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Autore: TheWhiteFool    01/08/2012    0 recensioni
Il fuoco d’artificio risalì nel cielo, talmente in alto che sembrava voler toccare le stelle. Un boato. Andrew alzò il viso verso l’alto, sfidando il vento.
“Azzurro” pensò il ragazzo, mentre il fuoco d’artificio bruciava nella notte, più luminoso di tutte le stelle. Andrew restò immobile, gli occhi spalancati verso l’alto, a guardare un fuoco che aveva il colore dell’acqua.
Con un brivido, si rese conto di volerlo dipingere.
-Hai dei gamberi?-
Andrew sobbalzò, quasi cadendo in acqua per lo spavento. Guardò a destra e a sinistra, cercando la persona che aveva parlato.
- Hey, bipede! Sono qui!-
Andrew guardò davanti a sé. Accecato dall’ esplosione azzurra, dovette sbattere le palpebre prima di mettere a fuoco la ragazza pallida seduta nell’acqua bassa.
- Non sembri molto sveglio- fece la ragazza, squadrandolo da capo a piedi – ma non importa. Allora, questi gamberi?-
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La mattina dopo, fu il texano alto due metri con la camicia hawaiana a trovarlo. Riconobbe il ragazzo biondo che dormiva sulla spiaggia come quello che gli era venuto addosso, la sera prima. Era il giovinastro scomparso, quello che tutto il paese stava cercando.
Il texano diede un calcetto ad Andrew. Quando vide che non si svegliava, lo colpì molto più forte con la punta del suo stivale da cowboy.
- Gamberetti…- mugugnò Andrew, rigirandosi nel sonno.
Il texano lo guardo male dall’alto del suo metro e novantanove.
- Ah, i giovani d’oggi. Passate le notti ad ubriacarvi e fate venire un colpo alle vostre povere madri.-
Il texano sbuffò, poi si caricò Andrew in spalla.  Tenendolo come se fosse un peso piuma, si riavviò verso il villaggio turistico.
Andrew sbattè gli occhi, confuso – Sei una sirena?- chiese al texano con voce impastata.
L’uomo lo guardò scuotendo la testa – ah ragazzo, la roba che hai preso dev’essere stata davvero potente.-
- non mi faccio…-  borbottò Andrew, socchiudendo gli occhi.
- Sicuro. E io sono Ariel, quella del film Disney- sbuffò, poi si risistemò il ragazzo in spalla – avanti. Ti riporto da tua madre.-
 
***
 
E sua madre lo tenne in punizione per due settimane. Quando Andrew si fu ripreso, gli urlò che non aveva più il permesso di uscire da quella casa fino al termine delle vacanze, e che se non voleva una punizione peggiore, gli conveniva fare tutto quello che gli ordinava senza fiatare. Alla fine disse anche che si era preoccupata un mondo quando non lo aveva visto tornare a casa, ma non prima di avergli pestato il mestolo sulle dita. Fu un incidente, chiaro.
Confinato in casa, Andrew aveva il suo bel da fare. Sua madre aveva passato tutti i compiti a lui, e ora il ragazzo cucinava, lavava i piatti, puliva i pavimenti.  Con grande costernazione di Sarah e sua madre, riuscì pure capire come fare la lavatrice (anche se la prima volta lavò la sua biancheria con uno dei costumi rossi di Sarah e per molti mesi fu costretto ad andarsene in giro con le mutande rosa).
Nonostante fosse in castigo e dovesse svolgere tutti i lavori di casa, Andrew sorrideva come se avesse vinto il primo premio alla lotteria. Si aggirava di stanza in stanza fischiettando come non aveva fatto… beh, da quando suo padre se ne era andato di casa.
Un pomeriggio, Sarah tornò dalla spiaggia con un paio d’ore d’anticipo. Quella sera aveva un appuntamento con Michael, e voleva prepararsi per bene. Era un ragazzo speciale: l’aveva anche presentata ad un suo amico, che era pronto ad assumerla come cameriera finchè sarebbe restata in paese.  Il suo primo lavoro!
Sorridendo fra sé, Sarah si infilò le infradito di Hello Kitty ed entrò nella piccola cucina. Andrew era seduto al tavolo, che aveva cosparso di fogli e colori acrilici. La salutò con un sorriso, poi tornò a chinarsi sul suo lavoro.
- Meglio che fai sparire tutta questa roba dal tavolo prima di cena, o quando mamma torna si…-
Sarah boccheggiò. La borsa da spiaggia le cadde dalle mani, spandendo crema solare sul pavimento.
Andrew passava il pennello sulla tela appoggiata al tavolo.  Sarah immaginò che fosse l’unica alternativa per chi non avesse un cavalletto da pittore, ma non fu questo particolare a colpirla.
Sulla tela, nuotava una sirena. No, non nuotava. Ovviamente era disegnata, ma per un secondo a Sarah era parsa così reale... il quadro di suo fratello sembrava troppo vero per essere un disegno, e troppo bello per essere una fotografia.  Sarah guardò il soggetto del quadro col cuore che batteva forte.
La sirena aveva capelli verde scuro che fluttuavano nell’acqua attorno a lei. La sua coda riluceva d’argento. Pesci pagliaccio,  meduse dorate e un delfino le nuotavano in torno, come un cane che avrebbe festeggiato il ritorno a casa del suo padrone.
La sirena guardava in alto, oltre la superfice dell’acqua. Il punto di vista era basso, e completamente immerso nel mare, quindi fu difficile capire cosa stesse guardando la sirena. Sarah sbattè le palpebre.
Andrew intinse il pennello nella vernice acrilica, poi lo passò gentilmente sulla tela. Sorrise. E Sarah capì cosa la sirena guardava.
Fuori dall’acqua esplodeva un fuoco d’artificio più azzurro del mare.
 
   
 
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