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Autore: weirdo    01/08/2012    3 recensioni
Le parole dell’insegnante gli scivolavano addosso, la sua mente era altrove e i suoi pensieri erano rivolti a lui, quel ragazzo che gli aveva tagliato la strada quella mattina con strafottenza.
Si era trattato di pochi secondi, durante i quali riuscì a memorizzare tutti i dettagli da lui ritenuti importanti. Aveva notato come i suoi capelli biondi, probabilmente tinti da poco, venivano mossi accuratamente dal vento, come la chitarra che portava si adattasse bene al suo profilo.
Riuscì a capire anche un’altra cosa.. un ragazzo moro si avvicinò e lo chiamò, Jonghyun, il suo nome era Jonghyun. [ JongKey ]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Key
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kibum rimase per un po’ a guardare Jonghyun mentre si allontanava di gran passo, poi si costrinse a posare lo sguardo altrove.
Ormai l’aveva capito, quel ragazzo non gli era indifferente, e per quanto strana fosse la cosa non lo spaventava neanche un po’. Gli piaceva quella sensazione, gli era mancato quel battito accelerato del cuore nel petto.
Decise che avrebbe continuato a vederlo.
 
Rimase immobile ancora per un po’, fino al momento in cui Jonghyun non si trasformò in un puntino indistinto all’orizzonte. Solo allora si convinse a entrare in casa.
Gli sembrava che fosse passata una vita dall’ultima volta che avesse dormito nel proprio letto, perciò, una volta entrato nell’appartamento, si tolse prima le scarpe e si trascinò in camera, dove si lasciò andare alla morbidezza travolgente di quel materasso.
Senza neanche cambiarsi i vestiti crollò, forse per via delle troppe emozioni.
~
 
Due piani più su, un ragazzino dai capelli color miele si preparava per uscire, lo aspettava la sua passeggiata nel parco, la sua tranquilla e rigenerante passeggiata. Era lì che lui di solito andava quando non voleva pensare a niente, quando voleva rilassarsi e lasciare fuori dalla sua mente qualsivoglia preoccupazione…e in genere ci riusciva.
 
Finì di cambiarsi indossando qualcosa di comodo e, agguantata la sua fedele tracolla rossa munita di tutto ciò che riteneva indispensabile, uscì, finalmente.
 
Dopo una manciata di minuti giunse a destinazione, varcò il cancello che permetteva l’entrata al suo luogo speciale e si preparò al rilassamento.
Ma, per una volta, sembrava che non sarebbe riuscito nel suo intento, per una volta, i suoi piani non andarono in porto.
 
Taemin non credeva che sarebbe mai capitato a lui, era convinto che fosse il pronostico di tutti i film, ma solo di quelli!
Non avrebbe mai immaginato che il colpo di fulmine, quel fantomatico sentimento che ti mozza il fiato per un secondo, che ti fa sentire come se fossi in grado di volare comandato dal battito del tuo cuore impazzito potesse essere reale.
Oh sì, il cuore. Lo sentiva benissimo il suo, forse anche troppo bene.
Si portò una mano al petto in un disperato tentativo di attenuare quello stupido muscolo ormai fuori controllo…ma inutilmente.
TUM TUM TUM TUM
Non gli dava ascolto, non voleva sentir ragioni, continuava a battere costante e sprezzante di ogni pericolo.
I suoi occhi, poi, incatenati su quella figura così perfetta.
Non riusciva proprio a guardare altrove, sentiva che sarebbe anche potuto morire se solo avesse provato a distogliere lo sguardo, e questo non poteva essere normale, no.
Ma aveva deciso di smettere di ascoltare la sua parte razionale già da un po’, più o meno dal primo battito incontrollato, le prime fitte al petto, ecco.
 
La persona che teneva in scacco il suo cuore era un ragazzo, già. Il più bello che avesse mai visto.
In quel momento aveva gli occhi chiusi ed era disteso all’ombra di un albero, il più isolato del parco.
Quella era una bellissima giornata primaverile, stagione del meraviglioso venticello che in genere ti scompiglia i capelli facendoti sentire la star di un videoclip.
Ed era proprio quello che stava facendo, scompigliava dolcemente i capelli castano scuro di quel ragazzo, i ciuffi della frangia sembravano danzare incorniciandogli il viso, cosa che suscitò un ulteriore dolorosissimo battito del cuore di Taemin.
 
Più osservava, più apprendeva.
Più apprendeva, più s’innamorava.
 
Notò che portava i capelli lunghi legati in un legante codino, l’elastico era blu.
“Che sia il suo colore preferito?”
Passò, poi, al viso. Quanto gli piacevano quei dolci lineamenti poteva saperlo forse solo Dio, le labbra sembravano così morbide, soffici, il naso era perfetto, pareva quasi essere uscito da una modifica effettuata con Photoshop, gli zigomi erano alti e altrettanto privi d’imperfezioni.
L’unica cosa che rimpiangeva era quella di non potersi perdere nel colore e nella forma dei suoi occhi, visto che dormiva.
Avrebbe davvero voluto vederli.
 
Il suo sguardo si posò, infine, sul suo corpo.
Il bordo della maglietta a maniche corte bianca si spostò leggermente per via del venticello e dimostrò agli occhi di Taemin che un’altra dote che valeva la pena aggiungere al lungo elenco del misterioso ragazzo era il fatto di essere molto magro, non eccessivamente, ma quanto bastava per renderlo ancora più bello agli occhi del suo osservatore.
Aveva delle gambe molto lunghe e toniche, fasciate alla perfezione da un paio di blue jeans abbastanza aderenti.
Il tocco d’eleganza, perché doveva esserci per forza un tocco d’eleganza, le converse nere ai piedi.
 
Era ufficiale, Taemin, per la prima volta in vita sua, si sentiva terribilmente attratto da qualcuno…e questo qualcuno non era una ragazza!
Ai suoi occhi, però, non importava, tantomeno al suo cuore, che ancora martellava impazzito all’interno del suo petto.
 
Decise di voler imprimere per sempre quell’immagine, così da poterlo guardare e riguardare ancora in modo da non dimenticarlo mai.
Si sedette sul prato lì vicino, non così tanto da essere notato subito, tirò fuori dalla tracolla un album da disegno e, matita alla mano, cominciò a disegnare, cominciò a disegnare lui, il ragazzo misterioso del parco.
La matita scivolava esperta sulla carta, tracciava segni morbidi che molto presto diventarono la copia perfetta di quel viso rilassato, i capelli sembravano morbidi e setosi anche su quell’album, a Taemin veniva quasi voglia di sfiorarli per conoscerne la reale consistenza, ma l’urgenza di completare quel disegno lo spinse a mettere a freno l’istinto.
Dopo una ventina di minuti passati a tracciare segni e a sfumare per rendere perfetta la perfezione, l’opera poteva ritenersi conclusa.
Era davvero somigliante all’originale, ma, del resto, non potevano esserci dubbi. Taemin era sempre stato bravo a disegnare, fin da piccolo tutti gli avevano detto che possedeva un dono, che non era una cosa da tutti e che doveva essere orgoglioso di se stesso.
Lui non è che se ne vergognasse, semplicemente non gli piaceva vantarsi di questa sua dote.
L’unica persona a sapere, l’unica all’infuori della sua famiglia che ne era a conoscenza, era Kibum, la sua omma.
 
Per un qualche scherzo del destino lui lo considerava davvero tale, pensava a lui più a una mamma che a un migliore amico, cosa che non sembrava andare giù a sua madre, quella vera, quella un po’ più scorbutica e gelosa.
Malgrado questo, lui ha continuato a passare il tempo con Kibum, non stancandosi mai del rapporto madre-figlio che era fiero di aver creato.
Una volta gli era anche balenata in mente l’idea di trasferirsi nel suo appartamento così da rendere tutto più ufficiale…ma aveva dovuto rinunciare ai suoi grandi progetti. Sua mamma non lo avrebbe di certo mai perdonato.
 
Come se fosse un tesoro prezioso, Taemin si sbrigò a rimettere di nuovo dentro la tracolla il blocco da disegno, al sicuro.
Si voltò ancora una volta per osservarlo.
“Solo un’ultima volta, un’ultima e poi basta”.
Nell’attimo in cui la sua attenzione sembrò essersi focalizzata sugli occhi, per cercare d’immaginare quanto avrebbero potuto essere belli, il ragazzo si mosse e cominciò a stiracchiare gambe e braccia.
Taemin si decise ad alzarsi per spostarsi altrove solo quando notò che il momento in cui LUI avrebbe aperto gli occhi era prossimo…non poteva di certo farsi trovare incantato a guardarlo come fosse un inestimabile Monet o altro.
“Vali molto di più per me” sentendosi già nostalgico si allontanò.
 
Fece giusto in tempo a nascondersi dietro un albero poco più in là che un secondo ragazzo si avvicinò al suo “miracolo”. Mise a fuoco e sbiancò.
-JONGHYUN?- disse a voce forse un po’ troppo alta.
Il ragazzo sentendo chiamare il suo nome, si voltò con uno scatto fulmineo in direzione di Taemin, il quale pensò subito di appiattirsi sapientemente all’albero; conscio che lì non ci fosse nessuno, Jonghyun si rivoltò dalla parte dell’altro ragazzo.
 
-Sei ancora qua, eh? Ma guarda, non lo avrei mai detto, sai?-
-Eppure credevo mi conoscessi abbastanza, hyung!-
 
“La sua voce, ommioddio, la sua voce”.
 
Jonghyun gli porse la mano e lo aiutò ad alzarsi.
-Ma sì, chi può conoscerti meglio di me, eh Minho?!-
-Non mi viene in mente nessuno al momento!-
Qualche pacca sulla spalla era necessaria e insieme si allontanarono dal parco.
 
Taemin, rimasto nascosto per tutto il tempo, saltò fuori solo allora, ancora emozionato per le incredibili novità.
Jonghyun lo conosceva, l’amico della sua omma conosceva quel meraviglioso ragazzo!
Felice in una maniera quasi indescrivibile si mise sulla spalla la tracolla rossa e prese la via di casa quasi saltellando.
 
“Voglio vederti ancora, Minho”.
 
 
 
 
 
† Beh, forse sarebbe ora che io chiamassi quest’angolino “l’angolo delle scuse doverose e necessarie”.
Non scrivo da molto TROPPO tempo, lo ammetto. Non userò scuse per difendermi, semplicemente non avevo idee e mi mancava la voglia ^^;;; Poi ieri notte l’ispirazione è venuta a farmi visita mentre ero nel dormiveglia. Così ho rinunciato a dormire e ho passato tutto il tempo a scrivere questo [per poi addormentarmi alle sette di mattina..ma questo non frega a nessuno].
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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