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Autore: korkyna    01/08/2012    0 recensioni
C'e' Draco in questa storia, c'e' la sua famiglia, ci sono le sue convinzioni e c'e' un anno nuovo a Hogwarts che forse gli fara' presente come le cose cambino dopo una Guerra.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Novembre



Negli ultimi tempi sua madre aveva iniziato a scrivergli lettere con dettagli sempre più precisi su come il suo pseudo - cugino mezzosangue (e mezzo lupo) stesse passando dal latte artificiale a quello intero, su quanto regolarmente cambiasse il colore dei capelli e su quanto fosse amorevole e presente il suo padrino. Potter trovava il modo di rendergli indigesta la colazione anche a chilometri di distanza dal Castello.
Anche quella mattina era iniziata male, la solita lettera aveva allegato anche una fotografia del pupo tra le braccia di sua madre, che sorrideva intensamente in direzione dell'obiettivo. Nel vederla gli si dipinse in faccia un’espressione a meta tra l'amaro e il sarcastico, persino Goyle lo notò e, allungato il collo per vedere di cosa si trattava, gli rivolse un occhiata interrogativa che Draco ignorò volutamente. Non voleva rispondere, mise in cartella la lettera e decise di lasciare momentamente perdere per dedicarsi alla sua colazione.
Dall'altra parte della Sala, precisamente al tavolo di Grifondoro, si levò un gran trambusto che gli bloccò la forchetta a metà del suo percorso verso la bocca, con la coda dell'occhio vide un cespuglio di capelli dirigersi a passo di marcia all'uscita e dietro la Weasley che urlava "Hermione! . Osservò con sorpresa l'intera scena e per il resto della mattinata, cercò di cogliere altri dettagli, ma i Grifondoro, tanto per cambiare, si erano chiusi nei loro personali circoli e facevano trapelare poco al resto della scuola. Pansy, però, che aveva più occhi e orecchie di tutta Serpeverde messa insieme, parlava di una lettera arrivata alla Granger qualche attimo prima dei fatti. L'unica cosa che Draco notò fu che la protagonista femminile non si fece vedere a lezione per tutto il giorno.
 
Al tramonto era ancora immerso fino al collo nella ricerca di Trasfigurazione e, in un moto di stizza, s’impose di saltare la cena per venire a capo delle decine di pergamene e libri che aveva disseminato sul suo tavolo in biblioteca. Era rimasto solo, i suoi compagni avevano già gettato le armi ma il suo orgoglio contro quella vecchia megera gli imponeva un ultimo tentativo per mettere insieme un qualcosa di decente.
Quando ormai era scesa la sera, Draco vide premiata la sua fatica arrivando alla conclusione del tema, in Biblioteca non era rimasto quasi nessuno e con stanchezza raccolse i libri usati per rimetterli a posto. Le luci erano soffuse, il silenzio era totale e lui si godette l'atmosfera mentre girava tra gli scaffali; vicino al Reparto Proibito trovò un tavolo occupato da testi scolastici e pergamene, una borsa abbandonata sulla sedia, probabilmente, pensò, il proprietario era lì in giro a cercare un libro, svoltò l'angolo e mentre passava davanti alla statua di una vecchia strega in abiti medioevali, sentì dei fruscii e qualcosa che assomigliava a dei singhiozzi. Si fermò sconcertato e si guardò intorno all'erta, erano proprio dei singhiozzi quelli che sentiva, una donna o forse un bambino, e venivano dal retro della statua che aveva appena passato. Decise di lasciar stare ma, dopo pochi passi, la curiosità ebbe la meglio, appoggiò sul primo ripiano libero i libri che aveva in mano e si avvicinò cautamente alla fonte dei rumori.
Alla luce delle candele vide una sagoma raggomitolata tra la libreria e la statua, piangeva affondando il viso tra le ginocchia e poté chiaramente riconoscere una ragazza, mentre si avvicinava, riconobbe anche lo stemma rosso-oro, le scarpe da ginnastica babbane, bianche e rovinate, i capelli ricci... Si fermò li dov' era. Poi si gettò impietosamente su di lei, la afferrò per un braccio e la strattonò per farla alzare. La Granger aveva gridato dello spavento e ora lo guardava con gli occhi rossi e sorpresi, il viso stravolto dalle lacrime. Uno di fronte all'altra, si studiavano, lei stupita e ancora scossa dai singhiozzi, lui arrabbiato come mai .
'' Non posso veramente crederci, come osi, dico come osi! Cosa diavolo stavi facendo??"
" Malfoy, mi sembra ovvio cosa stavo facendo, piuttosto cosa vuoi tu da me?"
" Con che diritto ti fai vedere in queste condizioni? Lurida Sanguesporco che non sei altro, cosa pensavi di ottenere? Perche ti fai trovare in un angolo a frignare?”.
" Non credo siano affari tuoi, ma ti vuoi dare una calmata? Non hai alcun diritto di trattarmi in questo modo, specialmente nella tua posizione!"
"Io non ho alcun diritto? E tu invece? Che diritti hai? Che diritti hai di stare in questa scuola? Che diritto hai di occupare un posto, qui? Nella mia posizione dici! Quale posizione? Quella di nobile Purosangue o di Mangiamorte graziato? In entrambi i casi il tuo comportamento è un affronto! Cosa diavolo hai da piangere Sanguesporco? Non hai vinto abbastanza? I tuoi voti non sono sufficientemente alti? Non hai abbastanza amici?"
Man mano che urlava contro di lei, sentiva scivolargli via dal petto, poco alla volta, un peso enorme che finalmente gli permetteva di respirare. Lei, intanto, lo guardava senza replicare, l'espressione sempre più sbalordita, lo sguardo incredulo.
"Dimmi su, quale premio che ti hanno dato non è stato sufficientemente grande?"
"Per Merlino, Malfoy, non avrei mai creduto a quanto tu possa essere meschino e cieco! Ma ti rendi conto che non sono io il problema? Io sono solo lo specchio della tua rabbia verso il mondo”.
"Come osi parlarmi in questo modo?!!! Tu non sai niente! Niente di niente!! Anche se tu e i tuoi amici avete vinto e ora ve la godete, anche se vai in giro tronfia con quell'aria da sapientona tu non sai come si vive nel Mondo Magico, non lo sai ora e non lo saprai mai!!!"
Si voltò per andarsene, preso com’era dalla sua rabbia, non si accorse che lei lo stava seguendo, raggiunse il suo tavolo, prese le sue cose e , come una furia, lasciò la Biblioteca e si fiondò nel primo bagno che trovò, si chiuse nel cubicolo sbattendo la porta e si lasciò scivolare sul pavimento. Gli tremavano le mani, per la rabbia si costrinse a pensare, ma poi iniziarono a tremargli anche le braccia, le spalle e infine tutto il corpo. Era stanco, infinitamente stanco.
Iniziò a piangere e tra i singhiozzi vide un bigliettino planare dentro il suo cubicolo, con una scrittura piccola e precisa lesse.
"Il mondo non è mai bianco o nero come i nostri genitori ci insegnavano da piccoli. Neanche io l'avevo capito fino in fondo, almeno finche stamattina Ronald non mi ha lasciato con una stupida lettera”.
  
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