Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Dram66    01/08/2012    4 recensioni
“Io..dovrei sentire dolore, dovrei essere triste, dovrei..odiarti..ma non ci riesco. Non sento nulla di tutto questo, io non mi sento nemmeno in colpa. Io vedo solo te, io voglio solo te” Bulma prese il suo viso tra le mani e ricambiò il bacio con più passione, il respiro corto ed agitato. Vegeta la baciava e la accarezzava, come se fosse stata l’unica cose che avesse mai voluto fare nella vita.
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nuovo capitolo! Scusate se vi ho fatto attendere così tanto! Spero possa piacervi e fatemi sapere cosa ne pensate!
Enjoy!
 
“Mamma che cos’è questo? Posso mangiarlo? Sarà dolce?” Rhaego fissava con golosità il vassoio stracolmo di frutti rossi, grossi come il pugno di una mano.
“Posso mamma, eh posso?” Fresco di bagno, indossava una tuta nera, con stivaletti bianchi; a differenza  della divisa del guerriero sayan, che prevedeva l’armatura al di sopra , aveva un lungo telo bianco che andava a coprire le spalle e poi qualche giro più in basso il torace, fino alla vita, il tutto fermato da una spilla rotonda e dorata: l’abbigliamento degli alchimisti. Era stato Vegeta stesso ad ordinare ai tarvisiani di confezionare questo abbigliamento per i bambini, nonostante ora Rhaego non indossasse il lungo peplo bianco.
“Sì, Rhaego, prendine uno” Bulma stava finendo di asciugare Yamko dopo il suo bagnetto.
Stava frizionando con un telo la nera e folta zazzera del bambino quando lui le porse una domanda, a bassa voce per non farsi sentire dal fratellino: “Papà?”. Lo sguardo del piccolo era triste e consapevole: già sapeva la risposta.
“Non è questo il momento tesoro” Bulma si rabbuiò.
Avevano passato giorni di terrore e di angoscia, strappati da casa loro, e come aveva previsto, Yamko aveva perfettamente capito cosa era accaduto al padre. Solo da poche ore si trovavano in una situazione confortevole e apparentemente priva di pericoli: Bulma era sempre attenta e sospettosa, specie nei confronti di quei piccoli alieni bianchi che andavano e venivano per le stanze a gran velocità e portavano vassoi pieni di cibo e brocche d’acqua e pesanti vasche colme d’acqua calda e vestiti e teli bianchi immacolati e lozioni profumate e sapone. Sebbene così piccoli riuscivano a trasportare pesi considerevoli senza fatica, camminando a passi corti, svelti e silenziosi. Parlavano la loro lingua con un tono di voce sottile e acuto, quasi infantile e delicato; si erano mostrati amichevoli e gentili, e Rhaego li trovava divertenti. Bulma invece li osservava con diffidenza e rispondeva in modo brusco alle loro domande ‘Va bene questo vestito, mia signora? Vi porto dell’acqua, mia signora?Vi aiuto col bagno, mia signora?’
Sebbene la loro disponibilità e gentilezza Bulma temeva che potessero rivelarsi pericolosi; non riusciva a temere invece l’uomo che li aveva ospitati in quelle stanze: il suo sguardo non sembrava minaccioso, solo estremamente triste e scoraggiato, come di un uomo che ha perso tutto e non ha più nulla.
Bulma aveva davvero perso tutto,tutto tranne i suoi figli, l’unica cosa che le restava: aveva perso la sua casa, il suo lavoro, i suoi amici,i suoi genitori e soprattutto Yamko, suo marito. Ripensò a come si erano conosciuti: lei una sciocca ragazzina che andava alla ricerca di misteriose sfere leggendarie per esprimere un futile desiderio, e lui, predone del deserto che l’aveva fatta innamorare con i suoi occhi neri come la più tenebrosa delle notti; inutile dire che quando si erano incontrati, Bulma aveva dimenticato completamente quelle sfere e abbandonato la ricerca delle altre e si era portato il brigante in città. Ora avrebbe voluto piangerlo e soffrire per lui, essere fragile, solo una piccola donna con un immenso dolore dentro, ma doveva essere forte per il suo Rhaego e il suo Yamko, non poteva permettersi di lasciarsi andare: piangere e abbassare la guardia poteva essere sconveniente.
Ricordava il loro ultimo giorno insieme: un tranquillo sabato, dove nessuno dei due lavorava e potevano dedicarsi l’uno all’altra e ai figli, come desideravano entrambi per tutta la settimana. Era il loro momento speciale, importante, espressamente da condividere con i bambini. Poi tutto sparito, tutto andato. Ogni cosa. Ripensò agli occhi dell’uomo e provò una profonda tristezza: non credeva fosse pericoloso.
La sera precedente le aveva parlato, non in quella lingua spigolosa e rude con cui parlavano tutti gli altri alieni con la coda, ma nella sua lingua, in modo gentile e con un leggero accento esotico. Le aveva dato da mangiare e nonostante la vista stanca e annebbiata da quel vino dolce e fruttato, si era accorta di come lui la guardasse:rapito e concentrato, occhi negli occhi come aveva già fatto. Per un istante a Bulma passò per la testa che la desiderasse.
Aiutò Yamko a vestirsi, poi lisciò il sari dalle tonalità viola che le lasciava una spalla scoperta: i piccoli alieni bianchi l’avevano aiutata col bagno, pronti e servizievoli, dopodiché l’avevano aiutata ad indossare l’abito, una tunica color prugna e poi un lungo telo di colore più scuro che la avvolgeva con più giri finendo per coprirle una sola spalla, infine le pettinarono i lunghi capelli e li acconciarono in una treccia laterale che disposero poi attaccata alla nuca,sopra la fronte.
Le creature le avevano spiegato che quelli erano un tipo d’acconciatura e d’abbigliamento tradizionali delle donne sayan di Prima Classe, le più nobili, ed era stato il Principe Vegeta ad ordinare che fosse vestita così.
“Il Principe Vegeta?L’uomo di ieri sera?”. Quel nome le frullò per la testa,come se si fosse liberato da un angolino remoto della sua mente,come se fosse rimasto imprigionato lì da tanto tempo; la cosa la lasciò dubbiosa e stranita.
“Ha ordinato altro, questo principe Vegeta?” chiese stizzita.
“Sua altezza desidera che rimaniate qui negli appartamenti del Principe, mia signora. Voi e i piccoli cuccioli,mia signora”
Bulma intese che quel ‘desidera’ era da considerare come ‘ordina’,ma non replicò: forse lei e i bambini erano al sicuro lì dentro, e poi avrebbe avuto modo di ideare un modo per scappare.
Un tarvisiano si mise a soffiare bolle di sapone da un fischietto e Rhaego, seduto su un piccolo pouf, si mise a ridere e a battere le mani. Bulma lo guardò e per la prima volta dopo molti giorni, sorrise.
 
Vegeta tornò nelle sue stanza che era quasi notte. La sua giornata, iniziata molto presto, era trascorsa tra allenamenti, riunioni del consiglio e supervisione dei giovani guerrieri, ma in testa aveva un solo pensiero, poter vederla e stare con lei: non gli importava nemmeno più che lei non sapesse chi era e lo considerasse un estraneo, gli bastava guardarla. Magari, un giorno, avrebbe avuto il coraggio di raccontarle la sua storia.
Si affacciò alla camera dove dormivano i bambini con Bulma: li intravide sotto il velo del basso letto a baldacchino, i due ragazzini e la loro mamma sdraiata accanto a loro. Li osservò per qualche istante e gli ritornò alla mente un ricordo, dolce ma che gli lasciò l’amaro in bocca: era un pigro pomeriggio di inizio estate e Trunks dormicchiava sulla chaise longue in terrazza, Bulma passò di lì con Bra, che aveva un anno circa, in braccio, cullandola. Con fare spiritoso e con qualche gridolino di scherno, si sdraiò accanto a Trunks, che in dormiveglia mugugnò qualche parola di protesta: stava crescendo e da ometto ormai quale era, non apprezzava più le coccole della mamma, ma nonostante questo si spostò un po’ di lato per lasciare posto alla mamma e alla sorellina, che dopo poco si addormentarono a loro volta. Vegeta aveva terminato i suoi allenamenti ed era andato a farsi una doccia,poi stupito per l’insolito silenzio che regnava in casa, aveva iniziato a girare per l’appartamento per capire dove tutti fossero finiti. Attraversato il salone si affacciò sulla terrazza e li vide: si appoggiò alla porta finestra e si mise ad osservarli e senza che se ne accorgesse un lieve sorriso gli increspò le labbra. Per un istante fu combattuto tra la voglia di sdraiarsi insieme a loro e il suo orgoglio e come di consueto, vinse quest’ultimo. Ora, dopo tanto tempo, si pentì amaramente di non essersi sdraiato con loro.
Lanciò un ultimo sguardo e poi fece per uscire.
“Aspetta” bisbigliò Bulma sollevandosi dal letto e scendendo. Posò i piedi scalzi sul pavimento e fece qualche passo leggero verso di lui, arrestandosi a poca distanza.
“Volevo ringraziarti”sussurrò guardandolo negli occhi “Per..il cibo e i vestiti..e per permetterci di rimanere qui..”
Vegeta la osservò da capo a piedi: indossava uno dei tipici vestiti delle donne sayan e lunghi capelli era acconciati attorno al capo. Parlando si attorcigliava le mani con fare nervoso. Doveva esserle passata un po’ di paura, ma parlare con lui la metteva ancora a disagio.
“Io..non capisco perché tu faccia tutto questo per me..per noi” disse ancora.
Vegeta andò a sedersi su qualche cuscino poco distante dal letto e Bulma si accomodò accanto a lui.
“E’ una storia complicata..”disse lui a bassa voce “non credo vorresti sentirla..o che tu possa credermi”
“Perché?Come mai?” Gli occhi di lei lo guardavano con curiosità e piano piano le stavano sparendo sia i residui di paura che il disagio, e stava ricominciando a parlare a ruota libera. “Scusa.” Chiuse gli occhi imbarazzata “ Sto ricominciando a parlare a vanvera, non dovrei fare tutte queste domande. Non dovrei parlare così..con te. Io mi sento strana quando ci sei tu, mi sento a mio agio, ed è strano lo so perché dovrei avere timore di te e non dovrei nemmeno starti così vicina,io..”
Vegeta non capì più niente e in uno slancio si protese verso le sue labbra: fu un bacio rapido, veloce ed impaurito ed inaspettato. Bulma rimase paralizzata e quando Vegeta si staccò, i suoi occhi erano spalancati e rimase ammutolita dalla sorpresa.
“Scusami..io..scusa..” Aveva rovinato tutto, per un semplice secondo di debolezza aveva mandato il suo piano all’aria. Si sentì morire dentro.
“Non capisco cosa mi sia preso..mi dispiace..non doveva finire così, non è andato niente come avevo programmato, noi non dovevamo essere qui, noi..”
“Noi?” lo interruppe Bulma “Cosa stai dicendo?”
Vegeta piantò gli occhi in quelli della donna. Erano chiari, limpidi, puri; forse non si meritava di ricevere il suo fardello, non meritava di ascoltare la sua triste storia. Ma il suo sguardo era quello di Bulma, della sua Bulma, e le parole uscirono da sole.
“Forse mi prenderai per un pazzo, e forse lo sono diventato davvero.” Cominciò “ Io non appartengo a questo posto, questa non è casa mia e questa non è la mia gente, forse geneticamente lo sarà, ma non sono cresciuto qui con loro, questo non è il mio posto, il mio posto è con te, molto lontano da qui.”disse tutto d’un fiato, in un sussurro.
“Cosa intendi dire?” gli occhi di Bulma erano lucidi e lo sguardo attento e ansioso, come se sapesse già le parole che stava per sentire, pensò Vegeta.
Non aveva più nulla da perdere ormai. “Mi sono svegliato qui una mattina, mentre la sera mi ero addormentato in un altro luogo, casa nostra, sulla Terra, nella Capsule Corporation. Questo pianeta, questa civiltà, dal mondo da cui provengo io sono andati distrutti moltissimi anni fa, e mi hanno costretto a vagare per l’universo facendo cose orribili, orribili, e poi io ho trovato te, e tu mi hai accolto in casa tua, mi hai dato un tetto, una casa, e nonostante ti abbia fatto soffrire tantissimo all’inizio, tu mi hai perdonato, e noi abbiamo una famiglia e..”
Bulma lo guardava con aria stranita e confusa. “Io e te..abbiamo una famiglia?”
“Trunks è il più grande” continuò il sayan con tono più calmo “ è studioso, ma si allena sempre con costanza e diventa ogni giorno più forte. E’ molto organizzato, ci stupiamo sempre di come riesca a destreggiarsi tra la scuola, gli allenamenti, gli amici e..le ragazze” rise “e sempre con ottimi risultati.”
A Bulma scappò un sorriso.
“E poi..c’è Bra. E’ piccola, fisicamente è uguale a te, ma tu e Trunks dite sempre che è musona tale e quale a me. E’ molto dolce e sensibile..ha bisogno che qualcuno si occupi di lei.”
Per qualche secondo calò il silenzio.
“Mi è sempre piaciuto il nome Bra” disse Bulma ad un tratto.
E allora Vegeta iniziò a raccontarle tutto per filo e per segno, con calma e senza tralasciare nessun avvenimento: da quando era arrivato sulla Terra con Nappa, al pianeta Namecc, a Freezer, i cyborg, Cell, Majin Bu, stupendosi molto che nessuno di questi nemici si fosse mai fatto vivo, un universo di pace era quello da cui proveniva lei. Raccontò di Goku, di Junior, Crilin, il Genio delle Tartarughe, C-18, Chichi, Gohan, Goten, Mister Satan, e anche di Yamko, del Yamko del suo mondo, e delle sfere del drago, del Supremo, poi raccontò tutto di loro, di come si erano innamorati, del primo bacio, della prima volta che fecero l’amore, ma raccontò anche di quando lui l’aveva fatta soffrire e aveva sbagliato, doveva sapere tutto, nel bene e nel male.
Fu un discorso interminabile, ogni volta che sembrava concluso alla mente di Vegeta si affacciavano fatti, persone, che sembravano assolutamente importanti e da raccontare e Bulma ascoltò tutto questo in silenzio.
“Lo so che forse non mi credi.. ma questa è la mia storia. Quindi si direbbe che entrambi siamo stati strappato da casa nostra e catapultati in un luogo che non ci appartiene.”
Lo sguardo di Bulma vagava per la stanza dubbioso e vagamente scettico.
“E se fosse tutta una trappola?” disse gelida, fissandolo con sfida “Per farmi abbassare la guardia e farmi fidare di te?”
“Mi dispiace, mia signora, che tu possa pensare una cosa del genere” rispose lui chinando il capo, affranto. “Non ho secondi fini, se non quello di tenerti al sicuro coi tuoi figli e farvi stare bene.”
Lo sguardo della donna si rabbonì “Sai, io non ho paura di te.”
“Non devi averne.”
Bulma si mise in ginocchio e si avvicinò di più a lui. “Quanto mi hai raccontato era così..reale, come se potessi toccarlo, come se potessi viverlo. Come se non avessi vissuto nessun altra vita se non quella.”
Il suo viso era a poche spanne da quello di Vegeta. Il suo profumo di essenze gli inebriava i sensi e lo indeboliva. La sua bocca, la sua bocca così carnosa e piena era lì, vicina, così vicina che Vegeta non resistette e si avvicinò di nuovo a lei, colmando quella distanza con un altro bacio. Fu più lungo stavolta, e meno spaventato. Poi Bulma si staccò bruscamente.
“Io sono sposata” e a quella parola si incupì “Cioè lui..io..è comunque mio marito..è accaduto da così poco tempo,io non posso..eppure..”bisbigliava, confusa e incerta.
Alzò gli occhi e Vegeta vide uno sguardo nuovo, indomito e coraggioso.
“Io..dovrei sentire dolore, dovrei essere triste, dovrei..odiarti..ma non ci riesco. Non sento nulla di tutto questo, io non mi sento nemmeno in colpa. Io vedo solo te, io voglio solo te” Bulma prese il suo viso tra le mani e ricambiò il bacio con più passione, il respiro corto ed agitato. Vegeta la baciava e la accarezzava, come se fosse stata l’unica cose che avesse mai voluto fare nella vita.
Era il destino, pensò, il destino voleva che stessero insieme e il resto non importava.
Bulma si staccò dal bacio ansimante, e gettò uno sguardo titubante dietro di sé, verso i bambini che continuavano a dormire pacifici. Allora Vegeta si alzò e prendendola per mano, continuando a baciarla, la condusse nell’altra camera da letto.
 
Quando riaprì gli occhi, il dio Khal stava spuntando e Bulma dormiva, nuda, tra le sue braccia.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Dram66