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Autore: himchanchan    01/08/2012    0 recensioni
Hello, this is Himchanchan~
Questa è la mia prima long-fic sui B.A.P che spero con tutto il cuore di finire.
La trama, come si può ben capire dal titolo, è ispirata al libro di Suzanne Collins "Hunger Games" ma a parte l'idea dei giochi, il resto è totalmente diverso. Amo questa saga e non potevo fare a meno di scrivervi qualcosa.
Corea del Sud - La nazione sta diventando sempre più la Germania nazista di un tempo. Le nuove riforme del comandante Kang Sudong si fanno sempre più dure e la popolazione tenta di ribellarsi. Purtroppo è tutto inutile... ma grazie alla venticinquesima edizione degli Hunger Games, qualcosa o meglio, qualcuno riuscirà a diventare il primo barlume di speranza nella buia strada per la libertà?
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“... ed è così che la TS Entertainment ha deciso di- No, hyung, davvero. Non ci riesco”.
Tutto andava male. Quella sera ci sarebbero state la sfilata e l'intervista dei tributi ed io non ero affatto pronto. Non era la prima volta che mi intervistavano da solo ma ormai ero in preda al terrore a causa di tutte le pressioni che il mio manager, i miei stilisti e i preparatori facevano su di me. E come ciliegina sulla torta, c'era il fatto che avrei dovuto completamente fingere di essere quello che non sono; sapete, per impressionare il pubblico e attirare più sponsor possibili.
“Dai, riprovaci. Non è poi così difficile!”
“Provaci tu a dire cose che non sono vere e che non andresti mai a pensare”
“Ne abbiamo già parlato, Yongguk. So che per te è sbagliato ma non possiamo farci nulla”
“Ma se tutti sanno come la penso, avere la faccia tosta di rinnegare tutto quello che ho detto in precedenza non mi si ritorcerà contro?”
Passarono alcuni minuti prima che Minhyun mi rispondesse. Effettivamente, lo sapeva meglio di me che avevo ragione ma preferì cambiare completamente argomento, seppellendo una volta per tutte la questione “sincerità”.
Mi chiese finalmente come fosse andata la mia conversazione con Kwon Jiyong e se avessi rifiutato la sua proposta di essere alleati all'interno dell'arena e gli spiegai, con amarezza, che l'avevo fatto, proprio come voleva lui. Mi ricordò per l'ennesima volta che avrei dovuto stare accanto a Jieun e mi raccomandò di non fare cavolate di cui poi mi sarei potuto pentire. Non sapevo se aveva ragione né tanto meno capivo dove trovava tutta la tranquillità che mostrava quando era con me nonostante l'inizio dei giochi fosse ormai vicinissimo.
Ripassammo per qualche altro minuto le mie battute, dopodiché mi spedì dritto dai miei stilisti per farmi provare gli abiti che avrei indossato quella sera. Era già tardo pomeriggio quando Soohyun e Kyunghyun arrivarono nel loro studio e in men che non si dica mi misero addosso il vestito che avrei dovuto portare per la sfilata dei tributi e l'intervista. A dir la verità non mi sembrava nulla di così eclatante... un semplice (e stranamente pesante) smoking: giacca bianca, papillon e pantaloni neri che non si abbinavano per nulla ai miei capelli. Probabilmente, dopo essere passato dai miei preparatori, sarei anche potuto uscire con un colore di capelli totalmente nuovo.
Kyunghyun fece un giro intorno a me e io rimasi quasi immobilizzato sentendo i suoi occhi che mi esaminavano dalla testa ai piedi e cercavo di sembrare il meno nervoso possibile; in fondo, lui non c'era quasi mai. Io e Jieun siamo stati sempre con Soohyun che ci faceva quasi da babysitter mentre lui era chissà dove a sbrigare le sue faccende. Effettivamente, nessuno dei due ci disse mai cosa gli era successo o cosa stesse facendo fino a quando non me ne parlarono quel giorno.
Kyunghyun disse che stava lavorando proprio al mio vestito ma io continuavo a non vederci nulla di speciale, era un normalissimo completo da sera che sarebbe stato indossato da un ragazzo a cui gli abiti formali non si addicevano nemmeno se avessero cominciato a tirarlo a lucido un anno prima.
L'unica cosa che mi raccomandò di non fare era di non pensare assolutamente di provare a canticchiare per farmi passare il nervoso né tanto meno rappare.
Ci rimasi un po' male a dir la verità. Eppure quando io e Jieun facemmo la nostra conversazione “cuore a cuore” con Soohyun le avevo detto che quello era il mio unico modo per scacciare via qualsiasi tipo di pensiero, bello o brutto che fosse. Così, nonostante tutte le mie lamentele, mi rassegnai e filai subito dai truccatori.
Non ci misero molto a fare il loro dovere, d'altronde, non c'era molto su cui lavorare; eyeliner nero, un po' di fondotinta e infine la “magica” bb cream che ti fa sembrare un'inquietante bambola di porcellana uscita direttamente da film horror.
Ora che ci penso, quel giorno non vidi molto Jieun. Neanche alle prove per l'intervista che, tra l'altro, avremmo dovuto fare insieme dal momento che avevamo lo stesso mentore e il suo aveva dato forfait alla prima occasione che le si era presentata. Ma proprio quando io e Minhyun stavamo per iniziare a dare un'ultima ripassata alle battute, eccola che si presenta, agghindata al meglio per la serata nel salotto dell'appartamento. Non che senza tutti quei fronzoli fosse brutta, eh. Non fraintendetemi. In fin dei conti, non portava chissà che incredibile vestito come quelli che si vedono di solito sui giornali d'alta moda; -eccessivamente- futuristici e bizzarri che neanche Lady GaGa in persona sarebbe capace di indossare o addirittura pensare di farlo. Ma ora sto divagando.
Insomma, portava un normalissimo vestito corto bianco a “palloncino” con il busto diviso a metà tra una parte con pietre e paiette argentate e un'altra sempre di stoffa, cucita in modo da far sembrare che fossero le piume dell'ala di un cigno; e per completare il tutto, stivaletti blu con il tacco e un semplicissimo frontino del medesimo colore tra i capelli boccolati... so di non essere poi tanto bravo nel descrivere questo tipo di cose ma, del resto, cosa potete aspettarvi da un ragazzo come me, fissato fino al midollo con i film di guerra e che, insomma, non ne sapeva poi molto del “mondo femminile”?
Rimasi a bocca aperta e imbambolato a guardarla, per l'ennesima volta da quando eravamo stati scelti per gli Hunger Games, fino a quando non cominciò a parlare, chiedendo a Minhyun se potesse anche lei provare ancora le sue battute. Il mio manager aveva deciso di darle l'immagine della “ragazza ingenua” che al di fuori dell'arena sembrava una persona gracile, indifesa e che sarebbe stata eliminata già dal primo giorno ma una volta dentro, sarebbe cambiata completamente, trasformandosi in un killer spietato. L'unico problema era che Jieun era davvero così nella vita reale e non riuscivo a capire fino a che punto questo “look” l'avrebbe aiutata. Ragion per cui, mi ero ripromesso che l'avrei aiutata a qualsiasi costo. E a dir la verità avevo già un piano... fatta eccezione per la parte in cui, se la fortuna fosse stata davvero dalla nostra parte, saremmo rimasti soltanto noi due e avremmo dovuto ucciderci a vicenda. Infatti, mi dispiace ammetterlo, ma non credevo che sarei stato capace di morire al posto suo; non sapevo esattamente cosa... provavo nei suoi confronti e dal momento che non riuscivo a trovare una risposta a questa domanda, decisi da accantonarla in qualche angolo buio del mio cuore, facendo finta che non sia mai esistita. E per di più, quello non era il momento adatto per prendersi una cottarella (ammesso e concesso che non ce l'avessi di già).


Era finalmente arrivata l'ora x e tutti i tributi erano attesi nel luogo dove si sarebbero svolte sia la sfilata che l'intervista: il piano più alto dell'edificio dove eravamo costretti ad alloggiare, ovvero il tetto.
All'inizio non riuscivo a spiegarmi perché volessero farci stare proprio lì, in fondo, c'erano milioni di sale enormi all'interno di quella struttura che sarebbero state più adatte del tetto. E se ero persino io uno di quello che si stava lamentando, gli organizzatori avrebbero dovuto farsi qualche domanda. Ma poi, capii che non era esattamente come l'avevo immaginato io, era giusto un pochettino diverso... solo un po'.
Non facendo caso ai mille paparazzi, giornalisti e fotografi che si aggiravano lì intorno e quelli che per l'occasione si erano addirittura muniti di un elicottero per filmare l'intera “cerimonia” in diretta, c'erano non-so-quante fontane enormi ai lati del tetto, che cambiavano periodicamente colore, rimanendo su delle tonalità tra il blu e l'azzurro, e fantasia del getto d'acqua; delle inutili colonne ricoperte di rose bianche e azzurre messe in modo da creare una specie di corridoio ornato da un lunghissimo tappeto blu mare alla fine del quale vi era la “zona interviste”; ovviamente non potevano mancare tutte le inutili decorazioni come luci stroboscopiche da mal di testa, tanti di quei fiori che a momenti potevi ritrovartene uno anche nella bottiglietta d'acqua e quant'altro.
E poi c'era il pubblico, posizionato nello spazio tra le colonne e le fontane. Ricconi che avevano pagato centinaia, migliaia di won pur di partecipare a quell'evento che avrebbe segnato l'inizio vero e proprio degli Hunger Games.
Prima di fare la nostra entrata in scena, ci spedirono nuovamente dai nostri stilisti e truccatori e nei camerini il caos più selvaggio regnava sovrano. Gente che urlava, si lamentava, piangeva e chi più ne ha, più ne metta, perché magari una forcina era fuori posto o erano in ritardo di un minuto sulla loro tabella di marcia e credevano quindi di non riuscire ad essere pronti in tempo per la sfilata e l'intervista. Fortunatamente, io e Jieun venimmo salvati da tutta quella follia da Soohyun e Kyunghyun che ci portarono in una stanza appartata per non farci innervosire e ripassare ancora una volta come ci saremmo dovuti comportare quella sera. Purtroppo, la calma che erano riusciti ad infondermi svanì dopo qualche istante, dal momento che gli organizzatori avevano avuto la brillante idea di invitare alla cerimonia anche gli altri membri dei rispettivi gruppi dei tributi. Come se non fosse stato già difficile sapere che avrebbero potuto ritrovarsi senza un componente tra qualche settimana. Non è che non volessi vederli, solo che non sarei riuscito a fingere di essere una persona completamente diversa da quella che loro, invece, avevano avuto modo di conoscere in tutto il tempo che avevamo passato insieme. O erano forse al corrente della mia farsa? Ma anche se non lo fossero stati, se ne sarebbero resi subito conto che ero costretto a fingere per ottenere l'approvazione del pubblico e, soprattutto, degli sponsor, in modo da avere una chance in più per sopravvivere all'intero dell'arena.
Quindi, dopo aver perfezionato gli ultimi dettagli, ci chiamarono tutti per la sfilata, mettendoci poi in fila per mantenere tutto in ordine. Io ero l'ottavo e Jieun la settima, volevano farci entrare a coppie ma l'idea fu bocciata dal momento che subito dopo aver sfilato c'era l'intervista e quindi uno dei due tributi sarebbe rimasto lì a fare il terzo in comodo.
Ed eccolo, finalmente. Il silenzio di tomba spezzato dal suono di un gong che dava inizio alla serata dedicata ai tributi.
Tutti applaudivano, entusiasti di vedere con i loro stessi occhi, i poveri malcapitati che erano stati scelti per competere agli Hunger Games. La prima “fortunata” a fare la sua entrata in scena fu Kim Hyuna delle 4minute e per un attimo sono rimasto a chiedermi se indossasse veramente qualcosa o se avessero deciso di presentarla come madre natura l'aveva fatta... non so se mi spiego. Evidentemente il suo mentore sperava di catturare l'attenzione del pubblico mettendo in mostra più pelle possibile e la sua intervista non fu da meno, anche se non fece la figura della stupida, anzi. Sembrava come se fosse a suo agio in quell'ambiente.
Il secondo a sfilare fu un certo Bang Minsoo dei Teen... qualcosa. Non ricordo il loro nome. E anche lui, come la ragazza con cui era in coppia, contava sulla sulla bellezza del suo faccino o su quanto fossero scolpiti i suoi addominali.
Passò circa un'ora e mezza quando chiamarono il nome di Jieun. Era rimasta in silenzio tutto il tempo e non si era neanche mossa dalla sedia su cui ormai aveva messo le radici. Provai un paio di volte ad andare a parlarle ma riusciva sempre a terminare la conversazione solo dopo due semplici domande così rinunciai e la lasciai ai suoi pensieri. Prima che andasse però le diedi un abbraccio, giusto per rassicurare sia lei che me; dopo, infatti, non ci sarebbe stato nessuno ad assistermi negli ultimi cinque minuti prima della mia sfilata e della mia intervista.
Mi sedetti sulla stessa sedia dove, fino a poco tempo fa, c'era Jieun e mi misi a guardare in diretta tutta la scena, nonostante ce l'avessi a qualche metro di distanza. Tra il pubblico riuscii a riconoscere gli altri B.A.P. Tutti tirati a lucido; non riuscivo neanche a credere ai miei occhi; possibile che volevano così tanto venire alla cerimonia per vedermi da mettersi tutti e cinque lo smoking e i mocassini? Sembravano dei damerini e mentre fantasticavo su di loro, non mi ero reso conto che era ormai arrivato il mio turno, per cui mi affrettai a sistemarmi un'ultima volta i vestiti per poi andare di fretta e furia all'entrata della passerella.
Quando fecero il mio nome, si alzò una specie di boato proprio dalla parte in cui avevo visto i miei compagni di gruppo poco prima. Sorrisi tra me e me a causa della loro reazione e subito pensai che quel sorrisetto mi sarebbe stato d'aiuto per conquistare più cuori possibili all'interno del pubblico, perciò me lo stampai in faccia per tutta la sfilata.
Una volta arrivato nel luogo dell'intervista, salutai a malavoglia Lee Seunggi, che tanto era al corrente della repulsione che avevo nei suoi confronti, e mi sedetti sul divanetto per i tributi.
Le sue domande non miravano poi così tanto ad attaccare la mia persona, come credevo che avrebbe fatto, probabilmente queste erano già state stabilite in precedenza e lui non poteva fare nulla per cambiarle, nonostante fosse evidente il tono di strafottenza con cui me le faceva.
L'unico problema arrivò quando il pubblico cominciò a fare una specie di coro incitandomi a cantare e/o rappare qualche pezzo di una canzone dei B.A.P. In quel momento ero totalmente nel panico a causa del fatto che Kyunghyun mi aveva esplicitamente detto di non farlo, soprattutto con questo abito addosso e continuavo a non capire perché. Vedendo che le loro grida si facevano più forti e insistenti, non ebbi altra scelta che accontentarli.
Mi diedero un microfono e mi fecero posizionare al centro in modo tale che tutti potessero vedermi meglio. Ancora non del tutto ero convinto se avessi dovuto farlo o se avessi dovuto rifiutare perdendo, purtroppo, tutto il lavoro che avevo fatto per comprarmi il pubblico. Appena partì Warrior a tutto volume nelle millemila casse che erano lì solo per farmi sanguinare le orecchie, feci un lungo sospiro e strinsi più forte che potetti il microfono, portandolo lentamente davanti al mio viso. Quando arrivò la mia parte e cominciai a cantare, notai che sulla mia spalla cerca qualcosa che stava letteralmente andando a fuoco ma invece di fermarmi, mi limitai a cercare di spegnerla con la mia mano libera ma più ci provavo, più la bruciatura si espandeva e, in preda al panico, cominciai a cercare tra la folla il viso di Kyunghyun per sapere almeno cosa fare senza rovinare lo “spettacolo”. All'inizio credevo che mi avrebbe detto di fermarmi e riprendere in un secondo momento e invece, appena incrociai il suo sguardo, notai che anche lui mi stai incitando e per un secondo non riuscivo a capire se ero io quello che era diventato matto ed aveva le allucinazioni o se erano loro a non vedere nulla. Proprio quando spostai lo sguardo verso il basso notai che i miei vestiti erano cambiati, non portavo più uno smoking e... "Cosa sono quegli scarponi da militare?", mi domandai.
Fu in quel momento che mi resi conto cosa era successo ai miei vestiti ed ecco anche perché Kyunghyun si era assentato per così tanto tempo.
Stava lavorando a non-so-che strano tipo di tessuto, congegno o qualunque altra cosa fosse in modo che quando si sarebbe bruciato completamente lo smoking, sarebbe venuta fuori questa cosa:
Una vera e propria divisa da soldato.


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ehm, io... SALVE! *si fa scudo col computer* quanto ce l'avete a morte con me? tanto, lo so ç_ç ma io non volevo lasciarvi così senza dire nulla, lo giuro! anzi, sono stata giorni e giorni a pensare a come mandare avanti la fanfiction ma mi sono bloccata ad un certo punto con questo capitolo e, e... scusate ç_ç però adesso eccola qui e ho scritto anche più del solito uwu (non riuscivo a trovare un buon momento in cui fermarmi e ancora adesso, questo non mi sembra adatto). Anyway, come vanno le vacanze? state oziando da bravi nerd come me? se si, vi amo. se no, pffh, la tua vita sociale non è nulla in confronto all'universo parallelo che c'è dietro al mio computer uwu ok, scherzo, anche io voglio una vita sociale (?). Comunque sappiate che appena ricomincerò la scuola, aggiornerò costantemente la fanfiction perché si! io quando sono sotto pressione tendo a fare cose che servono a tutto tranne che per gli impegni che dovrei portare a termine. sono un genio, ne? uwu comunque, è bello essere tornate a scrivere (?) e spero che anche questo capitolo vi piaccia, see ya~
  
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