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Autore: None to Blame    02/08/2012    2 recensioni
Erano tempi duri, quelli della Guerra.
Nelle città, ogni donna aveva paura del postino. Temeva di vederlo un giorno arrivare con una busta gialla tra le mani.

*
Sherlock e John si imbatteranno un caso particolare.
Una vecchietta uccisa nel suo cottage di campagna.
Rapina? No.
La verità affonda le sue radici in un lontano passato, tra le bombe e i timori della Seconda Guerra Mondiale, quando sembrava che solo un po' d'amore potesse essere la salvezza.
*
Nel frattempo, alcuni contrattempi concorrono a mettere i bastoni fra le ruote alla coppia investigativa di Baker Street..
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Watson , Lestrade , Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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We wish you a Merry Christmas
We wish you a Merry Christmas
We wish you a Merry Christmas
And a Happy New Year!
 
« Guarda John! »

Sarah, con una sciarpa di lana a coprirle il capo, mollò la presa al braccio di John per indicare un gruppetto di bambini – membri di una parrocchia, probabilmente – che intona canti natalizi davanti ad una gioielleria.

Il dottore sorrise alla ragazza e si fermarono ad ascoltare quegli inni al Natale.

Le strade di Londra non erano mai state più affollate.
La gente si ostinava ad uscire, sfidando l’aria gelida che si infilava nelle mutande, per acquistare gli ultimissimi regali – in netto ritardo, dato che era la mattina del 24.

Applaudendo al coretto, John diede uno sguardo all’orologio.

« Sarah, si è fatta ora di pranzo. Ti va il messicano? »

La ragazza gli lanciò un’espressione colpevole.

« Devo andare a casa dei miei per preparare il cenone. Ma possiamo vederci domani, no? »

John fece un cenno d’assenso.

Lei gli schioccò un bacio come saluto e lui la guardò allontanarsi.
Poi, si incamminò verso Baker street.

Il tentativo di godersi il caos anti-natalizio della metropoli sfumò alla vista di qualcosa sulla sua destra.
Era un negozietto anonimo, polveroso e un po’ squallido. Un oggetto nella vetrina attirò la sua attenzione.
Mentre varcava la soglia, un sorriso gli tagliò il volto.
 
 
 
 

 
 
« Signora Hudson, i miei complimenti per questo polpettone. Una delizia! »

« Grazie, caro! Prendine ancora, vuoi? »

Gli inquilini del 221b avevano migrato per una sera al piano sottostante.
La signora Hudson, ripresasi completamente dall’”incidente esplosivo”, inspiegabilmente, si era ritrovata senza compagnia la notte di Natale e John era riuscito a convincere Sherlock a lasciar da parte cinismo e noia per farle compagnia – anche perché tornare nel loro appartamento sarebbe stato impossibile, dato il grosso foro che dava direttamente sulla strada.

In quel momento, nell’angusta cucina del 221a, un affamato dottore si riempiva il piatto della terza abbondante porzione di polpettone, mentre la padrona di casa, rossa in volto per il vino, lasciava libera la lingua.

« .. A volte penso al mio povero marito, sai, Sherlock. Ma poi mi dico: “Ehi, quel bastardo era ricco e non ti ha mai detto nulla!”. Ah, ma ci sono volte in cui mi sento così sola.. Meno male che ho incontrato quel simpatico vecchio giovanotto del negozio! L’altro giorno, per esempio.. »

Sherlock, dal canto suo, era straordinariamente silenzioso e docile.

John, per un attimo, quasi credette che fosse malato, ma poi si accorse che stava solo riflettendo su qualcosa – qualcosa di viscido e viola come la sostanza maleodorante che il dottore aveva trovato nel vasetto del miele – per una volta, senza esplodere in commenti sarcastici e cinici su tutto ciò che gli stava intorno.

Sembrava una serata tranquilla.

Un lontano suono di campane annunciò loro la mezzanotte.
La sinora Hudson schiaffò il bicchiere sul tavolo – facendo esondare il vino – e si alzò in piedi agilmente – evidentemente, l’alcool ringiovanisce.

« È l’ora dei regali! Su, su, in piedi, giovinastri! »

Prendendoli quasi di peso, li scortò nel piccolo salotto e li depose sul divanetto lilla. Un abete sintetico di piccola taglia impreziosiva il tavolinetto in legno. Le lucine vivaci illuminavano alcuni pacchetti riposti lì sotto.

La padrona di casa ne afferrò un paio e li porse ai propri inquilini.
John ringraziò e si mise a scartare, mentre Sherlock soppesò il pacchetto e ne indovinò il contenuto.

« Una sciarpa di lana. »

A John era sembrato impossibile che l’amico non avesse detto nulla per un’intera serata.
Ecco, ora era tornato alla normalità.

« Sì, caro. Ed è anche di un bellissimo rosso! »

« Oh, grazie, signora Hudson! »

Era John, ovviamente.
La carta aveva svelato il suo contenuto: un peloso maglione blu decorato con una “J”.
Sembrava che la padrona di casa avesse le lacrime agli occhi per la contentezza.

John, ricordandosi di un particolare, si fiondò nell’ingresso e tornò con due pacchetti.

« Signora Hudson, questo è da parte nostra, per ringraziarla per tutto ciò che fa per noi. E per la felicità di riaverla qui, sana come un pesce! »

Le porse una scatolina argentata, che lei aprì con impazienza e bofonchiando parole di ringraziamento.

Il dottore, intanto, aveva abbandonato l’altro sulle gambe del coinquilino, il quale strappò la carta – operazione inutile, date le sue capacità.. o forse no – rivelando un archetto per violino.

Sherlock lo prese fra le mani, analizzandolo.
Rivolse, quindi, all’amico un caldo sorriso.

« John, caro! Sherlock! È bellissimo! »

L’esclamazione della signora Hudson alla vista del delicato bracciale di brillanti riempì la stanza. Si mosse verso di loro e li strinse in un goffo abbraccio, tirando su col naso.

« Come siete cari, ragazzi. Oh, Sherlock, sarebbe proprio il momento adatto per un po’ di musica, non pensi? »

« Stavo giusto pensando di voler collaudare immediatamente il regalo di John. »

Mentre l’investigatore andava a recuperare il violino, il dottore accarezzava il braccio della padrona di casa.

E mentre l’archetto baciava le corde e una magia si diffondeva nell’aria, John sentiva crescere nel proprio petto la consapevolezza di essere vergognosamente ed irrimediabilmente felice.
 
 

 



 

NdA
 
È finita. Ok. È strano. E non mi piace quest’epilogo. Forse perché è un epilogo. Che tristezza finire una storia!

E non posso nemmeno dire “alla prossima”!!


Spero vi sia piaciuta.
Io credo di aver fatto il massimo.
E.. Beh, basta così. Odio gli addii.

Beh.. Ecco.. Dunque..

Ci si vede.




*piange sommessamente*




   
 
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