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Autore: ellynami    02/08/2012    3 recensioni
Amore.
Mai avevano visto e nemmeno provavano a immaginare il professore che si slanciava in gesti d’ affetto e di conforto. E, sopra ogni cosa, non riuscivano proprio a figurarsi il Pozionista innamorato.
Al solo pensiero inorridivano. E poi, chi avrebbe mai voluto uno col naso adunco e i capelli unti e neri?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hannah Abbott, Harry Potter, Severus Piton
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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"Il Dedalo delle Verità"



Nota autrice: Questa storia è ambientata alla fine del quinto anno e il giovane Harry è ancora in lutto per la morte del suo padrino Sirius Black, avvenuta pochi mesi prima, come ben sappiamo. Premetto che questo racconto è tratto da un sogno parecchio funesto che ho fatto una settimana fa circa, da cui mi sono risvegliata singhiozzando. Potrebbe esistere un eventuale seguito, ma questo dipende principalmente da voi; potrebbe diventare anche una lunga fan fiction a capitoli. Morale della favola: se la ff vi incuriosisce, recensite! Bye ellynami.





Un' ora di incessante e dolorosa agonia si prospettava quel mattino. I Griffyndor ne erano tristemente consapevoli; era come dirigersi lentamente al patibolo, con la certezza che l' ascia sarebbe guizzata sul capo, lacerando così non solo la vostra testa ma anche la vostra misera esistenza. Questo risulta esagerato, lo ammetto; ma quando si parlava di Severus Snape e delle sue lezioni, non si esagerava mai abbastanza.

Nessuna delle frasi dei giovani sembravano esprimere abbastanza il loro terrore per quel viscido untuoso, il loro astio nei confronti di quell' odioso uomo dal grande e temibile sarcasmo.
Il professor Snape era, c' era d' ammetterlo, un uomo dall' intelligenza fine e dalla grande sapienza, ma i ragazzi rosso-oro brontolavano con odio crescente che il professore pareva sapere tutto, conosceva erbe, Pozioni, maledizioni sconosciute ai più, mentre sembrava apparentemente all' oscuro del significato della parola " imparzialità".
Perché, altrimenti, non avrebbero saputo spiegare quel comportamento ignobile.

Se doveva dare punti alla tanto disprezzata Casa Griffyndor, lo faceva solo se strettamente necessario e, quando la signorina Granger, una loro compagna diligente e - non c' era altro termine per descriverla- terribilmente secchiona, alzava di scatto la mano trattenendo il fiato per l' eccitazione e trepidante il suo dito teso in aria oscillava lentamente, Snape si limitava a storcere disgustato il naso, voltare lo sguardo e guardarsi attorno minacciosamente ma con una nota supplichevole, come a chiedere disperatamente alla sua Casa di toglierlo dall' onere di aggiungere punti a quei maldestri e odiati Griffyndor e, quando si accorgeva che la sua supplica cadeva miseramente nel vuoto, con un grande e profondo respiro, si rivolgeva riluttante alla Granger, che allegramente si accingeva a recitare il libro a memoria.

Nemmeno quando si giocava a Quidditch, Snape sembrava ricordare il significato di quella bella parolina. L' esasperazione dei Griffyndor rischiava di oltrepassare di molto la soglia da loro tracciata e alcuni erano talmente disperati che avrebbero volentieri minacciato di buttarsi giù dalla Torre di Astronomia, se questo avesse significato un cambiamento in Severus Snape.

Ovviamente, non erano tanto idioti da provarci, perché sapevano che, se uno studente, soprattutto se appartenente alla Casa detestata, avesse minacciato di uccidersi, Severus si sarebbe precipitato fuori dai suoi alloggi, dopo tanti mesi da cui non vi usciva, solo per poter trovare un posto in prima fila, dove avrebbe potuto osservare meglio la caduta libera del ragazzo.
Ma imparzialità non era la sola parola di cui Snape non conosceva il significato, secondo i Griffyndor.

Amore.

Mai avevano visto e nemmeno provavano a immaginare il professore che si slanciava in gesti d' affetto e di conforto. E, sopra ogni cosa, non riuscivano proprio a figurarsi il Pozionista innamorato.

Al solo pensiero inorridivano. E poi, chi avrebbe mai voluto uno col naso adunco e i capelli unti e neri? Certo, se si osservava la sua pelle diafana, si poteva dire che fosse bella e pura, mai minimamente intaccata da impurità, se si occhieggiava nei suoi profondi occhi neri, ci si poteva perdere all' interno con una facilità impareggiabile...

Ok, basta. O inizio a sentirmi male.

Sono Hanna. Hanna Abbott. E non posso credere a ciò che ho veduto con questi miei occhi.

Amore. Terreno che gli alunni credevano fosse sconosciuto a Severus Snape... Ma quanto si sbagliavano...

Harry Potter, ovviamente, era tra coloro che condividevano questa immagine dell' uomo impermeabile ai sentimenti. E non lo si poteva nemmeno biasimare, vista la situazione che vigeva tra loro, di precaria e cauta pace, che sembrava sempre incrinarsi all' incrociare dei loro sguardi. Da quando Sirius Black, padrino di Harry, era morto colpito dalla cugina Lestrange, Severus si era evidentemente accorto della debolezza di Potter, sia dal punto di vista psicologico che fisico. Il Golden Boy era dimagrito notevolmente, il suo pallore raggiungeva quello di Snape ( cosa quasi irraggiungibile!) e il suo volto era sempre steso in un' espressione di una tristezza disarmante e se abbozzava un sorriso bisognava cantare il miracolo.
Snape se n'era accorto. Eccome. Eppure non aveva approfittato della cagionevolezza del ragazzo, trattenendo a stento il suo odio per non ferire ulteriormente l' animo straziato del Prescelto. Un intento davvero ammirevole, confesso di essere rimasta colpita da questo piccolo tentativo. Ovviamente, avrei dovuto capire che non poteva durare.

Saremmo dovuti andare a lezione di Pozioni dopo i Griffyndor, che toccava loro sopportare gli Slitheryn, quel giorno. Harry ancora non s' era fatto vivo, eppure era tardi, tra un po' sarebbero cominciate le lezioni... Ero preoccupata, ancora una volta mi lasciai trasportare dalle emozioni. Tutti sapevano che avevo una cotta per Harry, ma quale ragazza avrebbe potuto resistere a quegli occhi da cucciolo spaurito?!! Peccato che lui non s' è mai accorto di me... Lo so, i miei discorsi sono senza senso... Tornando al discorso precedente, Harry era tremendamente in ritardo. Ma, finalmente... Eccolo che scendeva lentamente le scale, l' aria trasandata e lo sguardo perso nel vuoto. E aveva anche un sonno terribile, come testimoniavano gli occhi gonfi e iniettati di sangue. Non smetterò mai di chiedermi il perché delle sue escursioni notturne, quando può benissimo farsi il giro del castello di mattino! Che cosa ci troverà di divertente?!! Comunque, Harry si diresse spedito verso la porta che conduceva ai bui e tetri sotterranei... Ma chi se ne frega di Divinazione! pensai con veemenza, seguendo il giovane.

" Harry! Ehi, Harry!"

Il Golden Boy si voltò accigliato. Quando mi vide sorrise appena.

" Ciao, Hanna!"

" Dove stai andando?" chiesi fintamente ignara, osservando i suoi spenti occhi verdi, come se fosse occupato da altri pensieri.

" A Pozioni" sospirò rassegnato, mentre io coordinavo il passo al suo.

" Ooh... Ti sei alzato tardi, oggi... Ancora gite notturne?" feci insolente e lui mi rivolse un' occhiata insofferente.

" Non hai lezione, tu?" mi chiese di rimando. Era il suo modo carino di dire -levati dai piedi!-.

" No, sto marinando." ammisi innocentemente, facendo sbuffare Harry, ma il mio desiderio fu esaudito: Harry sorrideva divertito.

" Ah, Hanna, Hanna..." sospirò ghignando.

" Harry, non avevi detto Pozioni?" gli chiesi d' un tratto, allarmata.

" Si, perché?"

" Ehm... Harry non so come dirtelo... Te lo dirò piano, così non ti allarmerai troppo: sei in ritardo, e non mi sembra che Snape ammetta i ritardi..." soprattutto i tuoi, aggiunsi mentalmente.

Brevi attimi di silenzio succedettero la mia affermazione.

" Stai scherzando, vero?!"

"No" dissi schiettamente, con sguardo innocente e docile. Ci precipitammo giù per le scale. Mi chiesi come facesse a non sapere che era nettamente in ritaro. E mi chiesi se non stesse fingendo ignoranza... Subito ebbi la risposta.

" Qualche idiota... deve aver... messo indietro la mia sveglia e anche... il mio orologio da polso!" s' inorridì, tra un affanno e l' altro.

" Malfoy?" chiesi di rimando e lui scosse il capo.

" No... Come avrebbe fatto ad entrare nella Sala Comune Griffyndor?"

" Pozione Polisucco?" " E chi l' avrebbe preparata? Lui non di certo!" disse con un piccolo ghigno mentre si fermava davanti alla porta dell' aula di Pozioni.

" Eccomi giunto nella fossa dei leoni. O, per meglio dire, serpenti... Ti consiglio di andar via, prima che Snape tolga una catasta di punti anche alla tua casa" Sospirò pesantemente, e per un attimo mi lanciò un'occhiata particolare, nel quale appariva dolcemente lampante la simpatia che aveva provato per me in quei pochi minuti. Mi sorrise e per un attimo mi sentii morire.

E credetti di sentire un bisbigliato "Grazie, Hannah" mentre posava la mano sulla maniglia, dapprima lievemente esitante. Poi, mentre io mi mettevo di lato, lui l' abbassò ed entrò con espressione apparentemente fiera e forte nella classe. Stava per chiudere la porta, ma mentre essa lentamente si chiudeva cigolando, feci in tempo ad udire la frase sussurrata dalla voce melliflua e suadente di Snape.

" A quanto pare, Potter è troppo importante per rispettare una semplice tabella degli orari... 30 punti in meno a Griffyndor!" udii Harry sbattere con veemenza la porta e mi decisi a muovermi, sperando che Snape fosse delicato con il Golden Boy perché non ero certa che i suoi occhi fossero gonfi solo per il sonno.

XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX Le mie speranze furono vane.

Dopo aver passato il resto dell' ora nella Stanza delle Necessità, presa dalla curiosità, mi incamminai verso i sotterranei. Quando arrivai all' aula, notai che tutti erano ancora indaffarati a sistemare le loro borse e, paziente, decisi di aspettare Harry fuori dalla stanza.

" Potter, devo parlarti."

Snape? Che cosa vorrà da Harry?, mi chiesi indispettita, pronta a scattare al minimo segno di ostilità. Harry era già abbastanza infuriato con sé stesso senza che qualcun altro lo aiutasse a disprezzarsi ancor di più. Harry, curioso nonostante tutto, si avvicinò alla scrivania, dove Piton era intento a correggere, con un ghigno divertito e vagamente minaccioso, i compiti appena svolti. Ci fu qualche attimo di silenzio. Snape alzò stupito lo sguardo, constatando che il Prescelto era in piedi.

" Siediti" lo invitò Severus, indicando con un cenno della mano la sedia posta di fianco alla cattedra. Il Golden Boy vi si sedette, teso come una corda di violino. Dopo aver scritto qualche altro commento sarcastico su un compito, il professore ripose la penna nel rispettivo calamaio, guardando Potter dritto negli occhi.

" Ho notato che, di questi tempi, per qualche strana ragione, tu sia molto giù di tono. Credo fermamente che..."

" Non faccia il finto tonto!" sbottò Harry, balzando in piedi. " Lei sa benissimo ciò che mi sconvolge, visto che ne è LEI l' artefice!"

Per un attimo mi chiesi di che diamine stesse parlando. Per uno stupido momento mi domandai se Harry e Snape condividessero un segreto, un segreto in comune! Sbuffai tra me e me. Un'assurdità! Mi arrischiai a gettare un'occhiata fugace all'interno della stanza, più che altro rassomigliante ad una tetra grotta. Dall'espressione gelida di Snape, unico volto che potevo scorgere poichè Harry era di spalle, dedussi che no, non sembravano per nulla propensi alle confidenze.

" Cosa stai insinuando, Potter?" domandò piano Severus, ma notai che, all' affermazione di Harry, il pozionista si era irrigidito. Era senso di colpa, quello che gli stavo leggendo in viso?

" SIRIUS!" gridò con tutto il fiato che aveva nei polmoni. " Sirius è morto...Ed è stato lei, con la sua indifferenza, con le sue provocazioni, a indurlo a correre a salvarmi!"

" Potter! Non osare accusarmi per atti che non ho commesso!..." sibilò iracondo, mentre una vena sulla sua tempia pulsava dolorosamente. Ahia, pensai.

" Invece si che li ha commessi!" urlò Harry, con voce talmente alta da bruciargli la gola. " E' stato lei, lei, che non ha voluto insegnarmi l' Occlumanzia! Avrei potuto evitarlo..."

Snape si protese in avanti, il volto pericolosamente e minacciosamente vicino al suo, ma Potter non batté ciglio.

" Potter, presuntuoso e arrogante ragazzino... Ancora una volta mi dimostri che la tua acume è sviluppata come quella di un neonato... Oppure che provi piacere nell' addossare agli altri colpe solo e soltanto tue, caro Potty. Tu, con la tua stupidità, con la tua mania di eroismo, hai ucciso il tuo Padrino. Con- le- tue- stesse- immacolate- mani! Non sono io quello che è corso all' Ufficio Misteri, rischiando di farsi ammazzare! E di portare con sé nella tomba tutti i suoi amici. In tutto questo tempo ho tentato di essere gentile, ma con te l' educazione non funziona... Vattene, Potter."

Severus tornò seduto compostamente alla poltrona nera, adesso più rilassato e tranquillo, tornando subito a correggere le verifiche appena svolte. Harry era rimasto impietrito dov' era, le sue spalle curve sotto un peso invisibile, che risultava pesante, forse troppo pesante. Indignata, fissai ormai quasi palesemente la figura di Harry che s'alzava, e un piccolo sussulto mi fece capire che forse stava piangendo. PIANGENDO. Osservai Harry afferrare debolmente la borsa e si accingeva ad andarsene. Ormai fremevo di collera repressa, e strinsi le dita a pugno. Ma la voce di Snape, che non alzava gli occhi dai compiti, lo bloccò.

" Non sei nemmeno capace di alzare la mano in classe, quando so benissimo che hai studiato, perché sei troppo vigliacco per venire alla cattedra. Ebbene, dopo questa dimostrazione di grande coraggio, mi chiedo... Ma come farà il Nostro Eroe a eliminare il Signore Oscuro, se non è capace di affrontare un' interrogazione?
Sei un vigliacco, Potter. Un codardo, un incapace buono a nulla, che senza i suoi amici non vale un bel niente. Il Mondo andrà a catafascio..." borbottò e con quest' ultima, tremenda stoccata, che ancora una volta rispecchiava terribilmente i suoi pensieri, Harry si sentì davvero uno schifo.

Harry pareva incapace di muoversi. Rimase lì, come se gli avessero lanciato contro un maledetto Pietrificus Totalus. D'improvviso, dalle labbra gli sfuggì un singhiozzo. Quando lo udì, Severus alzò gli occhi, incredulo. Non gli avevo mai visto un'espressione diversa dal solito cipiglio gelido, e vedere un'espressione genuina apparargli in viso era quasi stupefacente. Io e Snape guardammo il Salvatore del Mondo Magico, che in quel momento appariva per quel che era: un ragazzino. Snape si alzò, e gli si avvicinò, con lo sgomento di chi si rendeva conto solo in quel momento di chi aveva di fronte.

Si, pensai con rabba, idiota. E' un ragazzino qualunque, non si crede per nulla il padrone del mondo. Hai appena fatto la scoperta dell'acqua calda.

Con uno scatto nervoso del capo mi gettai i capelli dietro le spalle e feci per entrare teatralmente nella camera, quando...qualcuno mi precedette.

E rimasi sconvolta nel constatare che era lo stesso individuo che aveva causato quella sofferenza, lo stesso Pozionista freddo e spietato che tormentava e seviziava gli alunni, lo stesso imparziale, lo stesso sarcastico e incapace di amare di un attimo prima.


Lo abbracciò con foga ed Harry fu preso da uno sgomento tale che il pianto s' interruppe e il suo corpo s' irrigidì in quella dolce stretta.

"Harry... Non... Non piangere" era IMBARAZZO, quello che sentiva? IMBARAZZO?

Per qualche attimo, Harry rimase lì, impalato, mentre le lacrime gli scorrevano sul volto, in perfetto silenzio.

Mi appoggia al muro, celadomi di nuovo, e sorrisi.

Beh, in fondo, gli alunni non erano mai stati molto bravi a capire i professori.





  
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