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Autore: Acquamarine_    31/07/2012    5 recensioni
Dal testo: «Buon compleanno, Harry. Non mi dimenticherò mai di te».
* * *
Una one-shot su un compleanno speciale, un ritorno a casa, un incontro ancor più speciale e un grande regalo, seppur non materiale.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La donna avanzava nella folla londinese, stringendo al petto il suo bambino e sorridendo di tanto in tanto.
  Era luglio, e la popolazione era in delirio: le Olimpiadi erano ospitate proprio in città, l'evento era grande e tutti erano entusiasti. Lei ne era felice, ma quel giorno aveva altro a cui pensare.
  La Smaterializzazione era stata più complicata del previsto, c'era gente ovunque e giungere a Londra inosservata era stato tutt'altro che semplice. Adesso era lì, però, e non poteva non essere felice.
  Giunta alla Charing Cross Road, si guardò intorno, ma nessuno parve accorgersi di lei. Andavano così di fretta che non la notarono neanche, e lei ringraziò il cielo. Di solito, non poteva fare molte visite al pub senza essere fermata per strada da qualcuno. Attraversò la strada ed entrò velocemente, prima di essere notata. I Babbani non avrebbero notato il locale ed attraversata la soglia sarebbe sparita, ma era meglio essere veloci. Le persone che spariscono non sono propriamente normali, agli occhi dei non-magici.
  L'ambiente era come sempre: angusto, un po' sporco, ma la magia era percepibile in ogni angolo. C'erano due vecchiette che chiacchieravano, un mago distinto che leggeva la Gazzetta del Profeta, due bambini che correvano verso il retrobottega e la strega loro madre che si scusava con Tom per il disturbo, dopodiché seguiva i propri figli fuori, verso Diagon Alley.
  La donna si avvicinò al banco, sorridendo, e chiese al barista: «Posso avere due Burrobirre, Tom?»
  «Ma certo, signor-» s'interruppe, dopo ch'ebbe alzato gli occhi sulla sua interlocutrice. «Lei è... io... sono onorato di averla nel mio locale. La ringrazio, di tutto».
  Lei sorrise. Mancava dal Mondo Magico da un po'. Aveva continuato a tornare ad Hogwarts e Hogsmeade, di tanto in tanto, ma era stata così assorbita da nuovi impegni da non poter tornare per così tanto tempo nel suo mondo.
  «Posso fare qualcosa per lei? Solo due Burrobirre? È tantissimo che non...»
  «Va tutto bene, Tom, non preoccuparti. Due Burrobirre andranno più che bene».
  «Mi permetta di offrirgliele».
  «A patto che tu mi dia del “tu”» concluse la donna, ancora sorridendo.
  La porta del locale si aprì, ed un giovane sulla trentina, con spettinata capelli neri e profondi occhi verdi fece scivolare lo sguardo su tutti i presenti, alla chiara ricerca di qualcuno. I suoi occhi si soffermarono sulla donna, e sorrise quando lei si avvicinò. La imitò.
  «Harry» sussurrò lei, mordendosi il labbro. Immagini di un ragazzino mingherlino, con occhiali tondi riparati dal nastro adesivo e vestiti dismessi le affollarono la mente. «Sei... cresciuto».
  «Il tempo passa anche qui, temo» rispose lui, portandosi una mano dietro la nuca e sorridendo. «Anche tu sei cresciuta, Jo».
  «Io sono invecchiata» disse lei in risposta.
  «Sei sempre meravigliosa, Jo» ribatté Harry, poi le prese la mano. «Andiamo a sederci, vieni».
  La condusse verso il tavolo più vicino, e poco dopo arrivò Tom con le bevande, salutò anche Harry e tornò al banco, allegro, dopo aver ammonito due streghe che stavano già avvicinandosi al tavolo per disturbare.
  «Come sta la famiglia?» domandò Jo, afferrando il boccale.
  «Lo sai persino meglio di me. Piuttosto, come va il tuo nuovo libro?»
  «Come fai a sap-»
  «Sono nella tua testa, Jo. È ovvio che sappia certe cose».
  Lei si limitò a sorridere.
  «Ebbene? Neanche un piccolo spoiler per il tuo amato Harry?»
  «Non sei nella mia testa, Potter?»
  Lui ridacchiò, e lei lo imitò, pochi momenti dopo.
  «Credevo ti fossi dimenticata di me» ammise lui, un po' imbarazzato, smettendo di sorridere.
  Lei lo osservò intensamente, poi, dopo aver posato il boccale, gli prese una mano fra le sue.
 «Io non potrei mai dimenticarmi di te, Harry. Sei stato una parte della mia vita e continuerai ad esserlo, sempre. Se io abbraccio nuovi personaggi e racconti, non vuol dire che mi dimenticherò del mio piccolo maghetto, con la bacchetta stretta in mano e un coraggio così grande che non saprei nemmeno raccontare». 
  «Ginny me lo aveva detto, che non ti eri dimenticata di me» rispose lui, ancor più imbarazzato.
  «È per questo che siete sposati, Harry. Non sono impazzita. Ginny ti aiuta a ragionare, a volte. Ginny ti è simile e differente al tempo stesso. È coraggiosa e forse un po' scapestrata. Okay, non rispetta gli ordini degli altri, ma pondera bene le sue scelte. Sa cosa fare e quando farlo. Ti capisce così tanto che sa come frenarti. Siete simili».
  Lui la guardò teneramente, stringendole le mani. Le chiese della sua famiglia, della vita nell'altro mondo. Aspettò che terminasse la Burrobirra e finì la propria, poi le sorrise nuovamente.
  «Devo mostrarti una cosa, Jo. Seguimi».
  Lei lo seguì, sorpresa. Harry fece un cenno a Tom e salutò tutti i presenti, poi la condusse nel retrobottega. Estrasse la bacchetta e la ticchettò sui mattoni.
  «Tre verticali...» sussurrò, eseguendo la sequenza.
  «... e due orizzontali» completò Jo, osservando il muro aprirsi e mostrare Diagon Alley, una delle cose che più la sorprendevano seppur inventate da lei.
  Le strade pullulavano di persone, ma, a differenza del Mondo Babbano, i maghi e le streghe sembravano conoscersi tutti, chiacchieravano, entravano in un negozio anche solo per scambiare due chiacchiere con il commesso.
  «Dove andiamo?» chiese lei.
  «Devo mostrarti una cosa, poi ti porto in un luogo che tu conosci molto bene».
  «Io conosco molto bene molti posti, Harry».
  «Lo so, Jo, lo so».
  Si fermarono davanti ad un negozio semplice, con grandi vetrate strabordanti di libri, copertine in movimento e scrittori ammiccanti.
  La donna portò una mano alla bocca e sgranò gli occhi vedendo un volto più che familiare sorriderle timidamente da una copertina. Era una donna di circa l'età di Harry, con crespi capelli castani e i denti davanti un po' grandi.
  «C'è... c'è riuscita!» esclamò la donna, piena d'orgoglio per la sua Hermione.
  «Dovresti saperlo, Jo» concluse Harry, con un sorriso enigmatico.
  «Io l'ho sempre saputo, che ce l'avrebbe fatta. Amava troppo i libri per non scriverne uno».
  «Vieni» disse Harry, «ora possiamo andare».
  «Voglio comprare un libro».
  «Lo avrai, te lo assicuro. Vieni» concluse, prendendola per mano.
  La condusse verso l'esterno, poi strinse la bacchetta fra le mani.
  «Stiamo per Smaterializzarci, Jo».
  «Lo so, Harry».
  Fecero una giravolta, e Joanne chiuse gli occhi, sentendo la sensazione che aveva descritto per tanto tempo e che altri avevano provato per lei. Quando li riaprì, si trovava nella piazza principale di Hogsmeade.
  «Che cosa...?»
  Harry non rispose, ma la condusse verso una carrozza, alla cui guida c'era un Thestral.
Fece salire la donna, poi la seguì, sedendosi di fronte a lei.
  «Andiamo ad Hogwarts, Jo. Torniamo a casa».

 

* * *

La Sala Grande era persino più meravigliosa di quanto ricordasse. Il soffitto stellato era uno spettacolo talmente bello che, n'era certa, chiunque l'avesse osservato avrebbe desiderato rubare una stella. Era impossibile guardarlo e non fermarsi a sognare un po'.
  La Sala era gremita. Volti familiari, voci conosciute, persone che, in rari casi, aveva persino dimenticato, ammise con vergogna. Le toccavano le mani, la ringraziavano, qualcuno l'abbracciava persino. Cravatte gialle, verdi, rosse o blu, cappelli a punta, capelli lunghi o corti: ognuno era come lo aveva immaginato, come la sua penna lo aveva messo su carta, eppure più meraviglioso. In quella stanza, divenuta persino più grande di quanto avrebbe dovuto essere, c'era tutto il suo mondo.
  Harry, sempre al suo fianco, le sorrise.
  Le si avvicinò ancora, quando fu giunta al tavolo dei professori e tutti gli occhi erano puntati su di lei.
  «Tanti auguri, Jo» sussurrò, continuando a guardarla con quei suoi occhi verdi, gli occhi che erano stati di sua madre prima che suoi, e che suo figlio, Albus Severus, che aveva i nomi di due grandi presidi di Hogwarts, aveva ereditato.

 

* * *

Joanne sorrise, stringendo al petto il suo bambino. Aprì il libro, lasciando che il profumo di casa le riempisse le narici e che le voci di quel mondo nato dalla sua mente la inondassero di emozioni. 
  Sorrise, mentre il vento le scompigliava i capelli.
  «Buon compleanno, Harry. Non mi dimenticherò mai di te».

 

* * *

Angolo autrice:

Dovevo scrivere una storia per il compleanno di Harry e Jo, ne ho sentito il bisogno e non ho potuto fare a meno di ascoltarlo, questo bisogno. So che l'incontro tra Harry e Jo non è tra le cose più originali e non so neanche quante fanfiction ci siano al riguardo, persino oggi. Non ho potuto neanche leggerne qualcuna, oggi, perché mi sono completamente dedicata alla one-shot.

Ho voluto immaginare che, per dedicarsi al suo nuovo libro, Jo abbia un po' lasciato andare Harry, nel senso che le sue visite ad Hogwarts sono più rade. Però, lui è una presenza costante nella sua vita, e in questo giorno speciale per entrambi, ha sentito il bisogno di andarlo a trovare di nuovo, e lui ha organizzato una sorta di “festa” per lei. Tutto il Mondo Magico l'ha ringraziata.

Ho giocato un po' sul fatto che Harry è nella testa di Jo, e quindi lei dovrebbe sapere tutto, però a volte i pensieri scelgono da sé che direzione prendere e ci organizzano delle sorprese.

Che dire, vi ringrazio per averla letta e sono felicissima di averla scritta, è una delle storie di cui sono davvero orgogliosa.

Grazie mille a voi, e grazie mille a Jo ed Harry. Tanti auguri, eroi.

p.s. Ho evitato di descrivere le persone che li fermano ad ogni passo a Diagon Alley (ma vi assicuro che ci sono), mentre no, non so come J.K. Rowling possa passare inosservata, ma prendetela come una licenza poetica v.v ♥

   
 
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