi ama e non posso prenderla in giro. Io ho dei dubbi, non posso fare finta di niente. Mi piace l’idea di svegliarmi con lei di fianco al mattino, ma mi mette ansia. E poi, lei è molto possessiva e io non voglio perderti, ma so che comunque se anche io non vivessi con Ginny, prima o poi Ron verrà a vivere con te e allora mi chiedo che senso ha. Il nostro tempo è finito. Finito per sempre, Hermione, e non ce lo siamo goduto. Non ne abbiamo approfittato, non al massimo.» Hermione appoggiò la testa alla spalla di Harry e rimase ferma a godersi quelle parole, mentre il peso sul cuore di Harry si alleggeriva. Poi lei alzò il volto, fino a incontrare il suo.
«Quando te ne sei andato dal bar, sono rimasta a riflettere. Poi sono uscita e ho guardato da fuori il nostro tavolo e ci ho visti lì, tutti questi giorni, mentre parlavamo, discutevamo, ridevamo. Eravamo noi, Harry. Io e te. Non c’era nessun vecchio o nuovo Harry, c’erano solo un uomo e una donna che si desideravano da anni e che avevano sempre represso i loro sentimenti. Prima la Guerra. Poi i nostri rispettivi fidanzati e alla fine avevamo dimenticato di provare. Tentare di stare insieme, non come amici, ma anche e soprattutto come amanti.»
«Quando sei partita temevo di averti persa, ma non avevo ancora capito che l’unica cosa che poteva allontanarti per sempre da me è qui e sono io. Ora lo so, so che ti ho avuta per troppo tempo, ma nella maniera sbagliata. Devo volerti bene come a un’amica, a una sorella. Il tempo per capire se avremmo potuto essere è andato.»
«Non è finito, non è tutto perduto.»
Si osservarono a lungo, fino a imprimersi l’una il volto nell’altro nella mente in maniera indelebile.
«Il nostro tempo è andato, Hermione.»
La solita grossa forbice arrivò sopra le loro teste, pronta a ritagliare quel momento e ad aggiungerlo a quelli precedenti, forse proprio per concludere il tutto.
«No! Io decido quando il mio tempo è andato! Sono stanca, stanca. La mia vita sta andando avanti troppo velocemente, fra un po’ mi troverò vecchia, circondata da nipotini e mi sentirò ancora ventenne. Però fammelo dire – non ho più paura delle conseguenze – se devo svegliarmi domani ottantenne voglio che accanto a me ci sia tu. Con i capelli grigi, le rughe e i tuoi bellissimi occhi verdi. Il nostro tempo non è finito, potrebbe essere appena cominciato.»
Harry si disse che avrebbe decisamente dovuto imparare a guidare, perché potevano succedere cose inaspettate andando in giro in macchina.
 

***


Hermione sentì un rumore, dei passi, delle voci. Si rigirò tra le lenzuola, si sentiva enormemente stanca. C’era odore di caffè e immaginò sua madre, in cucina, che lo preparava. In sottofondo sentiva degli oggetti muoversi (stava svuotando la lavastoviglie?) e una voce di uomo, suo padre per forza, che parlava. Forse era al telefono, o commentava il telegiornale, come sempre. Hermione avrebbe voluto rimanere lì, nel letto, per sempre, ma c’era qualcosa, in fondo, che la spingeva ad alzarsi. Si diede altri cinque minuti. Probabilmente dormì per più tempo, ma fu svegliata dallo scricchiolio della porta che si apriva. Qualcuno le portava il caffè a letto. Sua madre lo faceva raramente, ma quelle poche Hermione era sempre felice. Sentì dei passi e un respiro soffice. Poi altri passi e un respiro più affrettato. Era strano che entrambi i suoi genitori…
«Hermione, tesoro, è mattina.»
Il volto di Harry era così vicino, che ne poteva studiare i contorni, le piccole rughe.
«Mamma! Alzati!»
Nel dormiveglia, Hermione era tornata al passato, era volata nella sua casa babbana. Ora che era sveglia, con il piccolo James tra le braccia, si chiedeva com’era possibile. Quella era la sua vita, il suo presente.
«James stamattina si è alzato molto presto e io con lui.»
«Sarai stanco, Harry. Non vi ho proprio sentiti stamattina.»
«Dormivi come un ghiro.»
«Dovevo essere molto stanca. La gravidanza mi sfianca.»
«Lo so. Per questo stamattina io e James abbiamo preparato ogni cosa.»
«Sì, come veri ometti.» La risata di James scaldò il cuore di Hermione.
Non avrebbe potuto andare diversamente, si disse. Nonostante tutto quello che avevano perso, si erano messi in gioco e ne era valsa la pena. Per il piccolo James, per quello (o quella) che sarebbe arrivato. Per tutti i momenti di gioia che avevano trascorso. Per Harry. Hermione aveva trentatre anni e per quanto a volte il tempo passava troppo in fretta, stava bene. Si sentiva felice, soddisfatta. Il loro tempo non era passato, finito o andato. Era appena cominciato.
 



Nda. Non il mio "meglio Auror" ma vabeh mi rifarò la prossima volta. In origine l'ultima parte non c'era, ma poi ho voluto aggiungerla. Nelle mie storie li lascio sempre lì, sospesi, in bilico, che non si sa mai se... Questa volta ho voluto dargli un evidente lieto fine. Secondo me loro figlio si chiamerebbe James comunque, perché certo non è stata un'idea di Ginny dargli questo nome, ergo... 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Francibella