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Autore: FairySweet    01/08/2012    1 recensioni
Perché ora? Perché proprio in questo momento? Che aveva fatto di male a Dio per ritrovarsi incastrata in un mondo che non le apparteneva più?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cristina Yang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Burke 20                                                   Non stai Sbagliando






“È questo il tuo piano?”
domandò sbalordito mentre si sistemava la mascherina “Sono sempre un medico Burke! Anche se mio marito mi ha dato uno schiaffo, anche se sono stanca sono un medico! Un medico che ha passato con il massimo i suoi esami e che ora, deve operare quel poveretto perché se non lo faccio io nessuno lo farà” Burke sorrise “Hai visto bene le lastre? La fistola è più grande del previsto” “Posso passarci sotto” “Se la tocchi prima prima di aver asportato quella vicino al ...” “Sei qui per tranquillizzarmi?” sbottò ironica lasciando scivolare via l’acqua dalle mani “Sono qui per ricordarti che non puoi più fare interventi di otto ore consecutive perché il tuo corpo non è più solo il tuo”  ma lei non rispose, tirò su la mascherina sospirando.

 Quel piccolo umano che le cresceva dentro continuava a tirarle calci e pugni senza tregua “Devi darmi qualche minuto di pace piccolo perché là dentro c’è una persona con un aneurisma coronarico e se non lo opero, se non tolgo quella fistola enorme dalla camera cardiaca morirà” Burke sorrise osservandola sognante, vederla parlare con un bambino che ormai era carne e fiato era semplicemente meraviglioso “Grazie” sussurrò Cristina chiudendo qualche secondo gli occhi, il piccolo si era tranquillizzato e lei poteva di nuovo respirare.
Tre ore e venti di intervento, tre ore di sguardi e parole scambiate con un fantasma mentre il primario di chirurgia la osservava “Complimenti dottoressa Yang, devo ammettere di non aver mai visto una precisione e una bravura tale” sollevò appena lo sguardo incontrando gli occhi scuri dell’uomo “Non mi sono sbagliato con lei” “Dice?” mormorò afferrando la clamp “Ne sono sicuro” Burke sorrise passandosi una mano in viso “Ci sta provando con te?” ma lei non rispose, tornò a concentrarsi sull’addome aperto del paziente ma perfino da lì poteva vederla sorridere “No davvero Scheggia, ci sta provando con te! Non è nemmeno brutto sai? Insomma, non avrà gli occhi azzurri come tuo marito ma ...”  “Fistola rimossa” esclamò gelida coprendo la sua voce “In quattro ore precise, però, davvero strabiliante” mormorò allegro l’uomo, gli occhi persi sul suo viso e un sorriso dolce e ironico a farla ridere “Non esulti capo, devo ancora riparare il tessuto e richiuderlo quindi, se tiene al suo ospedale, preghi Dio che questo paziente si salvi” “Oh non ho alcun dubbio su questo” sollevò lo sguardo sorridendo, quel viso fresco e allegro di fronte a sé le dava tranquillità “Controlla anche l’altra camera Scheggia, ricorda che essere meticolosi non è mai un male”  sussurrò Burke a pochi centimetri dal suo collo “È libera” “Perfetto, richiudi in fretta e vai a riposarti un po’”  sospirò annuendo “Tutto bene?” gli occhi profondi del primario le sfiorarono il volto, sorrideva, la osservava fiero e compiaciuto senza mai stancarsi “Se vuole riposare posso ...” “No” l’infermiera le passò l’ago “Non ho bisogno di riposo” “Oh si che ne hai bisogno” le dava del tu, passava dalla freddezza alla gentilezza in pochissimi secondi, le ricordava Owen, non il marito o l’amante attento ma il medico freddo e introverso che aveva conosciuto all’inizio.
Finì l’intervento senza alcun problema, chiusa nel suo ufficio continuava a giocherellare con una ciliegia, la stringeva tra le dita rigirandola, lo sguardo perso su qualcosa, qualcosa di impalpabile e invisibile.
Burke era al suo fianco, come sempre d’altronde, seduto di fronte a lei leggeva qualcosa, forse una rivista di medicina, le gambe sollevate sul tavolo e una mano che giocava ritmicamente con la biro “Si può?” sollevò lo sguardo di colpo “Scusa, non volevo spaventarti” “No, stavo solo ... stavo riflettendo” il medico sorrise sedendo accanto a lei “Non scherzavo in sala sai? Sono fiero di averti offerto un laboratorio di ricerca” “E io ti ringrazio per averlo fatto” mormorò ridacchiando ma quella vena d’ironia lo costrinse a sorridere “Davvero pensi che ci sia qualcosa di sbagliato nel darsi del tu? Lavoriamo insieme” “Si, ma tu sei il capo” “Den” “Cosa?” domandò confusa mangiando la ciliegia “Mi chiamo Daniel ma tu puoi chiamarmi Den” Burke socchiuse gli occhi, lo sguardo che correva dall’uomo a lei “Den? Carino no?” sbuffò ignorando quell’affermazione sarcastica e improvvisa “Andiamo a cena insieme” l’acqua le andò di traverso e Burke scoppiò a ridere “Davvero?” balbettò cercando di trovare un filo logico in quel discorso folle “Davvero!” un bel sorriso a colorargli il volto mentre quegli occhi neri le trasmettevano tranquillità “Sono incinta” “E per questo non vuoi mangiare?” “No è ... sono sposata e incinta e ...” “E tuo marito dov’è?” Burke annuì chiudendo la rivista “Già Scheggia, tuo marito dov'è?” si alzò in piedi stiracchiandosi allegramente “Dovresti rispondere, tanto prima o poi lo saprà. Non è meglio dire la verità ora?” scosse leggermente la testa posando una mano sulle labbra “È per aver evitato di dire la verità che siamo a questo punto!” un debole sorriso e colorarle il volto “Abbiamo litigato e non è qui” “Lo so” “Lo sai?” ribatté confusa trattenendo il respiro “Si, cioè, no so chi sia tuo marito, non so per che stupido motivo abbia litigato  però, beh ecco, era ovvio o per lo meno, lo era per me” “Davvero?” annuì deciso tamburellando con le dita sul ripiano di vetro “Sei triste, assente, certo sei sempre perfetta in sala operatoria, una macchina da cardiochirurgia ma sei triste. So che sei sposata, te l’ho chiesto al nostro primo colloquio ricordi?” annuì appena concentrandosi sulle sue parole “Non sapevo che eri incinta ma questo non cambia comunque le cose. Voglio portarti a cena fuori” “Perché?” l’uomo sorrise sollevando appena le spalle “Perché mi piaci e di solito, quando una cosa mi piace la tengo al sicuro e la proteggo”  “Uao, queste sono belle parole Scheggia. Vuole uscire a cena con te, perché no?” il medico si alzò sorridendole “Ti passo a prendere alle otto e mezza perciò ...” guardò l’orologio qualche secondo “ ... hai più o meno tre ore per dormire e per prepararti quindi va a casa” “Cosa? No aspetta io ...” “Ho detto a casa dottoressa. Sono il capo, prendo le decisioni e io dico che il mio primario di cardio deve andare a dormire perché il suo bambino ha bisogno di riposo” si tirò la porta alle spalle fischiettando “L’hai sentito?” “Sono diventata matta” sussurrò stringendosi la testa tra le mani “Scegliere di vivere è pazzo? Io non direi proprio”  “Sono sposata! Aspetto un bambino da mio marito e esco a cena con un’altro uomo e ... e ... beh, questo è folle perché ...” ” Ascoltami!” esclamò afferrandola per le spalle “Non sei folle e questo non è sbagliato! È una cena con il tuo capo e niente di più. È vero hai un marito e aspetti un bambino da lui ma questo non ti vieta di vivere! Vai a casa, dormi un po’, preparati e poi vai a cena con lui”  “Non posso” “Certo che puoi! È un bell’uomo, è un chirurgo eccezionale e comprende i tuoi bisogni e non gli importa niente del tuo passato quindi vai a cena con lui”  sollevò lo sguardo incrociando gli occhi di Burke “Non sto sbagliando vero?” l’uomo sorrise sfiorandole il volto “Non stai sbagliando”

  
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