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Autore: amanda91    02/08/2012    3 recensioni
Dal prologo: La luce … poi un ritorno al buio. Elena dischiuse gli occhi ritrovandosi d’un tratto strappata al paradiso. Un lungo sonno, estraneo alla vita, e poi … tutto era svanito. Si trovò distesa su un rettangolo d’acciaio, respirò a fatica ingurgitando con prepotenza l’aria tutta intorno, che entrò feroce in lei, come se fosse respirata per la prima volta. Che fosse il paradiso? Una sorta di ritorno alla vita?
Non aggiungo altro, se non l'augurio di una buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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POV ELENA

In una tavola calda semideserta, visto il tardo orario, Damon le sedeva di fronte intento a sgranocchiare piatti di patatine fritte e hamburger, il tutto accompagnato dall’inseparabile bicchiere di bourbon.
A vederlo così tranquillo ad assaporare un normalissimo piatto di cibo, per qualche ora le era sembrato di dimenticare la loro vera natura, si era persa nella normalità di una serata come tante, aveva scordato la sete, la trasformazione, i problemi con Stefan.
Un dolcissimo sorriso illuminava il volto del vampiro. Ad Elena sembrò che fosse semplicemente felice. Gli donava quell’aria da normale ragazzo di provincia.
Il suo cellulare squillava da un po’, ma non intendeva rispondere. Voleva godersi quelle ore di serenità e normalità, prima di tornare alla sua vita tutt’altro che semplice.
“Non rispondi a telefono? Potrebbe essere Stefan”
“E’ Stefan!”
Il vampiro alzò un sopracciglio  perplesso, poi ripose nel piatto una patatina che aveva afferrato per portarla alle labbra.
“E’ tutto ok tra di voi?”
“Da quando sei diventato così attento ai problemi degli altri?” gli domandò scherzosa in un tentativo goffo e malriuscito di evitare il discorso.
“Da quando mi interessa che tu stia bene, e mi preoccupo di informarmi se qualcosa non va”
Lo pronunciò con tono leggero, tentando di non dar peso a quelle parole. Ma Elena alzò gli occhi sul suo volto serio e comprese tutta la preoccupazione che lo attanagliava. Ne rimase colpita, e come sempre sorpresa. Aveva il potere di stupirla, qualsiasi cosa facesse.
“Perché fai tutto questo per me? Non pensi che possa non meritarlo?”
“Perché ami un altro? Non è una colpa che posso addossarti. E poi anche volendo non riuscirei mai ad odiarti”
Le confidò ponendo lo sguardo sul piatto, così quando Elena raggiunse i suoi occhi lo sguardo di Damon le era già sfuggito.
Le tornarono in mente le parole di Stefan, durante la loro ultima discussione, ma le cacciò indietro con decisione. Non poteva amare lui, il fratello sbagliato. Damon era una mina vagante, e la paura di farsi male era troppa. Un solo passo falso e sarebbe saltata in aria.
“La mia vita è andata in pezzi, e non so più se Stefan possa aiutarmi a ricostruirla” gli confessò alla fine schietta.
Damon sollevò gli occhi posandoli su di lei, che vi lesse l’infinito nel chiaro oceano delle sue iridi.
“Il coraggio per ricostruirti la vita devi trovarlo in te stessa, non in chi ti sta intorno. Non in Stefan, lui non può farlo al posto tuo”
“Tu dove lo trovi il coraggio di andare avanti?”
 “Non l’ho ancora trovato”
A quelle parole rispose soltanto con un sorriso pensieroso, appena abbozzato.
“Ho sempre pensato che fossi destinata a lui, in qualche modo la vita mi aveva condotta ad incontrarlo nel momento in cui ne avevo più bisogno. Quando i miei genitori sono morti lui mi ha dato una ragione per andare avanti, quando non pensavo di poterne trovare una”
“E adesso invece?”
“Adesso – rubò una patatina dal suo piatto – adesso è diverso. È cambiato. È cambiato tutto”
Damon ci rifletté qualche istante, poi sospirò prendendo nuovamente parola.
“Forse sei tu ad essere cambiata, non lui” le suggerì cauto.
“Forse… mi sembra di non riconoscere più la ragazza che ero. Non riesco a capire Damon, di cosa ho bisogno adesso?”
Non avrebbe mai pensato di poter affrontare un discorso del genere proprio con lui, ma in quel momento sentì di potersi aprire, sentì che in qualche modo lui l’avrebbe capita, che in fondo quel filo che li legava li avrebbe condotti a comprendersi ancora.
Damon alzò le mani con fare ironico, ma parlò serio “Questo puoi saperlo solo tu! Non posso essere io a suggerirtelo”
Lei lo esaminò per qualche istante, persa nei meandri più bui dei suoi stessi pensieri, poi alla fine gli sorrise.
“Da quando sei diventato così saggio?”lo prese in giro, e lui scosse la testa divertito.
“Lo sono sempre stato – si pavoneggiò – solo che tu non mi hai mai conosciuto abbastanza da accorgertene”
Senza attendere risposta le fece cenno di alzarsi “Adesso andiamo prima che Stefan ci dia per dispersi”
Elena obbedì senza fiatare. Damon aveva ragione, non si era mai davvero degnata di conoscerlo a fondo, di scoprirlo davvero. Non si era mai sentita così vicina a lui da provare a capirlo.
Ma ora lo sentì accanto, e simile a le, come mai prima di allora. Come se qualcosa li portasse a congiungersi, tenendoli insieme a discapito di tutto.
Non si era mai sentita così completa al suo fianco, come se fosse Damon colui che questa volta l’avrebbe aiutata a ricomporre il puzzle disfatto della sua vita. Avrebbe soltanto dovuto capire davvero dove collocare lui.
Intanto si sentì soccombere sotto il peso di emozioni che non riuscì più a gestire, o almeno a controllare in qualche modo.

POV DAMON

Quella sera al Grill aveva immaginato che la serata potesse finire bene, ma non poteva prevedere l’incontro con Elena, che aveva certamente contribuito a renderla migliore di ogni previsione.
Rientrarono in casa sorridenti e scherzosi, complici come non lo erano mai stati. Elena aveva ripreso il buon umore, ed essere stato lui a donarglielo lo riempì di orgoglio.
Quando, però, si affacciarono nel grande salone, ciò che vide gli strappò decisamente ogni traccia di allegria.
Stefan gli era di fronte, in piedi, accanto al camino e li guardava con aria tutt’altro che tranquilla. Jeremy, seduto sulla poltrona, invece, sembrò semplicemente sollevato nel vederli rientrare.
Elena gli era vicino e sussultò appena. Gli sembrò che si fosse stretta al suo fianco e sorrise di quell’insolita reazione.
“Dove diamine siete stati?” iniziò il fratello mostrandosi furente.
“Ci avete fatti preoccupare!” aggiunse l’altro.
“Ehi ehi calmi! La tua ragazza aveva bisogno di prendere aria, l’ho portata a fare un giro!” spiegò pacato, nel tentativo di terminare lì un’anomala e scomoda discussione. Elena non fiatò, si limitò ad osservarli con fare attento e tormentato.
Si chiese cosa stesse succedendo tra di loro, di cosa avessero discusso prima che lei si presentasse alla sua auto.
“Potevi almeno avvertire che era con te”
“ Perché avrei dovuto farlo? Tu mi avverti quando Elena è con te?” ribatté ovvio sfidandolo, e Stefan si rabbuiò ulteriormente, se ciò fosse possibile.
“Damon  torcile soltanto un capello e io…”
No, questo no! Non si sarebbe lasciato accusare di questo! Una rabbia cieca prese anche lui, che con velocità vampiresca si piazzò dinanzi al fratello finché i loro volti non furono in grado di scrutarsi negli occhi.
“Ti risulta che io le abbia mai fatto del male?” ringhiò rabbioso.
“Damon…”
“No, stai zitto e lascia parlare me. Io non so che problema abbiate voi due e non mi interessa, ma se tu sei geloso è un conto, accusarmi di averle potuto fare del male no! Non te lo concedo”
Jeremy si intromise nel tentativo ultimo di quietare gli animi.
“Damon ci siamo semplicemente preoccupati perché nessuno dei voi due era rintracciabile, tutto qui”
“Non abbiamo sentito i cellulari – intervenne decisa Elena, attirando su di sé l’attenzione di tutti – vero Damon?” terminò fissandolo negli occhi.
Rimase spiazzato, forse incredulo, infastidito da tale bugia. Lei lo aveva sentito eccome, e aveva deliberatamente deciso di non rispondere. Non aveva voluto farlo, e adesso era lì, che gli chiedeva di mentire per lei. Per l’ennesima volta avrebbe dovuto omettere e nascondere la verità per salvaguardare la sua storia con Stefan.
Ancora una volta aveva visto in lei, nei suoi occhi, nella profondità della sua anima, un sentimento che non c’era. Gli tornarono in mente le sue parole, la sera della scelta: “nonostante quello che provo per te io non ho mai smesso di amarlo”
Quella frase aveva racchiuso tutto, tutta la sua centenaria esistenza.  Non sarebbe stato mai abbastanza, era destinato ad essere l’eterna seconda scelta.
“Già… non l’abbiamo sentito” pronunciò quelle parole per nulla convinto, con l’acidità negli occhi, prima di abbandonare la sala e rinchiudersi in camera.
L’ampia stanza lo accolse rabbioso, ospitando silenziosa, ancora una volta, l’angoscia e la frustrazione che lo attanagliarono. La grande portafinestra affacciava sulla luna, che quella sera gli sembrò più tetra e stanca del solito, circondata da nuvoloni carichi di pioggia, e soltanto poche stelle.
Respirò l’aria d’inverno e il freddo si calò sul suo volto niveo e contratto dalla rabbia e dal dolore.
Gli sembrò di sentirlo ancora, il suo corpo scalpitante e stanco poggiarsi su di lui. La tentazione di baciarla, di farla sua, di fondere con lei l’anima e il corpo, era stata forte, fino a farlo impazzire di piacere e impazienza. Aveva letto nei suoi occhi il medesimo tormento, aveva percepito il desiderio di entrambi prendere forma, riempire l’aria intorno, imprimersi sui loro stessi corpi. Tutta un’illusione? L’ennesima di quella lunga vita.
Cominciò a spogliarsi pronto a gettarsi sotto il getto d’acqua della doccia, per calmarsi e rinfrescarsi, quando dalle tasche dei jeans cadde un bigliettino. Il bigliettino che quella stessa notte, che ora gli parve lontanissima, la ragazzina bionda e intraprendente gli aveva dato.
Ci rifletté qualche istante prima di chiamarla. Aveva assoluto bisogno di sangue, e perché no… di un po’ di sesso. Se non altro era un uomo libero, ne avrebbe approfittato.

POV ELENA
 
Si era diretta nella cucina della pensione ignorando sia Stefan che Jeremy, fermi in attesa di una sua spiegazione. Era stanca di doverne dare a tutti, era confusa e arrabbiata. Arrabbiata con loro per essersela presa con Damon, come sempre accadeva. Furiosa con sé stessa per non aver trovato il coraggio di difenderlo, ancora una volta. Gli doveva tanto, gli doveva tutto in quel momento, dal sorriso che solo lui riusciva a strapparle, alle decisioni che grazie a lui era riuscita a prendere, al coraggio che le aveva donato… come sempre senza chiederle nulla in cambio. Eppure non riusciva a non fargli del male, in un modo o nell’altro.
E quella sera, la terrorizzava anche solo pensarlo, era stata la migliore che avesse trascorso negli ultimi mesi. Aveva corso e riso, e giocato come un’adolescente, come ciò che avrebbe dovuto essere se la vita non le avesse riservato tutti quei colpi bassi.
Damon era una perpetua roulette, si sentiva in sua presenza continuamente presa a bersaglio… lui riusciva a farle venir  fuori il meglio di sé stessa, una sé che aveva dimenticato dopo la morte dei suoi genitori. Una ragazza pulita, spensierata e scherzosa, sognatrice e capace di rincorrersi in un bosco, lottare e flirtare.
“Penso che sia inutile chiederti cosa succede, vero?” le domandò il fratello mettendo piede in cucina.  Lei, che era alla ricerca di qualcosa da mangiare, richiuse lo sportello girandosi a guardarlo.
“Ti direi che sono la prima a non saperlo” rispose evasiva.
“Forse io l’ho capito, e probabilmente anche Stefan”
“No!” le scappò dalle labbra in un tentativo di convincere prima sé stessa, e poi il ragazzo. Sapeva dove voleva arrivare, e non le piacque affatto.
“Potrai non volerlo ammettere a me, o a loro… ma almeno ammettilo a te stessa. Ti aiuterebbe a fare chiarezza”
“Non saprei da dove cominciare” bisbigliò incerta, interrompendo il contatto visivo.
Avere lì suo fratello, potersi concedere un momento tutto loro, le scaldò il cuore. Le era mancato.
Lui era il solo contatto con la via umana che aveva abbandonato, era tutta la sua famiglia da quando anche Rick li aveva lasciati, era tutto ciò che le restava.
“Qualsiasi cosa accadrà, e qualsiasi decisione prenderai, mi avrai al tuo fianco. Sarò sempre fiero di te”
Le sorrise rassicurante scrutandola attento, e  gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime mentre sul viso spuntava uno splendido sorriso.  
Stefan entrò nella stanza proprio in quel momento, e li guardò severo ma calmo mentre si avvicinava a loro. Jeremy sembrò destarsi e capire al volo ciò che il vampiro gli suggeriva con lo sguardo, così posò un bacio sulla fronte della sorella e sparì.
“Sarai stanca adesso… ne riparliamo domani,ok?” le suggerì cauto, ma freddo come il ghiaccio.
“Si, forse è meglio”acconsentì, stremata.
“Puoi prendere la mia stanza, dormo io sul divano”
A quel punto Elena lo scrutò sorpresa… non immaginava fossero già arrivati al punto da non poter condividere più lo stesso letto.
“E’ così che andrà d’ora in poi tra noi?”
“Come vuoi che mi comporti? Come se non fosse successo nulla?” le domandò irritato.
“Effettivamente non è successo niente tra me e Damon!” rimandò.
In fin dei conti tra lei e il fratello non c’era stato nulla, si disse convinta, ma sapeva per certo che tutto ciò era una bugia. Tra loro c’era stato molto più di un bacio, o di una notte d’amore… si sentì legata a lui indissolubilmente, sentì di non poter sfuggire più alla profondità dei loro sguardi e di quelle parole taciute, e dei pensieri condivisi. Ma come avrebbe mai potuto lasciar andare lui? Quella splendida persona che era entrata nella sua vita quando più ne aveva bisogno, e l’aveva stravolta e resa degna. Ed ora la scrutava con occhi sinceri e straziati. Possibile che realmente potesse amarli entrambi?
Stefan trasse un sospiro sconfitto “Non importa quello che è successo stanotte, scava più a fondo Elena!”
“Lascia decidere me, non farlo tu al posto mio!” obiettò risoluta, ma la voce le tremò, come se volesse tradirla, come se essa stessa non fosse convinta delle sue stesse parole.
Ci fu un lungo silenzio che li sorprese vicini, l’uno di fronte all’altra, sospesi nel mezzo della cucina.
“Senti… siamo stanchi ed è tardi. Dormiamoci su”
Le afferrò una mano e con una spinta leggera la attirò a sé, chiudendola in un abbraccio fermo. Sentì che in quell’istante, con quel semplice gesto, chiedeva nient’altro che amore, chiedeva di essere amato in esclusiva, come era sempre stato prima di allora.
E per la prima volta ammise a sé stessa di non poterglielo concedere, di non esserne più in grado.
  
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