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Autore: Arglist    02/08/2012    2 recensioni
Una FanFiction sull'amore di May Chang e Alphonse Elric, missing moments sul continuo del anime/manga brotherhood. Prima FF da parte mia, articolata in più capitoli. Piccolo spezzone:
Al non potè trattenere una risata fragorosa, e i tre risero per alcuni secondi, tornando poi seri.
La conversazione stava per concludersi lì quando Jelso, inspiegabilmente, parlò.
- Al - chiese con estrema lentezza - che cosa hai provato quando hai visto quella ragazza?
Eh, se lo sapessi te lo direi...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, May Chang
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buongiorno cari lettori! Dopo una breve vacanza alle isole greche torno da voi con un nuovo capitolo. Spero vi piaccia.

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La notte era scesa da alcune ore sulla città di Song Do, il rumore e il ritmo della vita giornaliera stavano via via scemando. Le strade che durante il giorno erano piene di abili mercanti ora facevano spazio a carri pieni di merce diretti ai magazzini. Alcuni mercanti si erano attardati nella vendita delle loro stoffe e stavano riponendo ordinatamente le merci sui loro cavalli e somari, facendo mente locale dei ricavi di quella giornata. Tutti i mercanti erano vestiti in modo elegante, con vestiti lunghi spesso di colori vivaci ornati da decorazioni antropomorfe o floreali. Probabilmente lo stile di ogni mercante, nella sua originalità, riusciva a far ricordare meglio ai clienti chi gli aveva venduto le merci. Quando anche l'ultimo mercante finì di riporre le sue merci e si avviò verso casa una figura sospetta fece capolino alla fine della strada. 

La luce dei lampioni a intermittenza rendeva quella figura ancor più difficile da individuare anche se non si muoveva furtivamente né cercava di nascondersi. I suoi movimenti erano piuttosto goffi, sicuramente non era un ladro. Guardandosi intorno attentamente si infilò in un vicolo buio, lasciando la cappa sdrucita svolazzare alla corrente.

I suoi movimenti erano piuttosto banali - disse a voce bassa la figura accucciata sul dojo di fronte alla strada dei mercanti - Continuo a seguire l'obiettivo.
Assicurandosi che il registratore fosse acceso lo rispose accuratamente nella tasca della lunga giubba che portava. Controllò per l'ennesima volta che i pugnali ci fossero tutti, li osservò per l'ennesima volta come faceva tutte le volte che usciva in missione e, per l'ennesima volta, caricò e scaricò il lungo fucile che teneva adagiato su un ginocchio, come faceva tutte le volte. Il fucile era simile a quello utilizzato durante la guerra di Ishbar, in legno levigato con canna in ferro temprato e calcio rivestito in pelle. Era dotato di un bipote uncinato probabilmente adatto al corpo a corpo. Un canocchiale faceva capolino sull'asse verticale della canna. Probabilmente era un fucile di precisione, lavorato a mano da un artigiano di talento per renderlo un pezzo unico.

La figura scura continuò a passeggiare con fare discreto, sebbene maldestro, lungo i vicoli bui e silenziosi del quartiere ricco di Song Do, facendo attenzione a non provocare alcun rumore. Ogni passo rieccheggiava, data la dimensione della stanza, lungo le pareti perpendicolari al terreno, rendendolo facile da seguire al cacciatore sul tetto. Si diresse verso una casa piuttosto elegante, difesa da un muro di cinta alto circa due metri. Arrivato davanti al muro si guarda intorno, forse sorpreso dal non trovare nessuno.


Un battito di mani rieccheggia nella notte.


- Finalmente sono arrivato - sospira Alphonse Elric passando oltre il varco nel muro di cinta di casa Chang. Svegliarsi a tarda notte non era un problema per lui, d'altronde l'aveva fatto più volte seguendo gli ordini di Edward quando era ancora un armatura. Si guardò intorno con aria discreta, dopodichè appoggiò il braccio destro a lato del varco e con una piccola trasmutazione lo richiuse.

Domani qualcuno se ne accorgerà sicuramente, forse May stessa.

Continuò il suo percorso dirigendosi verso la veranda che seguiva il perimetro della casa, poggiando le scarpe di cuoio marrone sul giardino ben curato. Aveva ottenuto la cappa che teneva sulla spalle da un viandante, sostituendola con la sua, assai più vistosa e sfarzosa. Grazie ad essa era riuscito a confondersi tra le poche persone che ancora popolavano le strade, incrociando sporadicamente i loro sguardi indagatori. Nonostante si fosse avviato con coraggio verso casa di May aveva volutamente allungato il percorso per pensare a ciò che stava facendo. Nonostante il suo amore per May fosse totalmente sincero era condizionato dalla zia, probabilmente non avrebbe mai accettato una relazione tra i due. Oramai era però arrivato sulla soglia della porta di casa Chang, e doveva quindi far ricordo a tutto il suo sangue freddo per arrivare a casa di May. Alzò lentamente la mano sinistra, ancora impolverata dalla cappa che teneva sulle spalle. Strinse con decisione il listello di legno che teneva tirata la carta della porta e la tirò facendola scorrere lentamente.

Il soggiorno era ordinato e pulito. I cuscinetti sui quali si sedeva per mangiare erano ordnati e ognuno equidistante dall'altro. Il tavolo in mogano nero lucidato e privo di ogni ornamento. Il silenzio regnava sovrano, sconfitto solo da alcuni rumori provocati dal legno. Alphonse si tolse le scarpe e le prese in mano. La suola avrebbe fatto rumore sul legno, mentre la calza attutiva il rumore dei passi. Cerco vagamente di ricordare che strada aveva fatto per raggiungere camera di May, escludendo le volte che aveva sbagliato o che si era trovato di fronte ad un vicolo cieco. Attraversò tutto il soggiorno e cominciò a percorrere l'intricato sentiero che conduceva alla camera della sua amata. In pochi secondi fu davanti alla porta che lo separava dalla donna che aveva sempre sognato.

Spero che May sia di là. Chissà se è vestita. Magari sta dormendo e la sveglio. E se la svegliassi entrando? Se si mettesse ad urlare non riconoscendomi? E se fosse nuda? 

Un rossore di imbarazzo vinse il suo volto, scacciato immediatamente da pensieri più nobili.

Deglutì e si rese conto che le mani gli tremavano, cominciarono le palpitazioni. Fece scorrere la porta senza guardare cosa la camera aveva al suo interno e la richiuse voltandosi. Lentamente ebbe il coraggio di girarsi e guardare cosa aveva di fronte.

 - Al..Alphonse - fece la voce di May dietro di lui, flebile come un sussurro. Prima di riuscire a voltarsi una mano calda gli toccò il petto, stringendolo. Il corpo di May si avvolse a lui, poggiando il suo corpo sul suo come se volesse fondersi. Il suo profumo giunse ad Al che lo ispirò senza fare rumore, inebriato e felice. La sua paura era scomparsa, lasciando il posto a May in tutta la sua dolcezza.

Mi stava aspettando.

 - Sei venuto come avevi detto - disse lei, muovendo le labbra sulla sua schiena. Lentamente gli sfilò il gilet marrone, la camicia, sempre restando dietro di lui. Coperto d'imbarazzo Al borbottò delle scuse quando sfiorò un seno di lei, nudo. Improvvisamente le mani di lei lo fecero voltare, trascinandolo in un bacio appassionato e ricco di emozioni. Lui riuscì a vedere solo per pochi istanti il suo corpo nudo, lasciandosi vincere subito dopo da quel bacio. Lei lo tirò sul sottile materassino al centro della stanza, avvolgendo attorno al ragazzo le braccia, accarezzando gli angoli del corpo che per troppo tempo aveva visto sotto gli abiti. Alphonse continuò a baciarla con passione, non fece neanche attenzione alla mano che scendeva verso l'inguine andando a togliere i pantaloni e a far scorrere le mutande. Non sapendo come né quando la penetrò nel momento perfetto con dolcezza. Continuò a muoversi in modo disordinato baciandola, non era importante il sesso di per sé, era importante entrare dentro May. Desiderava stringerla finchè il corpo non avesse ceduto e liberato così la sua anima. 

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Mi dispiace aver scitto un capitolo così blando e povero di quelle cose che rendevano carini il mio modo di scrivere, ma volevo allenarmi un po' e vedere cosa ne pensavate.
Grazie per avermi dedicato del tempo.

  
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