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Autore: shesfede    01/08/2012    11 recensioni
«Cosa sei?» chiesi di nuovo, sempre più spaventata.
«Lo sai» si rassegnò a rispondere.
Indietreggiai di nuovo, fino a scontrare una colonna che tagliava il corridoio. Scostai i capelli, impreparata e sconvolta per quello.
«Non può essere» mormorai, guardando il vuoto.
«Non può essere» dissi di nuovo, questa volta guardando lui.
I suoi occhi erano spenti, vitrei, quasi invisibili. Completamente diversi da come ero abituata a vederli. Un altro brivido mi percorse la schiena, facendomi raggelare il sangue.
«Se solo mi lasciassi spiegare…» provò ad avvicinarsi, ma lo scansai ancora prima che mi fosse vicino.
«Dillo» gli ordinai. Lui mi guardò, supplicandomi con gli occhi di non farlo.
«Dillo. Voglio che sia tu a dirmelo» non mi lasciai incantare, non più, e glielo chiesi di nuovo.
Lui inspirò, per poi buttare fuori l’aria assunta. «Sono un vampiro, Juliet.»
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter ten.
 

1864
La testa pulsava ad un ritmo inspiegabile e ogni parte del corpo mi faceva un male atroce. Cercai di ritornare con la mente a quello che era successo prima che svenissi. Ero andata da Harry, assurdo o no avevo scoperto che era un vampiro, mi aveva morsa ed ero caduta in una pozza di sangue. Ma a quanto pareva non ero morta. Una sensazione di sollievo nacque dentro di me, alimentata dal fatto che Harry non mi aveva ucciso. Non ancora almeno.
Aprii lentamente gli occhi e vidi la stanza in cui mi trovavo illuminata dalla luce fioca di una candela. Provai a tirarmi su con la schiena, ma avevo delle vertigini troppo forti per riuscirci. Dovevo aver perso molto sangue stando alle macchie rosse presenti sulla mia camicia da notte.
«Sei ancora troppo debole, devi nutrirti prima di provare ad alzarti.» Scattai di scatto, voltandomi verso la direzione della sua voce. Harry stava seduto su di una sedia accanto al letto e mi guardava con i suoi chiari occhi verdi che adesso avevano ripreso colore. Non erano più spenti come l’ultima volta che gli avevo visti, ma erano tornati ad essere quelli occhi che mi avevano fatto innamorare di lui. Poi però ricordai dell’aggressione, mi tornò in mente la sua violenza e tutto quello che avevo scoperto leggendo il libro trovato nella sezione proibita. Così, con la stessa velocità con cui si era presentata, l’immagine di quel ragazzo puro e d’animo di cui mi ero innamorata scomparve.
«Cosa vuoi da me? Lasciami andare!» gli urlai contro, scattando sull’attenti e allontanandomi da lui spostandomi da una parte all’altra del letto.
«Non posso, non più ormai» disse sorridendomi amaramente. Lo guardai cercando di cogliere la ragione nelle sue parole. Cosa voleva dire? Perché ormai sembrava essere troppo tardi per lasciarmi andare? Poi un lampo di genio mi colpì.
«Cosa mi hai fatto?» dissi dapprima in un sussurro tra me e me. «Cosa mi hai fatto?» urlai poi in preda alla disperazione.
«Juliet calmati, andrà tutto bene, fidati di me» iniziò a ripetermi come se fosse una cantilena. Si avvicinò a me, ma io mi scansai immediatamente, finendo col attaccarmi alla velocità della luce al muro.
«Io… come ho fatto? Come posso essere stata così veloce?» Mille domande si mischiavano nella mia testa, facendomela scoppiare. Era come se un caos enorme governasse la mia mente, offuscandola e mandandola in confusione.
«Ascoltami, sei troppo debole in questo momento. Devi soltanto sdraiarti e bere.» Fece cenno col capo a un bicchiere poggiato sul mobile ripieno di un liquido rosso. Nonostante fosse lontano da me ne sentivo l’odore come se ce lo avessi sotto al naso. Ognuno dei miei sensi era amplificato: percepivo ogni singola crepa del muro, anche la più minuscola; captavo ogni rumore, anche il più insignificante e lontano; dalla finestra riuscivo a vedere anche il dettaglio più minuscolo e distante; percepivo qualsiasi profumo si alzasse nell’aria; le papille gustative bruciavano e bramavano qualcosa che non riuscivo a identificare.
«Hai bisogno di calmarti e di bere per ristabilirti» disse di nuovo, allungandomi quel bicchiere al quale prima aveva soltanto accennato. Lo avvicinò a me e il suo odore si impossessò immediatamente delle mie narici. Sentivo ogni parte del mio corpo pulsare, segno che quel qualcosa che desideravo così ardentemente era proprio quel liquido rosso.
Titubante ne bevvi un primo sorso, per poi finire col scolare il bicchiere e non essere ancora sazia. Seppur dannatamente buono aveva un sapore strano, insolito, inspiegabile. «Cos’è?» chiesi ad Harry titubante.
Lui mi sorrise amaramente, prima di rispondere: «Sangue.»
Improvvisamente lasciai cadere a terra il bicchiere che prima stringevo tra le mani in maniera gelosa e possessiva. Il fatto che quello fosse sangue faceva si che il mio cervello lo rifiutasse, anche se il mio corpo continuava a desiderarlo.
«Perché? Perché mi sento così strana? Perché mi sento ribollire dentro? Perché mi sento bruciare la gola?» gli chiesi a raffica, pregando che questa volta mi rispondesse.
«Perché ti ho trasformata Juliet, adesso sei come me.»
La stanza attorno a me iniziò a girare e in quello che fu un attimo mi ritrovati seduta a terra. Fissavo un punto indefinito davanti ai miei occhi. Tutto improvvisamente sembrava essere così irreale e finto, come se al minimo tocco da parte mia potesse smaterializzarsi. In sostanza ero morta e poi resuscitata come un mostro succhia sangue.
Guardai Harry chinato su di me e l’unica cosa che riuscii a provare fu una sensazione di volta stomaco e di ribrezzo. «Non toccarmi» gli dissi fredda, allontanandolo da me.
«Se solo mi lasciassi spiegare io-»
«Spiegare? Cosa c’è da spiegare, Harry?» lo interruppi, riprendendo ad urlare. «Mi hai rovinato la vita, mi hai distrutto l’esistenza!» Il suo volto dinanzi a quelle parole si incupì, diventato triste e scuro. Qualsiasi spiegazione, qualsiasi tentativo di giustificare quel gesto sarebbe stato vano.
«Non voglio più vederti» fu l’ultima cosa che gli dissi, per poi scappare da quella camera, o meglio, da Harry.
Fui costretta a lasciare il palazzo, era l’unica alternativa che avevo. Non avevo un posto dove andare e non ero lucida di testa, ma in qualche modo sarei sopravvissuta all’inferno in cui Harry mi aveva gettato.
 
2012
«Non vorrei essere costretto a trascinarla via dal suo bel sogno signorina Juliet, ma il cielo è già alto in cielo e lei deve prepararsi per l’imminente pranzo di oggi.» Per un attimo mi parve di stare sognare. Quel linguaggio, quei modi, quelle usanze erano ormai così lontana dal tempo in cui vivevamo che non potevano essere ancora in uso. Poi ricollegai gli avvenimenti dell’ultima notte trascorsa e, nonostante un senso di vuoto continuasse a perseguitarmi, riuscii a sorridere. Aprii gli occhi lentamente, ritrovandomi gli occhi più belli dell’intero universo intenti a guardarmi.
«Hai rispolverato le vecchie maniere?» domandai ironica. Harry si avvicinò a me senza rispondere, chinandosi per baciarmi dolcemente le labbra.
«Pensavo che un po’ di galanteria ti facesse piacere» rispose sorridendomi. Mugugnai qualcosa di incomprensibile per risposta, afferrandolo per un braccio e tirandolo giù sul letto. Volevo che stesse accanto a me, volevo sentirlo vicino.
«Buongiorno» disse dolcemente, baciandomi i capelli. Poggiai la testa sul suo petto e rimasi in silenzio, ascoltando il rumore dei nostri respiri che adesso erano tornati a farsi sentire regolarmente. Durante la notte, avidi come eravamo stati, avevamo scordato completamente come si facesse.
«Da quanto sei sveglio?» gli domandai, notando solamente adesso che era vestito e non portava gli stessi abiti del giorno prima. Anche perché la maglietta che aveva indossato ieri adesso l’avevo indossata io. Mi piaceva mettere le sue cose: il suo profumo mi rimaneva sulla pelle e potevo sentirlo vicino a me ogni volta che lo desideravo.
«Un paio d’ore, ho pensato di lasciarti dormire mentre io…» lasciò la frase in sospeso, forse sperando che io capissi cosa volesse dire, anche se non fu così.
«Mentre tu?» lo incitai dunque a concludere.
«Mentre io andavo da Liam.» Alzai la testa verso di lui, rimanendo a guardarlo in silenzio. Mi morsi il labbro, cercando di respingere tutte le emozioni che si stavano formando dentro di me: rabbia, dispiacere, tristezza, delusione. Si esatto, delusione. Ma non verso di lui, ma nei miei confronti. Ero delusa di me stessa perché non ero riuscita a tenerlo al sicuro da quel mondo che avevo provato per tanto tempo a tenergli all’oscuro. Non solo lo aveva scoperto, ma anche in uno dei modi più peggiori. Probabilmente non sarei mai riuscita a perdonarmi per questo. Questo e tante altre cose.
«Va tutto bene?» Harry sicuramente aveva scorto la preoccupazione in me. Annuii, evitandogli anche quell’altro peso da dover portare.
«Lo sai che se hai bisogno di sfogarti con me puoi farlo, vero?» mi disse teneramente, accarezzandomi il viso. Quando lo fece presi la sua morbida mano e la baciai.
«Cosa faremo adesso?» Usai il plurale intenzionalmente. Volevo fargli capire che da adesso volevo stare con lui, che volevo progettare un lungo ed interminabile futuro insieme a lui.
«Prima di tutto andare via da qui» disse e sembrò quasi un ordine. Però non obiettai, sapevo che comunque lo avremmo dovuto fare prima o poi.
«E dopo?» domandai ancora, come una bambina alla continua ricerca di spiegazioni.
«E dopo possiamo andare ovunque tu voglia: Londra, Parigi, Los Angeles, Roma» elencò solo alcune delle città più belle e magiche del mondo, costringendomi così a immaginare ad occhi aperti come sarebbe potuta essere la nostra vita tra le strada della vicina capitale inglese oppure in quelle della più lontana California. «Ovunque tu voglia» ripeté alla fine, sigillando il tutto con uno dei suoi baci travolgenti.
«Mmm..» feci finta di pensarci sopra, leccandomi le labbra per assaporare ancora il sapore delle sue. «Sei sicuro di volermi lasciare carta bianca? Sai, potresti andare incontro a parecchi rischi» lo provocai, strofinando il naso sul suo collo giusto per provocarlo un pochino. Mi piaceva giocare con lui in quel modo, mi aiutava a rilassarmi e a distendere i nervi, anche se probabilmente non facevo altro che aumentare i suoi.
«Stai giocando col fuoco, lo sai?» disse con voce bassa e maliziosa, senza però opporre poi così tanta resistenza. Mi tirai leggermente indietro, soffermandomi a guardare il suo viso. Sorrisi, perché quella frase, per quanto ammaliatrice e provocatoria, portò alla mente uno dei miei ricordi più belli ed intensi. Lui sorrise soddisfatto perché sicuramente aveva intuito dove la mia mente fosse andata a finire.
«Aspetta, com’era?» gli feci attendere qualche minuto la mia risposta, fingendomi di essermene dimenticata. «Ah si» finsi di avere il colpo di genio. Mi sedetti a cavalcioni su di lui, costringendolo a sdraiarsi sotto di me. Poggiai le mani sul suo petto e lentamente mi chinai verso di lui, avvicinando la bocca al suo orecchio. «Magari potresti insegnarmi a non bruciarmi» gli dissi, sorridendo in modo malizioso. Il tempo di un istante e le posizioni furono da lui ribaltate, costringendomi a rimanere inerme bloccata tra le sua braccia. Tornò a baciarmi, ma proprio sul più bello fummo interrotti da un finto colpo di tosse.
«Scusate se interrompo la vostra sessione di sesso mattutino, ma abbiamo un problema.» Harry si alzò di scatto, mettendosi seduto al mio fianco. Io mi tirai su con la schiena, appoggiandomi a lui piuttosto che alla tavarca del letto.
«Cosa succede adesso, Jenn?» le domandai scontrosa, mentre lisciavo con le mani le pieghe della maglietta di Harry che portavo addosso.
«Si tratta di Niall, vuole essere trasformato: adesso.»
 
«L’ho trovato in mezzo alla strada pronto a farsi investire da un tir» raccontò brevemente Jenn, mentre Niall era tenuto seduto sul divano da Harry.
«Ti è per caso dato di volta il cervello, Niall? Cosa credevi di fare, eh? Farti ammazzare così poi saremmo state costrette a farti bere il nostro sangue?» gli urlai contro. Dire che ero furiosa con lui sarebbe stato sminuire la cosa.
«Aspettate un attimo, perché farti investire? Perché non farti trasformare direttamente da Jenn?» I conti non rientravo affatto nel bilancio. Jenn aveva sempre incitato Niall alla trasformazione, ero io quella contraria. Ma allora perché Niall aveva ricorso ad un gesto tanto estremo?
«Hai cambiato idea?» domandai a Jenn, voltandomi verso di lei. «Non vuoi più che si trasformi?» Provai una bellissima sensazione di sollievo nel sapere che adesso non ero l’unica a remare contro le volontà di Niall. Incrociai gli occhi chiari di lei, che cercava disperatamente di nascondere il viso dietro i capelli biondi che però non erano abbastanza lunghi per aiutarla.
«Dice che dopo quello che è successo con Liam e Zayn non se la sente di costringermi a fare una cosa del genere» mi spiegò Niall, guardando verso di lei piuttosto che me. «Quello che non capisce è che io non lo faccio perché sono costretto, lo faccio perché la amo!» Niall fece per alzarsi ed andare da lei, ma la prese ferrea di Harry sul suo braccio glielo impedì, riportandolo col sedere sul divano.
«Quello che è successo ieri notte ha sconvolto tutti quanti, vi sembra davvero adesso il momento migliore per discutere sulla morte e resurrezione di qualcuno di voi?» Harry mi stupì con quelle parole. Non che fosse la prima volta che lo sentissi dare ordini o comandare, ma suonava strano che lo facesse in quel contesto in quel determinato momento.
«Harry ha ragione» dissi «non è necessario parlare adesso dell’eventuale trasformazione di Niall.»
«Cosa? No!» urlò il biondo. «Quello che voi non capite è che io voglio diventare un vampiro ad ogni costo! Solo così potremmo stare per sempre insieme Jenn, non lo capisci?» Jenn ebbe un sussultò e si voltò, dando le spalle al suo ragazzo. Allora feci segno ad Harry di mollare la presa, così che i due potessero avvicinarsi.
«So che sei spaventata e che hai paura per me, ma non mi succederà niente di male, te lo prometto.» Niall adesso che la teneva stretta a sé le parlava più dolcemente. Entrambi si preoccupavano dell’incolumità dell’altro, cercavano in qualche modo di proteggersi a vicenda.
«Ascolta Niall, non è necessario che tu ti trasforma adesso» parlai un tantino titubante. «Si, insomma… potresti aspettare la fine del liceo e poi decidere definitivamente se farlo oppure no.» Jenn si staccò dal petto di Niall sbalordita. Non avevo di certo bisogno di leggerle nella mente per capire cosa stesse pensando, così come per Niall. Io, quella che si era sempre opposta a tutto questo, adesso stavo spingendo Niall verso la sua morte.
«Dici sul serio? Tu vuoi che lui si trasformi?» mi chiese Jenn, sorpresa proprio come immaginavo.
«No, non lo voglio» ammisi sinceramente, al che lo sguardo di Niall si rattristò parecchio. «Nell’ultimo periodo però ho capito quanto sia importante prendere da soli determinate decisioni, perciò è giusto che sia lui a decidere. Lui e basta.» Lanciai uno sguardo in direzione di Harry spontaneamente. Lui a quel mio gesto si alzò e, stringendomi la mano, si mise al mio fianco. Mi baciò la guancia, facendomi sorridere.
«Fino al diploma allora?» domandò Jenn a Niall.
«Fino al diploma» rispose lui, per poi baciarla dolcemente.
Quando quel momento strano fu passato, Harry si propose volontario per cucinare un delizioso pranzetto. Nonostante fossi una pessima cuoca, mi misi accanto a lui ai fornelli. In realtà più che aiutarlo a preparare il cibo mi impegnavo a rubare qualsiasi cosa invitante vedessi oppure stavo semplicemente ferma a contemplarlo mentre, con attenzione, tagliava questo o quel alimento. Era dannatamente bello anche mentre faceva una cosa così comune e banale. In confronto qualsiasi ragazzo sarebbe sembrato una nullità.
Jenn e Niall ritrovarono la loro serenità, aiutandoci apparecchiando la tavola. Erano così carini e affiatati che sarebbe stato un vero peccato che la loro storia andasse in fumo così all’improvviso.
Consumammo il pranzo cucinato da Harry tra una chiacchiera e l’altra, in un’armonia che ormai credevo non esistesse più.
Quando la notte della mia trasformazione ero scappata da palazzo avevo fatto una promessa a me stessa: non sarei mai diventata dipendente da una persona. Forse però avrei dovuto sapere che lo ero già. La mia vita dipendeva da Harry e così sarebbe sempre stato. Avevo bisogno di lui per sopravvivere, ma la cosa non mi spaventava più perché sapevo che d’ora in avanti lui ci sarebbe sempre stato.


here i am:

questo è l'ultimo capitolo, seguirà l'epilogo e poi sarà la fine davvero cwc
la parte al passato forse è poco convincente, ma è stato qualcosa di nuovo da scrivere per me e non sapevo bene come muovermi..
tutto sommato sono però soddisfatta del capitolo!
e voi? voi che ne pensate?
fatemi sapere la vostra :)

   
 
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